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le bugie di travaglio e santoro


Boero
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Santoro e Betulla pari sono
Inviato da antonella. Comunicatostampa
Mai avrei pensato in passato di dover scrivere che Santoro e Betulla pari sono.

L'argomento del programma di Santoro ieri(l'articolo è stato scritto tre anni fa) e' stato "la mafia". Cosi', tanto per far finta di parlare di qualcosa di serio. Non hanno detto che un giornalista antimafioso in sicilia che si e' visto recapitare a casa un manifesto mortuario con il nome in bianco, non hanno parlato dell'altro collega carlo ruta che sta rischiando 8 mesi di carcere per aver detto verita' scomode sulle mazzette tra banche e procure ecc ecc. No, hanno parlato del covo di Riina.

Un argomento attualissimo, quindi, che ha solo 13 anni, su cui e' stato fatto un processo al capitano ultimo, assolto per non aver commesso reato.

In studio: Travaglio e Ingroia.

Travaglio ha esordito con la frase "sappiamo che c'e' stata una trattativa tra le istituzioni e la mafia in cambio della consegna di Riina"

Ora, quello che pochi sanno, e' che il processo contro Ultimo, e' partito proprio da queste affermazioni, fatte da ANCHE dai giornalisti, tra i quali Lodato (compagno di merende di travaglio) e Bolzoni. Davanti al giudice, che chiedeva chiarimenti su questa trattativa, Lodato (l'amico di travaglio) se la cavo' con qualche "non so, non ricordo, e' passato tanto tempo", l'altro disse che non poteva parlare perche' non voleva bruciare le fonti.

Quindi sul fatto che ci fu questa trattativa abbiamo solo la loro parola, che viene da fonti anonime. Travaglio ha parlato, come davvero non mi sarei mai aspettata, in maniera poco professionale oltre che da persona poco informata dei fatti (di fatto, non ha seguito alcun processo, si e' solo fatto raccontare qualcosa da qualche amico, suppongo, dato che non l'ho visto da nessuna parte durante le udienze)

E gia' qui la trasmissione vacilla, se vogliamo parlare di trasmissione che fa informazione vera.

Tocca ad Ingroia (quello che chiamo' gli operai del mafioso Aiello per ristrutturarsi la casa, avete presente? Proprio lui)

Alla fine delle boiate di Travaglio, e' il suo turno. Dice candidamente: "non ci fu dolo, ma per me il favoreggiamento c'era"

Qui mi stava per scoppiare una vena, perche' il caso l'ho seguito in tutte le sue tappe, anche quando nella requisitoria Ingroia esordi' con "premesso che nutro grande stima per il colonnello De Caprio...."

Ora, se penso che una persona ha favoreggiato Cosa Nostra, io non lo stimo. Ingroia si, pero'. Evidentemente e' abituato a stimare chi favorisce la mafia, come il maresciallo Ciuro, per esempio, che l'ha affiancato per anni e poi e' stato condannato nel processo delle talpe in procura.

Ma il pezzo forte deve ancora venire. Visto che c'e' un processo mediatico in corso, visto che Ultimo e' al banco degli imputati, il suo avvocato pensa bene di telefonare e chiarire quelli che sono stati dubbi per tanti italiani. Santoro, quello messo a tacere per cinque anni dal governo berlusconi che fa? Non lo fa parlare. Invita pero' Ultimo in trasmissione, con un ghigno tipo smorfia, a presentarsi con un cappuccio in testa (visto che siamo al circo, esageriamo pure con le maschere), visto che "tanto vuole venire pure Cuffaro..."

Ultimo, con una taglia sulla testa da parte di Cosa Nostra, secondo lui va in diretta tv? O Santoro e' ingenuo o maledettamente consapevole che tanto non ci andra' mai, risparmiando cosi' quel contraddittorio che avrebbe messo in crisi i suoi amichetti Ingroia e Travaglio. E cosi' si decapita il problema, si toglie la parola a Ultimo.

