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Golpe bianco in Brasile


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Molti mi scrivono e mi chiedono dall´Italia cosa ne penso degli ultimi avvenimenti in Brasile. Da quello che leggo anche nei commenti in questo sito, non mi cadono le braccia, ma mi verrebbe voglia di staccarmene uno solo per darlo in testa a tante testoline vuote e superficiali che parlano e scrivono senza conoscere. Quello che sta succedendo in Brasile é molto semplice: un GOLPE BIANCO.

Dilma e Lula sono dei ladri corrotti? No.
Lo sono alcuni dei petisti al governo? Sicuramente sí. La corruzione fa parte fisiologica del potere come dell´animo umano. E i governi petisti non sono certo stati piú corrotti dei precedenti governi liberisti e tucani che li hanno preceduti.

Lula ha governato relativamente bene per 8 anni dal 2003 al 2010. Ex sindacalista di famiglia umile, privo di qualsiasi formazione accademica, schietto e a tratti rozzo, semplice, diretto, snobbato persino dalle autoritá militari al tempo della dittatura, che non lo consideró pericoloso per il regime, Lula ha peró le qualitá essenziale di un grande presidente: intuito e capacitá di scegliere collaboratori e ministri capaci e competenti. Negli 8 anni del suo governo il PIB ha avuto un incremento medio superiore al 4% annuo (il doppio di quello registratoo nei 20 anni precedenti), il Brasile é passato dal 12º al 8º posto nel ranking delle maggiori economie mondiali, la quota salari é aumentata notevolmente (da R$ 200 a 510), riduzione del 43% del numero dei poveri, inflazione sotto controllo.
In politica estera Lula ha sostenuto, attraverso il ministro antiamericano Celso Amorim (quello che si rifiutó di togliersi le scarpe ad un controllo di frontiera negli USA), posizioni inedite e coraggiose incentivando i legami con le nuove democrazie popolari sudamericane, paesi africani e asiatici (Cina in primis). Famose alcune dichiarazioni “politicamente scorrette” a favore del regime iraniano, quando comparó le proteste antiregime di quel paese a “lagnanze di una squadra di calcio sconfitta”, o ancora quando definí i prigionieri del regime cubano “delinquenti comuni”.

Se analizziamo invece la figura e il governo di Dilma possiamo notare quasi un´immagine diametralmente opposta a quella di Lula. Figlia di un ingegnere e poeta di origine bulgara e di una professoressa brasiliana, Dilma cresce in una famiglia relativamente agiata e colta, frequenta buone scuole sia pubbliche che private, milita nell´Organizzazione Rivoluzionaria Marxista Politica Operaria, formata da studenti simpatizzanti del pensiero di Rosa Luxemburg e Trotski.
Nel 1967, in pieno regime militare, entra, mentre studiava scienze economiche all´Universitá, nel Comando di liberazione Nazionale, organizzazione che difendeva la lotta armata. Partecipa poi a varie azioni sovversive fino al 1970, quando viene, catturata, toturata e condannata alla detenzione fino al 1973. Finita la dittatura entra prima nel pdt e poi nel pt, occupando responsabilitá di governo regionali, per arrivare, infine, nel 2005 ad essere nominata ministro nel governo Lula.

Come presidente Dilma rivela caratteristiche, difetti e deficienze paradossalmente inverse a quelle di Lula: vanta un passato da “terrorista rossa” contro quello di un umile e non pericoloso sindacalista, eppure sostituisce agli esteri un ministro antiamericano come Amorim, con un diplomatico filo-statunitense frequentatore dei salotti buoni USA come Patriota (nomen non omen), fatto dimettere tardivamente solo dopo le rivelazioni di Snowden sulle intercettazioni telefoniche della presidente per opera della NSA e dopo la fuga in Brasile, organizzata da Patriota stesso, di un deputato boliviano dell´opposizione al governo popolare di Evo Morales, deputato che vantava decine di gravi incriminazioni. Dopo il fracassato tentativo di riconciliazione con gli USA, Dilma, con formazione universitaria in Economia, compie una serie di atti volti a riappacificare e riavvicinare il Brasile ai desiderata neo liberali con conseguenze gravemente recessive. Sostituisce Meirelles con Levy alla presidenza della Banca Centrale, facendo salire alle stelle il tasso di sconto da 7,25% di ottobre 2012 a 14,25% di oggi. Limita i programmi assistenzialisti, terziarizza servizi pubblici, controlla e reprime la spesa pubblica. Un disastro nella scelta di ministri e collaboratori a cominciare dal vicepresidente Temer, probabile prescelto pupazzo da piazzare alla presidenza del post-golpe bianco.

