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Francia, colpo di stato in vista?

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PietroGE
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https://www.valeursactuelles.com/politique/pour-un-retour-de-lhonneur-de-nos-gouvernants-20-generaux-appellent-macron-a-defendre-le-patriotisme/

"Per un ritorno all'onore dei nostri governanti": 20 generali chiedono a Macron di difendere il patriottismo

Su iniziativa di Jean-Pierre Fabre-Bernadac, ufficiale di carriera e direttore del sito di Place Armes , una ventina di generali, un centinaio di alti ufficiali e più di mille altri soldati hanno firmato un appello per un ritorno all'onore e al dovere all'interno della classe politica. Valeurs actuelles pubblica, con la loro autorizzazione, la lettera piena di convinzione e impegno da parte di questi uomini legati al loro Paese.
Di Jean-Pierre Fabre-Bernadac
Pubblicato il 21 aprile 2021 alle 7:00 Aggiornato il 22 aprile 2021 alle 12:25

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(ANSA) La ministra della Difesa francese, Florence Parly, ha annunciato oggi "sanzioni" nei confronti degli ex generali e di "un centinaio di alti gradi" militari che hanno firmato la lettera, mentre la sola Marine Le Pen li difende.

Tradotta automaticamente da Google

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Signor Presidente,
Signore e Signori del Governo,
Signore e Signori, Membri del Parlamento,

L'ora è grave, la Francia è in pericolo, diversi pericoli mortali la minacciano. Noi che, anche in pensione, rimaniamo soldati di Francia, non possiamo, nelle attuali circostanze, restare indifferenti alle sorti del nostro bel Paese.

Le nostre bandiere tricolori non sono solo un pezzo di stoffa, simboleggiano la tradizione, attraverso i secoli, di coloro che, qualunque sia il loro colore della pelle o la loro fede, hanno servito la Francia e hanno dato la vita per essa. Su queste bandiere, troviamo in lettere d'oro le parole "Onore e Patria". Tuttavia, il nostro onore oggi sta nella denuncia della disintegrazione che colpisce la nostra patria.

- Disintegrazione che, attraverso un certo antirazzismo, si manifesta con un unico scopo: creare sul nostro suolo un malessere, anche odio tra le comunità. Oggi alcuni parlano di razzismo, indigenismo e teorie decoloniali, ma attraverso questi termini è la guerra razziale quella che vogliono questi odiosi e fanatici partigiani. Disprezzano il nostro Paese, le sue tradizioni, la sua cultura, e vogliono vederlo dissolversi portandogli via il suo passato e la sua storia. Così attaccano, attraverso statue, antiche glorie militari e civili usando parole vecchie di secoli.

- Disintegrazione che, con l'islamismo e le orde suburbane, porta al distacco di molteplici trame della nazione per trasformarle in territori soggetti a dogmi contrari alla nostra costituzione. Anche se, ogni francese, qualunque sia il suo credo o il suo non credo, è ovunque a casa in Francia; non può e non deve esistere nessuna città, nessun distretto in cui non si applicano le leggi della Repubblica.

- Disintegrazione, perché l'odio ha la precedenza sulla fratellanza durante le manifestazioni in cui il potere usa la polizia come agenti ausiliari e capri espiatori di fronte ai francesi in gilet gialli che esprimono la loro disperazione. Questo mentre individui infiltrati e incappucciati saccheggiano aziende e minacciano le stesse forze di polizia. Tuttavia, questi ultimi applicano solo le direttive, a volte contraddittorie, date da voi, i governanti.

I pericoli aumentano, la violenza aumenta di giorno in giorno. Chi avrebbe previsto dieci anni fa che un giorno un professore sarebbe stato decapitato quando avrebbe lasciato il college? Tuttavia, noi, servitori della Nazione, che siamo sempre stati pronti a mettere la nostra pelle alla fine del nostro impegno - come richiesto dal nostro stato militare, non possiamo essere di fronte a tali atti degli spettatori passivi.

Inoltre, coloro che guidano il nostro paese devono assolutamente trovare il coraggio necessario per sradicare questi pericoli. Per fare questo, spesso è sufficiente applicare le leggi esistenti senza debolezze. Non dimenticare che, come noi, la grande maggioranza dei nostri concittadini è sopraffatta dai vostri silenzi diligenti e colpevoli.