Notevole la mancanza di rispetto verso chi, invece di fare chiacchiere, dopo tre mesi dall'incarico di prendere Riina, l'ha fatto (ed era latitante da anni!!!)

Chiedetevi una cosa, amici: mettetevi al posto di Ultimo. Se foste davvero favoreggiatori di Cosa Nostra e foste i soli a conoscere il covo di Riina, lo andreste a dire ai superiori? Oppure fate finta di niente e dite che avete preso per caso Riina? Non sarebbe stato piu' facile omettere il covo che e' costato un anno di processo, lo scioglimento della squadra speciale, e il conseguente trattamento che gli e' stato riservato?

Travaglio ha detto (e da qui si capisce quando e' poco documentato) che i boss sono andati a svuotare la casa del boss, che non c'era piu' neanche un capello. Le foto della perquisizione, fanno vedere tutto il contrario. Anche lettere sui comodini, cancelleria, tavole ancora imbandite, c'era tutto. Inclusa la cassaforte.

La parola negata a Ultimo ieri sera, e' sintomatico di come si voglia attutire la verita'. Tutti hanno mentito, ma sapendo di mentire, perche' la verita' la conoscono bene

Travaglio, si informi meglio la prossima volta
Ingroia, un po' di rispetto verso le istituzioni che tanto decanta. C'e' un assoluzione fatta da un giudice. Se pensa non sia giusta, va in appello, non in tv.
Santoro, ho lottato per il suo ritorno in tv... Mi rendo conto, invece, che si fanno meno danni prendendo soldi senza lavorare, che lavorando male. Il suo professionismo e' morto con la sua credibilita', lasciando il posto all'insolenza.

saluti
antonella serafini
p.s. chi vuole le prove che le parole di travaglio e di Ingroia sono frutto di menzogne, basta cliccare su questo link

E' scritto chiaro, non e' la mia versione, e' una ricostruzione dei fatti presa dallo studio accurato delle udienze che ho seguito. Udienze che IO ho seguito, non mi sono fatta raccontare.

Ci sono foto del covo che smentiscono Travaglio, ci sono i file audio del processo (non tutti, ma ci sono)
E' on line la sentenza.
La verita' e' una, e prima o poi la si viene a sapere. Nonostante l'informazione volutamente sbagliata.

p.s. come ho scritto all'email di protesta inviata alla redazione di azzozero, io non traggo nessun vantaggio personale a parlar bene di Ultimo. Travaglio, a parlarne male, si. Ingroia anche.


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Chronos
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ma il link dov'é ?


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Mari
 Mari
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ma il link dov'é ?

... e riportato qua:

datato 06-10-2006
http://www.risorsetiche.it/presentazione_sito.php?id_sito=98


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cris79
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Cerchiamo un pò di riordinare:

"Un argomento attualissimo, quindi, che ha solo 13 anni, su cui e' stato fatto un processo al capitano ultimo, assolto per non aver commesso reato."

"Ora, quello che pochi sanno, e' che il processo contro Ultimo, e' partito proprio da queste affermazioni, fatte da ANCHE dai giornalisti, tra i quali Lodato (compagno di merende di travaglio) e Bolzoni."

da Wikpedia:

Accusa di favoreggiamento

Rinviato a giudizio dalla procura di Palermo, fu poi prosciolto dall'accusa di favoreggiamento nei confronti di Cosa Nostra. L'indagine era partita a causa dalla mancata perquisizione del covo di Salvatore Riina: dopo l'arresto del boss i carabinieri sotto il comando del capitano Ultimo dovevano perquisire l'edificio ma chiesero la sospensione della procedura per "esigenze investigative" (l'idea era quella di individuare altri membri della cosca che sarebbero entrati a portare in salvo i parenti del boss) che fu concessa dalla procura - stando a quanto afferma l'allora procuratore Caselli - «in tanto in quanto fosse garantito il controllo e l' osservazione dell' obiettivo».

