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La Grecia, l’Europa e il salvataggio che non si può fare


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Papandreu adotta un piano di rientro estremo per tentare di salvare il Paese, che però non basterà: senza l’intervento di Bonn il default della penisola ellenica rischia di far crollare anche molti altri membri dell’UE.

Mittente: l’ Arcivescovo di Atene e del paese, Ieronymos; Destinatario: il primo ministro Papandreou. Oggetto: “La nostra pazienza è ormai esaurita”. Anche la Chiesa, in Grecia, si sta innervosendo per la politica di ferrea austerity a cui il paese è costretto dai piani di rientro da debito e deficit. In una intervista rilasciata al settimanale ateniese Real News, Ieronymos ha sostenuto che la tassa del 20% che il governo greco ha deciso di applicare sul totale delle entrate della Chiesa è incostituzionale e avverte che farà ricorso ai tribunali greci ed europei se il progetto di legge sarà approvato dal parlamento. La Chiesa, ha spiegato il Primate, è disposta a pagare le tasse grazie ad un calcolo logico basato sulle entrate e sulle spese, pagando la tassa del 20% sul reddito netto e ha aggiunto che intende incontrare il Primo Ministro per discutere con lui del problema.

PAROLA D’ORDINE TAGLIARE TUTTO - E parliamo solo dell’ultima forza sociale che ha protestato ad alta voce con Papandreu. Scioperi, blocchi, manifestazioni bloccano un paese che non ha digerito per niente, nonostante le rassicurazioni dei politici locali all’Europa, le scelte del governo greco. Dodici manifestanti arrestati e due poliziotti feriti nell’ultima manifestazione, con le forze dell’ordine che hanno dovuto usare idranti e granate stordenti per rispondere all’assalto delle molotov, con Atene e Salonicco paralizzate. Sul banco degli imputati il piano del governo: l’esecutivo intende tagliare il deficit-Pil quest’anno del 4% dal 12,7% all’8,7%; le misure di austerity prevedono l’aumento dell’Iva dal 19% al 21%, tagli dal 30% al 60% ai bonus percepiti dai lavoratori del settore pubblico a Natale, Pasqua e in agosto (tredicesime e quattordicesime). Aumentano anche le imposte su alcool (+20%), sigarette (+65%), benzina (8 cents in più al litro), gasolio (3 cents) e beni di lusso (fra cui yacht, auto di grossa cilindrata, gioielli). I provvedimenti colpiranno anche le pensioni del settore privato, fino ad ora mai toccate dal governo, che rimarranno congelate per tutto il 2010.

NESSUNO CI SCOMMETTE SOPRA - Un piano mostruoso e con sicuri risultati shock sul bilancio, ma potrebbe non bastare, visto che pe <http> r far tornare i conti prevede un calo del Pil solo dello 0,8% contro i pronostici del mercato oscillano tra -3% e -4%. La situazione è tutt’altro che rassicurante per la Grecia, che tra rimborsi di titoli di stato in scadenza, interessi sul debito e deficit deve raccogliere circa 55 miliardi di euro pari al 20% del Pil. E i mercati non ci credono, o, per meglio dire, scommettono che Papandreu non ce la farà: lo spread di rendimento tra titoli greci e tedeschi si è allargato bruscamente in avvio di settimana. Il differenziale di tasso tra i decennali di Grecia e Germania è arrivato a 338 punti base, ai massimi dal primo marzo, allargandosi di ben 10 punti base dai livelli di chiusura di venerdì. “A differenza della scorsa settimana, gli spread greci sembrano tornati sensibili agli sviluppi e si muovono nella direzione prevedibile dopo gli eventi del week end,” commenta Marc Ostwald, di Monument Securities. In rialzo anche il costo di assicurare il debito greco contro l’ipotesi di insolvenza. Il credit default swap è arrivato a 337,5 punti base da 330,1 venerdì alla chiusura a New York.

