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L'Omosessualità ostentata- GayPride approda anche in Vietnam


Eshin
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Aspetti del degrado occidentale: 2 – L’omosessualità ostentata

di Enrico Galoppini

Fa una certa impressione leggere che, “per la prima volta”, il cosiddetto “Gay Pride”, la “sfilata dell’orgoglio omosessuale”, è approdato anche in Vietnam. Non solo: stando a quanto riporta l’Ansa, presto il governo di Hanoi consentirà anche le nozze tra persone dello stesso sesso.

La forte impressione, il senso di una cosa che colpisce, è dettata dal fatto che il Vietnam è per certi versi il simbolo della “lotta all’imperialismo Usa” e della possibilità di sconfiggerlo. C’è stata una “generazione del Vietnam”, quella dei cortei da cui si elevava il grido “Yankee go home”, e che - a dir la verità abbastanza confusamente - si opponeva alla “guerra” in nome di un “pacifismo” che poi negli anni è finito in totale bancarotta morale, fino all’”interventismo umanitario”, alle “bombe etiche” per ammazzare il “tiranno” di turno additato proprio dagli Stati Uniti! Ma vi erano anche gli “antimperialisti” duri e puri, con stella rossa appuntata sul berretto, eccitati all’idea della rotta militare dei Marines braccati dagli indomiti guerriglieri vietnamiti.

E c’erano, soprattutto, i vietnamiti stessi, che hanno versato fiumi di sangue per la patria… e che ora si ritrovano col “Gay Pride” in casa.

L’America rimase traumatizzata da quella sconfitta (l’America non sa perdere), tanto che per anni ha incaricato fior di registi di far metabolizzare agli americani, sulle poltroncine dei cinema, la débacle dei “liberatori” planetari, che per una volta erano scappati a gambe levate (si noti un particolare di quei film: non una lacrima per il massacro dei vietnamiti… tipico caso di onanismo autoreferenziale: il mondo comincia e finisce con l’America e le sue paturnie).

Ora, se uno ha un po’ capito la trafila delle “liberazioni”, che prevede prima l’invasione militare di una nazione e l’installazione di basi e centri di potere occulto, poi l’eliminazione e l’epurazione degli irriducibili, poi l’instaurazione di un regime sempre più fantoccio e la contemporanea progressiva alienazione culturale, fino allo spolpamento finanziario ed economico camuffato da “rigore” e “crisi”, si sorprenderà nel constatare che anche in una nazione che è riuscita a scampare a tale tragico e triste destino, e in quella maniera così epica, il risultato finisce per essere lo stesso che nei paesi che per primi hanno dovuto sorbire l’amaro calice: ecco servito un bel “Gay Pride” con gli occhi a mandorla!

Sì perché il “Gay Pride” rientra a tutti gli effetti nel novero di quelle manifestazioni della “modernità” che promana essenzialmente dagli Stati Uniti, i quali rappresentano la testa dell’ariete che distrugge ogni cultura ed ogni specificità “tradizionale”, in nome dei diabolici “diritti umani”.

Col “Gay Pride”, infatti, non si vuol solo affermare che ogni essere umano deve essere “rispettato” fondamentalmente per quel che è, nello specifico per i suoi gusti sessuali e/o sentimentali, ma s’intende imporre alla maggioranza, quella della gente normale (i cosiddetti “eterosessuali”) la dittatura di una minoranza (gli “omosessuali”), la quale, se fosse maggioranza condurrebbe dritto il genere umano alla sparizione pura e semplice.

Infatti, l’omosessualità, lungi dall’essere “contro natura”, è naturale a tutti gli effetti, nel senso che è prevista dalla natura stessa, ma in quote limitate per il suddetto motivo: che i figli vengono dall’unione di un uomo e di una donna (col buon Dio – o gli ‘dei’, per i ‘politeisti’ - che sovrintende il tutto, a prescindere dal fatto che il non credente non accetti tale chiave di lettura, salvo poi trincerarsi dietro un mai chiarito “caso”).

