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Irlanda, la crisi dell’ex tigre celtica


Tao
 Tao
Illustrious Member
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L’economia irlandese continua a soffrire i contraccolpi di una crescita troppo impetuosa realizzata nella prima metà di questo decennio della quale la crisi del 2008-2009 ha evidenziato le fondamenta troppo deboli. Inserita suo malgrado nel gruppo dei PIGS (con Portogallo, Grecia e Spagna), i Paesi contrassegnati da alti debiti pubblici e da forti disavanzi, l’Irlanda non è riuscita a fare molto per risollevarsi e adesso incontra non poche difficoltà per piazzare i titoli di Stato sui mercati.

Certo, l’asta di due giorni fa con titoli per complessivi 1 miliardo di euro con scadenza a 6 ed 8 mesi è andata bene ma il prezzo pagato è stato molto salato. Per collocare i titoli presso gli operatori finanziari il governo irlandese è stato costretto ad alzare al 2,45% il tasso di interesse sui titoli a 6 mesi e il 2,81% su quelli a 8 mesi. Nell’asta precedente del 22 luglio scorso gli interessi offerti erano rispettivamente dell’1,36% e dell’1,80%. Un rendimento 3 volte superiore a quello dei titoli della Germania che vengono presi come punto di riferimento in virtù dell’affidabilità che generalmente viene attribuita al debito tedesco. E se si deve ammettere che gli interessi-rendimenti sono aumentati anche in conseguenza della speculazione dei mercati finanziari anglosassoni che, prendendo di mira le economie più deboli della zona dell’euro, intendono colpire la moneta unica, si deve anche ricordare che l’Irlanda non è stata in grado di tenere sotto controllo la dinamica dei conti pubblici.

Il Paese si trova infatti in piena emergenza, tanto che nell’esplosione del disavanzo, un ruolo non indifferente è stato svolto dal salvataggio pubblico del sistema bancario nazionale che aveva seguito un po’ troppo lo stile “finanziario” della City inglese invece di privilegiare il sostegno all’economia produttiva e alle imprese.

Il rapporto tra disavanzo e Prodotto interno lordo che a fine marzo era al 15%, tende adesso verso il 19%, un trend che dovrebbe preoccupare gli investitori internazionali che invece hanno fatto una richiesta di titoli irlandesi di almeno 3,6 volte superiore alla disponibilità. Un segnale preciso del fatto che, nonostante l’enormità del disavanzo, c’è ancora chi vuole scommettere su una ripresa di Dublino. La stessa Banca centrale europea, che istituzionalmente ha il compito di vigilare sulla stabilità della moneta unica, ha fatto sapere di avere partecipato all’ultima asta e di avere comprato titoli di Dublino. Gli osservatori stimano che l'intervento della Bce, che si colloca all’interno del Securities Market Program, un meccanismo pensato per sostenere i paesi dell'Eurozona con problemi di acceso al mercato dei capitali, potrebbe favorire una discesa dei rendimenti e scoraggiare la speculazione al ribasso. A preoccupare l’istituto di Francoforte e a spingerlo ad intervenire è stato il rapido aumento del differenziale (spread) tra i titoli irlandesi e tedeschi. Uno scostamento che non si vedeva da almeno tre mesi, quando raggiunse il suo picco la crisi del debito della Grecia.
 
Andrea Angelini
Fonte: www.rinascita.eu
Link;: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=3654
12.08.2010


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