CROLLA IL CASTELLO DI CARTE EUROPEO? - Insomma, con queste premesse in teoria ci sarebbe poco da fare: in campo europeo bisogna intervenire per salvare la Grecia, oppure prepararsi ad affrontare un probabile default del paese. Con tutte le conseguenze che potrebbero derivare. La seconda ipotesi, in particolare, meriterebbe di essere studiata a lungo: ad esempio, dicono i più apocalittici, anche l’inizio della fine della zona euro per come oggi la conosciamo. C’è chi pronostica un effetto-domino che dal paese ellenico potrebbe propagarsi fino ai confini delle colonne d’Ercole, coinvolgendo a vario titolo Spagna, Portogallo, Inghilterra e (c’è chi dice) Italia. Il fallimento nella messa a punto di un piano di bail out potrebbe costituire “la Stalingrado delle istituzioni Ue”, con la Germania che uccide il sogno di un superstato europeo, scrive il Daily Telegraph, che si scaglia contro i banchieri tedeschi che vorrebbero lasciare la Grecia all’insolvenza: “Un default greco avrebbe due volte le dimensioni del default combinati dia Argentina e Russia. Il contagio attraverso il Club Med provocherebbe immediatamente una seconda crisi bancaria”.

E BONN SI GIRA DALL’ALTRA PARTE - Una catastrofe economica di vastissime dimensioni, anche se non è certo che le conseguenze sarebbero così nere, sia nel breve che nel medio periodo. In ogni caso, si capisce perché c’è chi tifa per il Cavaliere Bianco che salvi la principessa mediterranea. Ma in questo caso il problema è la nazionalità del Cavaliere. La Germania fa presente che un aiuto europeo è vietato dal patto di stabilità, mentre i sondaggi tra i tedeschi scoraggiano qualunque impegno economico nei confronti dello “straniero”. Andrebbe riformato il patto, dicono da Bonn, per intervenire. Mentre a Francoforte i falchi tifano per fare come Ponzio Pilato. Da parte sua, la Grecia Il Primo Ministro George Papandreou ha avuto ieri l’ennesimo colloquio telefonico con il cancelliere tedesco, Angela Merkel, parlando, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Ana-Mpa, della situazione nella zona dell’ euro, nonché delle sfide specifiche che la Grecia deve affrontare per far fronte ai suoi problemi economici. Papandreou ha ribadito, sempre secondo l’ agenzia Ana-Mpa, che la Grecia non ha chiesto il sostegno finanziario dei partner europei e ha esposto le posizioni di Atene su come l’Ue può rafforzare la stabilità della moneta comune.

ARRIVA L’FMI – L’aiuto potrebbe arrivare dal Fondo Monetario Internazionale, dicono i greci: un cavaliere americano salverebbe la principessa mediterranea, e questo a molti non piace. Per ragioni politiche, anche se la leadership Usa nell’Fmi è dovuta al fatto che Washington è il suo maggiore contributore, ma soltanto perché la liquidità inviata dai paesi Ue è contata per testa, invece che rapportata alla sua interezza. “Dobbiamo sostenere gli amici greci”, dice il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner. “La presidenza spagnola della Ue lavorerà perché il principio di un aiuto finanziario alla Grecia sia fatto proprio dal Vertice Ue di giovedì e venerdì prossimi”, ha detto il ministro degli esteri Miguel Moratinos. Barroso fa sapere di essere fiducioso di un accordo al vertice, mentre il responsabile della Farnesina Franco Frattini fa sapere che “L’Italia è pronta a fare la sua parte, ed è in gioco la credibilità europea”.

MORITURI TE SALUTANT - Vero, probabilmente. Così come è vero che anche la banca centrale greca ha previsto un pil in calo del 2% nel 2010: questo costringerà Papandreou a rivedere i suoi piani, se vuole davvero rientrare. Ma il governo greco è sicuro che più di così non può chiedere al suo popolo. I tedeschi invece sono convinti di sì, o meglio: che sia comunque necessario farlo, se vuole avere prestiti dalla Ue. Il nodo è qui: uno dei due prima o poi cederà. Entro la fine della settimana l’Unione Europea dovrà decidere: pollice su, oppure all’ingiù. Nel futuro, comunque finirà questa storia, Bruxelles dovrebbe dotarsi di meccanismi per la risoluzione delle crisi, un supervisor comune bancario e una procedura di intervento sugli squilibri interni. Sempre che abbia voglia di diventare davvero una “nazione”.

Alessandro D'Amato (Gregorj)
Fonte: www.giornalettismo.com
Link: http://www.giornalettismo.com/archives/56352/crisi-grecia-senza-laiuto-della/2/
22.03.2010


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