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Monti vuole togliere embargo per armi a opposizione siriana


marcopa
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SIRIA
Siria, la Coalizione della discordia Riconosciuto come "unico legittimo rappresentante del popolo siriano" da Turchia, Gran Bretagna, Ue e stati del Golfo, il neonato blocco di opposizione continua a dividere il Paese
mercoledì 21 novembre 2012 14:36
di Giorgia Grifoni

Roma, Nena News. Dopo il riconoscimento formale da parte di Turchia, monarchie del Golfo, Francia e Unione Europea, ieri anche la Gran Bretagna ha dichiarato la nuova Coalizione Nazionale di opposizione anti-Assad "l'unico legittimo rappresentante del popolo siriano". L'annuncio è stato fatto durante una riunione del Parlamento britannico dal ministro degli esteri William Hague che, seguendo la mossa fatta la scorsa settimana dal suo omologo francese Laurent Fabius, è andato ben oltre la cauta dichiarazione di supporto rilasciata lunedì dall'Unione Europea: ha promesso infatti aiuti per circa due miliardi di sterline e invitato la Coalizione a nominare un rappresentante diplomatico in Gran Bretagna.

GLI AIUTI. Londra fornirà alla Coalizione formatasi l'11 novembre scorso a Doha un pacchetto di aiuti di un miliardo di sterline in telecomunicazioni, nel dettaglio dispositivi di connessione mobile e telefoni satellitari con lo scopo di migliorare le capacità della Coalizione di comunicare all'interno della Siria. Un altro miliardo andrà invece alla formazione di una "squadra di stabilizzazione" e al suo dislocamento nelle aree controllate dall'opposizione per aiutare la Coalizione a "soddisfare i bisogni fondamentali della popolazione".

ARMI AI RIBELLI. Il ministro degli Esteri britannico non ha però fatto alcuna menzione esplicita all'invio di armi ai ribelli, attenendosi al silenzio di Bruxelles sull'argomento. Attesa per lunedì scorso, all'interno della riunione dei ministri degli esteri Ue, la discussione - sollevata dalla Francia - sull'allentamento dell'embargo alla fornitura di armi alla Siria non c'è però stata. La questione è stata posposta, ma non chiusa, come lasciano intendere le parole di Hague stesso: "Non si esclude alcuna opzione in conformità del diritto internazionale che potrebbero salvare delle vite innocenti in Siria e impedire la destabilizzazione di una regione che rimane fondamentale per la sicurezza del Regno Unito e la pace del mondo intero".

Nonostante la prudenza delle istituzioni europee, alcune voci si fanno sempre più insistenti per l'armamento ai ribelli. Oltre alla Francia, che ha portato la discussione sul tavolo dei ministri degli Esteri Ue,
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lunedì anche il governo italiano è tornato sull'argomento: in un'intervista ad al-Jazeera, il premier italiano Mario Monti, dopo aver dichiarato il pieno riconoscimento italiano alla nuova Coalizione, ha annunciato che chiederà all'Unione Europea di pronunciarsi a favore della fornitura di armi ai ribelli.
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POSIZIONE USA.Unica voce fuori dal solito coro sembra invece quella degli Stati Uniti, che non hanno ancora riconosciuto il nuovo blocco d'opposizione come l'unico rappresentante del popolo siriano. In una nota del portavoce del dipartimento di stato Victoria Nuland diffusa lunedì scorso si legge che Washington "vede la Coalizione come un legittimo rappresentante del popolo, ma sta monitorando le sue attività giorno dopo giorno, prima di pervenire a un impegno diplomatico con essa. Il prossimo passo sarà quello di dimostrare il suo effettivo raggio d'azione sui gruppi in campo".

LE DIVISIONI. All'origine della prudenza statunitense c'è infatti la grossa spaccatura all'interno delle forze di opposizione in Siria, divise su più fronti: dal compromesso con Assad agli aiuti dell'Occidente, dalle basi istituzionali della nuova Siria alle rivendicazioni etniche e territoriali. Tra chi, sul campo, ha già dichiarato illegittima la Coalizione, come il Fronte popolare per il Cambiamento e la Liberazione, c'è anche il Partito curdo di Unione Democratica (PYD), che controlla la maggior parte del territorio a nord est del Paese. Intervistato dalla Reuters, il leader del PYD Saleh Muslim ha sottolineato le enormi divisioni esistenti tra i vari gruppi armati siriani e ha puntato il dito contro la Coalizione nazionale, dominata dai Fratelli Musulmani e serva della Turchia e del Qatar. "Nessuno - ha dichiarato Muslim - ha invitato i nostri rappresentanti alla conferenza di Doha. I curdi presenti erano stati selezionati tra i turchi e non erano siriani".

Stessa storia per la regione di Aleppo, dove gruppi di ribelli islamisti lunedì avevano dichiarato illegittima la Coalizione e annunciato la formazione di uno stato islamico nel nord ovest del Paese. Ieri la brigata Tawhid, il gruppo più potente tra i ribelli islamisti di Aleppo, ha annunciato tramite un video postato su Youtube il proprio sostegno al nuovo blocco di opposizione. Assieme al rifiuto di uno dello stato islamico proclamato. Si profila difficile assicurarsi che le armi europee giungano davvero in mani "amiche" e, soprattutto, evitare un nuovo bagno di sangue già ben delineato. Nena News.

http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=41758&typeb=0&Siria-la-Coalizione-della-discordia


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