A distanza di due settimane si scoprì che quell'osservazione era stata sospesa prematuramente dai carabinieri all'insaputa della procura e senza che fosse stata effettuata alcuna perquisizione. Nel frattempo il covo era stato ormai abbandonato dalla famiglia di Riina e completamente svuotato. De Caprio e Mori sostennero che c'era stato un equivoco nella comunicazione con la procura poiché non avevano espresso l'intenzione di sorvegliare il covo in modo continuativo.

I carabinieri definirono la sospensione dell'osservazione una «iniziativa autonoma della quale la Procura non era stata informata». Secondo i sostenitori dell'accusa di favoreggiamento sarebbero esistiti elementi indiziari per ritenere che i capi del ROS abbiano mentito alla procura facendole credere che il covo sarebbe stato sorvegliato in modo continuativo. De Caprio ha sostenuto in sua difesa:
« Io non specificai se l' attività di osservazione sul complesso di via Bernini sarebbe o meno proseguita nei giorni successivi... Io non volevo fare sorveglianza... Quella lì era la casa di Riina. Per me, forse ho sbagliato le valutazioni, rimane la casa, l' abitazione del sangue di Riina, non la base logistica della latitanza di Riina. Per me non aveva valore investigativo come non lo ha oggi l' abitazione di Provenzano a Corleone dove ha la moglie e i figli »

Secondo le ricostruzioni degli eventi un gruppo di affiliati alla mafia entrò indisturbato portando in salvo i parenti del boss, svuotando la cassaforte e verniciando le pareti per cancellare le impronte.

L'assoluzione

Il processo si concluse con l'assoluzione "perché il fatto non costituisce reato": la corte ha stabilito la sussistenza di una erronea valutazione dei propri spazi di intervento da parte degli imputati, di gravi responsabilità disciplinari per non aver comunicato alla procura la propria intenzione di sospendere la sorveglianza e si legge che “l’omessa perquisizione della casa” in cui il boss mafioso Riina aveva vissuto gli ultimi anni della sua latitanza, insieme con la sua famiglia, e “l’abbandono del sito sino ad allora sorvegliato” hanno “comportato il rischio di devianza delle indagini che, difatti, si è verificato, stando alle manifestazioni di sollievo e di gioia manifestate da Bernardo Provenzano e da Benedetto Spera”. Tuttavia a fronte di queste responsabilità secondo la corte non sussistono prove che dimostrino il fine doloso nei comportamenti degli imputati.

in conclusione non fu travaglio a fare partire l'indagine ma la mancata perquisizione del covo di Riina
è stato assolto "perché il fatto non costituisce reato" e non "per non aver commesso reato"...sottile differenza ma importante


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cris79
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"Travaglio ha esordito con la frase "sappiamo che c'e' stata una trattativa tra le istituzioni e la mafia in cambio della consegna di Riina"

"Quindi sul fatto che ci fu questa trattativa abbiamo solo la loro parola, che viene da fonti anonime."

Oggi abbiamo Massimo Ciancimino che fà dichiarazioni importanti sulla trattativa tra stato e mafia....... Ritenuto attendibile dalla procura di Palermo è chiamato a testimoniare per conto dell'accusa, al processo dove sono imputati il Generale Mario Mori ed il Colonnello Obinu.

da Wikipedia:

Il gen. Mori è attualmente processato dal Tribunale di Palermo , insieme al Colonnello Mauro Obinu, per favoreggiamento alla mafia, a causa della mancata cattura, nel 1995, di Bernardo Provenzano. Secondo il testimone d'accusa, Colonnello Michele Riccio, smentito e querelato dai denunciati, furono Mori e Obinu ad avergli impedito di catturare Provenzano in un casolare di Mezzojuso (PA), indicato dal mafioso suo confidente Luigi Ilardo, poi assassinato da "cosa nostra" subito dopo aver accettato di collaborare con la giustizia. Nel processo si è poi aggiunta la testimonianza di Massimo Ciancimino, il quale riferisce di contatti, peraltro già ammessi in più sedi giudiziarie da Mori e da un altro ufficiale dei Carabinieri, con il padre Vito Ciancimino. Secondo il Ciancimino, per instaurare una trattativa con “cosa nostra” così da giungere ad una sospensione della strategia stragista attuata all’epoca, secondo Mori ed il suo dipendente, per acquisire notizie sull’organizzazione mafiosa e realizzare la cattura dei grandi capi mafia.

