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Le “porte dell’inferno” e quarant’anni di clichè sul M.O.


fasal75
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Originale italiano con link: http://znetitaly.altervista.org/art/8683

di Robert Fisk – 20 novembre 2012

Terrorismo, terrorismo, terrorismo. Eccoci di nuovo qui. Israele intende “sradicare il terrorismo palestinese” – cosa che proclama di star facendo, senza successo, da 64 anni – mentre Hamas annuncia che Israele ha “spalancato le porte dell’inferno” assassinando il suo leader militare Ahmed al-Jabari.

Hezbollah ha annunciato più volte che Israele aveva “spalancato le porte dell’inferno” attaccando il Libano. Anche Yasser Arafat sproloquiava riguardo alle “porte dell’inferno”.

E noi giornalisti andiamo ripetendo da quarant’anni gli stessi cliché.

L’uccisione di Jabari è stata un “attacco mirato”, come gli “attacchi aerei chirurgici” israeliani che hanno ucciso quasi 17.000 civili in Libano nel 1982, 1.200 libanesi, per la maggior parte civili, nel 2006 e gli undici civili uccisi in una casa di Gaza ieri.

Almeno Hamas, con i suoi razzi Godzilla, non dichiara nulla di “chirurgico” al loro riguardo. Sono fatti per uccidere israeliani, qualsiasi israeliano, uomo, donna o bambino.

Come, in verità, fanno gli attacchi israeliani contro Gaza. Ma non va detto altrimenti si passa per nazisti antisemiti.

Il nuovo tasso di cambio a Gaza tra i morti palestinesi e israeliani ha raggiunto sedici a uno. Crescerà, naturalmente. Il tasso di cambio nel 2008-09 è stato di cento a uno.

Washington appoggia il “diritto alla difesa” di Israele, poi dichiara una spuria neutralità, come se le bombe israeliane non venissero dagli Stati Uniti come indubbiamente vengono dall’Iran i razzi Fajr-5.

Nel frattempo il pietoso segretario britannico agli esteri, William Hague, considera Hamas “il principale responsabile” della guerra più recente.

Ma non c’è evidenza di questo. Secondo l’Atlantic Monthly l’uccisione israeliana di un palestinese “mentalmente disturbato” che vagabondava in direzione del confine può essere stata l’inizio dell’ultima guerra.

Ma non c’è nulla per fermare questa assurdità, questa guerra immonda? Centinaia di razzi piovono su Israele. Vero. Migliaia di acri di terra sono rubati da Israele agli arabi – per gli ebrei e per gli ebrei soltanto – nella West Bank. Ma siamo incoraggiati a ignorare la cosa.

Ci sono, ci è detto, solo buoni e cattivi in questo vergognoso conflitto in cui gli israeliani proclamano di essere i buoni, applauditi dai paesi dell’occidente (che poi si meravigliano che molti mussulmani non amino molto gli occidentali).

Il problema, curiosamente, è che le azioni di Israele stanno rendendo più prossimo l’evento stesso che gli israeliani temono quotidianamente: la distruzione di Israele.

Nella battaglia dei razzi, entrambe le parti si stanno inoltrando su un nuovo sentiero di guerra.

Non si tratta più di blindati israeliani che attraversano il confine libanese o quello di Gaza. Si tratta di razzi e di attacchi di droni e informatici ad alta tecnologia.

E se Benjamin Netanyahu ritiene che l’arrivo dei primi razzi iraniani Fajr renda necessario il big bang israeliano contro l’Iran e poi l’Iran contrattaccherà – e forse lo faranno anche gli statunitensi – e porterà con sé Hezbollah e Obama si farà inghiottire in un’altra guerra dell’occidente contro i mussulmani, cosa succederà allora?

Beh, Israele farà nuovamente appello all’eterno appoggio dell’occidente alla sua lotta contro il male nel mondo, Iran compreso.