Poi va detto che il “Gay Pride” e tutte le ostentazioni della propria omosessualità, non rappresentano tutti gli omosessuali: anzi, alcuni le aborriscono come indegne ed oscene pagliacciate oltretutto controproducenti per i famosi “diritti degli omosessuali” che dovrebbero promuovere, poiché ad una entusiastica adesione di alcuni per i quali “gay è bello” a prescindere, fa eco il rigetto schifato di altri che così si rinserreranno in una chiusura a riccio fino all’odio per persone che, anche se sbagliano (horribile dictu), sono comunque creature del Signore e pertanto meritano disposizione all’ascolto e una guida: in Iran - incredibile a dirsi per i “so tutto io” che dopo una vacanza a Sharm el-Sheykh “conoscono l’Islam” - vige un percorso guidato da esperti incaricati di far emergere la consapevolezza di una scelta, al termine della quale si deve decidere se si vuol essere o maschio o femmina (qua, invece, ci si atteggia a “gay” anche per “moda” e passeggero disorientamento, con le ambiguità e i disastri che ne conseguono).

Allora, piuttosto che di omosessualità in senso stretto (che di per sé – fenomeno minoritario - potrebbe risolversi in un minor ‘baccano’), coi “Gay Pride” si è in presenza di una dichiarazione plateale di una “ideologia”, tant’è che ad essi partecipano anche persone che omosessuali non sono, ma si ritengono ferventi paladini dei “diritti per tutti”, e vi prendo parte un po’ per solidarietà un po’ perché nelle “battaglie degli omosessuali” ci vedono – a ragione, dal loro punto di vista invertito – la dissoluzione di tutto un mondo di “restrizioni” e “medievalismi” che impedirebbero il dispiegarsi di una “libertà totale” senza più alcun freno. Sono, in poche parole, l’ala estrema dei “diritti umani”.

Non è un caso che del “Gay Pride” che non riescono a fare a Mosca viene fatto regolarmente un “caso”, come se il benessere di una nazione, che comprende la sua maggioranza non omosessuale (!), dipendesse dallo svolgimento di questa specie di carnevale orgiastico. In effetti qui c’è un fondo di verità, ma a rovescio, nel senso che più si cincischia con queste quisquilie (vedasi le “primarie del PD”), meno ci si occupa delle questioni concrete che interessano la vita di un sacco di persone che tirano la carretta, e non i coriandoli nei cortei in stile Rio De Janeiro. Anzi, per esser più chiari, una classe politica tutta presa a contendersi le simpatie di questa lobby, nei confronti della maggioranza esercita un’azione nefasta, come se stesse lì apposta a farle la guerra.

Mosca, comunque, non è un caso isolato. Quella è la preda più succulenta, ma sotto attacco concentrico vi sono tutte le capitali di quelle nazioni non ancora fagocitate dall’“Occidente”: Minsk, Belgrado e via demonizzando. Per i paesi islamici il discorso è un po’ diverso, fintantoché terrà la religione, ma a seconda della piega che prenderà la “primavera araba” ci sarà da attendersi delle “sorprese” nell’arco di un paio di generazioni… Israele, “l’unica democrazia del Medio Oriente”, tra le altre cose sta lì, come un alieno, per ospitare uno dei più grandi “Gay Pride” del mondo…

Coi musulmani ci provano in vari modi, mandando avanti i “laicisti”, qualche sciacquina del web in vena di esibizionismi ed una sparuta pattuglia di “gay arabi”, ma sono ancora punture di spillo. Molto dipenderà dall’esito della “primavera araba”, sulla quale per ora c’è da essere poco ottimisti, tra fanatismo letteralista alla mercé della Nato e spinte alla “secolarizzazione”, perché in un modo o nell’altro sarà provocato un disamoramento nei confronti della religione, unico freno, a partire dai suoi autentici rappresentanti, alle tendenze che spingono l’uomo verso gli abissi del proprio ego.

