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Nessuno giustizia per i pescatori fucilati

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pietroancona
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Chissà se i due marò saranno mai processati da un tribunale indiano.,A quanto pare gli indiani si sono messi d'accordo con l'Italia per questa indecente pantomina di invii e di proroghe. Hanno calcolato che tre o quattro anni di tempo passato in minuetti e rinvii saranno sufficienti per consentire l'invio a casa dei due fucilatori di pescatori.Nessuna giustizia sarà fatta.

L'India creata da Gandhi non è molto diversa da quella che gestivano gli inglesi.

Le caste sono rimaste intatte. Gli esseri umani delle caste inferiori contano meno delle formiche..


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anonimoak77
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Il tuo post denota una totale mancanza di conoscenza delle leggi marittime internazionali e delle dinamiche e situazioni in cui operano gli equipaggi della marina mercantile e loro scorte.

1. Secondo le leggi, dato che la nave era in acque internazionali, petta allo stato di bandiera della stessa giudicare (in questo caso l'Italia)
2. E' facile accusare da dietro una tastiera, altra cosa è trovarsi in acque infestate dai pirati e doversi difendere.

Verosimilmente si è trattato di un incidente causato da circostanze sfavorevoli e difficoltà linguistiche.
Detto questo, che paghino, ma secondo la legge, non secondo opinioni fondate sul nulla.


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helios
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Hanno calcolato che tre o quattro anni di tempo passato in minuetti e rinvii saranno sufficienti per consentire l'invio a casa dei due fucilatori di pescatori

intanto non bisogna scrivere qualcosa che passa per la testa senza avere cognizione di quello che si scrive.
Prima almeno informati di quanto successo e capirai che i due fucilatori di pescatori qualcuno te li ha messi nella testa e tu te la stai bevendo e cercando di darla da bere agli altri.
Ma questo denota soltanto ignoranza riguardo la vicenda dei due marò e sarebbe il caso di finirla con questa menzogna che i due marò in India sono responsabili della morte dei pescatori.
Ma questo è dovuto anche all'assenza indecente delle istituzioni di cui non si vegognano ancora.

Verosimilmente si è trattato di un incidente causato da circostanze sfavorevoli e difficoltà linguistiche.

ma anche da difficoltà linguistiche fra la marina e l'armatore, non dell'indiano ma proprio dell'italiano. L'ordine della marina di restare in acque internazionali e l'intimidazione dell'India all'armatore di andare a Kochi erano in contrasto.
L'armatore ha preferito non avere attriti con l'India e l'ordine della marina militare di proseguire la navigazione è diventato secondario.
Le circostanze non erano sfavorevoli perchè altri di altre nazionalità si son trovati in quelle acque alle prese con la marina indiana ma il loro governo li ha portati a casa subito.
Le difficoltà linguistiche c'erano anche per loro.


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Luca Martinelli
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calma, calma, amici, prima di darvi addosso come in un bar!!!!! Il problema è che le vere info scarseggiano mentre la disinformazione abbonda. Al sottoscritto basta sapere che in quelle acque di pirati non se ne sono mai visti...e che, comunque giri il fumo, degli innocenti sono morti e non avranno mai giustizia. Poi so anche che mettere delle armi in mano a un italico è sempre un errore...come è un errore mandarli in giro per il mondo (Somalia docet). infine non c'è bisogno di andare in India. Di innocenti assassinati nel nostro paese c'è n'è un paio di tonnellate a partire dai morti di piazza Fontana.....buona serata a tutti.


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oriundo2006
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Levatemi una curiosità, voi che conoscete bene ( a quanto date da intendere ) il diritto internazionale del mare: in base a che normativa gli italiani prendono a bordo dei profughi spesso ben oltre le canoniche 12 miglia marine ( a volte proprio a ridosso della costa libica o tunisina ) incarcerandone poi gli scafisti e condannandoli a pene detentive parecchio alte ? Hanno ucciso degli italiani ? Erano su navi battenti bandiera nostra ? Perchè poi noi e non ad esempio la Francia o il gendarme dei mari, l'America ? Non sarà proprio per questo 'difetto di giurisdizione' che l'Eu non vuole metterci mano ?


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Anonymous
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Levatemi una curiosità, voi che conoscete bene ( a quanto date da intendere ) il diritto internazionale del mare: in base a che normativa gli italiani prendono a bordo dei profughi spesso ben oltre le canoniche 12 miglia marine ( a volte proprio a ridosso della costa libica o tunisina ) incarcerandone poi gli scafisti e condannandoli a pene detentive parecchio alte ? Hanno ucciso degli italiani ? Erano su navi battenti bandiera nostra ? Perchè poi noi e non ad esempio la Francia o il gendarme dei mari, l'America ? Non sarà proprio per questo 'difetto di giurisdizione' che l'Eu non vuole metterci mano ?