E perché non applaudire all’uccisione di Jabari? Per favore, dimentichiamoci che gli israeliani hanno negoziato con lo stesso Jabari, attraverso i servizi segreti tedeschi, meno di dodici mesi fa. Non si può negoziare con i “terroristi”, vero?

Israele chiama questo suo ultimo bagno di sangue “Operazione Pilastro della Difesa”. Molto più appropriato: “Pilastro dell’Ipocrisia”.

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/opening-the-gates-of-hell-and-40-years-of-other-middle-east-cliches-by-robert-fisk

Originale: The Independent

traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2012 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0


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Affus
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Originale italiano con link: http://znetitaly.altervista.org/art/8683

di Robert Fisk – 20 novembre 2012

Terrorismo, terrorismo, terrorismo. Eccoci di nuovo qui. Israele intende “sradicare il terrorismo palestinese” – cosa che proclama di star facendo, senza successo, da 64 anni – mentre Hamas annuncia che Israele ha “spalancato le porte dell’inferno” assassinando il suo leader militare Ahmed al-Jabari.

Hezbollah ha annunciato più volte che Israele aveva “spalancato le porte dell’inferno” attaccando il Libano. Anche Yasser Arafat sproloquiava riguardo alle “porte dell’inferno”.

E noi giornalisti andiamo ripetendo da quarant’anni gli stessi cliché.

L’uccisione di Jabari è stata un “attacco mirato”, come gli “attacchi aerei chirurgici” israeliani che hanno ucciso quasi 17.000 civili in Libano nel 1982, 1.200 libanesi, per la maggior parte civili, nel 2006 e gli undici civili uccisi in una casa di Gaza ieri.

Almeno Hamas, con i suoi razzi Godzilla, non dichiara nulla di “chirurgico” al loro riguardo. Sono fatti per uccidere israeliani, qualsiasi israeliano, uomo, donna o bambino.

Come, in verità, fanno gli attacchi israeliani contro Gaza. Ma non va detto altrimenti si passa per nazisti antisemiti.

Il nuovo tasso di cambio a Gaza tra i morti palestinesi e israeliani ha raggiunto sedici a uno. Crescerà, naturalmente. Il tasso di cambio nel 2008-09 è stato di cento a uno.

Washington appoggia il “diritto alla difesa” di Israele, poi dichiara una spuria neutralità, come se le bombe israeliane non venissero dagli Stati Uniti come indubbiamente vengono dall’Iran i razzi Fajr-5.

Nel frattempo il pietoso segretario britannico agli esteri, William Hague, considera Hamas “il principale responsabile” della guerra più recente.

Ma non c’è evidenza di questo. Secondo l’Atlantic Monthly l’uccisione israeliana di un palestinese “mentalmente disturbato” che vagabondava in direzione del confine può essere stata l’inizio dell’ultima guerra.

Ma non c’è nulla per fermare questa assurdità, questa guerra immonda? Centinaia di razzi piovono su Israele. Vero. Migliaia di acri di terra sono rubati da Israele agli arabi – per gli ebrei e per gli ebrei soltanto – nella West Bank. Ma siamo incoraggiati a ignorare la cosa.

Ci sono, ci è detto, solo buoni e cattivi in questo vergognoso conflitto in cui gli israeliani proclamano di essere i buoni, applauditi dai paesi dell’occidente (che poi si meravigliano che molti mussulmani non amino molto gli occidentali).

Il problema, curiosamente, è che le azioni di Israele stanno rendendo più prossimo l’evento stesso che gli israeliani temono quotidianamente: la distruzione di Israele.

Nella battaglia dei razzi, entrambe le parti si stanno inoltrando su un nuovo sentiero di guerra.

Non si tratta più di blindati israeliani che attraversano il confine libanese o quello di Gaza. Si tratta di razzi e di attacchi di droni e informatici ad alta tecnologia.