Come ha detto il cardinale Mercier, primate del Belgio: “Quando la prudenza è ovunque, il coraggio non è da nessuna parte. " Allora, signore e signori, abbastanza stallo, la situazione è seria, il lavoro è enorme; non perdere tempo e sappiate che siamo pronti a sostenere politiche che tengano conto della salvaguardia della nazione.

D'altra parte, se non si interviene, il lassismo continuerà a diffondersi inesorabilmente nella società, provocando alla fine un'esplosione e l'intervento dei nostri compagni attivi in ​​una pericolosa missione di protezione dei nostri valori di civiltà e salvaguardia dei nostri connazionali sul territorio nazionale.

Come si vede, non è più tempo di procrastinare, altrimenti domani la guerra civile metterà fine a questo caos crescente e le morti, di cui voi sarete responsabili, si conteranno a migliaia.

Les généraux signataires :

Général de Corps d’Armée (ER) Christian PIQUEMAL (Légion Étrangère), général de Corps d’Armée (2S) Gilles BARRIE (Infanterie), général de Division (2S) François GAUBERT ancien Gouverneur militaire de Lille, général de Division (2S) Emmanuel de RICHOUFFTZ (Infanterie), général de Division (2S) Michel JOSLIN DE NORAY (Troupes de Marine), général de Brigade (2S) André COUSTOU (Infanterie), général de Brigade (2S) Philippe DESROUSSEAUX de MEDRANO (Train), général de Brigade Aérienne (2S) Antoine MARTINEZ (Armée de l’air), général de Brigade Aérienne (2S) Daniel GROSMAIRE (Armée de l’air), général de Brigade (2S) Robert JEANNEROD (Cavalerie), général de Brigade (2S) Pierre Dominique AIGUEPERSE (Infanterie), général de Brigade (2S) Roland DUBOIS (Transmissions), gBrigadier General (2S) Dominique DELAWARDE (Fanteria), Brigadier General (2S) Jean Claude GROLIER (Artillery), Brigadier General (2S) Norbert de CACQUERAY (Directorate General of Armament), Brigadier General (2S) Roger PRIGENT (ALAT), Brigadier Generale (2S) Alfred LEBRETON (CAT), Medico generale (2S) Guy DURAND (Servizio sanitario dell'esercito), Contrammiraglio (2S) Gérard BALASTRE (Marina).

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PietroGE
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Per le reazioni della classe politica francese vedere qui :

https://www.valeursactuelles.com/politique/les-armees-ne-sont-pas-la-pour-faire-campagne-le-gouvernement-denonce-la-tribune-des-militaires-parue-dans-valeurs-actuelles/

Da notare una cosa : i generali sono in pensione, ma i politici hanno paura che le loro idee siano molto popolari tra i militari in servizio, come è facilmente comprensibile. Di guerra civile in Francia ne ha già parlato diverse volte il responsabile dei servizi segreti. Il commento di Marine Le Pen sulla vicenda :

https://rassemblementnational.fr/videos/marine-le-pen-invitee-de-france-info/


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oriundo2006
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Il vero problema della Francia di oggi è il pédé Macron: solo ed esclusivamente lui.

L'idea di essere governati da un simile individuo ridicolmente innamorato di sè ( si fa chiamare Jupiter dai suoi amasi ) disgusta tanti francesi sia individualmente che collettivamente: è intollerabile non tutti, è ovvio, ma per molti, specie quelli che sono stati perseguiti legalmente per le loro posizioni antiabortiste o no-transgender, cioè i cattolici d'Oltralpe, sia i difensori della 'laicità', ovvero i repubblicani specie se anziani (anche se agnostici o filomassonici ) che si ricordano dei precedenti politici, uomini di tutt'altro carisma umano, di ben superiori capacità politiche e di vedute che spaziavano su ben altri orizzonti.

Vedute in cui c'era la Francia ad essere al centro del discorso, con la sua storia millenaria, la sua capacità di intessere il discorso in modo logico e razionale, la forza di mettere un freno alle derive individualiste in nome degli interessi complessivi dell' essere francesi, che è un nesso culturale, fondato sulla francophonie e sulla razionalità, prima che essere un aspetto 'etnico' o religioso, ribadendo un prestigio da difendere ed una Nazione da coltivare e amare. Col pédé c'è solo un 'occidente' malsano e virato sull'attualità stretta, ed una politica internazionale ridicola e folle, quando non inutilmente 'meurtriére' da un lato, specie nel Sahel, e filojewish da un altro... 

