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McCain finanziava la guerriglia contro il Nicaragua sandinis


Tao
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McCain finanziava la guerriglia contro il Nicaragua sandinista

Ventotto giorni alle elezioni del presidente degli Stati Uniti, e lo staff di Barack Obama affila i coltelli riesumando l'imbarazzante affiliazione di McCain alla U.S. Council for World Freedom, l'organizzazione che negli anni Ottanta finanziò gli squadroni della morte in Nicaragua e spedì ingenti aiuti ai gruppi di estrema destra di mezzo mondo al cui interno, secondo la Anti-Defamation League, si raccoglievano «estremisti, razzisti e anti-semiti». In particolare, McCain e compagni aiutarono i contras del Nicaragua a comperare armi per 5 milioni di dollari per neutralizzare i sandinisti.

Il senatore repubblicano, sfavorito nei sondaggi, disse che nel 1986 si era dimesso dalla U.S. Council for World Freedom, ma viene smentito dallo stesso direttore del gruppo, il generale John Singlaub.
Le pallottole democratiche raggiungono anche la vicecandidata repubblicana Sarah Palin: per alcuni esperti della finanza avrebbe evaso le tasse per 25mila dollari, di certo una macchia nell'onore di una donna che vuole presentarsi come onesta e tutta di un pezzo. Palin ha persino sbagliato la canzone del suo ultimo comizio, probabilmente fuorviata dal titolo: "Independence day" della cantautrice Gretchen Peters racconta il dramma di una donna picchiata e abusata dal marito. Peters ha protestato, considerando ironico il fatto che la sua canzone potesse favorire una candidata contraria all'aborto anche in caso di stupro e incesto. La cantante ha deciso che devolverà il denaro dei diritti d'autore ad una associazione favorevole all'aborto, la Planned Parenthood.
Per il penultimo faccia a faccia della notte scorsa, Obama e McCain hanno scelto la città di Nashville, nel Tennessee che vede in vantaggio McCain di venti punti. Il candidato democratico non deve provare grande pena, visto che la maggioranza dei sondaggi continua a vederlo in ascesa negli Stati-chiave: Nevada, Missouri, Indiana, Virginia e North Carolina non vedono per il momento prevalere nessun contendente, mentre è particolarmente simbolico il vantaggio di Obama nell'Ohio (51-45% secondo Washington Post-Abc), lo Stato che da sempre risulta cruciale nelle presidenziali tanto che nessun repubblicano è mai diventato presidente senza aggiudicarsi l'Ohio.

Il candidato democratico raccoglie 264 voti elettorali su 270 necessari alla vittoria, ma per il New York Times la situazione è livemente meno ottimistica: 260 i grandi elettori che Obama avrebbe in tasca, e dunque la matematica certezza non esiste.
L'ultimo dibattito tra i due candidati avverrà a New York il 15 ottobre, entrambi dovranno tranquillizare gli elettori su un punto focale: la crisi economica.

Sara Volandri
Fonte: www.ilmanifesto.it
8.10.08


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