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Mercati psicopatici


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Topic starter  

Ieri le Borse sono partite euforiche e hanno chiuso depresse. Cos’era successo nel frattempo? Nulla

Squilli di fanfara, a inizio giornata. Madrid che sfiora un + 6% e aumenti robusti anche sulle altre piazze europee: quanto basta per indurre i più creduloni a pensare a un cambio di passo.

L’illusione è che i 100 miliardi di aiuti alle banche spagnole siano serviti da rassicurazione. Nel giro di poche ore, invece, il bel sogno è già alle spalle. Inversione di tendenza e arretramenti che cancellano i progressi un po’ dappertutto, con  Milano che addirittura va sotto di quasi tre punti.

Paradossalmente, il sostegno Ue si trasforma in un segno di debolezza. Con il cosiddetto contagio che starebbe per espandersi all’Italia.

Delle due l’una: o i “mercati” perseguono deliberatamente tutto questo, a fini speculativi, oppure sono mentalmente instabili. Ottimi motivi, entrambi, per porre fine alla loro follia. 

Fonte: www.ilribelle.com
12.06.2012


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Truman
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Registrato: 3 anni fa
Post: 4113
 

Ho il sospetto che "i mercati" in questo caso siano dei programmi per computer che cercano di ottenere il massimo profitto possibile.

Arrivano 100 miliardi e si scatenano le compravendite a ritmo infernale.
Dopo una serie rapidissima di passaggi gli intelligentissimi computer arrivano in modo cooperativo a capire quello che un umano era capace di capire da solo in meno tempo: una crisi creata da una bolla finanziaria non si risolve gonfiando ulteriormente la bolla.


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diotima
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Post: 307
 

Il mercato crea la crisi e il mercato vuole risolverla da solo.
Da questo punto di vista a me sembra che ci sia un'analogia importante con la crisi del '29: fino a quel momento aveva tenuto banco la teoria economica classica-smithiana secondo la quale domanda e offerta nel lungo termine ,sono capaci di equilibrarsi da sole, senza quindi che sia necessario l'intervento dello stato.
La crisi del '29 però sfatò il mito di un mercato autosufficiente e Keynes disse che invece ,seppur temporaneamente, lo stato deve intervenire per riequilibrare domanda e offerta, onde poi lasciare il mercato, ad equilibrio ripristinato, "fluttuare" naturalmente.

A me pare ( ma parlo sempre da neofita dell'argomento) che oggi si sia a questo punto perchè lo stato , quindi la politica, ha adottato decisioni allo scopo di ritirarsi da un'intromissione nel mercato stesso.

La distruzione degli assets strategici, attraverso privatizzazioni forsennate, secondo me è parte costitutiva di questa ritirata globale dello stato dal mercato.

Dunque, ricapitolando:
1)Il mercato non vuole lo stato e quindi la politica;
2)Il mercato fa il ballo di san vito perchè....la politica è debole.

questa schizofrenia assume senso però, secondo coloro i quali ci vedono a monte il disegno di un nuovo ordine mondiale.

Non so come stiano le cose, ma penso che siamo ancora all'alba del peggio.


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dana74
Illustrious Member
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Post: 14446
 

straquoto diotima...

ps a riguardo ho trovato questo articolo...secondo me interessante

Abbuffata finale?
bimboalieno

L’aiuto alla Spagna, che mi ero permesso di giudicare un potenziale fuoco di paglia, ha sortito effetti positivi per una intera mattinata. Ben presto sul mercato si é scatenata una domanda: “Who’s next?” ovvero “chi é il prossimo?” vediamo un po’… i PIIGS sono cinque… quattro si sono rassegnati a chiedere gli aiuti… ne manca ormai solo uno! … L’indice di Milano da un robusto ed “euforico” +2% del mattino ha sfiorato il -3% in chiusura di giornata. E oggi si prosegue sulla stessa via.

E’ possibile però che, sollecitati da più parti, i leader europei trovino il 28 giugno una forma di accordo su una maggiore integrazione europea. Tuttavia una integrazione europea, politica, fiscale, economica… non é pensabile di realizzarla ora: l’area euro é troppo disomogenea e quelle che continuano ad aumentare non sono le convergenze, ma le divergenze.