Nulla che non sia la rifrittura delle solite parole stantie che ben conosciamo qui da noi.

Ma noi non abbiamo l' Armée e le sue atomiche.


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PietroGE
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La Francia è una polveriera sociale e il Pompadour presidente non fa e non può fare nulla per cercare di disinnescare la bomba. Nelle banlieu delle città le leggi francesi non valgono più e la gente se ne frega dei poliziotti. Le donne portano il velo anche se è vietato e nessuno dice niente perché hanno paura che si scateni la protesta islamica. Gli spacciatori sono armati di fucili da guerra e le bande sono etniche, cioè sono costituite da gente della stessa razza, impossibili da controllare. Fino ad ora gli attentati li hanno prodotti solo gli islamici ma gli autoctoni si stanno stufando di questo andazzo, come dimostra la protesta dei generali, una protesta che ha provocato tutta una serie di reazioni allarmate da parte dei media e le forze politiche. Una bomba in una moschea e il Paese salta in aria come un barile di polvere da sparo. Una parte degli intellettuali ha capito che non si può andare avanti così ma l'inerzia del sistema è tale che la classe politica di centro sinistra asserragliata nei centri delle città non farà nulla fino a quando sarà troppo tardi. Il massone di sinistra Jean-Luc Mélenchon, scatenato contro il generali (li vuole denunciare alla magistratura) fa il confronto con la guerra di Algeria ma neanche lui ha una proposta per risolvere almeno in parte la situazione e la Le Pen che ha fiutato l'aria e che la prossima primavera sarà candidata alle elezioni presidenziali contro il Pompadour, si è subito schierata a difesa dei generali :

https://www.youtube.com/watch?v=1CHTMssMjBE


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XaMAS
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Postato da: @oriundo2006

Il vero problema della Francia di oggi è il pédé Macron: solo ed esclusivamente lui.

L'idea di essere governati da un simile individuo ridicolmente innamorato di sè ( si fa chiamare Jupiter dai suoi amasi ) disgusta tanti francesi sia individualmente che collettivamente

si ma fino a prova contraria lo hanno votato loro, i francesi, il sig. macron
o sbaglio?
posso capire un conte o un draghi che sono stati messi su da qualcuno (mattarella)(che viene messo su da qualcuno)(pd), ma in Francia il presidente della repubblica se lo scelgono i cittadini, per cui la colpa è solo loro e soprattutto di chi non andò a votare visto che se ben ricordo macron venne eletto con una forte astensione, causata dal baubau della Le Pen


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oriundo2006
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XAMAS: esistono fondati dubbi sulla 'regolarità' delle elezioni in Francia se intendiamo il termine 'regolarità' sia nel senso di propaganda attiva che nel senso di assenza di interventi di vera e propria frode elettorale. Ne abbiamo parlato su CDC sopratutto in relazione a strani 'movimenti' di materiale segretato ai tempi del passaggio di consegne fra Trump e Bidon. La campagna mediatica contro la le Pen, in ogni caso, fu feroce ed è bene ricordare quanto un rabbino newyorkese ebbe a dichiarare a settembre dell'anno scorso sulle capacità di avevano 'loro' di pilotare le elezioni come volevano. Come in effetti fu poi dimostrato negli States e persino scritto dal NYT. Solo lì ? Un pò difficile, dato il potere del CRIF in Francia, Nazione da sempre ampiamente 'ibridata' con un certo mondo J., dimostrato da tutti quei bloggers che si sono visti arrestare o perseguitare da una certa 'giustizia' per aver osato l' inosabile, tipo Panamza o Dieudonné: dimostrare i 'liens' fra politica, apparati 'covered' di stato, sionismo locale e internazionale e attentati che vi sono stati in Francia, con la compiacente copertura dell' onnipresente massoneria, che si vuole 'laica' ma in effetti è una vera e propria 'chiesa' dotata di un potere amplissimo e temibile. 

In questo contesto, parlare di elezioni libere e che riflettano realmente le volontà dell'elettorato è credere all' impossibile.