Qual´e´il bilancio di questi 13 anni di governo petista Lula-Dilma? Sicuramente positivo nel complesso, ma altamente insufficiente per far fare al paese un autentico salto di qualità. In due parole: una occasione persa. Si sono privilegiate politiche necessarie di assistenza alle fasce povere della popolazione, si é creata una nuova classe di sub-borghesia povera, si é finanziato e incentivato il consumo e la domanda interna, si é facilitato l´accesso al credito pubblico. Scarsi peró gli investimenti nelle infrastrutture (in Brasile manca quasi completamente un sistema ferroviario, mentre la rete stradale é ancora scarsa e insufficiente), insignificanti soprattutto i miglioramenti nei servizi pubblici essenziali: istruzione pubblica che versa ancora in stato comatoso, sanitá e sicurezza. Quasi tutto é stato privatizzato (a partire dal governo Color) con conseguenze catastrofiche per la qualitá della vita e poco o nulla si é fatto per invertire la situazione in questi anni.
Questo, a mio parere, il risultato ultimo e negativo delle politiche petiste di questi 13 anni: l´avere priorizzato meramente una democrazia del consumo a detrimento di una crescita civile, culturale, educativa, della qualitá della vita, del miglioramento umano e dello stato sociale e dei servizi pubblici. In questo modo si é arrivati a creare una classe consumista di morlock affamati e rabbiosi, giustizialista, senza cultura e senza morale, che minaccia ora di divorare primariamente i supposti benefattori creatori petisti, ma che futuramente rischia di divorare gli stessi tucani liberalisti e neo golpisti e il modello miope della loro societá ideale, basata appena sulla prevaricazione e su una moderna forma di schiavitú, che niente produce se non ingiustizia sociale e violenza.

Un breve accenno infine al giudice Sergio Moro, telegenico protagonista della caccia giustizialista ai ladroni e corrotti petisti del governo. Si é scelto per il golpe bianco brasiliano, una vecchia arma usata con successo in Italia negli anni 90 per cancellare rapidamente con gli scandali giudiziari una intera classe politica dirigente, colpevole soprattutto di non riuscire piú a rappresentare i nuovi interessi geopolitici, globalisti, economici delle elite transnazionali. Non é davvero un caso che questo modesto e provinciale giudice di primo grado sia un fanatico ammiratore della storia del team nostrano di Mani Pulite, del quale peró dimostra una conoscenza ed una comprensione storica assai limitata, basata soprattutto su un oscuro e poco accreditato testo pubblicato solo negli USA. Moro risulta quindi solo una grottesca controfigura del nostro Di Pietro, che riesce peró a superare brillantemente in cafoneria giuridica e populista, surclassandolo in ambizione politica e visibilitá mediatica.

Qual´é il fine ultimo di questo golpe? Il completamento della privatizzazione dei servizi pubblici, a partire, in primis, dal sistema previdenziale, del sistema bancario pubblico (banco do Brasil, Caixa Economica) per terminare com quella del sistema penitenziaro, a modello della tanto ammirata (dalla classe agiata) societá statunitense. Ma il boccone dei bocconi, difeso in questi anni strenuamente sia da Lula che da Dilma, é rappresentato dallo smembramento della petrolifera statale Petrobras, non a caso protagonista di tanti scandali montati ad arte. I cui ricchissimi diritti di estrazione sono giá stati promessi dal leader tucano Serra alla Chevron. Mi ritornano in mente l´Eni di Mattei e il “carrozzone” dell´IRI, ma questa é un´altra storia di altri
tempi, di altra nazione, l´analogia non ciazzecca...o forse sí?


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maxcanoa
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Sono quasi nove anni che vivo in Brasile, analisi perfetta.
Complimenti vivissimi.


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Servus
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Moro risulta quindi solo una grottesca controfigura del nostro Di Pietro, che riesce peró a superare brillantemente in cafoneria giuridica e populista, surclassandolo in ambizione politica e visibilitá mediatica.

Cavolo, non pensavo si potesse superare Di Pietro in cafoneria.

Gli ammericani pescano sempre meglio, riescono sempre a superare se stessi.


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fendente
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Bello e suggestivo. Vivo in Brasile da circa 10 anni e vedo le cose in modo abbastanza differente.
Del mirabolante successo economico rimane la desolazione della disoccupazione e del PIL in diminuzione esponenziale del 4% annuo circa.
La chiusura di attività economiche e finanziare esposte pesantemente impazza ed il futuro è più nero del catrame.
Ci sono stati 2.000.000 di licenziamenti nel 2015 e il numero annuale pare che debba incrementare notevolmente fino al 2020 previstto per la fine del tunnel recessivo (vedono però una luce in fondo al tunnel dello stesso colore di quella di Mario Monti).
La corruzione si taglia a fette a partire dalle frodi condominiali fino alle frodi per l'acquisto di immobili (e via di seguito alla grande) in stile triplex al condomino Solaris, imputata a Lula.
Dove i primi compratori vengono buttati fuori, spesso senza niente, per fare spazio ai nuovi che pur di stare vicini di casa all'ex presidente o a personalità di rilievo pagano prezzi stratosferici (caso simile fu vissuto dal sottoscritto).
Sono in crisi etico-sociale oltre che politico-economica che si avvita sempre di più su se stessa.
Credo che i fondamentali realizzati dai governi Lula-Dilma non siano molto salutari per i brasiliani e l'attacco al BRICS non ha certo bisogno di interventi esterni.


