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La CIA ti spia, Microsoft Apple, Google e Facebook l’aiutano


ilnatta
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Seconda bomba di The Guardian in due giorni, in questo caso affiancato dal The Washington Post. Le due testate rivelano che le agenzie americane hanno accesso incontrollato ai database delle grandi corporation della telefonia e delle comunicazioni in rete.

LE CORPORATION COINVOLTE - Questa slide, che fa parte di una presentazione in Power Point ottenuta dal giornale britannico e da quello americano, presumibilmente da una fonte diversa da quella che ha fornito il documento pubblicato ieri, dal quale si è saputo che la National Security Agency (NSA) raccoglie i dati delle telefonate dei 100 milioni di clienti di Verizon, una pratica che si è subito avuto conferma che fosse estesa anche alle altre telecom statuintensi.( http://online.wsj.com/article/SB10001424127887324299104578529112289298922.html?mod=wsj_share_tweet). L’accesso diretto ai dati sui server dei giganti dell’IT indicati nella slide è qualcosa di molto di più e di più invasivo, poiché rende lecito l’accesso indiscriminato ai dati di tutti gli utenti stranieri che stanno su quei database e a quelli di tutti gli americani che abbiano avuto comunicazioni con gli stranieri. Dati che comprendono esplicitamente le mail, le chat, le cronologie delle ricerche e i dati depositati online nei “cloud”, proprio le nuvole di dati dove spiegano sia bene riporre i propri dati al riparo da occhi indiscreti e da infortuni tecnici.

SVEGLIATEVI TUTTI - Questa ulteriore notizia dovrebbe essere in grado d’inquietare le classi dirigenti di mezzo pianeta, perché quei servizi sono usati diffusamente da politici, giornalisti ed esponenti delle forse dell’ordine in tutto il mondo, che così facendo consegnano una montagna di documenti e di dati personali e riservati direttamente sui desktop delle agenzie statunitensi, che peraltro hanno già dimostrato di saper usare questi dati per offrire vantaggi all’industriadomestica o più semplicemente per manipolazioni utili al perseguimento degli obbiettivi dell’amministrazione. La lista esatta di cosa raccolgono e da dove lo raccolgono si può apprezzare in un’altra slide pubblicata da The Guardian ed è tale da inquietare molte persone, soprattutto quelle che hanno grandi responsabilità o gestiscono dati riservati.

L’ELEMENTARE PRUDENZA - Un dettaglio che redazioni, autorità preposte alla sicurezza pubblica, imprese, partiti politici e loro aderenti, nel mondo come in Italia, devono tenere presente prima di organizzare riservatissimi hangout o depositare documenti riservati sui server o i dispositivi accessibili direttamente a queste aziende. Un dettaglio che da un lato porterà, se non lo ha già fatto, le autorità di altri paesi a chiedere l’accesso a quei dati saltando ogni garanzia giudiziaria o formalità, basti pensare a regimi come quello saudita o ad altri famigerati partner statunitensi per avere i brividi, ma che dall’altro potrebbe portare a una improvvisa disaffezione per i melafonini e in genere i prodotti inclusi nell’elenco da parte dell’elite globale, che non può certo correre il rischio di sperare che nessuno approfitterà mai di quegli accessi offerti ai servizi americani, che nel dopo 9/11 per di più sono esplosi in una miriade di agenzie che possono avere accesso a quei dati, di alcune delle quali è ignota persino l’esistenza.

“COSTRETTE” - Da quello che si capisce le grandi corporation sono state “costrette” ad accettare un pacchetto composto dall’ordine di adempiere in segreto alla richiesta da parte di NSA e dalla contestuale concessione dell’immunità da accuse per l’infrazione della privacy dei loro clienti e lo spionaggio, perché attraverso quei canali NSA ha accesso anche ai dati di cittadini, ufficiali e politici americani. Proprio per “convincere” i refrattari a collaborare il Congresso licenzierà una misura nel 2008 che permetterà alle agenzie di raggiungere più facilmente tali accordi. Un pacchetto che forse è difficile da rifiutare, ma che evidentemente molti o quasi tutti hanno prima o poi accettato, Microsoft per prima e Apple tra gli ultimi. Un pacchetto che però a qualcuno non è stato proposto o che qualcuno è riuscito a rifiutare, come dimostra l’assenza di Twitter e di altri servizi in teoria interessanti, anche se c’è da dire che una volta ottenuto l’accesso ai servizi in elenco diventa quasi superfluo l’accesso diretto a twitter.Dropbox sarebbe il prossimo servizio nel mirino come dicono i documenti, datati aprile 2013, chissà se si svuoterà all’improvviso.