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Simsim
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E meno male che Melenchon doveva essere quello illuminato.  Sgombriamo il campo dagli equivoci, io sono per la libertá di questa gente di fare quello che vuole finché rispetta le leggi dello stato. É chiaro che non é un velo in testa a fare la differenza, fu sbagliato vietarlo e non reprimere invece il comportamento costrittivo da uomo a donna nei confronti dello stesso. Anche qui le posizioni politiche si polarizzano sui lati estremi del discorso senza mai entrare nello specifico, e senza analizzare, si passa dal divieto assoluto alla libertá assoluta, mentre nessuna delle due soluzioni contempera libertá e rispetto delle regole insieme, come invece dovrebbero fare.

Poi c´é il discorso immigrazione  indiscriminata  naturalmente. Ma entriamo in tutt´altro tema.  É chiaro che buona parte del problema arriva anche da questo.


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oriundo2006
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Ma l' immigrazione maghrebina paradossalmente si è nutrita dello stesso 'humus' della 'grandeur' francese: entrambe non hanno voluto davvero resecare il lien fra l' oggi e il suo passato prossimo coloniale in terra d' Africa e chi è immigrato lo è stato proprio per godere di tale 'grandeur' in chiave economica, chiedendo un compenso risarcitorio per il passato, specie algerino... I maghrebini oggi costituiscono la parte economicamente più svantaggiata e politicamente poco rappresentata insieme ai bianchi poveri delle banlieus ma a differenza di questi sono orgogliosi della loro identità, mediata religiosamente, mentre i primi sono semplicemente ...dimenticati ( riferimenti all' omologa situazione americana nel blog di Fanelli ) ed anzi ostracizzati da certa mediatizzazione 'colpevolista' verso tutto quello che ha significato essere 'bianchi' e 'cristiani' ( altre connessioni con gli USA da cui la Francia odierna ha preso moltissimo ). Oggi in Francia il secondo termine 'etnico' ha perso completamente di significato come motore di identità nazionale, rimane solo appannaggio discusso di alcuni settori peraltro assai poco 'teneri' verso il loro stesso passato recente, mentre il primo ( cattolicesimo ) è stata semplicemente depotenziato e colpevolizzato in termini di antigiudaismo passato ma assai troppo bene incistato come filogiudaismo presente, elemento importantissimo nella politica francese di oggi: un passe partout che è il vero discrimine del discorso 'politico'. Altro paradosso che distingue la situazione politica francese dall' Italia e poco comprensibile da chi vede i problemi del caso francese una semplice reazione di immigrazione forzata qui e lì, come l' amico PietroGE. In Francia il problema è differente, è più culturale che di accettazione della 'diversità' religiosa o etnica, che Oltralpe è stata dimenticata da tempo. In altri termini, l' ideologia 'repubblicana' vuole tutti i culti sottomessi alla dea Ragione impersonata dalle leggi dello Stato, quando questi è ibridato ampiamente dal mondo Jewis attraverso il CRIF, onnipotente e onnipresente: ed è questo il vero problema della politica sociale francese oggi, problema che Macron destreggiandosi impersona abilmente ma senza risolverlo davvero, nè agli occhi dei 'cattolici' d' antan come dei maghrebini di seconda e terza generazione, assai più avvertiti politicamente dei loro padri.


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oriundo2006
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In sintesi: in Italia il dibattito politico è stato 'ucciso' culturalmente, in Francia resiste ancora questa proiezione 'alta' ma è monopolizzata dall' onnipresente mondo Jewish, sia a livello propagandistico sia a livello di pettegolezzo 'personale' come i recenti scandali 'incestuosi' fanno intravedere chiaramente, e tutto questo assai più che in Italia, dove la presenza è indiretta, effetto indubbio di un certo modo 'curiale' di vedere il dibattito politico, come se fosse cosa da sagrestia da risolvere tra 'esperti' del rito politico, nascosto sotto tecnicismi incomprensibili ai più e sottoposto ad 'adorazione' da parte delle 'masse', intese come gregge cui tutto debba andar sempre bene, una cosa ed il suo contrario e se bene non va c'è o' papa o la TV gossippara e oscena. Ad ognuno le sue scelte. 

In ogni caso entrambi i Paesi sono sottoposti a livelli diversi ad una semitizzazione jewish continua di contenuti, significati, idee e sentimentalismi a cui, ed è questo l' unico e paradossale elemento di unità, solo il mondo dei veri semiti, quello musulmano, osa reagire, mentre quello cattolico non ce la fa neppure e difendere la propria cultura millenaria. C'è parecchio da riflettere su questa 'debolezza', simile eppure differente in Italia come negli USA, ad esempio, a mio avviso indice del cristianesimo come ebraismo formato export, buono per i goy e come tale sottoposto all' imperio dei 'fratelli maggiori', che ne fanno quello che vogliono: anche contro i veri interessi della loro comunità...ma qui si entra in un campo minato dove non il lavoro ma la menzogna organizzata 'rende liberi': dalla verità. 