E se Benjamin Netanyahu ritiene che l’arrivo dei primi razzi iraniani Fajr renda necessario il big bang israeliano contro l’Iran e poi l’Iran contrattaccherà – e forse lo faranno anche gli statunitensi – e porterà con sé Hezbollah e Obama si farà inghiottire in un’altra guerra dell’occidente contro i mussulmani, cosa succederà allora?

Beh, Israele farà nuovamente appello all’eterno appoggio dell’occidente alla sua lotta contro il male nel mondo, Iran compreso.

E perché non applaudire all’uccisione di Jabari? Per favore, dimentichiamoci che gli israeliani hanno negoziato con lo stesso Jabari, attraverso i servizi segreti tedeschi, meno di dodici mesi fa. Non si può negoziare con i “terroristi”, vero?

Israele chiama questo suo ultimo bagno di sangue “Operazione Pilastro della Difesa”. Molto più appropriato: “Pilastro dell’Ipocrisia”.

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/opening-the-gates-of-hell-and-40-years-of-other-middle-east-cliches-by-robert-fisk

Originale: The Independent

traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2012 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

Edward Lutvack, esperto di strategia politico militare e consigliere strategico del pentagono, spesso presente in trasmissioni televisive italiane, come ospite, nel 1968 ha pubblicato un libro dal titolo inquietante “Strategia del colpo di Stato“. I brani che riporto, letti da me per la prima volta ieri, sono tratti dal blog Di ALBA MEDITERRANEA, e lì commentati da Orazio Fergnani, che ringraziamo.
"Il colpo di Stato non deve essere necessariamente assistito dall'intervento delle masse né, in grado significativo, dalla forza di tipo militare. [...] Se un colpo di Stato non fa uso delle masse e delle forze armate, quale strumento di potere si userà per prendere il controllo dello Stato? La risposta, in breve, è la seguente: il potere verrà dallo Stato stesso".
"Un golpe consiste nell'infiltrare un segmento anche piccolo, ma cruciale, dell'apparato statale, che poi verrà usato per togliere al governo il controllo di tutto il resto".
"La prima condizione preliminare per un colpo di Stato è la seguente: le condizioni economiche e sociali del paese bersaglio devono essere tali da limitare la partecipazione politica a una piccola frazione della popolazione" ….

[...] La seconda condizione preliminare del colpo di Stato è per conseguenza: lo Stato bersaglio dev'essere sostanzialmente indipendente e l'influenza delle potenze straniere nella sua vita politica interna deve essere il più possibilmente limitata.

"Se i burocrati sono collegati alla leadership politica, la presa di potere illegale deve avere la forma di una 'rivoluzione di palazzo', ed essenzialmente consiste nella manipolazione della persona del governante. Egli può essere obbligato ad accettare politiche e consiglieri, può essere ucciso o tenuto prigioniero, ma tutto ciò che accade nella rivoluzione di palazzo deve essere condotto solo 'all'interno' e da 'interni'".

"Tutto il potere, tutta la partecipazione, è nelle mani di una piccola élite istruita, benestante e sicura, e quindi radicalmente differente dalla vasta maggioranza dei suoi concittadini - praticamente una razza a parte".

"Noi vogliamo prendere il potere all'interno del sistema presente. [...] Noi dunque avremo un compito duplice: imporre il nostro controllo alla macchina dello Stato e allo stesso tempo usarla per imporre il nostro controllo al paese nel suo complesso".

"Siano in un sistema bipartitico come nel mondo anglosassone, dove i partiti sono in realtà coalizioni di gruppi d'interesse, siano partiti basati su valori di classe o religione come nell'Europa continentale, i principali partiti politici negli stati evoluti e democratici non presentano una minaccia diretta a un golpe"

"Il nostro strumento sarà il controllo dei mezzi di comunicazione di massa. [...] Le trasmissioni radio e televisive avranno lo scopo non già di fornire informazioni sulla situazione, bensì di controllarne gli sviluppi grazie al nostro monopolio sui media".


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