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Libia,Missione UE-Duro attacco di F.Colombo a governo


marcopa
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L' Unione europea ha dato il via alla missione militare in Libia contro gli scafisti. Inizierà la prima fase, per la terza e forse la seconda si aspetta il parere dell' Onu e una richiesta libica, ma per ora non esiste neanche un soggetto libico che potrebbe fare questa richiesta.

Sul Fatto Quotidiano Furio Colombo attacca duramente l' operato del governo italiano:

"..Il campione delle diverse pensate assurde è il governo italiano......"

"...e qui si vede l' astuzia del governo italiano..."

"..Come si è visto ciò che impressiona non è la portata troppo grande dell' evento, ma il livello troppo basso di chi dovrebbe decidere."

E secondo il giornalista l' ONU forse neanche ha ricevuto una richiesta per interessarsi alla missione dell' Unione europea,

"(..ma forse quella richiesta non c'è mai stata, alcuni ambasciatori dicono che non c'è niente del genere all' ordine del giorno, non subito e non in futuro).."

e scrive ancora Colombo:

"....L' ONU non ha mai risposto e probabilmente non risponderà per non umiliare chi ha fatto la proposta insensata..."

Marcopa

19 giugno 2015
Tgcom24

Immigrazione, ok a piano anti scafisti Cops approva missione militare Ue

Il via ufficiale all'operazione EuNavFor sarà dato lunedì dal Consiglio affari esteri. La Francia: "La nostra linea non è cambiata, il riaccompagnamento dei migranti irregolari alla frontiera continua"

19:01 - I rappresentanti dei 28 Paesi riuniti nel Comitato politico e di difesa (Cops) hanno approvato all'unanimità il piano operativo della missione militare Ue contro i trafficanti di esseri umani. Il via ufficiale alla missione EuNavFor sarà dato lunedì dal Consiglio affari esteri come punto A, cioè senza discussione. Lo riferiscono fonti diplomatiche. Intanto la prefettura delle Alpes-Maritimes fa sapere: "La nostra linea non è cambiata".

Ventimiglia, la Francia "caccia" tutti
di Rosanna Piturru

Francia: "Continua riccompagnamento migranti a frontiera" - La fonte della prefettura francese assicura che il "riaccompagnamento" dei migranti irregolari verso l'Italia "continua in modo normale", sulla base del trattato franco-italiano di Chambe'ry. In questo modo vengono smentite le voci di stampa secondo cui Parigi avrebbe allentato le maglie dei respingimenti a Ventimiglia.

La riunione del Cops - L'approvazione ufficiale da parte del Cops è arrivata il giorno dopo la cosiddetta "Force generation Conference", indetta per quantificare i mezzi che saranno forniti dagli stati membri alla missione guidata dal contrammiraglio Enrico Credendino. Stando alle fonti, i 28 hanno concordato che per il passaggio da una fase a quella successiva sarà necessaria una decisione "politica", da prendere con una riunione dei ministri o dei rappresentanti permanenti.

Le fasi del piano - Nella prima e nella seconda fase è previsto che l'operazione si svolga in acque internazionali.

Nella terza, per la quale è considerato "indispensabile" il mandato di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e "utile" l'assenso se non la richiesta di intervento da parte di un governo libico di unità nazionale. Il piano operativo di EuNavFor prevede interventi "nelle acque territoriali, nelle acque interne e sulla costa" libica per distruggere la rete dei trafficanti.

Cosa prevede la prima fase - L'ok formale di lunedì 22 giugno inaugurerà solo la prima fase del piano. Quest'ultima dovrebbe durare "due o tre mesi", durante i quali il principale obiettivo sarà la raccolta di informazioni sul network dei trafficanti, usando droni, satelliti ed i mezzi di ascolto elettronici di cui sono dotate le navi militari. In questa fase, seguendo le norme del diritto del mare, i mezzi impiegati nell'operazione potranno essere chiamati a salvataggi di barconi in difficoltà.

Seconda fase: caccia "attiva" ai trafficanti - Col passaggio alla seconda fase, che dovrà essere chiesto dal comandante dell'operazione, comincerebbe invece la "caccia" attiva - sempre in acque internazionali - ai mezzi dei trafficanti, l'arresto degli scafisti oltre al salvataggio dei migranti.

Migranti "nel primo porto sicuro" - Il Comitato politico e di difesa ha disposto che anche per i salvataggi con i mezzi militari (che legalmente sono territorio dello stato di cui battono bandiera) saranno valide le regole d'ingaggio applicate per l'Operazione Triton. I migranti saranno trasportati "nel primo porto sicuro" e solo qui saranno avviate le procedure per la selezione dei richiedenti asilo ed il rinvio ai paesi d'origine di chi non ha titolo per la protezione internazionale.

http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/immigrazione-ok-a-piano-anti-scafisti-cops-approva-missione-militare-ue_2117694-201502a.shtml


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marcopa
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Le frasi di Furio Colombo sono nella quotidiana risposta che il giornalista da a un lettore nella pagine delle lettere del Fatto Quotidiano.