detto questo la verità sulla trattativa lo stabilirà il processo in corso...e i riscontri che ne verrano fuori.
e speriamo veramente di avere un pò di luce in questa brutta pagina del paese


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Boero
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I 4 processi del Capitano Ultimo
Inviato da antonella il Lun, 20/02/2006 - 06:44. Sentenze e atti dei processi
Il giallo che non e' mai stato un giallo, una storia che nessuno ha voluto ascoltare, un epilogo pressoche' scontato, che vede il Capitano Ultimo l'unica persona processata quattro volte per aver svolto il proprio lavoro nonostante abbiano fatto di tutto per impedirglielo.

Il primo processo: dall'arma dei carabinieri

Ultimo ha subìto il suo primo processo dalla sua famiglia, l'arma dei Carabinieri che ha servito con la massima professionalita', lealta' e a rischio della propria vita.

Subito dopo l'arresto di Riina il suo gruppo fu sciolto e furono abbassate le sue note caratteristiche da persona "eccellente" a "superiore alla media". Dopo una serie di richieste che Ultimo fatte all'arma per poter lavorare con il massimo rendimento, vedendo che l'unica cosa che otteneva era precariata' e mancanza di strutture e di personale, il "capitano" chiede un trasferimento ad un altro reparto. In risposta ad Ultimo, un comunicato all'ansa dell'ex comandante del Ros Sabato Palazzo, replica di aver dato la massima disponibilita' a Sergio De Caprio. Il nome di Ultimo fino ad allora era sconosciuto per ovvi motivi di sicurezza.

A distanza di qualche anno, a seguito di un blitz anticamorra a Pozzuoli, Sabato Palazzo e' chiamato a rispondere per reati quali corruzione, falso, favoreggiamento aggravato e abuso di ufficio.

Il secondo processo: giudiziario

Qui possiamo cominciare dalla fine: dopo un anno di processo e di tentativi di incriminare chi ha - di fatto - trovato e catturato il capo di Cosa Nostra, siamo tornati al punto di partenza. Il 19 febbraio 2005, esattamente un anno fa, i PM dichiararono "per noi sarebbe difficile andare a rappresentare un'accusa alla quale non crediamo".

I PM avevano chiesto gia' due volte l'archiviazione, il non luogo a procedere, perche' "il fatto non costituisce reato, o, in subordine, il proscioglimento", ma il Gip , la scaltra Vincenzina Massa, (che ha combattuto con le unghie e con i denti per farci assistere a questo penoso spettacolo da circo), espertissima di antimafia, evidentemente, impose ai pubblici ministeri l'incriminazione coatta con l'ipotesi di favoreggiamento aggravato nei confronti di Cosa Nostra, reato che non prevede prescrizione, stilando un rapporto in cui spiegava la assoluta necessita' di incriminare i due ufficiali.

Nell'ordinanza di imputazione coatta il Gip fa riferimento al verbale di sopralluogo e alla documentazione fotografica che dimostrano l'esatto contrario di quel che sostiene nel provvedimento. In queste 35 pagine di motivazioni, la Gip si chiedeva che fine aveva fatto la cassaforte asportata dal muro, per esempio. Peccato pero' che la cassaforte non e' mai stata asportata, ne' tantomeno e' stata trovata aperta dai carabinieri quando il 2 febbraio poterono finalmente eseguire la perquisizione. Fu usata infatti la fiamma ossidrica per aprire la cassaforte dal retro.