LE RIVELAZIONI - Secondo il Washington Post la fonte del documento è stata spinta dall’esperienza di prima mano nell’utilizzo del sistema e dall’orrore per le sue capacità: “Possono quasi letteralmente vedere le tue idee formarsi mentre le digiti”, che rappresentano una plateale intrusione nella privacy dei cittadini. Se si pensa che la pubblicazione delle rivelazioni PRISM ha seguito di poco un editoriale di fuoco del The New York Times che si scagliava contro Obama scrivendo che ha perso ogni credibilità dopo l’emersione del caso Verizon( http://www.guardian.co.uk/world/interactive/2013/jun/06/verizon-telephone-data-court-order), è facile immaginare che oggi sarà una giornata di fuoco per Obama, già da ieri paragonato a Bush anche dai media di spiccata tendenza obamiana. Proprio lui, che fino all’ultimo discorso della campagna del 2008 aveva promesso la fine dell’uso delle intercettazioni senza mandato e che poi è stato scoperto a spiare prima le comunicazioni d’intere redazioni e ora le telefonate e tutti i dati elettronici di tutti i cittadini americani e di molti altri paesi, dovrà dire qualcosa di diverso e di più dal solito.

GLI STRANIERI NON HANNO DIRITTI - Bisogna comunque ricordare che della sorte della privacy dei cittadini e delle istituzioni straniere, negli Stati Uniti non importa nulla né agli editorialisti né ai politici e nemmeno ai paladini delle diritti civili. In nome della lotta al terrorismo l’amministrazione americana incamera regolarmente anche tutti i dati del consorzio interbancario SWIFT, cioè quasi tutte le transazioni bancarie mondiali in attesa che ne sorgano altri stimolati dall’esigenza di non lasciare questo vantaggio competitivo a Washington, che è noto da tempo ha accesso libero anche ai circuiti delle carte di credito, controllate quasi al completo dai giganti del settore, che sono statunitensi. Una tale estensione dell’attività di spionaggio elettronico spiega l’investimento stellare in un mostruoso database per NSA e incidentalmente ridicolizza le periodiche accuse del governo americano a Pechino per le intrusioni hacker nei computer americani. La libertà e possibilità d’azione concessa alle agenzie di spionaggio americane è tale da fare invidia alla Stasi, visto che attraverso i sistemi in elenco in teoria è possibile riprendere e ascoltare le persone controllate fin dentro casa e che è possibile impadronirsi da lontano di ogni dato e di ogni comunicazione di buona parte dei cittadini dell’Occidente e oltre. Una questione che nemmeno i governi alleati di Washington possono ignorare, perché significa ad esempio che le aziende in questione concedono liberamente l’accesso ai dati dei cittadini, aziende e istituzioni dell’UE, in chiara violazione delle leggi europee. C’è da credere che le reazioni saranno felpate come lo furono nel caso SWIFT, che peraltro è stato risolto senza grandi garanzie per gli europei. La questione PRISM si presenta come una questione che ha un impatto globale com’è l’estensione di quei servizi, ma difficilmente sarà cavalcata dai paesi alleati, che però non potranno non prenderne atto e cercare di porre rimedio ai problemi evidenti che rappresenta.

LA DIFESA DA CAMBIARE - La difesa di Obama alle accuse per il caso Verizon sono state identiche a quelle
esibita in casi simili, riassume il Nyt:
“I terroristi sono la vera minaccia e dovreste semplicemente fidarvi di come li trattiamo perché abbiamo meccanismi interni (che non vi diremo) per essere sicuri che non violeremo i vostri diritti“.
Un discorso che, se aveva perso ogni credibilità alla notizia del caso Verizon, con l’emergere di PRISM diventa addirittura offensivo per quanto privo di senso di fronte all’evidenza della realtà. E non sono andati meglio quelli che nell’amministrazione hanno provato a vantare i risultati ottenuti, pur ammettendo di non avere idea di come siano stati raccolti e impiegati i dati. Un inutile atto di fede che non può certo soddisfare quegli americani che gridano all’aggressione ai diritti garantiti dalla costituzione, su tutti quello alla privacy.