Il titolo è "Scafisti, dall' ONU niente risposte" e non da l' idea del duro attacco presente nella risposta e rivolto alla missione militare ed al governo italiano che l' ha proposta e la guida.

Ma le parole del giornalista sono durissime nella sostanza e rappresentano una stroncatura clamorosa della missione militare.

Su altri quotidiani segnalo l' assenza di ogni notizia sul Manifesto e la cronaca della Repubblica che riporta la versione governativa, in sostanza: " ....per la terza e seconda fase si attende che arrivi il via libera dell' ONU..."

Ma Gentiloni ha già detto che l' assenso dell' ONU non è indispensabile,

la sua espressione esatta in una intervista è stata che "...la missione non è subordinata all' assenso ONU",

cioè la missione avverrebbe ugualmente in ogni caso e in tutte le sue tre fasi previste.

Vedremo.

Marcopa


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marcopa
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Anche Famiglia Cristiana

oggi attacca la missione UE contro gli scafisti. Puntando però sull'Unione europea, e non sul governo italiano che ha suggerito e guida l' iniziativa, e criticando soprattutto il fatto che dietro la strategia mediatica si tratterà invece di una vera e propria guerra.

Marcopa

LIBIA, L'UE NON RIPUDIA LA GUERRA?

20/06/2015 Un documento "riservato" fa pensare che ci sia una strategia comunicativa che porterebbe a far accettare all'opinione pubblica un intervento militare.

Luigi Grimaldi

In un documento segreto, l’UE parla esplicitamente di attacco a terra, in territorio libico, non solo per distruggere le attività dei trafficanti di esseri umani, ma anche per attaccare eventuali cellule dell’Isis. Insomma, partendo dal problema dei barconi, ci prepariamo in realtà alla guerra. E il documento raccomanda di preparare «una strategia d'informazione da parte dell'UE sin dall'inizio». Ossia, rendere accettabile l’idea del conflitto all’opinione pubblica. Il comando strategico? Viene affidato all’Italia.

Lo scorso 25 maggio Wikileaks ha rivelato e divulgato il documento classificato come “riservato” (“resticted”) approvato lo scorso 12 maggio dal “Servizio europeo per l’azione esterna” (European External Action Service, Eeas in sigla) dell’Unione Europea, e diretto al Comitato Politico e di Sicurezza (Psc) della Commissione Europea. Si tratta del piano, intitolato “Progetto di gestione della crisi per una possibile operazione Psdc per smantellare le reti di tratta di esseri umani nel Sud del Mediterraneo centrale” (in sigla 696 REV 2) in cui viene delineata la parte più strettamente militare dell'intervento europeo contro le imbarcazioni di migranti e profughi che viaggiano dalla Libia verso l'Italia.

Il documento prevede che vi siano “un comando operativo e un comando della forza di intervento e accoglie con favore l'offerta italiana per il comando operativo e il comando della forza dell'UE. Il piano è stato formalmente approvato dai rappresentanti di tutti i 28 paesi della Comunità lo scorso 18 Maggio 2015. È importante sottolineare che il documento riconosce che «la fine dell'intervento militare non è chiaramente definito» e raccomanda che la Commissione europea rilasci ulteriori e più precise indicazioni. Il progetto stabilisce le condizioni necessarie alla costituzione di un Quartier Generale Operativo (Ohq) e elenca le condizioni necessarie per condurre operazioni militari contro le infrastrutture e le reti di trasporto dei migranti attraverso il Mediterraneo. Le operazioni in territorio libico prevedono la distruzione di imbarcazioni per il trasporto di migranti e rifugiati.

La parte più strettamente militare del piano prevede la necessità di: «condividere tra gli Stati membri attività di intelligence e informazioni funzionali su tutta l'area di sorveglianza: attività sostenute da Bruxelles tramite il Seae (Servizio europeo per l'azione esterna) e dal Siac”, un’organismo di intelligence. Il piano riconosce anche la possibilità di uso militare della forza da parte EU contro gruppi quali l’Isis «all'interno del territorio sotto sovranità libica»: «La minaccia della forza», prevede ancora 696 REV 2, «dovrebbe essere esercitata in particolare durante attività quali l'imbarco e quando si opera a terra o in prossimità di una costa protetta, o durante l'interazione con imbarcazioni non in navigazione. La potenziale presenza di forze ostili, estremisti o terroristi, come Da'esh (Isis) dovrà comunque essere presa in considerazione».