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oriundo2006
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Sono stato recentemente in Brasile, un paese circa 8.5 milioni di Km^, mentre l'Italia è 300mila Km^, tanto per rendere l'idea: 28 volte ! Questo per far capire che le diversità fra regioni, stati, componenti sociali ed etniche sono immense ed è difficile stilare un bilancio complessivo a partire dal gradimento politico che le elites riscuotono nelle diverse classi sociali: vi sono ampie sacche di totale o quasi estraneità al 'sistema' e se l'aspetto politico un tempo era fondamentale per capire la società oggi non lo è più.
Esiste però qualcosa che si puo' chiamare 'brasilitudine', ovvero un identico modo di vedere e pensare, che oggi soffre per il modello economico 'importato' specie dagli USA, e soffre anche per un altro aspetto: è una società non abituata a ragionare in termini di competizione interna ma invece di coesistenza fra le diverse e diversissime componenti etniche. Il Brasile si è formato su questa base, ben diversa che negli USA ad esempio...: il patto sociale che ha creato il Brasile, dopo notevoli lotte intestine, è stato quello della coesistenza 'pacifica' tra le diverse componenti a patto che quelle vincenti si riconoscessero nell'identità nazionale, non 'guardassero' al di là dell'Oceano ( che era il Portogallo allora, oggi gli USA ) ma pensassero alla loro patria...( leggersi un po' di storia del '700/800 fa capire tante cose ).
Oggi questo modello non esiste più. Vi sono due società, l'una 'tradizionale' e l'altra 'turbocapitalista', in difficile coesistenza ed in altrettando difficile competizione: in realtà la seconda ha bisogno della prima che però non è in condizione di competere nè di affermarsi nei settori che fanno di un paese una entità 'moderna', prima fra quali l'istruzione, l'organizzazione dei servizi e la razionalità complessiva dell'apparato statale. Le due società coesistono su piani che non interagiscono sufficientemente per assimilarsi e procedere insieme. Questa è la prima linea di frizione.
Parlando con gente del posto, mi hanno raccontato poi storie raccapriccianti di corruzione, malversazioni, furti: ma questo non è il problema essenziale. Mi hanno detto qualcosa che sulle prime non avevo capito, non avevo dato giusta importanza: mi hanno detto: qui da noi c'è la Mafia. Sapevo che ad esempio Fortaleza era da tempo luogo ameno molto ricercato da camorristi in trasferta per il loro investimenti, e così altrove. Ma quello che mi dicevano era diverso: esisteva una criminalità locale organizzata che stava lentamente prendendo il posto dell'ufficialità in tutti i settori. L' 'stato' scompariva nella sua veste di giudice imparziale - limitandosi ad aumentare anche lì le tasse - per venire surrogato ovunque da quest'altra 'visione' delle cose, fondata sui rapporti personali, sulle cointeressenze, sull'omertà tacita, sulla corruzione neppure troppo celata ecc. ecc... Qui da noi in Italia ne sappiamo qualcosa. E' insomma quella società che non puo' e non sa reagire che regredisce a livelli pre-statuali e con cio' coinvolge poi tutto il resto: ma c'è da dire che le multinazionali altro non hanno fatto e non fanno che seguire ai più alti livelli tale prassi, loro congeniale, imponendola per destrutturare le economie nelle quali si incistano, mentre lo stato imponendo tassazioni abnormi di fronte a servizi inesistenti non fa anch'esso che regredire ai suoi primordi, 'longa manus' del più forte e basta.
Insomma, c'è una convergenza nefasta che punta verso la distruzione della legge: della legge che tutela il più debole, ovviamente...
P.S.: queste mie sono solo osservazioni senza pretese...


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mincuo
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Registrato: 2 anni fa
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Tanta retorica. Solita retorica. E solite bugie per i fessi fedeli. Il Brasile ha avuto 14 anni di materie prime a prezzo altissimo. Ha fatto profitti enormi. Ha avuto FDI e finanziamenti da mezzo mondo. Ma ha avuto Governi PESSIMI. E' bastato che le materie prime calassero un solo anno per conoscere una crisi spaventosa. Non hanno costruito quasi nulla in 14 anni, salvo grandi discorsi, salvo moltiplicare la burocrazia e dispensare a pioggia per sostenere il consenso.
La solita ricetta di quella mentalità e di quella cultura (cultura si fa per dire).
Della corruzione non parlo, perchè è endemica in Sud America, non è patrimonio esclusivo di questo o quel Partito.
Anche su quello però hanno fatto circa un record, quanto alle dimensioni del fenomeno.
P.S. Per pessimi io non intendo "politicamente". Chi ha seguito quel che ho sempre scritto sa che io non faccio nessuna distinzione, anche perchè non credo a una sola virgola di quelle cose.
Sono stati pessimi per competenza in materia economico-sociale specie in una visuale di medio-lungo termine e avendo un'opportunità grande. Come anche molti altri, del resto.


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