Ipotizziamo però che dall’incontro del 28 esca una road map, il frutto di una trattativa da cui esce chiaro e forte l’impegno condiviso ad arrivare agli Stati Uniti d’Europa per il, poniamo, 2025. La trattativa prevede che da qui ad allora i Paesi aderenti si impegnano su una serie di parametri che i Paesi forti ritengono imprescindibili.

Proviamo a immaginare un accordo che prevede:

project bond su singole iniziative infrastrutturali condivise dal 2013
garanzia incrociata sui depositi bancari e subentro dell’Eba agli enti di sorveglianza nazionali entro il 2014
pareggio di bilancio per tutti i membri entro il 2015
introduzione degli eurobond per la quota di debito fino al 60% del PIL (l’eccedenza rimarrebbe debito nazionale) nel 2017
debito/PIL sotto il 100% entro il 2018
raccolta fiscale centralizzata sul ministero delle Finanze Europeo nel 2019
debito/PIL sotto l’80% per il 2023
avvio definitivo degli eurobond a progressiva sostituzione dei debiti nazionali nel 2024
Costituzione degli Stati Uniti d’Europa con decadimento dei Governi nazionali nel 2025
impegno a raggiungere poi il 60% entro il 2035.

Darebbe garanzie di protezione ai deboli e garanzie di adeguamento dei comportamenti ai forti. Ci sarebbe anche lo spazio -nel calendario e nella trattativa- per inserire l’obbligo della lingua tedesca nelle scuole entro il 2016 🙂

Il difettuccio non trascurabile é che un piano del genere costituisce una sorta di commissariamento politico dei Paesi europei per i prossimi 10 e più anni. Ma per certi versi non é altro che una abdicazione progressiva a favore di un soggetto Europeo condiviso.

Se venisse piantato un paletto molto chiaro e condiviso, ancorché nel lungo termine, la banderuola della speculazione potrebbe danzare in balìa dei venti molto meno. Oggi infatti viviamo nella particolare situazione in cui le vicende di breve, libere da vincoli chiari sul futuro, finiscono per influenzare pesantemente gli esiti di lungo (ad esempio: (1) la facile e legittima speculazione sui titoli greci induce gli operatori a ipotizzare la frattura dell’eurozona (2) Il fatto che qualcuno la ipotizzi porta altri a considerarla uno scenario concreto. Il timore che si concretizzi induce ad alontanarsi da gli altri paesi deboli…).

Viceversa chiarendo bene dove si andrà a parare si riporterebbe le dinamiche di breve a subire l’influenza dell’impegno condiviso. Un calo di PIL di uno dei Paesi verrebbbe percepito come un problema che la nascente Unione deve affrontare, non come l’elemento che spinge verso una disgregazione possibile, ad esempio.

Se arrivasse da quel vertice uno statement molto solido e credibile, la stanza dell’abbuffata nella foto precedente si trasformerebbe così:

La ragione é molto semplice: la volatilità dei mercati é una occasione enorme di fare profitto. Si ottiene molto di più, muovendosi bene, in un mercato che prima perde il 10% e poi lo recupera, che non da un noioso mercato a bassa oscillazione. Se qualche piccolo risparmiatore ci “rimane sotto” in questa necessaria volatilità sarà un danno collaterale… sono ormai tre anni che le principali banche d’affari presentano dei bilanci con degli utili da trading il più delle volte ampiamente superiori agli utili derivanti dalla gestione caratteristica. E’ un piatto molto ricco cui rinunciare, ma a cui rischiano di dover rinunciare se la banderuola di cui sopra non potrà più oscillare con grande libertà.

Dunque che fare?

Mancano solo 16 giorni ( #TICTACTICTAC ) dopodiché arriverà il responso del vertice Europeo. Se fossi un sordido e spregevole speculatore che cerca di massimizzare i profitti non avrei alternative: potrebbero essere gli ultimi giorni, di qui al 28, per cercare una pesante abbuffata (di qui il -3% di ieri ed il -2% -almeno finora- di oggi). Prima di una forzata dieta. Viceversa, nel caso poi il 28 gli accordi non arrivassero, si potrà sempre lavorare per l’eventuale indigestione…

http://bimboalieno.altervista.org/?p=4297


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jeken
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La distruzione degli assets strategici, attraverso privatizzazioni forsennate, secondo me è parte costitutiva di questa ritirata globale dello stato dal mercato.


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