Hai confermato i miei dubbi sull opera, delinquenziale, della marina italiana. Poi per quel che ne so gli scafisti hanno avvocati costosi che riescono il più delle volte a far ottenere la scarcerazione dei loro clienti e, conseguente fuga, in africa.

Ma nel caso dei maro la storia è più complicata perchè l india nn ha mai riconosciuto le leggi internazionali che limitano a 12 miglia marine. Loro considerano il limite doppio, cioè 24 miglia marine.


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oriundo2006
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Addendum bipartizan:

- http://www.libreidee.org/2013/01/la-vera-storia-dei-due-maro-colpevoli-e-mai-incarcerati/
- http://www.zeroviolenza.it/component/k2/item/21891-i-due-mar%C3%B2-quello-che-i-media-e-i-politici-italiani-non-vi-hanno-detto
- http://www.qelsi.it/2013/crolla-il-teorema-indiano-sulluccisione-dei-due-pescatori-i-maro-sono-innocenti/

Personalmente propendo per la ricostruzione di Miavaldi.
Trovo sconcertante peraltro che il Governo italiano non abbia fornito, almeno a quanto mi risulta, una ricostruzione ufficiale dell'accaduto, chiara e definitiva ed accompagnata da deposizioni giurate di TUTTI i maro' presenti sulla E.Lexie ma si sia limitato ( si fa per dire ) ad indennizzare a suo tempo le controparti indiane con una dazione in danaro abbastanza cospicua, i due maro' avendo dichiarato, almeno in un primo momento, che avevano sparato volendo respingere un attacco di pirati: tesi alquanto bizzarra considerate le dimensioni del peschereccio...
Sul perchè si sia arrivati a questa impasse, a parte i problemi di giuridizione e di competenza ( per cui sembrerebbe si stia ricorrendo ad arbitrato internazionale con tempi peraltro lunghi ed esiti sommamente incerti trattandosi di materia non perfettamente regolata dalle normative internazionali sullo status del personale militare su navi civili ed dispute anche sui limiti della 'extraterritorialità' ) ho la mia idea: tempo fa, qualche anno fa, era in discussione in sede Onu l'allargamento del Consiglio di sicurezza e candidata era l'India tra gli altri Paesi. L' Italia si oppose fermamente ( qui ad es.: http://notizie.radicali.it/articolo/2010-12-17/intervento/il-consiglio-di-sicurezza-dell-onu-e-la-flessibilit-dell-italia ). L'origine del 'caso' è tutta qui, a mio avviso. Per risolvere decentemente il caso occorre una delegazione ad alto livello ( e non con plenipotenziari ridicoli nella loro prosopopea settecentesca ) che ripristini l'onore offeso del Paese in questione ( perchè a livello internazionale conta molto ) e concordi una via di uscita consensuale, a prescindere dalla definizione in sede processuale.


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anonimoak77
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Secondo il diritto marittimo (leggi internazionali, dunque superiori a quelle dei singoli paesi) chiunque scorga in mare qualcuno in una situazione di pericolo è tenuto ad aiutarlo. Se io, petroliera italiana, mi trovo in acque internazionali ed avvisto un barcone di migranti, sono tenuto a prestare soccorso e trasbordare le persone. Paesi come Malta se ne infischiano ed evitano il soccorso anche all'interno delle proprie acque territoriali, perciò la marina militare effettua il salvataggio anche in quelle zone, detto questo, si prendono questa briga per poter sfruttare le norme ed intercettare i migranti per poi rispedirli a casa.
Ora, l'intervento salva effettivamente moltissime persone, poi umanamente è brutto essere costretti ad espellere.


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Nightinga1e
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Visto che si insiste su queste famigerate "leggi" "internazionali", ribadisco quanto gia' espresso in un altro topic: fa bene l'India a fregarsene, e' carta buona nemmeno per pulirsi...
Come ha dimostrato varie volte, fra i tanti, anche l'Italia.


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Anonymous
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Il casino più grosso è che i marò erano su quella nave in una situazione di limbo legale (e di questo dobbiamo ringraziare quel deficente di La Russa). Che fossero o meno entro le 12 o 24 miglia marine importa poco: è certo che abbiano ucciso degli innocenti e per questo dovrebbero essere processati e condannati. Ma tutti sanno che qui non avrebbero mai un processo giusto, e se li lasciassero in India insorgerebbero le destre che in Italia hanno ancora molto potere.
Un bel casino, non c'è dubbio...