Il carattere provocatorio, ideologico e nient’affatto “neutro”, all’insegna del “divertimento” e della “tolleranza”, di simili manifestazioni, lo si sperimentò
nel 2000, quando in concomitanza col Giubileo della Chiesa Cattolica chi ha in odio Dio e la religione volle a tutti i costi il “Gay Pride”, anzi il “World Pride”, a Roma (che aveva come sindaco Rutelli… ex radicale e fondatore niente meno che dei Verdi… Arcobaleno!). Una domanda mi sovviene en passant: chissà se gli “omosessuali militanti” in questione si sono accorti che il “disco di Newton”, che contiene i colori dell’arcobaleno, girando ad una velocità sufficientemente alta produce alla vista il solo bianco… papale! Come dire che la Luce, di cui il bianco è simbolo, contiene ed accoglie anche queste ‘fantasie cromatiche’…

Ma torniamo alla questione del “Gay Pride”, che pare essere diventata una specie di certificazione “bollino blu” per attribuire ad una nazione e alla sua dirigenza la tripla A del ‘rating della rispettabilità’.

Che cosa vogliono poi questi “attivisti” ancora non è chiaro, almeno nelle loro parole d’ordine. Pretendono “rispetto” e “tolleranza”? Bene, credo che siamo tutti o quasi d’accordo, a meno che per “rispetto” s’intenda un’imposizione bella e buona, come quella che – tanto per citare un caso tra i mille – s’è verificata in una trasmissione in cui dei “mammoni” accompagnati dalle rispettive mamme gareggiavano per trovare l’anima gemella: non poteva mancare l’omosessuale! E così, sulla stessa ‘pedagogia’, un profluvio di cultura-spazzatura, ma anche “impegnata” con tanto di premi letterari, che deve sempre infilarci l’omosessualità col pretesto della “diversità”. Di “diversità” ve ne sono a bizzeffe, ma nessuna come questa viene insistentemente propinata ad un pubblico che va dai bambini in fasce ai vecchietti dell’ospizio. Questo, naturalmente, nei paesi “liberati”, nei quali, presentato da “diritti delle coppie di fatto” c’è tutto un lavorio per arrivare all’agognato “matrimonio gay”, prima civile, poi religioso in una Chiesa ridotta ad un simulacro (sì, perché spunteranno “credenti omosessuali” che premeranno dall’interno per delle opportune “riforme”); col passo successivo che diventerà – anche se oggi i più non lo ammettono - il “diritto” di crescere dei figli, compresi quelli aggiudicatisi grazie alle varie “conquiste della scienza”.

Ma dico: se una coppia (uomo-donna) non voleva sposarsi per non “formalizzarsi”, perché tutto questo accapigliarsi per l’equiparazione tra sposati e non? Le “convivenze” non erano tali perché non si volevano i vincoli matrimoniali? È chiaro che l’obiettivo, sin da principio (il primo passo è stato il “matrimonio civile”), era minare l‘istituto del matrimonio e la sacralità della coppia composta da un uomo e una donna, nonché della loro prole, tant’è che dove si sono spinti più avanti in questo cupio dissolvi sono giunti all’eliminazione burocratica delle parole “padre” e “madre”, tanto per non turbare chi intendesse metter su una bella “famigliola” con uno dei due “partner” a giocare al “babbo” o alla “mamma”, con tanti saluti alla stabilità del malcapitato esserino che dovrà essere “educato” a capire gli schiribizzi egoistici di chi scherza sulla sua pelle. Ma niente paura, perché anche i compagni di scuola del poverino saranno “istruiti” al “rispetto” (a scuola ormai il “sapere” è questo), tant’è che già spuntano casi maestri che d’emblée si scoprono maestre, con entusiastica (e mediatica: perché chi non è d’accordo non ha voce per definizione) approvazione delle mamme femministe, solidali in una patetica gara a chi è più “discriminato”.