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PietroGE
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L'immigrazione in Francia è giustamente iniziata come retaggio del passato coloniale, ma questo può essere vero fino a, diciamo, la fine degli anni '60, poi è arrivato il fenomeno dell'immigrazione come noi ora la conosciamo in Italia, cioè l'invasione. Quello che è cambiato nei due fenomeni è che mentre l'immigrato dalle colonie conosceva almeno i rudimenti della cultura francese e, bene o male, ne accettava i principi, l'immigrato odierno non viene per diventare francese e non ha nessuna idea di quello che lo aspetta, viene per ragioni economiche e per la spinta all'emigrazione causata dall'esplosione demografica in Africa e nel MO. Non solo non accetta l'identità e la cultura francese ma vuole riprodurre in Francia il modo di vita che aveva a casa sua. Un esempio di come a volte la cosa può sembrare paradossale : sono molto più vicini alla cultura europea e occidentale gli abitanti delle città turche che non gli immigrati turchi nelle città tedesche, i quali, in presenza di una cultura per loro inaccettabile, si rifugiano nell'identità islamica più tradizionale e becera. La stessa cosa è avvenuta in Francia. La cultura laica francese si scontra con la mancanza di una separazione tra stato e chiesa nell'islam più una distanza abissale con i modi di vita africani. Risultato? Prima è fallita l'assimilazione, poi l'integrazione e ora la convivenza. Questo è il substrato che ha generato il grido di dolore dei generali. Da notare la somiglianza con quello che accade in Germania dove regolarmente vengono smantellati gruppi di estrema destra all'interno dei militari della Bundeswehr, gruppi che però continuano ad esistere.


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PietroGE
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Due parole sul massone di sinistra desideroso di emulare le gesta del Cohn-Bendit 68esco. Nel programma del suo gruppo politico : La France Insoumise (La Francia indomita) si legge, tra l'altro, la lotta contro le oligarchie (!!!) le lobby e i privilegi delle caste. Poi si trovano di queste notizie :

La massoneria francese ha preso la decisione di sospendere in via temporanea il leader della sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon. Alla base dell’iniziativa dell’organo di giustizia interna del Grande Oriente di Francia (Godf), Obbedienza alla quale appartiene Mélenchon, vi sarebbe un comportamento “irrispettoso” delle istituzioni, della polizia e dei giornalisti, ovvero si era opposto con veemenza ad una recente perquisizione da parte della polizia della sede del suo partito, France Insoumise, arrivando a compiere “atti di intimidazione nei confronti dell’autorità giudiziaria” e “violenza nei confronti di persone che detengono l’autorità pubblica”.

La cosa era una storia di fatture false, ma non è questo il punto quanto il trasformismo alla francese, simile per altro a quello italiano. Si occupa il concetto di patriottismo (La France Insoumise sembra un gruppo di estrema destra) facendo finta di fare gli interessi del Paese quando invece si è per l'immigrazione incontrollata e per l'internazionalismo. Stessa cosa dicasi per il concerto ecologia, ora più che mai alla moda. 


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oriundo2006
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Salve Pietro: quello che dici è giusto, l'acculturazione sui valori non è riuscita, bene o male che fosse, ma la cosa è propria di tutto un mondo, anche quello musulmano dei paesi arabi o arabofoni: una generale caduta dei valori intellettuali sostituiti da forme precritiche a base religiosa. Questo è il tratto dominante della 'modernità' che abbiamo di fronte e da questo tratto nasce l' impossibilità di un giudizio, di una logica comprensiva 'sintetica' tra le differenti tesi dogmatiche. L' esito non potrà dunque essere che un aprirsi sempre più dello spazio verso un ricorso alla forza. Quando milioni di abitanti di banlieu si daranno apertamente alla violenza, come già avviene al sabato nei Champs-Élysées ad esempio, nessuno potrà fermarli...anche se il freno attuale è proprio degli Imam la cui stragrande maggioranza non istiga di certo alla violenza. E' uno dei tanti paradossi della situazione che stiamo vivendo: se si liberano dei vincoli della religione la guerra civile è immediata ma liberarsene significa assimilarsi, come del resto la Jihad rimanendo l' unica opzione espone però ad una legittimazione di un regresso a modalità di vita, specie sessuali o preconsumistiche, che venendo in Francia o Italia o Germania di certo non vogliono più.