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helios
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Che fossero o meno entro le 12 o 24 miglia marine importa poco: è certo che abbiano ucciso degli innocenti e per questo dovrebbero essere processati e condannati.

siccome non c'è verso che prima di scrivere non vi informate di come stanno i fatti e che bdurruti oggi ne ha scritte più del solito di cazzate, metto questo link sperando che riusciate a leggerlo e a capirlo:

I marò in India non hanno ucciso
Perché gli indiani non hanno fatto l'autopsia sui due cadaveri?
di Piero Laporta [email protected]

Mercoledì 15 febbraio, 30 miglia a Ovest dalla costa meridionale indiana, nell'Oceano indiano, alle 16 ora locale, un'imbarcazione indiana, con cinque persone, alcune delle quali armate, fu dissuasa dall'avvicinarsi al cargo italiano «Enrica Lexie» dai marò del san Marco, di scorta, i quali spararono tre serie di colpi d'avvertimento col fucile AR 90/70.

L'imbarcazione indiana si allontanò dopo la terza serie di raffiche.

Le autorità indiane imputano ai militari italiani la morte di due pescatori, Valentine Jelestine, 45 anni, e Ajesh Binki, 25 anni, i cui cadaveri sono stati rinvenuti su un peschereccio.

Il comandante del Lexia e i marò sostengono che il peschereccio coi pescatori morti è diverso, per forma e colore, da quello oggetto dell'azione dissuasiva.

L'International maritime bureau riferisce, nello stesso giorno e in quei paraggi, un attacco di pirati all'Olympic Flair, cargo greco simile alla Enrica Lexie.

L'Olympic Flair era a circa 2 miglia dalla costa, la distanza riferita dai sopravvissuti del peschereccio.

[]L'abbordaggio al Lexia è avvenuto alle 16 ora locale, molto più a sud di quello dell'Olympic Flair, avvenuto alle 21.50, l'orario riferito della morte dei due pescatori.[/u]

Il fucile Beretta AR 70/90 è preciso fino a circa 300 metri. La forza di penetrazione del proiettile tuttavia scema intorno ai 100 metri e la linearità della traiettoria si fa aleatoria dopo l'impatto. I due marò hanno sparato quando l'obiettivo era a 100 metri.

I due marò, due professionisti ultratrentenni, con lunghe esperienze operative, sono noti per il grande equilibrio. Se dicono di aver sparato nell'acqua per avvertimento, occorre credergli.

Chi volesse sostenere che i pescatori furono colpiti da due colpi di rimbalzo, che a 90-100 metri, dall'acqua vanno sullo scafo del peschereccio, lo perforano e colpiscono i pescatori uno alla testa e l'altro al cuore, costui dovrebbe spiegare com'è possibile in questa scena cinematografica che due colpi, rimbalzando sull'acqua, risultino ambedue precisissimi e potenti nonostante la deviazione. La probabilità è più bassa d'una scala reale a poker.

Se poi si sostiene, come affermano gli indiani, che i due marò hanno sparato mirando sul peschereccio e colpito precisissimamente - come un killer che spara da un metro - due persone differenti, basterebbe mostrare i cadaveri e sottoporli ad autopsia per capire da che cosa sono stati colpiti, con quale angolazione e se i colpi erano di rimbalzo o diretti. Peccato che le autorità indiane abbiano cremato i cadaveri. Neppure vogliono mostrare le posizioni delle navi con l'Ais, Automatic Identification System, sistema internazionale di certificazione della posizione delle navi.

I marò a bordo della nave «Enrica Lexie», che è territorio italiano, sono come l'alpino che vigila alla frontiera e spara, per difendere il territorio italiano, secondo gli ordini ricevuti. L'incidente è avvenuto in acque internazionali. Quel nucleo di marò, secondo le leggi internazionali, gode d'immunità giurisdizionale assoluta rispetto a qualunque autorità straniera.

Per tre giorni il ministro della Difesa e il ministro degli Esteri rimasero inerti, quando invece avrebbero dovuto affermare immediatamente la giurisdizione italiana, inviando, con aerei debitamente scortati, i carabinieri a fare i rilievi del caso, sostituire i due marò e condurre in Italia i due coinvolti nell'incidente, al fine di raccoglierne le dichiarazioni davanti a un magistrato italiano. Tale procedura, nota anche al pretore di Scurcola Marsicana, è stata del tutto ignorata. Se la Difesa non sa difendere due marò che hanno eseguito i suoi ordini, che cosa ci sta a fare?