Sembra una barzelletta, ma questo è il manicomio in cui si sta trasformando questo “Occidente” o “mondo moderno” che dir si voglia. Tra non molto (se non ci siamo già), l’unico essere non dotato dell’aureola della “diversità” sarà il maschio normale adulto, che dovrà portare la croce di tutti i peccati di protagonismo degli altri, assurti a “categorie protette”, in un crescendo che parte con “i giovani”, passa per “le donne” e finisce con “i gay”. Se poi, oltre a tali qualifiche, ci si può fregiare di essere pure “immigrato”, “di colore” o “ebreo”, si acquista direttamente il pass per la santità totale e l’immunità da ogni tipo di critica!

Che a tutto questo corrisponda poi un reale rispetto di tali “categorie” da parte dei dominanti, i quali incoraggiano con tutto il loro apparato di persuasione questa tendenza alla confusione e al disorientamento, è un altro paio di maniche. Tutto questo “rispetto” imposto per decreto non è sinceramente sentito da costoro. Perché se da una parte viene trasformata tangibilmente in peggio la società in cui si vive, sempre più degradata e folle, dall’altra si assiste ad uno stato di polizia del pensiero, con l’imposizione di un “politicamente corretto” che permette, alla bisogna, di escludere teatralmente, in ogni contesto ed ambito professionale, qualsiasi personaggio “scomodo” col pretesto dell’“omofobia”, del “razzismo” e dell’”antisemitismo”. Ma figuriamoci se gente così scaltra come quelli che ci governano son così “rispettosi” e “tolleranti” come impongono a noialtri, che crediamo alle loro “questioni di principio” e tremiamo come foglie alla sola idea che gli altri, specie sul lavoro, possano sospettare di noi qualche cosa di “impresentabile”…

Ma al di là di tutte queste manfrine per gli allocchi (che pure fanno i loro danni), è plausibile che in ‘alto loco’, ai veri potenti, avendo essi infranto ogni freno inibitorio (si parla di pratiche aberranti con abusi su giovinette e minori, fino ai sacrifici), non paia vero d’intorbidare il più possibile tutta la società, cosicché nessuno possa più resistere al loro mefistofelico disegno di trasformare l’uomo in un burattino preda solo dei suoi desideri, del suo Avversario per antonomasia.

Tuttavia ciò è possibile solo dove arriva l’“Occidente” con suadenti richiami quali “fai quello che vuoi”, “tu sei il centro del mondo” e via inorgogliendosi, che costituiscono l’illusione più perniciosa che esista per l’essere umano.

Prima ancora, però, affinché questa illusione possa attecchire, deve avvenire un’incrinatura irreparabile, deve crearsi una falla in quella muraglia che, se ben salda, non permette alle influenze psichiche nefaste di allignare nell’individuo e, di conseguenza, nel tessuto sociale attraverso indefinite occasioni di “scandalo”. Eh sì, checché ne dicano i benpensanti che tacciano questa posizione di “ipocrisia”, in un mondo sano e governato da principî virtuosi (ovvero le leggi date da Dio agli uomini affinché prosperino in questa vita e nell’altra) l’importante è proprio il non dare “scandalo”, non disseminare la corruzione sulla terra. Nello specifico, dunque, uno può tranquillamente essere omosessuale senza per questo dover andare in strada a ballare travestito mentre si slinguazza con un suo simile, così come un uomo o una donna che sentono un’attrazione sopra la media per individui dell’altro sesso non hanno alcun diritto di atteggiarsi in pubblico a “latin lover” e “macho man”, o andare in giro conciata come una poco di buono.

“Ma che problema c’è”, “vivi e lascia vivere”, “mica fa del male a qualcuno”: questi sono i ritornelli consolatori ed autoassolutori in bocca ai “moderni”. Che non hanno più evidente - grazie a dei sicuri orientamenti - in cosa consiste la “corruzione sulla terra”… Altrimenti si naviga a vista, con una “morale” sempre in procinto di cambiare vento, fino al tifone distruttivo dei “diritti umani” che spazza via tutto e lascia l’uomo disperato. Senza più speranza, appunto, se non quella di spassarsela e dare sfogo a tutti i suoi istinti, con la scusa della “libertà”, fino al giorno che si accorge d’aver fatto naufragio.

