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La «città dei maiali» nello stato di Veracruz


Tao
 Tao
Illustrious Member
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La «città dei maiali» nello stato di Veracruz. Forse tutto è cominciato da lì

Un «flagello» per nulla divino: rivolgersi all'impresa Granjas Carroll e alla casamadre Smithfield Foods, gigante degli insaccati

Nell'ultima settimana di aprile, la prima dell'emergenza sanitaria, il Distrito Federal - la capitale - si era trasformato in una città fantasma.
L'esercito pattugliava le strade. Le scuole erano chiuse, bar, cinema, teatri, gallerie e musei idem, mentre i ristoranti offrivano solo piatti take away. Normalmente imbottigliate di macchine, le grandi avenidas si presentavano semivuote. Le partite di campionato si giocavano in stadi deserti. I rari passanti usavano mascherine sulla bocca che davano all'ambiente un tocco surreale e apocalittico.

In quei giorni si è toccato con mano che il problema della distruzione dell'ambiente e le perturbazioni provocate dagli agenti chimici e dai modi di produzione dell'industria nelle nostre attività quotidiane sono molto più gravi di quanto immaginassimo. Ai flagelli - tutti originati dall'uomo - dell'avvelenamento atmosferico, del suolo e delle acque, della sparizione di boschi e di specie vegetali e animali, dei ghiacci che si sciolgono per l'effetto serra, delle sostanze tossiche che inquinano il cibo, si è aggiunta questa nuova minaccia a livello planetario: l'influenza A/H1N1, che la gente continua a chiamare «suina» o «porcina», epidemica, raramente mortale, curabilissima se diagnosticata a tempo (anche se non esiste ancora un vaccino per prevenirla), mutabile, generata, secondo le evidenze, dall'allevamento massificato di animali commestibili.

Come se si trattasse di localizzare l'epicentro di un terremoto, ricercatori indipendenti e reporter investigativi hanno cercato di individuare il punto d'irradiazione del contagio e il luogo più sospetto è risultato la comunità di La Gloria, municipio di Perote, nello stato di Veracruz, dove nei primi tre mesi dell'anno più di 500 persone hanno presentato sintomi di patologie respiratorie che degeneravano in infezioni polmonari.
Lì vicino opera dal 1994 l'impresa Granjas Carroll, proprietà di Smithfield Farms, gigante mondiale dell'insaccato suino (e non solo). In una fetida laguna, sovrastata da nubi di mosche, la «città dei maiali», più di un milione ingrassati a morte, scarica residui fecali e liquami tossici.

Le lotte degli abitanti per il risanamento della zona anziché migliorare la situazione sanitaria della comunità, sono valse loro una persecuzione giudiziaria da parte della compagnia. Una volta trasformate le vittime in colpevoli - una specialità degli avvocati delle multinazionali - i comuneros sono stati addirittura accusati dal deputato locale Joel Arcos di propagare l'infezione «perché, quando si ammalano, utilizzano terapie caserecce».

Grain, una ong che si dedica allo studio della bio-diversità e dell'agricoltura sostenibile (www.grain.org), informa: «Le condizioni insalubri e di sovrapopolazione dei mega-allevamenti facilitano la possibilità che un virus si ricombini e sviluppi nuove forme. Una volta che questo succede, il carattere centralizzato dell'industria garantisce che il virus si dissemini in tutte le direzioni, sia per la dispersione delle feci animali che attraverso i mangimi, l'acqua e perfino gli stivali dei lavoratori».
Se le multinazionali delle carni commestibili sono il probabile brodo di coltura del nuovo virus, i giganti dell'industria farmaceutica ne sono i sicuri beneficiari. «Epidemia mondiale di Tamiflu», titolò in aprile il francese Libération alludendo al boom del noto antivirale commercializzato dalla compagnia Roche, le cui azioni sono salite del 4.6% da un giorno all'altro. Va ricordato che la Roche comprò il brevetto del farmaco all'impresa Gilead Sciences, diretta dall'ex-ministro della difesa Usa Donald Rumsfeld, che riuscì a conservare sostanziose royalties sulle vendite.

Claudio Albertani
Fonte: www.ilmanifesto.it
Link: http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20090614/pagina/09/pezzo/252423/
14.06.2009


Citazione
lupomartino
Eminent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 32
 

Vorrei ricordare che questa c.d. "epidemia dei maiali" è scoppiata prima negli usa e poi è stata esportata in Messico.
Un mese prima che l'epidemia fosse resa nota al pubblico con una campagna "indecente" contro i Messicani, al confine Messico - Texas già distribuivano volantini per mettere in guardia (a chi passava il confine), dal rischio epidemiologico della cosidetta epidemia del maiale. Volantini che davano istruzione e precauzioni contro il morbo.


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esca
 esca
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 1072
 

Hanno sempre giocato d'anticipo quando si è trattato di influenza, qualunque essa fosse, stagionale e non.
Rilevante il ruolo dei vaccini ogni volta: come parecchi mesi prima si sa già quale dovrà essere la combinazione di intidoto da somministrare per la sindrome che colpirà durante la stagione successiva, così in questo caso i media (i grandi complici) si sono affrettati a far risuonare il tamtam "rassicurante" del relativo vaccino in via di sviluppo (e in quantità tali da soddisfare una pandemia!), ancor prima che si capissero ufficialmente le caratteristiche del virus coinvolto. Che è stato poi dichiarato, da alcuni esperti, essere un virus creato in un LABORATORIO.

Il fatto che la gente continui a chiamarla influenza suina lo dobbiamo esclusivamente all'onda di propaganda mediatica che l'ha definita tale; a quanto pare le povere bestie c'entrano poco: sono state tirate dentro per le orecchie allo scopo di creare il caso, ci sono riusciti ed ora tutto procede conformemente al progetto.

(Questi poveri maiali...già facevano regolarmente una triste fine)


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