Esperti, analisti...a senso unico

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Esperti analisti e giornalisti imparziali: pluralità fittizia per fabbricare un unico messaggio su Cuba

José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación

Il tema Cuba è il chiaro esempio che la libertà di informazione e di stampa, nei grandi media spagnoli, è pura retorica. Un solo messaggio si ripete -in diverse forme, gradi e sfumature- in notizie, reportage o sezioni di opinione della stampa, radio e televisione: Cuba ha -ci dicono- un "regime" politico non democratico a cui si deve esigere una "apertura".
Questo messaggio è unico non solo nei grandi media privati ​​(1). Anche nei pubblici. Analizziamo il caso della Televisione Spagnola, dove risulta asfissiante la mancanza di pluralità di opinioni non solo nei programma informativi (2) o talk show (3). Anche nei segmenti più specializzati e minoritari (4).
Per avvicinarci all'arte cubana, per esempio, il programma culturale "Metropolis" (5) ha offerto, alcuni giorni fa, un monografico, di mezz'ora, su "Iconocracia", una mostra di fotografia cubana -finanziata dalle istituzioni spagnole (6) – di messaggio chiaramente contrario al governo cubano (7).

Il programma "Latinoamerica in 24 ore" (8) per analizzare il recente Congresso del Partito Comunista di Cuba, portava nei suo studio, come unico ospite, presumibilmente "esperto", Pablo Diaz Espí, direttore del Diario de Cuba, un sito anti-castrista (9), con sede a Madrid, il cui bilancio dipende -anche- dal governo spagnolo ... e da quello USA(10). Nell'intervista, presentatrice e intervistato si scambiavano i ruoli al fine di portare all'uditorio lo stesso unico messaggio contro il governo cubano: "Un Congresso piuttosto deludente per molti, per quella retorica continuista, per quel tono antimperialista che ha usato, di nuovo, Raul Castro" introduceva la giornalista María San Juan. "Vengono tempi peggiori in termini di diritti umani, è il declino del totalitarismo e il regime si sente più vulnerabile", ha aggiunto l'ospite.

"A punto con La 2" (11), un magazine del secondo canale della Televisione Spagnola, per affrontare gli attuali cambi a Cuba, portava sulle scene, anche come unica invitata "esperta", Anna Ayuso (12), ricercatrice del CIDOB , un think tank il cui presidente onorario è l'ex Segretario generale della NATO Javier Solana (13), e al cui patrocinio partecipa il ministero degli esteri di Spagna. CIDOB si presenta come un centro "indipendente e plurale", sostenendo che è composto da persone vicine al Partito Popolare, al PSOE e alla destra nazionalista catalana (14).
Ayuso ripeteva le solite banalità su Cuba, contando per far ciò -anche- sulla collaborazione della presentatrice. "Parlando di apertura; può il regime castrista sopravvivere a questi cambi che porta il settore del turismo (...) e soprattutto le nuove tecnologie (...) perché ti aprono al mondo", ha chiesto. Nella sua risposta, la presunta "esperta indipendente" Anna Ayuso si limitava a difendere le tesi del presidente USA "(nella sua visita a L'Avana) Obama ha posto grande enfasi sulle nuove tecnologie, e uno dei problemi dell'isola è che non c'è libertà di stampa".

Diversi inappellabili messaggi per il pubblico: che la Casa Bianca è colei che pone "l'enfasi sullo (sviluppo delle) nuove tecnologie" di Internet a Cuba, quando è stato il blocco USA -e non il governo cubano- che ha impedito il loro sviluppo nell'isola (15). E che "a Cuba non c'è libertà di stampa", ma sì vi è negli USA o Spagna.
Una libertà di stampa che consiste -come vediamo- nell'invitare come "esperti analisti" solo coloro che attaccano il governo cubano, e che censura l'opinione di oltre un centinaio di organizzazioni di solidarietà con la Rivoluzione cubana nello Stato spagnolo, molte delle quali hanno eccellenti specialisti della congiuntura politica o della storia di Cuba (16). Una curiosa "libertà di stampa".