Basta dunque una vittoriosa “guerra patriottica” ad evitare la falla nella proverbiale muraglia che tiene a bada le forze che traenti verso gli abissi? È sufficiente “l’antimperialismo” per immunizzarsi dalla peste dei “diritti umani”? A giudicare da queste novità che provengono dal Vietnam, ma anche da altre nazioni-simbolo della “lotta all’imperialismo” che a poco a poco stanno capitolando (e senza essere state sconfitte militarmente come noi!), sembrerebbe proprio di no.

Si prenda Cuba, altro “idolo” degli “antimperialisti”, che la “sinistra” al caviale nostrana ha ripudiato proprio in nome dei “diritti degli omosessuali”. Il giorno che cadrà il regime nazional-comunista anche là si scateneranno con immense parate arcobaleno, ché non vedono l’ora di assistere anche a quella capitolazione. Ma l’assaggio di quel che sarà lo si è avuto quest’anno, significativamente per iniziativa della figlia del Líder Maximo. Lo stesso dicasi degli altri, che uno ad uno sono destinati ad innalzare bandiera bianca, perché sotto il benemerito ‘tappo’ rappresentato da dirigenze che non si sono ancora bevute il cervello preme una ‘schiuma umana’ già acquisita all’american way of life e che non vede l’ora di ridurre la propria terra ad una succursale dell’America. Perché è segnato che dovranno arrivare tempi che nemmeno possiamo immaginare, tempi in cui quello che oggi ci può apparire “scandaloso” sembrerà un innocuo scherzetto.

Per questo bisogna seriamente interrogarsi che cosa sta accadendo a questa umanità, che ad un ritmo sorprendente sta diventando, da un capo all’altro del mondo, tutta “occidentale”. Serve, ad evitare il “contagio” un regime “nazional-comunista” come quello della Corea del Nord? E uno d’ispirazione “fascista”? E uno di stampo “conservatore”? Si guardi che fine fanno le società europee anche quando sono governati dalla “destra”! Serve un regime nel quale la religione è intesa più come “lettera” che come “spirito”? Può servire a rallentare la frana, specialmente quest’ultimo, ed è già qualcosa. Infatti la Russia, la Cina, i paesi loro alleati e quelli a maggioranza islamica stanno a testimoniarlo. Guarda caso sono all’incirca gli stessi “cattivi” ai quali viene addossata, dalla “comunità internazionale”, ogni altra colpa che eviterebbe l’agognata “pace perpetua universale”, a riprova che l’argomento di quest’articolo non è disgiunto da tutto il resto che ha a che fare con le “liberazioni”.

Che fare allora? Innanzitutto tenere la barra dritta e non fare nulla, assolutamente nulla, che incoraggi e favorisca questa caduta verticale. Che facciano, che si accapiglino, che si scatenino. Bisogna cercare assolutamente di ribadire, e, soprattutto, di stare nella verità. Di serrare i ranghi tra coloro che non vogliono avere a che fare con l’abominio che sembra travolgere tutto, a costo di ritrovarsi in circoli e comunità protette ed inaccessibili a chi invece intende perseverare nell’errore e nel “peccato” (oh sì, proprio quello!), compiacendosene addirittura, ed aggiungendo così scandalo a scandalo.

Le tradizioni regolari – anche quelle che su un certo piano entrano in relativo contrasto - sono concordi su questo punto, sulla “tenuta” richiesta all’essere umano quantomeno per “salvarsi”, oltre che nella condanna dell’uomo che non punta più al Cielo e scambia per “reale” le sue illusioni. Possono essersi tutte sbagliate in blocco? Vogliamo davvero credere che sin qui, per centinaia di migliaia di anni, l’uomo non abbia mai “capito” nulla e che solo i “lumi del progresso” gli abbiano permesso di accorgersi che un comportamento vale l’altro, tanto va sempre e comunque “bene”?