Ma guarda però anche che ad esempio in Egitto questa deriva integralista di Morsi è stata respinta...e l' islamismo delle banlieu è solo un alibi alla delinquenza spicciola accompagnata non dal rifiuto dei miti consumistici ma dalla loro totale adesione, sia pure sub specie di una controcultura underground minoritaria fatta di tanta shiscia, qualche libertà sessuale, tanta insofferenza verso il paternalismo genitoriale, e altrettanto desiderio anche e spesso femminile di evasione dalle catene di una situazione sentita come ingiusta senza capirne il perchè o meglio ribaltandolo su chi non è islamico. 

Viviamo un mondo oggettivamente di cattivissima qualità mentale.

Non è l' Islam a far paura ma l' incendio che cova a prescindere. Da francese ti posso dire che questo nasce quando la ragione 'cartesiana' non è più messa a fondamento del vivere sociale ma viene sostituita dall' ideologia e dagli interessi di parte: ed oggi non è la dx a fragilizzare la convivenza civile, ad onta di quello che pensano tanti intellò, ma la sx, incapace pur essendo al potere, di un discorso sui fondamenti che non sia beceramente viziato da pregiudizi storici: è incapace di una parola super partes e la delega assai volentieri al sionismo, quei famosi 'padroni del discorso' che si sono appropriati delle strutture anche mentali del linguaggio politico che per esser omnicomprensivo si deve basare proprio su quei cardini filosofici e politici del pensiero occidentale, da loro aborrito a partire dal lascito greco.

Null'altro può sostituirlo.

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PietroGE
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Da ammiratore del razionalismo francese e delle bellezze della Francia, ho constatato con grande disappunto l'evoluzione sociale, anzi, il degrado vero e proprio che si è impadronito di aree delle città francesi negli ultimi decenni. Ricordo che bastava andare con il treno a qualche chilometro fuori di Parigi che ti trovavi in un altro mondo, con altra gente la quale, si vedeva chiaramente, non apparteneva né alla Francia né all'Europa e che non faceva il minimo sforzo per integrarsi. La cosa più negativa era però il menefreghismo della classe politica di sinistra, la 'gauche-caviar', con il paraocchi come i cavalli, che dai quartieri centrali di Parigi e delle grandi città faceva finta di non vedere quello che stava succedendo. Queste cose prima o poi si pagano e più passa il tempo più il prezzo sale.


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PietroGE
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La lettera continua a fare notizia su molti siti, tranne che tra gli scribacchini nostrani. Questo il commento di Dario Fabbri, nella sua rubrica di approfondimento. Dario Fabbri è secondo me il miglior analista geostrategico italiano, purtroppo mainstream, ma con il board editoriale di Limes (Elkann e De Benedetti) non si può certo sviare più di tanto :

https://www.youtube.com/watch?v=AIzB1mAs4AA


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PietroGE
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Continua il dibattito sulla 'polveriera d'Europa'. Un articolo molto ben fatto e informativo sul problema.

https://it.insideover.com/societa/francia-guerra-civile.html?utm_source=ilGiornale&utm_medium=article&utm_campaign=article_redirect&_ga=2.91920602.1719597758.1619633267-2015561171.1601371307

Al di là delle Alpi è in corso un vivace dibattito pubblico e politico dal 21 aprile, giorno in cui il settimanale Valeurs Actuelles ha pubblicato una drammatica lettera aperta riguardante il rischio concreto di una possibile guerra civile etno-religiosa nella Francia di domani.

Il testo, lungi dall’essere stato partorito negli ambienti cospirazionisti dell’estrema destra, è stato scritto da venti generali e firmato da cento ranghi alti e un migliaio di soldati appartenenti a vari gradi, che, oggi, a causa di tale gesto, rischiano delle gravi sanzioni disciplinari. La lettera, in effetti, più che la forma di un appello all’Eliseo, sembra essere stata concepita come un avviso, un monito perentorio: si agisca oggi per evitare la guerra domani, entri in azione la politica o si lasci intervenire un esercito insofferente e per nulla indifferente allo stato turpe in cui versa la nazione.