LA CACCIA AGLI SPIONI - La senatrice democratica Dianne Feinstein aveva chiesto un’inchiesta sul trapelare del documento relativo a Verizon, lamentando la presenza di una “cultura dei leak”, ignorando del tutto lo scandalo esposto da quei leak e mantenendo la pretesa dell’amministrazione Obama di perseguire e punire severamente i responsabili della divulgazione di segreti, quando non lo facciano per ordine della stessa amministrazione. È la logica che ha portato a trattare Bradley Manning come una spia al soldo del nemico e a perseguire altri ufficiali che, per denunciare scandali o veri e propri orrori, hanno reso pubblici documenti riservati. L’amministrazione Obama ha il record di denunce a carico di funzionari o ex funzionari che hanno denunciato reati e scandali e ora sono accusati di essere spie, se non traditori che in tempo di guerra aiutano il nemico.

NOW OR NEVER - Una pretesa che a questo giro rischia di essere travolta da una crisi che potrebbe addirittura portare al ripudio del Patriot Act, della giustizia amministrata da corti segrete e al resto degli orrori, dalle rendition con torture a Guantanamo agli omicidi mirati di quanti finiscono nella kill list di Obama o ancora a quelli che sembrano uguali ai cattivi agli uomini della CIA che li osservano attraverso le telecamere dei droni in Pakistan, Afghanistan, Yemen Somalia e chissà ancora dove, che tanto per gli americani è un problema solo se uccidono cittadini americani in trasferta. Un baraccone totalitario da fare invidia al KGB e i russi infatti lo hanno capito da tempo, tanto che per il governo stanno sviluppando hardware e software indipendenti dai prodotti statunitensi, magari meno prestanti, ma meno permeabili a intrusioni del genere. http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=ILyTI99TOlo

DON’T BE EVIL - C’è poi un altro ordine di problemi, quello posto dalla fiducia degli utenti nei servizi delle grandi aziende coinvolte, ancora di più quelli non americani che hanno tutele e difese ancora inferiori di fronte alla curiosità delle agenzie americane. A difendere la privacy dei cittadini stranieri non ci sono leggi o diritti costituzionali, nemmeno quelli che hanno mancato di proteggere i diritti degli americani, in nome dei quali ora molti daranno battaglia a Obama e ai curiosoni ai suoi ordini. E non ci sono nemmeno organizzazioni americane che s’impegnino in questa che obbiettivamente nelle loro condizioni sarebbe una battaglia di retroguardia.

NEGANO - Google e Facebook hanno smentito le rivelazioni e in particolare di aver offero accesso “diretto” al governo senza un’autorizzazione giudiziaria, ma quelle le hanno rilasciate le corti segrete e in forma molto estesa in modo da coprire l’attività prospettata. Poi a ruota sono arrivate altre conferme dell’esistenza di PRISM. Google e Facebook in fondo non possono fare diversamente, e non solo sono vincolate al segreto. La notizia incenerisce infatti le pretese con le quali le due grandi corporation carpiscono la fiducia degli utenti/clienti. ”Don’t be Evil” si rivela per quello che è sempre stato, un ipocrita slogan pubblicitario da nerd rimasto appeso sulla porta di un colosso che controlla una gran parte dei server sui quali gira fisicamente Internet e non meno inutili suonano le rassicurazioni con le quali Facebook rassicura i suoi utenti sulla protezione dei loro dati. Una realtà con la quale sarà bene fare i conti, almeno per chi ancora non ha imparato a farli, in particolare per le persone che ricoprono ruoli di un certo interesse o gestiscono informazioni e documenti sensibili, dentro e ancora di più al di fuori degli Stati Uniti, ma anche e soprattutto da parte delle autorità nazionali e internazionali preposte alla tutela della privacy, in particolare a quelle dell’Unione, alle quali dovrebbe risultare evidente l’impossibilità di concedere alle agenzie statunitensi l’accesso libero e indiscriminato ai dati di cittadini, aziende e istituzioni dell’Unione.

http://mazzetta.wordpress.com/2013/06/07/la-cia-ti-spia-microsoft-apple-google-e-facebook-laiutano/


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Mariano6734
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