Ma cosa trattiene gli “uomini di religione”, i rappresentanti ufficiali delle varie fedi, dal ribadire come stanno le cose? Che cosa li trattiene dal parlar chiaro? Ci son cose che non sappiamo e non dobbiamo sapere?

Di questo traccheggiare, di questi compromessi con la “modernità”, di questo “inseguire il mondo”, alla fine costoro si pentiranno amaramente. Avevano la funzione di trattenere lo scatenamento delle forze demoniache, ma stanno venendo meno al loro compito, fatte salve pochi ed indomiti eccezioni fatte segno della riprovazione dei ‘monopolisti della tolleranza’ .

Ma giudichi ciascuno dalle parole di uno di costoro, tra i più celebri, se è il caso prendere con nonchalance certe prese di posizione: «Tra i primi a parlare di sessualità infantile, egli ruppe un tabù, causando forti polemiche in una società ancora oggi molto chiusa su questo tema. I bambini, secondo quello che sembra il pensiero di Mieli, possono "liberarsi" dai pregiudizi sociali e trovare la realizzazione della loro "perversità poliforme" grazie ad adulti consapevoli di quanto sopra asserito: “Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l'Edipo, o il futuro Edipo, bensì l'essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica”» (dalla voce “Mario Mieli”, su Wikipedia, che cita Elementi di critica omosessuale, del 1977). Sempre dalla medesima fonte, sentiamo cosa ne pensava «Tim Dean, psicoanalista dell'Università di Buffalo, che redasse l'appendice dell'edizione Feltrinelli di Elementi di critica omosessuale: «Nel processo politico di ristrutturazione della società (...) Mieli non esita a includere nel suo elenco di esperienze redentive la pedofilia, la necrofilia e la coprofagia» e «ridefinisce drasticamente il comunismo descrivendolo come riscoperta dei corpi (...) In questa comunicazione alla Bataille di forme materiali, la corporeità umana entra liberamente in relazioni egualitarie multiple con tutti gli esseri della terra, inclusi "i bambini e i nuovi arrivati di ogni tipo, corpi defunti, animali, piante, cose" annullando "democraticamente" ogni differenza non solo tra gli esseri umani ma anche tra le specie».

Curioso, no? Si difende a spada tratta la “differenza”, il “diritto alla diversità”, mentre si anela all’eguaglianza e all’indifferenziazione assolute! Sembra una contraddizione, ma non è così…

Un grande esoterista, Gustav Meyrink, fa dire ad uno dei suoi personaggi ne Il Domenicano bianco (trad. it. 1944, a cura di J. Evola, p. 53): «Il principio dell’uguaglianza degli uomini deve essere stato inventato da Satana stesso, il nemico di ogni varietà!».

http://europeanphoenix.com/it/component/content/article/3-societa/359-aspetti-del-degrado-occidentale-2-lomosessualita-ostentata


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Biribissi
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Solo fino a quando ci sarà chi accosta degrado e amenità varie all omosessualità ci sarà bisogno di gay pride..cioè manifestazioni di esseri umani che chiedono di non essere discriminati..quanta strada deve fare l uomo per accettare l altro per quello che è?


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Eshin
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Ti sei fermato/a al titolo penso, interpretando in un certo modo..peccato. Sono riflessioni direi molto interessanti.
Infatti, il titolo è scelto male .... suggerisce altro.......


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Biribissi
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Ci riprovo articolo stupido superficiale offensivo anche per l intelligenza di uno normale(eterosessuale) come me..dittatura di una minoranza..schiribizzi egoistici..maschio normale..eppure amenità mi sembrava una parola calzante..
Con fatica ma cerco di leggere prima do parlare.
Quelsto articolo è un inno alla discriminazione..scritto male ma di un male che i cretini se lo gustano come un sorbetto gelato con questa calura.