 

I firmatari chiedono alla classe politica di prendere atto dei “molti pericoli mortali che minacciano” la Francia, nella fattispecie l’aumento della violenza per le strade e “l’islamismo e le orde delle banlieue” che rischiano di frammentare l’unità e l’integrità della nazione in uno stuolo di territori fuori controllo e “sottomessi a dei dogmi contrari alla costituzione”. “Se nulla verrà fatto”, avvertono i militari, “il lassismo continuerà a propagarsi inesorabilmente nella società, provocando, infine, un’esplosione e l’intervento dei nostri commilitoni in servizio in una perigliosa missione di protezione dei nostri valori civilizzazionali e di salvaguardia dei nostri compatrioti sul territorio nazionale”.

La lettera ha generato un putiferio a livello politico, dove è stata criticata ampiamente e duramente dagli esponenti della presidenza Macron in ragione del contenuto – un possibile regalo a Marine Le Pen con l’approssimarsi delle presidenziali – e del tempismo – il sessantesimo anniversario del Putsch dei generali (Putsch des généraux) contro Charles de Gaulle, che accentua il carattere simil-golpista dello scritto.

Ma che la Le Pen stia tentando di cavalcare il dibattito suscitato dalla lettera, e che alcuni dei firmatari siano apertamente schierati su posizioni politiche di destra conservatrice, non ne sminuisce il valore e non ne confuta la veridicità. Perché sono i numeri e i fatti, molto più delle parole spaventevoli impiegate nella missiva, a dare ragione ai militari inquieti. Numeri e fatti che mostreremo e sveleremo nel corso di questa rubrica dedicata al rischio guerra civile in Francia, partendo da una ricostruzione del quadro generale per poi indagare sul cosiddetto narco-banditisimo, sulle enclavi dell’islam radicale effuse in tutto il territorio, sull’esercito ombra di radicalizzati che turba i sonni dei servizi segreti, sulle potenze che potrebbero capitalizzare il disagio delle banlieu e sulle implicazioni del cambio di paradigma etno-demografico che lentamente riscrivendo volto e anima della nazione.

Una polveriera nel cuore d’Europa

La politica francese è spaccata sul tipo di comportamento da adottare nei confronti di quei militari che hanno aderito all’iniziativa della lettera aperta, provocatoriamente ed eloquentemente firmata e pubblicata nell’anniversario di un fallito colpo di Stato militare, ma la società sembra essere di gran lunga meno divisa e più coesa sulla questione guerra civile.

Secondo un sondaggio condotto da Harris Interactive per LCI TV all’indomani della lettera aperta, l’86% degli intervistati pensa che in certe aree della nazione la legge della Repubblica non trovi applicazione, l’84% concorda sul fatto che la società stia divenendo sempre più violenta, il 74% crede che l’antirazzismo a oltranza abbia avuto un effetto contrario a quello previsto dai suoi fautori, il 73% condivide l’idea che la nazione stia andando incontro alla disintegrazione, un incredibile 49%, cioè un francese su due, “è favorevole all’intervento delle forze armate per ristabilire l’ordine” e, nel complesso, sei intervistati su dieci sostengono l’iniziativa dei militari.

Perché l’opinione pubblica solidarizzi massivamente con le forze armate è più che intuibile, comprensibile, alla luce dei numeri relativi a terrorismo islamista e radicalizzazione religiosa in Francia:

  • Più di 45 attentati di matrice islamista dal 2015 al 2021, incluso il recente attacco di Rambouillet, che hanno provocato più di 260 morti e oltre 900 feriti;
  • 33 le stragi sventate dal 2017 ad oggi;
  • 250 i detenuti nelle carceri francesi per reati legati al terrorismo islamista il cui fine pena è previsto fra quest’anno e il 2022 – e che non sono stati recuperati, ergo de-radicalizzati;
  • 40 i detenuti per reati legati al terrorismo islamista che sono stati scarcerati fra il 2018 e il 2019;
  • Circa 15mila i soggetti sorvegliati dalle autorità perché in odore di terrorismo e/o radicalizzazione;
  • Almeno 1.910 i cittadini che sono partiti in direzione del Medio Oriente ai tempi dell’espansione dell’autoproclamato Stato Islamico tra Siria e Iraq, giurando fedeltà al califfo del terrore e partecipando in prima persona alla guerra santa dell’organizzazione terroristica;
  • La cifra di cui sopra rende la Francia il maggiore bacino di reclutamento dello Stato Islamico all’interno dell’Unione Europea, avendo fornito quasi duemila combattenti stranieri su un totale di cinquemila partiti dai 27;
  • 751 le zone urbane sensibili (zones urbaines sensibles) in tutta la nazione, ove risiede il 7% della popolazione totale. Trattasi di quartieri caratterizzati da elevati indicatori di disagio sociale e abitativo richiedenti attenzione speciale da parte delle autorità – in termini di politiche sociali, urbane ed economiche – perché particolarmente permeabili al narco-banditismo e all’islam radicale;
  • Almeno 150 i quartieri che, secondo un rapporto datato gennaio 2020 della Direction générale de la Sécurité intérieure (DGSI), possono essere classificati come dei “territori perduti” (territoires perdus), ovvero banlieue e zone dormitorio che, fuori dal controllo delle istituzioni, sono formalmente controllate da reti legate al narco-banditismo e/o all’islam radicale;
  • 300 gli imam stranieri, in larga parte provenienti (e retribuiti) da Turchia, Marocco e Algeria, che sarebbero pericolosi per la sicurezza nazionale e per i quali è stato predisposto il rimpatrio nell’anno in corso;
  • 73 i siti, tra moschee, scuole private, centri culturali, attività commerciali e organizzazioni non governative, ai quali le autorità hanno posto i sigilli nei primi dieci mesi del 2020 a causa di legami comprovati con l’islam radicale e/o con il terrorismo;
  • Almeno 89 le moschee sotto la lente degli inquirenti per via dei sermoni ivi predicati, 16 delle quali concentrate nell’area parigina;

Non è solo una questione di terrorismo

È in errore chi pensa che lo spettro della guerra civile, riemergente a cadenza regolare, sia il frutto marcio del radicamento dell’islam radicale sull’intero territorio nazionale e ad ogni livello della società e delle istituzioni, persino nelle forze armate. Il terrorismo è parte integrante di una questione molto più vasta, più sociale che etno-religiosa, avente a che fare con i problemi del fallimento del modello d’integrazione assimilazionista e della diffusione capillare del feroce crimine organizzato di origine magrebina e subsahariana, il cosiddetto narco-banditismo.

La preoccupazione dell’opinione pubblica circa l’aumento della violenza, e dei militari per quanto riguarda “le orde delle banlieue”, può essere pienamente compresa per tramite delle cifre concernenti l’epidemia di criminalità e suddetto fenomeno criminoso, i cui attori non di rado vengono inquisiti nell’ambito di operazioni antiterrorismo e che frequentemente si rendono protagonisti di attacchi contro le forze dell’ordine:

  • 91 i gruppi criminali che sono stati smantellati nel 2019, per un totale di 209 persone arrestate;
  • 20.306 gli agenti di polizia che sono rimasti feriti nell’espletamento delle loro funzioni nel 2018 – un aumento del 15% rispetto all’anno precedente;
  • 379 gli atti di violenza urbana compiuti ai danni degli agenti di polizia nelle zone urbane sensibili in un bimestre ordinario del 2020 (17 marzo – 5 maggio), 79 dei quali classificati come imboscate e risultati nel ferimento di 43 funzionari;
  • 38.519 le denunce per aggressione fisica depositate dai poliziotti francesi nel 2019, in aumento in aumento del 18% rispetto al 2017;
  • Inestinguibile la guerra tra bande nelle Bocche del Rodano, il dipartimento di Marsiglia, che nei primi quattro mesi del 2021 ha provocato quattro morti, 12 nel 2019, 23 nel 2018, 14 nel 2017 e 29 nel 2016;

Ha ragione Emmanuel Macron o hanno ragione i firmatari della lettera aperta del 21 aprile? Non è dato sapere se la Francia sia realmente sull’orlo di una guerra civile trainata da terroristi e criminali con il gusto per le violenze anti-poliziesche, ma una cosa è innegabile: se è vero che la matematica non è un’opinione, le cifre quivi illustrate corroborano la percezione di insicurezza generalizzata dei francesi e giustificano, almeno in parte, l’inquietudine di quei militari che negli ultimi sei anni hanno assistito alla sepoltura di oltre 260 connazionali e alla scoperta di infiltrazioni malevoli nelle forze dell’ordine e nella Legione straniera.



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