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Gli anticoppa brasiliani spengono la tv


Tao
 Tao
Illustrious Member
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SÃO PAULO, 14.6.2014

Reportage. All’Arena Corinthians il pubblico esulta e fischia. E alla Coppa del Popolo, non lontano dallo stadio, i senza tetto si smarcano dagli attivisti che tifano Croazia, dopo le promesse «abitative» del governo. Ci sono anche gli occupanti filo-Pt, al fianco di Dilma e di Neymar. Come gli universitari della sinistra. Contestata durante il match inaugurale, la presidente Rousseff replica: «Ho subito aggressioni tremende durante la dittatura, non mi farò intimidire ora»

Nella San Paolo del mon­diale puoi incon­trare tante facce diverse, diversi modi di vivere l’evento dell’anno. Rispetto all’esordio della sele­cão, gio­vedì con­tro la Croa­zia, il Bra­sile pau­li­sta si dimo­stra il luogo della com­ples­sità più che, come lo vor­rebbe lo ste­reo­tipo, il luogo «delle contraddizioni».

Chi vuole evi­tare il traf­fico sfian­cante della capi­tale pau­li­sta prende la Linha Ver­me­lha della metro, pre-esistente al mon­diale. Capo­li­nea Itaquera/Arena Corin­thians. Il treno supera senza fer­marsi la fer­mata Car­rão, dove si svolge la mani­fe­sta­zione degli anti­coppa in cui la gior­na­li­sta della Cnn rimane ferita. Il treno è supe­ref­fi­ciente e passa abba­stanza di fre­quente per­ché non si riem­pia mai del tutto. Anche dopo la fine della par­tita, col deflusso di 60 mila per­sone, è pos­si­bile tro­vare tanti posti liberi dove sedere.

I posti vuoti sono l’immagine che rimane impressa dell’Arena Corin­thians, la Stam­pante — come viene chia­mato il nuovo sta­dio costato quasi 400 milioni di euro e ancora incom­pleto — a poco più di un’ora dal fischio d’inizio. Come in una par­tita del cal­cio spa­gnolo, il pub­blico arriva tutto alla fine, prima attratto e trat­te­nuto dai negozi e dai risto­ranti del nuovo e moderno impianto e poi con­fuso dalla sua segna­le­tica interna com­pli­cata. Così che durante la ceri­mo­nia inau­gu­rale, che ini­zia pun­tual­mente alle 15.15, lo sta­dio è ancora mezzo vuoto.
L’unica fac­cia da povera

Manca il tra­di­zio­nale discorso inau­gu­rale del pre­si­dente. Dilma ha rinun­ciato, ma non rie­sce a sfug­gire ai fischi e agli insulti di una parte dello sta­dio. I fischi si fanno intensi dopo il 2–1 di Ney­mar, otte­nuto col rigore rega­lato dall’arbitro giap­po­nese Nishi­mura. Il rigore della Fifa, così lo chia­mano i gior­na­li­sti bra­si­liani, fa esul­tare la pre­si­dente che viene inqua­drata dai maxi­schermi. Sugli spalti la gente esulta, poi fischia. Il gruppo di atti­vi­sti anti­coppa «Bader­ni­stas» aggiun­gerà il pub­blico dell’Itaquerao alla sua lista di «Con­tra­di­to­rios Bra­si­lei­ros»: quelli che prima par­te­ci­pano alla “festic­ciola” orga­niz­zata dal governo e poi lo insul­tano. Nel difen­dere la sua pro­tetta («que­gli insulti la più grande ver­go­gna mai vis­suta dal paese») Lula iro­nizza sulla com­po­si­zione sociale dei tifosi pre­senti allo sta­dio: «Dilma era l’unica con la fac­cia da povera, lì dentro».

Per ogni par­tita del Bra­sile, il governo fede­rale ha sta­bi­lito una gior­nata di festa nazio­nale. Una folla ocea­nica è radu­nata nel cen­tro di San Paolo, di fronte al maxi­schermo mon­tato per l’occasione.Vestita delle maglie oro del Bra­sile, rap­pre­senta la diver­sità etnica e le dise­gua­glianze sociali del Bra­sile meglio dell’Arena Corin­thians e della mani­fe­sta­zione anti-coppa di Car­rão. Comun­que la stra­grande mag­gio­ranza dei bra­si­liani guarda la par­tita in casa, con la fami­glia, per limi­tare le spese.
Nella Favela do Moinho

Nel cen­tro di São Paulo c’è anche la Favela do Moi­nho. Diver­sa­mente da Rio, nella capi­tale pau­li­sta le comu­ni­da­des si tro­vano tutte in peri­fe­ria. Moi­nho è l’eccezione. Deli­mi­tata da due binari di una linea fer­ro­via­ria urbana, la favela resi­ste da 25 anni ai ten­ta­tivi di sra­di­ca­mento pro­mossi dal governo dello Stato (da 25 anni quasi inin­ter­rot­ta­mente in mano al Psdb, il cen­tro­de­stra bra­si­liano). Prima che due grandi incendi nel 2010 e 2011 distrug­ges­sero gran parte delle barac­che, ci abi­ta­vano 1.200 fami­glie. Ora sono solo 450. Poco prima delle 17, ora­rio d’inizio della par­tita, alcuni mora­do­res piaz­zano le loro tele­vi­sioni sulla stra­dina ster­rata che con­duce alla piazza cen­trale della favela. L’aspetto di quest’ultima, con un grande ter­reno vuoto al cen­tro e tutt’intorno le barac­che, ricorda i five points di Man­hat­tan in Gangs of New York.

