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Le menzogne stanno andando a pezzi!


Maia
 Maia
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FONTE http://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/areosol/una-parte-vitale-dello-strato-di-ozono-terrestre-non-guarisce/

Fino ad ora le fonti ufficiali hanno detto falsità, affermando che lo strato di ozono della Terra si stava riformando. Questa menzogna sta diventando impossibile da mantenere. La realtà è che lo strato di ozono del nostro Pianeta si sta disintegrando, l’ingegneria del clima ne è la causa principale, anche se nessuna fonte “ufficiale” è disposta ad ammettere le operazioni in corso: “La causa di tutto questo è ancora sconosciuta, ma potrebbe essere il risultato del riscaldamento globale”. Il riscaldamento globale è il capro espiatorio di tutti i mali, la parolina magica che spiega sempre tutto.

Ma quando la smetteranno di giocare con la vita di tutto e tutti?

La menzogna per il recupero dello strato di ozono e la negazione dell’ingegneria del clima, entrambi stanno andando in pezzi, scrive Dane Wigington

Nelle zone più popolate lo strato di ozono declina ancora

Lo strato di ozono stratosferico che ci protegge dai raggi UV si sta riprendendo ai poli, ma continua a ridursi alle basse e medie latitudini. Anche se il ritmo dell’assottigliamento è molto più lento di quello che caratterizzava gli anni settanta e ottanta, preoccupa perché interessa regioni molto popolate(red)

Lo strato di ozono che ci protegge dalle radiazioni ultraviolette nocive si sta riprendendo ai poli, ma non alle basse e medie latitudini, dove si trovano le regioni del pianeta più popolate.
A raffreddare le speranze in un progressivo superamento del problema del cosiddetto “buco nell’ozono” è uno studio condotto da ricercatori del Politecnico di Zurigo, dell’Imperial College di Londra e di altre istituzioni internazionali, che firmano un articolo su “Atmospheric Chemistry and Physics”.
Negli anni settanta fu dimostrato che i cloroflurocarburi (CFC) – sostanze all’epoca ampiamente usate nei sistemi di refrigerazione e negli spray – una volta liberati in atmosfera raggiungevano la stratosfera dove distruggevano lo strato di ozono.
L’effetto era particolarmente marcato al di sopra dell’Antartide, dove si stava formando un vero e proprio “buco” nello strato di ozono stratosferico. Nel 1987 fu approvato il protocollo di Montreal, che ha portato alla graduale eliminazione dei CFC, e recentemente sono stati registrati i primi segni di ripresa dello strato di ozono antartico.

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Schema della formazione e della distribuzione dell’ozono e degli aerosol nella stratosfera. (Cortesia L. Carone / MPIA Graphics Department)Analizzando i dati raccolti dai satelliti, gli scienziati hanno però constatato che la concentrazione dell’ozono nella parte inferiore della stratosfera (fra i 15 e i 24 chilometri di altitudine) ha continuato a diminuire a latitudini comprese tra i 60° Sud e i 60° Nord.
Finora il fenomeno era passato inosservato perché l’ozono – che si forma principalmente nell’alta stratosfera – è prodotto anche nella bassa atmosfera a causa delle attività umane. “Questo ozono antropogenico, che provoca lo smog estivo, aveva parzialmente mascherato il declino stratosferico nelle misurazioni satellitari”, ha detto William T. Ball, primo autore dello studio.
Le ragioni del persistente declino dell’ozono a queste latitudini sono ancora poco chiare. Gli autori propongono due possibili spiegazioni. Da un lato, il cambiamento climatico sta modificando il modello di circolazione atmosferica, spostando più velocemente l’aria dai tropici (dove c’è il tasso più elevato di formazione dell’ozono) verso i poli.

Dall’altro, sono in aumento sostanze a vita molto breve (VSLS), che hanno origine sia naturale che industriale, contenenti cloro e bromo. Finora le VSLS non erano molto considerate nei modelli dei ricercatori, in parte perché meno dannose dei CFC, ma soprattutto perché si dubitava che potessero persistere senza degradarsi per un tempo sufficiente a raggiungere la stratosfera inferiore.
Evidentemente non è così, concludono i ricercatori, forse anche a causa dell’aumento dell’intensità dei moti atmosferici e delle tempeste che caratterizza la nostra epoca.
“Il declino ora osservato è molto meno pronunciato rispetto a prima del protocollo di Montreal, ma il rischio di danni alle latitudini più basse, dove le radiazioni UV sono più intense e vive più gente, può essere più alto”, ha concluso Joanna D. Haigh, coautrice dello studio.

Fonte: http://www.lescienze.it/news/2018/02/07/news/riduzione_ozono_nasse_medie_latitudini_stratosfera-3850730/

Per oltre 50 anni gli esperimenti sulle modificazioni atmosferiche sono stati fatti o tramite l’aggiunta di reagenti chimici che causano reazioni che possono essere o non essere viste dalla Terra, come le aurore boreali (Rif.9), o campi d’onda che usano il calore o forze elettromagnetiche (Rif.10), o anche esplosioni nucleari nell’atmosfera. Quest’ultime interrompono o alterano il normale moto ondoso delle atmosfere più alte, spesso inducendo modificazioni climatiche nella troposfera. Gli elementi chimici rilasciati nell’atmosfera comprendono bario clorato, bario nitrato, bario perclorato e bario perossido. Sono tutti infiammabili e distruttivi dello strato di ozono. Solo nel 1980, circa 2000 kg di elementi chimici furono rilasciati nell’atmosfera di cui 1000 kg di bario e 100 kg di litio. Il litio è un elemento chimico tossico altamente reagente facilmente ionizzabile dal sole. Questo aumenta la densità della ionosfera inferiore e crea radicali liberi in grado di causare ulteriori modificazioni chimiche (Rif. 11). Sebbene questi esperimenti facciano chiaramente parte dell’ambizione militare di controllare il clima come arma, non si ha traccia di rapporti pubblici sulle conseguenze sul clima.
LEGGI QUI DISTRUGGERE LENTAMENTE IL NOSTRO PIANETA

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La più grande estinzione di massa che ha colpito la Terra, quella del Permiano-Triassico avvenuta 252 milioni di anni fa, sarebbe stata provocata da enormi buchi nello strato di ozono, lo “scudo” che ci protegge dalle letali radiazioni provenienti dallo spazio. A determinarlo un team di ricerca del Dipartimento di Biologia Integrativa e del Museo di Paleontologia dell’Università di Berkley, in California, che ha condotto alcuni esperimenti con bonsai di pino mugo (Pinus mugo), una pianta sempreverde che cresce normalmente sulle Alpi.

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FONTE http://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/areosol/una-parte-vitale-dello-strato-di-ozono-terrestre-non-guarisce/


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