Numerosi paesi dell'Unione europea, tra cui Belgio, Bulgaria, Danimarca, Francia, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Romania, Spagna, Svezia e Regno Unito hanno partecipato a attacchi aerei Nato sulla Libia nel 2011, ma è la prima volta che l'Unione Europea progetta di intervenire in proprio in attività che prevedono scontri militari. Insomma partendo dal problema dei barconi ci prepariamo alla guerra. Il documento, peraltro, riconosce che l'Unione europea rischia una pubblicità negativa nel caso in cui «dovessero esservi perdite di vite umane attribuite, correttamente o meno, per azione o inazione, alla forza militare dell'UE».

Per gestire questo rischio di immagine, il documento consiglia «una strategia d'informazione da parte dell'UE sin dall'inizio» al fine di «facilitare la gestione delle aspettative». È anche riconosciuta la «necessità di calibrare l'attività militare», in particolare nelle acque libiche e a terra, «al fine di evitare di destabilizzare il processo politico, provocando danni collaterali, interrompendo attività economiche legittime o la creazione di una percezione di sostegno a una parte (in conflitto, ndr)».

http://www.famigliacristiana.it/articolo/libia-l-ue-non-ripudia-la-guerra.aspx


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marcopa
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da www.lastampa.it

Distrutte le barche, meno arrivi dalla Libia

Bruciati e affondati oltre 400 mezzi dei trafficanti: flussi dimezzati a giugno. L’Unione europea lunedì darà il via libera alla prima fase della missione navale

20/06/2015
GUIDO RUOTOLO
ROMA

Il flusso dei migranti dalla Libia si è improvvisamente interrotto. Sembra che un incantesimo abbia stregato il Canale di Sicilia. Da alcuni giorni i radar non segnalano barconi in arrivo, né i satellitari chiamano la sala emergenza delle Capitanerie di porto per segnalare imbarcazioni in difficoltà.

È vero che ieri sera dai radar sono arrivate conferme di nuovi «bersagli», imbarcazioni, con circa 700 migranti da recuperare. Giungeranno fra un paio di giorni. Ma nessuno si aspettava una tregua così lunga. E il confronto con l’anno scorso si è rovesciato: da quasi 7000 migranti in più arrivati rispetto all’anno scorso a un sostanziale pareggio.

Sostanziale pareggio
Insomma, i numeri del 2014 e del 2015 sono diventati gli stessi. Anche se il confronto va fatto a fine trimestre e, in ogni caso, se anche quest’anno dovessero confermarsi i 170.000 arrivi dell’anno scorso, non potremmo certo ritenerci soddisfatti. Finora le previsioni stimano che il 2015 potrebbe chiudersi con 200.000 arrivi.

Ma le previsioni non tengono conto del rallentamento delle prime tre settimane di giugno. E non solo per le condizioni del mare, per il forte maestrale, per un complicato controllo del territorio, tra milizie, islamisti, clan, ma anche perché probabilmente cominciano a scarseggiare barche e barconi a disposizione delle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di merce umana.

Le intercettazioni in mare e il fatto che la nostra Marina ora brucia quelli catturati ha ridotto il parco a disposizione. Con il recupero dei migranti quasi a ridosso delle acque territoriali libiche, i natanti vengono sequestrati, distrutti, lasciati alla deriva. Dal primo gennaio a oggi, ne sono stati segnalati 421: di questi ben 328 sono stati lasciati andare alla deriva, 30 sequestrati, 39 affondati. In realtà, 211 gommoni, spesso con i tubolari sgonfi e quindi destinati ad affondare, sono stati abbandonati. Come lo sono stati 114 barconi, 2 pescherecci e una barca da diporto.

Nonostante il buon tempo
Li chiamiamo gommoni ma non hanno nulla a che vedere con i modelli tipo Zodiac. Si tratta di due tubolari di gomma lunghi diversi metri, con un motore in grado di navigare alcune miglia. In queste settimane ne sono stati affondati 23 e sequestrati 10. E neutralizzare il naviglio dei trafficanti si sta dimostrando il più efficace strumento di contrasto ai clan.

È la linea passata anche nell’Unione europea, che lunedì darà il semaforo verde alla missione navale contro il traffico di migranti. Distruggere i natanti, ma anche sequestrare il «corpo del reato» sono tra gli obiettivi.

La missione EuNavFor prevede tre fasi. La prima, che partirà lunedì, opererà in acque internazionali e prevede la raccolta di informazioni con satelliti droni, agenti sul campo e intercettazioni. La «fase due» prevederà la «neutralizzazione» dei barconi in acque internazionali. La «fase tre» opererà anche nelle acque territoriali della Libia, e con azioni sulla costa. Ma ha bisogno del via libera dell’Onu.


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