Oggi, a un anno dal processo, i PM devono aver dimenticato il motivo del processo, perche' il reato di cui vengono accusati gli imputati e' quello di favoreggiamento a Cosa Nostra. Un solo reato, per cui pero' vengono fatte due richieste: una di assoluzione perche' il fatto non sussiste, e l'altra di prescrizione perche' il favoreggiamento potrebbe essere semplice, e non aggravato, citando anche la discussa legge cirielli in realta' inapplicabile per questo processo.

Una cosa ci sfugge: se, come dice Ingroia, "favoreggiamento nei confronti di Cosa Nostra non c'e' stato" nei confronti di chi c'e' stato? Addirittura il pm Prestipino apre la requisitoria con elogi nei confronti degli imputati: '«Quello che oggi si conclude e' un processo particolare, sia per i due imputati rappresentanti delle istituzioni, le cui qualita' professionali non sono mai state messe in discussione, sia per le note vicende procedimentali che lo hanno caratterizzato'».

Se Ultimo non ha favoreggiato Cosa Nostra e nel caso del Covo di Riina ci sono delle ombre, chi sono i responsabili? Nel diario degli appuntamenti del sostituto procuratore Aliquo' si legge in data 27 gennaio che nel corso di una riunione con i vertici del Ros, seppur la procura sollecitasse l'effettuazione di una perquisizione nella villa di via Bernini, l'allora colonnello Mori "sembra non avere urgenza e dice che l'osservazione del complesso di via Bernini stava creando tensione e stress al personale operante, accennando alla sua sospensione".
Peccato pero' che quel giorno il colonnello Mori stava interrogando Vito Ciancimino nell'aula bunker di Rebibbia, in compagnia proprio della sua pubblica accusa Antonio Ingroia (che tra le altre cose aveva lodato la "scrupolosa e minuziosa cronaca del dottor Aliquo' in presa diretta").

Diverse inesattezze sono riportate nel famoso e scrupoloso diario, compreso l'avvenuto arresto della Bagarella. Ma non era un errore di data. La famosa riunione con Mori non c'e' mai stata, ed a documentare il tutto sono i registri con le autorizzazioni dell'arma sui vari spostamenti di tutti.

Aliquo' ha quindi prodotto documenti falsi? Purtroppo per lui questa non e' un'opinione, ma un fatto inconfutabile provabile dai verbali degli interrogatori con Ciancimino. E che sarebbe giusto approfondire.

La storia, quella vera, quella che nessuno ha potuto smontare per l'ovvieta' dell'andamento logico dei fatti, e per i documenti presentati in questo processo, e' che via Bernini, dopo l'arresto di Riina, doveva essere il punto di partenza di Ultimo per riuscire a catturare anche tutta l'imprenditoria che i fratelli Sansone stavano tenendo in piedi. Per continuare a tenere osservata via Bernini e a controllare le 8 utenze telefoniche riconducibili ai Sansone trovate in quel comprensorio, bisognava trovare un modo per depistare chi ci abitava dentro, per far credere che nessuno sapesse che quel covo era in una situazione di pericolo. Fu quindi deciso di fuorviare la stampa, di non dire che il covo di Riina era in via Bernini, e furono mandati inizialmente tutti i giornalisti altrove, mettendo cosi' Ultimo e il suo gruppo in condizioni di poter fare i lavori di polizia giudiziaria per effettuare i dovuti accertamenti bancari, intercettazioni telefoniche, pedinamenti ecc. Malauguratamente all'interno dell'arma ci furono delle inopportune fughe di notizie che portarono giornalisti come Bolzoni e altri, a piantonare via Bernini, 54 per fare lo scoop, favoreggiando cosi' Cosa Nostra. Chi viveva in quel comprensorio, ovviamente, avra' avuto modo di fiutare il pericolo vedendo giornalisti curiosi nei dintorni a fare domande su Riina, bruciando cosi' tutta la copertura. (Interrogatorio del 2003 durante le indagini preliminari: "[...]il Maggiore RIPOLLINO aveva avvisato i giornalisti di quale era l'abitazione di RIINA, mentre in Procura era stato deciso di non rivelarlo, infatti era stata fatta l'attivita' su Fondo Gelsomino per non svelare che invece sapevamo dove stava RIINA e quindi una farsa totale, cioe' se noi decidiamo di non dirlo, quello invece lo dice, mi dice che senso ha, comunque l'esigenza nostra era quella di sparire, lasciarli quanto piu' possibile tranquilli e di riprenderli nel momento in cui loro, che sicuramente si saranno verificati cinquantamila volte, si ritenevano tranquilli, riprendevano la loro normale attivita' di Cosa Nostra e noi allora saremmo dovuti essere li' e avremmo fatto la stessa attivita' che avevamo fatto sui GANCI. Questo e' quello in cui credo e su questo mi ci sono giocato la mia vita, la mia professionalita' ".)