Di fronte a una delle tele­vi­sioni assi­stono alla par­tita i ragazzi del «Comite Popu­lar», invi­tati dalla comu­nità. Sono atti­vi­sti anti­coppa, e tifano tutti per la Croa­zia tranne una ragazza, che esulta soli­ta­ria ai gol della rimonta bra­si­liana. I bam­bini gio­cano a pal­lone nella piaz­zetta e solo di quando in quando vanno a vedere in tele­vi­sione come sta andando la par­tita. A metà del secondo tempo il Bra­sile è in van­tag­gio. I mora­do­res esul­tano, i loro bam­bini accor­rono in tempo per vedere l’idolo Ney­mar esul­tare. Urlano «Bra­sil!» e tor­nano a gio­care.
A pochi chi­lo­me­tri di distanza, nei din­torni dell’Arena Corin­thians, l’occupazione abi­ta­tiva «Copa do Povo» (coppa del popolo) pro­mossa dal Movi­mento Tra­ba­lha­do­res Sem Teto (Mtst) ospita un tor­neo di cal­cio riser­vato alle cate­go­rie di lavo­ra­tori in lotta per un aumento sala­riale. L’Mtst ha strap­pato per Copa do Povo pro­messe gene­ro­sis­sime al governo fede­rale, che voleva evi­tare mani­fe­sta­zioni sco­mode nel giorno dell’inaugurazione. Il movi­mento ha deciso di non unirsi agli anti­coppa di Car­rão ma non fa sconti sul mon­diale: gli occu­panti che vogliono vedere la par­tita non pos­sono usare la tele­vi­sione del movi­mento, che rimane accesa su un altro canale. Chi c’è deve accon­ten­tarsi di vederla sul cel­lu­lare di qual­cuno. Gli altri vanno a veder­sela altrove.
Alcuni nelle vec­chie case, dove sono rima­sti i fami­liari con cui era troppo fati­coso con­ti­nuare a coa­bi­tare tutti i giorni. Altri nei bar vicini: la casa l’hanno lasciata defi­ni­ti­va­mente per gli affitti troppo alti, aumen­tati anche del 100% con la riqua­li­fi­ca­zione di Ita­quera dovuta alla costru­zione dell’Arena Corin­thians. Se il Pt rispet­terà le pro­messe, avranno la loro casa popo­lare nel giro di pochi mesi.

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Un ragazzo di nome Rafael, che si dice amico dell’esterno destro del Siena Angelo, è scet­tico. Sostiene che die­tro l’occupazione, e quindi die­tro l’Mtst, ci sono dei par­titi d’opposizione al Pt, ma non sa dire quali. Teme che alla fine della coppa, o a ele­zioni fatte, comun­que nel disin­te­resse dei media, l’occupazione verrà sgom­be­rata. Rafael e i suoi amici tifano Bra­sile ma molto più i club pau­li­sti São Paulo, Corin­thians e Palmeiras.
Fronte di lotta e di governo

Sul por­tone del palazzo occu­pato di Rua Josè Boni­fa­cio 367 c’è uno stri­scione dov’è scritto: «Appog­giamo la coppa del mondo 2014». Il Frente de Luta por Mora­dia (Flm), che patro­cina l’occupazione, è vicino al Pt. All’Flm sono piut­to­sto ner­vosi, pro­ba­bil­mente per­ché infa­sti­diti dai suc­cessi poli­tici e media­tici dell’Mtst, che con metodi più spicci e con­te­sta­tari, e in pochis­simo tempo, si è preso tutta l’attenzione dei media e del governo. Una coor­di­na­trice è quasi furente nel dire che nono­stante tutto non smet­terà di «tifare per il Paese».
Un altro respon­sa­bile, che di lavoro fa il camelo, cioè il ven­di­tore ambu­lante, con­fessa che
delle par­tite gliene «frega poco» ma è con­vinto che la coppa darà buoni frutti nel lungo periodo. E in ogni caso, anche non fosse, «chi è che ha por­tato qui la con­nes­sione inter­net? Il Pt. Chi ha por­tato il cibo? Il Pt».

Molti dei ragazzi dei col­let­tivi di sini­stra della Usp, la più grande uni­ver­sità pub­blica bra­si­liana, tifano per una vit­to­ria del Bra­sile — sep­pure con mode­ra­zione — per­ché una scon­fitta elet­to­rale di Dilma in otto­bre signi­fi­che­rebbe tempi grami per i movi­menti. Alcuni vote­ranno par­titi alter­na­tivi al Pt — Psol o il par­tito Socia­li­sta di Marina Silva — al primo turno. Poi, al bal­lot­tag­gio, Dilma. La cui soprav­vi­venza poli­tica sem­bra sem­pre più aggrap­pata — a sen­tire le voci di São Paulo — ai rigori della Fifa e ai gol di Ney­mar. Di ritorno a Bra­si­lia — fedele alla sua nuova linea «dell’orgoglio» — la pre­si­dente ricorda di aver subito «aggres­sioni insop­por­ta­bili» ai tempi della dit­ta­tura e pro­mette che non si farà inti­mi­dire «da qual­che fischio».

David Gallerano con la col­la­bo­ra­zione di Lucas Roxo
Fonte: www.ilmanifesto.it
15.06.2014


Citazione
dana74
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 14384
 

mi piacerebbe venisse fatta una disamina seria sulla composizione di questi contestatori. Il fatto che siano anche collettivi di sinistra non significa niente, troppe volte questi ultimi hanno fatto da manovalanza alle rivoluzioni colorate.

I primi tumulti in Brasile, ritraevano celebrità americane con il cartello 20 centesimi...


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