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Julia Creek, il primo disastro ambientale del 2016


Eshin
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Julia Creek, il primo disastro ambientale del 2016

Nel nordest dell'Australia il deragliamento di un treno ha provocato la fuoriuscita di 31.000 litri di acido solforico.
Pubblicati su 30 dicembre 2015 da Giacomo Destro in ESTERI, In evidenza // 4 Commenti
ESTERI – Domenica scorsa 31 000 litri di acido solforico sono stati riversati da un treno merci nel Queensland (nord-est dell’Australia), vicino al villaggio di Julia Creek, innescando il primo disastro ambientale del 2016 (quest’anno si era concluso con il terribile caso dello sversamento in Brasile). La situazione è complicata dal fatto che proprio in quella zona si stanno verificando fortissimi temporali, molto simili a quelli che sta vivendo il Midwest degli Stati Uniti. Al momento nessuna persona ha riportato gravi danni, tranne i tre conducenti del treno che sono stati lievemente feriti. Il problema maggiore, tuttavia, è che a causa delle avversità meteorologiche in pochissimi sono riusciti a raggiungere il sito, e quindi nessuno sa esattamente l’entità del danno e, soprattutto, se l’acido solforico ha raggiunto vie d’acqua corrente. Per questo, le autorità hanno interdetto l’accesso ad un’area di 2 km intorno al disastro.

https://www.youtube.com/watch?v=KWKv4EldvPU

L’acido solforico è altamente corrosivo, e i suoi vapori possono provocare fortissime irritazioni ai polmoni. Dalle prime fotografie dell’area, alcuni esperti hanno ipotizzato che il miscuglio di acido solforico e benzina si stia incanalando verso una diga lì vicino, le cui acque, finora, non sembrano però essere state contaminate. “Gli effetti della fuoriuscita non sono ancora conosciuti” ha affermato Tony Matt, il sindaco di Julia Creek, non sappiano che tipo di contaminazione ambientale ci sia stata o se mai ci sarà, ci vuole un po’ di tempo prima di capirlo”.

Mappa_julia_creek
Un altro mistero, al momento, è l’identità del proprietario di quell’acido solforico. Il treno stava provenendo dal porto di Townsville a Phosphate Hill. Quest’ultima è una delle due principali miniere di fosfati dell’Australia, e probabilmente l’acido solforico avrebbe dovuto essere usato nell’industria mineraria. Infatti, i 31.000 litri di acido solforico sembrano essere fuoriusciti solamente da un vagone mentre il resto del treno, ad una prima ispezione, sembra che riesca a trattenere gli altri circa 200.000 litri di acido.

Berkeley_Pit_Butte,_Montana

L’ultimo incidente rilevante è avvenuto pochi mesi fa in Sudafrica, dove un camion aveva riversato in un fiume affluente del Limpopo (uno dei principali ecosistemi africani) circa 28.000 litri di acido solforico. In pochissimo tempo quasi tutti i pesci del fiume erano morti e gli agricoltori non avevano potuto irrigare i loro campi, creando un disastro non solo sociale, ma anche ambientale. Ma il luogo simbolo dei danni che l’acido solforico può creare si trova nel Montana (USA). Quando fu chiusa la Berkeley Pit, una ex miniera di rame a cielo aperto, anche le pompe di drenaggio sotterranee smisero di funzionare e i liquami di scarto della lavorazione iniziarono a raccogliersi in un bacino, innescando una serie di reazioni chimiche che hanno trasformato il laghetto in una sorta di “disastro ecologico programmato“. È stato calcolato infatti che entro il 2020 le acque acide (il PH è a 2.5) del lago raggiungeranno l’orlo della roccia che le contiene, iniziando a sversare i liquidi mortali nell’area circostante. Berkeley Pit, l’incidente in Sudafrica e quello in Australia potrebbero essere le prove generali di cosa può succedere se continuiamo a usare una tecnologia di estrazione mineraria così tossica e inquinante

FOTO
http://oggiscienza.it/2015/12/30/julia-creek-disastro-ambientale-acido-solforico/


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