Un'altra domanda lecita e': se Ultimo non avesse insistito per tenere d'occhio via Bernini invece di Fondo Gelsomino, come richiesto dal procuratore aggiunto Aliquo' e dal colonnello Cagnazzo, Riina sarebbe dietro le sbarre adesso?

Ci sono altri tassel
li, oltre a tutto questo, meritevoli di attenzione. Un muratore, Angelo Parisi, ha raccontato che tra il 20 e il 22 gennaio gli venne confermato l'incarico dal padrone della casa di via Bernini, Giuseppe Montalbano, di svolgere di lavori di ristrutturazione '«del bagno, coloritura, togliere carta da parati, eliminare umidita' dalle pareti'». Per fare cio' '«spostammo i mobili che abbiamo coperto per non impolverarli'», '«lavorammo due o tre giorni'», dopodiche' «una mattina andammo in via Bernini 54 e trovammo un sacco di carabinieri'». La perquisizione e' del 2 febbraio. Tutto torna.

Per quanto riguarda invece l'altro giallo, quello della mancanza di osservazione con le telecamere in via Bernini, il punto e' che il metodo che Ultimo ha usato (e sempre con successo) non e' quello di tutti, e cioe' per tenere sotto controllo un'abitazione, non solo non e' necessario tenere puntate le telecamere 24 ore su 24, ma e' un modo di fare vivamente sconsigliato. Un'attivita' consecutiva con il furgone per troppi giorni porta solo ad insospettire la "preda", quindi per tenere sotto controllo costante la zona, bisognava pedinare, fare richerche bancarie (infatti il 26 fu trasmessa alla procura tutta la situazione patrimoniale dei Sansone che era stata richiesta) ascoltare le telefonate, seguire, all'occasione usare le telecamere, ma non in maniera troppo presente e ossessiva, perche' se l'osservazione doveva essere costante nel tempo non potevano permettersi di farsi beccare in maniera idiota, magari montando un carrello elevatore sul palo della luce per montare una telecamera all'interno del comprensorio. Questo si, sarebbe stato deleterio, oltre che stupido. Ma queste cose non sono informazioni che si sanno adesso, perche' c'e' il processo. Sono tutti fatti che in fase istruttoria hanno convinto i PM alla non colpevolezza dei due ufficiali. Gli stessi fatti, poi, che hanno convinto i PM delle loro colpevolezza, e poi ancora della loro innocenza e "indiscussa capacita' ".

Il fine di Ultimo insomma, non era la cattura di Riina e basta, ma seguire i Sansone, e ricostituiremo i circuiti politico imprenditoriali. Un'operazione questa che in Sicilia deve essere o bloccata. I metodi sono stati quelli che vediamo adesso. Teniamo anche conto che questo processo ha giovato a Cosa Nostra perche' adesso sanno come il gruppo di Ultimo opera (operava, e' meglio), sanno anche i nomi e i cognomi di tutti gli appartenenti all'operazione dell'arresto di Riina.