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zeppelin
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Biribissi, mi sembri la reincarnazione di RicBo...

A me è piaciuto e non l'ho trovato affatto discriminante, ma si vede che io ed Eshin siamo cretini...

Dai Biribissi, non fermarti a dire che quanto scrivono gli altri è immondizia ma scrivi quattro righe in elogio del gay pride, scritte bene, mi raccomando...


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Santos-Dumont
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Ci ho provato a leggerlo, ma quando in simili questioni inizia ad apparire il tipico evoluzionismo d'accatto infarcito di imprimatur divino, come suggeriva la buonanima di Goebbels, estraggo il mio revolver. 😆


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DaniB
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Io non riesco a capire, e vorrei che i difensori del gay pride mi spiegassero, se uno osa criticare una manifestazione piena di cretini vestiti da idioti, che se ti fermi a chedergli il motivo della loro presenza alla manifestazione ti rispondono "per fare casinoooo!!", ecco, se uno cirtica siffatte manifestazioni è un omofobo bigotto. Si perchè evidentemente nella testa dei suddetti difensori dell'orgolglio gay, gay pside=mondo omossessuale. NON E' VERO! io conosco molti omossessuali che il gay pride lo odiano, lo trovano caricaturale, stereotipico nei confronti di un mondo con un sacco di sfumature.

Perchè non è possibile criticare il gay pride? Non riuscite a capire che è la stessa tecnica del: se critichi israele sei antisemita? ripeto, vorrei che mi spiegassero.


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Eshin
Famed Member
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E non sanno spiegare....

Perché non hanno saputo cogliere quello che si cercava di illustrare con questo esempio..

In conclusione diceva:
Curioso, no? Si difende a spada tratta la “differenza”, il “diritto alla diversità”, mentre si anela all’eguaglianza e all’indifferenziazione assolute! Sembra una contraddizione, ma non è così…

e c'è una citazione che chiude:
«Il principio dell’uguaglianza degli uomini deve essere stato inventato da Satana stesso, il nemico di ogni varietà!».

Interessante riflessioni, vanno oltre ad una critica del Pride......


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Biribissi
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Ah ora ho capito il fatto che gli omosessuali potrebbero essere considerati normali ed avere gli stessi diritti..è un appiattire il mondo che è bello perché è vario..tanto sono loro ad essediscriminati picchiati allontanati dalle famiglie uccisi..scusate non avevo capito era filosofia..sono un po terra terra..ps ricbo straparla il più delle volte.. pds per Dani io non difendo il gay pride difendo il diritto alla diversità poi ognuno manifesta come gli pare..se giudichi la tematica dell omosessualità da un gay pride.fatti due domande..cosa c entrano gli antisemiti? Mi sono spiegato?


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Eshin
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Mi dispiace B., ma ci metti dentro quello che ti pare e non è quello che c'è scritto.. tempi di Babele pare...


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zeppelin
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Biribissi: se dici che gli omosessuali sono discriminati, allontanati, percossi e fino uccisi sei rimasto forse fermo agli anni '70, e anche allora Pasolini non e' stato percosso fino ad essere ucciso perché omosessuale...

Nessuno qui sta criticando l'omosessualità in quanto tale, e nemmeno si mettono in discussione i diritti, si sta solo negando l'equazione gay = giusto quindi gaypride = bello.

Se proprio vogliono fare festa, casino, pitturarsi e travestirsi, i gay (come chiunque altro, bambini compresi) hanno già a disposizione il CARNEVALE, sana settimana di bagordi che -proprio perché aperta a TUTTI- non e' in alcun modo discriminante e permette di fare qualsiasi scempiaggine tranne il denudarsi perché l'Italia non e' il Brasile e a febbraio la temperatura non lo permette...

Carnevale = trasgressione, ma per tutti!


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