Il terzo processo: da Cosa Nostra

"Numerosi collaboratori di giustizia dal 1993 al 1997 riferiscono dell'esistenza di un progetto "aperto" di Cosa Nostra (Bernardo Provenzano e eoluca Bagarella), finalizzato all'uccisione di Ultimo. Secondo Gioacchino La Barbera, Leoluca Bagarella avrebbe offerto ad un carabiniere (mai indentificato) un miliardo di lire per ottenere notizie utili all'individuazione dell'ufficiale (fonte: L'azione - tecniche di lotta anticrimine)".

Ora pero', dalle ultime testimonianze dei pentiti, Ultimo non doveva essere ucciso, doveva essere solo sequestrato. Per fare una partitina a carte, magari. A tressette col morto, forse. Pare che ad ogni modo, a quanto risulta dai pentiti, l'ufficiale e' stato individuato, e il progetto di "sequestro" fosse avallato anche dallo stesso Provenzano.

Brusca pero' di cose ne dice tante. Ha riferito che molti pensavano che Provenzano fosse un confidente dei Carabinieri. Ad ogni modo, chiedendo allo stesso Ultimo cosa pensasse delle esternazioni di Brusca su presunte collaborazioni di Provenzano, Ultimo risponde: "in Cosa Nostra non esiste il sospetto, se uno e' sospettato di essere collaboratore, muore. Non si fa salotto, li', quella e' una guerra. Si ammazzano tra familiari consanguinei stretti, solo per il sospetto che ci sia collaborazione con i Carabinieri. Ad ogni modo, se Provenzano, il capo di Cosa Nostra, fosse un nostro collaboratore, non ci sarebbe neanche la lotta alla mafia, non ci sarebbe la mafia. Ma poi, come mai Provenzano collabora con i carabinieri e Brusca lo cattura la Polizia, Bagarella la Dia, ecc ecc?"

E come Brusca, Giusy Vitale e' stata una delle protagoniste di questo spettacolo, di cui vorro' farmi restituire il biglietto, perche' e' stato uno spettacolo niente affatto divertente, niente affatto giusto, a prescindere dalle decisioni del giudice.

Il quarto processo: mediatico

"I carabinieri del Ros che arrestarono Toto' Riina abbandonarono la postazione nascondendo al procuratore Caselli che se n'´erano andati, che avevano lasciato libera una squadretta di mafiosi di infilarsi la' dentro e svuotare il covo del boss dei boss. Questa e' una vicenda molto italiana, Leonardo Sciascia l'avrebbe chiamata una "storia semplice". Questo e' un pezzo di articolo di Bolzoni preso da antimafiaduemila. Ma dove le abbiamo sentite queste parole? Ah, si, da Ingroia, nella requisitoria. (La mancata perquisizione del covo del boss mafioso Toto' Riina subito dopo il suo arresto e la cessazione dell'attivita' di osservazione decisi dal Ros senza avvertire la Procura ''altro non e' che 'Una storia semplice''). Si fara' forse preparare i testi da Bolzoni? Scherzi a parte, Bolzoni non ha fatto altro che parlare di Ultimo come "l'uomo famoso grazie alla fiction", l'uomo che senza una soffiata non avrebbe mai preso Riina, affermando il falso con la storia dei mafiosetti entrati a svaligiare casa, ha solo buttato fango, mettendo a caratteri cubitali le colpe additate ai due ufficiali, perche' "cosi' dicono i pentiti". Questo perche'? Perche' ha scritto un libro che avalla la tesi della trattativa tra Stato e Mafia. Su queste dichiarazioni non ha mai voluto rilasciare nessuna fonte avvalendosi della facolta' di non rispondere tutelata dal segreto professionale. Un po' come se si dicesse che Ferrara e' un pedofilo senza poter mai provare nulla. Intanto il dubbio rimane, il libro vende, guadagna, ma la persona rimane infangata agli occhi di chi non ha fonti alternative ai giornali "enbedded", gli autorizzati a parlare di questi argomeni. Durante le udienze, tra bolzoni e Lodato c'era la gara tra i "non so, non ricordo". Addirittura Bolzoni non ha potuto confermare quanto scritto in un suo libro perche' non l'aveva riletto!!! (leggi verbale)

Il processo mediatico non finisce con i giornali "Repubblica" o "L'unita' ", che titola l'articolo della requisitoria "Mori salvato dalla Cirielli" sapendo benissimo che la Cirielli non e' neanche applicabile ne' a questo processo ne' per questo tipo di reato.

Il processo mediatico va oltre.

Il giorno che e' iniziato il processo, anticipando il palinsesto di una settimana, viene mandato in onda il film "L'uomo sbagliato", la storia di Daniele Barilla' , condannato per errore giudiziario in una operazione portata avanti con l'aiuto dello stesso capitano Ultimo. Una cosa strana e' che il regista del film e' lo stesso che ha diretto la fiction "Ultimo", la prima serie, poi scalcato da Michele Soavi. Dopo essere stato scalzato da un altro regista, stranamente, fa un film che narra le gesta sbagliate del capitano di cui ha raccontato l'arresto di Riina.

Rivalsa?

Non si sa. Una cosa che si dovrebbe sapere, pero' e' che l'avvocato del Barilla' martire assolto in appello, e' stato denunciato dalla procura della repubblica per aver prodotto documenti falsi per tutelare e "aggiustare" la situazione del suo assistito. E che l'appello e' stato vinto perche' il quantitativo di cocaina di cui fu trovato in possesso, non era di 50 kg ma di qualcosa in meno.

On line da oggi la denuncia della procura da domani la sentenza di condanna in primo grado. Se vuole dire la sua gli diamo anche spazio per parlare. Ci faremo spiegare che lavoro faceva, quanto tempo sono andate avanti le indagini, quali erano le persone che frequentava. Magari po
tra' smentire che la sua cricca era fatta di assassini, spacciatori, ecc ecc.

Girava voce che anche su Giusy Vitale stanno preparando un film (non sappiamo quanto sia vera la notizia, l'abbiamo scoperta con una notifica di google. Il giorno in cui il Newsweek parlava della Vitale come l'aspirante boss di Cosa Nostra che ambirebbe alla Cupola, su repubblica on line si leggeva la notizia che la storia della pentita sara' un film).

Il crimine che e' stato compiuto dali animatori della campagna stampa che ha prodotto questo processo e' stato quindi, ed e' tuttora, quello di legittimare l'associazione mafiosa Cosa Nostra e le sue opinioni.

Clicca qui per scaricare alcuni mp3 delle udienze e i documenti riguardanti Barilla'

Clicca qua per vedere le foto del giallo del Covo

p.s. questo post scriptum e' stato scritto il 9 marzo, come aggiornamento che non pensavo dovesse essere utile. Tra i giornalisti che fanno di tutto per screditare Ultimo, anche a processo finito (non quello mediatico, evidentemente), c'e' anche Sandro Provvisionato, che qualche mese fa si vanto' con me, la scrivente, di essere stato l'artefice dei dubbi innescati sul covo. Dopo una serie di scambi epistolari in cui in anteprima esponevo i fatti che sono nell'articolo di sopra, concluse con un "sei solo una povera sfigata". Pensavo fosse chiuse li' il discorso, ma oggi e' stata inviata la newsletter di misteriditalia, in cui si innesca il dubbio (fondato da nulla, come tutte le accuse giornalistiche, in fondo) che probabilmente le stragi del '93 potevano essere evitate se Ultimo avesse perquisito il covo. Le email scambiate con Provvisionato non le ho mai cancellate, in caso dovessero servire per accertarne l'esistenza a causa di denuncia per diffamazione. La trasparenza e' la nostra migliore arma.


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