http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1758891&codiciTestate=1

per cui se ne deduce:
1) che i marò non hanno sparato
2) che il peschereccio a cui hanno sparato colpi di avvertimento era un altro e non quello che che successivamente gli indiani hanno presentato come tale
3) che sono stati cremati i corpi dei pescatori uccisi senza autopsia e senza che nessun italiano facesse perizie
4) che non si possono fare altri esami sui corpi dei pescatori uccisi per verificare quanto sta dicendo il governo indiano
5) che il fatto è avvenuto in acque internazionali e non in quelle territoriali
dell'India (solo l'India dice che erano acque sue non in diritto marittimo
internazionale che sostiene altro)
6) che l'india sostiene che è stato colpito un peschereccio che non risulta
sia quello avvistato dagli italiani
7) i marò sostengono di aver sparato nell'acqua e nella zona c'erano altre
imbarcazioni oltre a quella italiana nelle vicinanze
8) come mai gli orari della morte dei due pescatori è avvenuto alle 21,50
mentre l'avvistamento da parte della Lexie è stato verso le 16
9) come mai sono occorsi tre gg perchè la difesa e gli esteri si mettessero
a far qualcosa per la nave e l'equipaggio tenuti prigionieri in India e
perchè mai non sono state fatte subito le indagini

10) come mai gli indiani non hanno fatto l'autopsia dei due cadaveri dei
pescatori? che cosa avevano da nascondere?

E poi c'è ancora qualcuno che sostiene, in queste condizioni in cui giace l'India riguardo la giustizia e i metodi che usa, che i marò sono colpevoli?
Avete idea di come è l'India o avete solo letto Salgari e pensate che li tutto sia favoloso.
Non fate gli imbecilli fino a questo punto, abbiate un pò di dignità!


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Ale
 Ale
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11. Come mai il governo italiano ha pagato un indenizzo alle famiglie degli uccisi?

Ma italiaoggi che fonti utilizza?
I dati sulle distanze tra le barche chi gliel' ha forniti? Un satellite, un tribunale, helios?


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bvzm1
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Ci voleva un'accozzaglia di cazzate per indurmi a riscrivere evidentemente.

I due marò, due professionisti ultratrentenni, con lunghe esperienze operative, sono noti per il grande equilibrio. Se dicono di aver sparato nell'acqua per avvertimento, occorre credergli.

Il 28 febbraio il governo italiano chiede che al momento dell’analisi delle armi da fuoco siano presenti anche degli esperti italiani. La Corte di Kollam respinge la richiesta, accordando però che un team di italiani possa presenziare agli esami balistici condotti da tecnici indiani.
Gli esami confermano che a sparare contro la St. Antony furono due fucili Beretta in dotazione ai marò, fatto supportato anche dalle dichiarazioni degli altri militari italiani e dei membri dell’equipaggio a bordo sia dell’Enrica Lexie che della St. Antony.
Staffan De Mistura, sottosegretario agli Esteri italiano, il 18 maggio ha dichiarato alla stampa indiana: «La morte dei due pescatori è stato un incidente fortuito, un omicidio colposo. I nostri marò non hanno mai voluto che ciò accadesse, ma purtroppo è successo».

basterebbe mostrare i cadaveri e sottoporli ad autopsia per capire da che cosa sono stati colpiti, con quale angolazione e se i colpi erano di rimbalzo o diretti. Peccato che le autorità indiane abbiano cremato i cadaveri. Neppure vogliono mostrare le posizioni delle navi con l'Ais, Automatic Identification System, sistema internazionale di certificazione della posizione delle navi.

L'autopsia ovviamente è stata fatta e un reperto ce l'ha persino il Corriere della Sera
http://archiviostorico.corriere.it/2012/marzo/04/Maro_doppia_verita_anche_dall_co_8_120304026.shtml

Basterebbero queste due cretinate ma figuriamoci.


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helios
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Ci voleva un'accozzaglia di cazzate per indurmi a riscrivere evidentemente.

ci voleva che non hai capito nulla e se chiami cazzate quelle degli articoli postati non so nemmeno che chiameresti quello che hai scritto senza un link di cui non voglio nemmeno commentare.Se è quello che metti del corriere era meglio se non lo mettevi.

Ho posto sopra alcune domande ma evidentemente preso dal fatto che siano delle cazzate non ti sei degnato di rispondere. Ti basta solo dire parlare di accozzaglia di cazzate per nascondere che non sai nulla di quanto successo.

Quindi ti rinfresco la memoria:

I marò sono innocenti: ecco perché
Toni Capuozzo ricostruisce per Tgcom24 i fatti di quella notte nel mare indiano: l'ombra di un'imbarcazione greca sopra la sparatoria che ha portato alla morte dei due pescatori locali

14:34 - Il ministro della Difesa Mario Mauro sabato scorso, a Brindisi, nella caserma che è stata la caserma di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone si è detto fiducioso della possibilità che i due fucilieri di marina possano scontare la pena in Italia. Il ministro degli Esteri Emma Bonino, pochi giorni fa, ha parlato di una soluzione “rapida e giusta” alla vicenda che si protrae da un anno e mezzo. Noi siamo in grado di dire che, al contrario, speriamo in un non luogo a procedere o in un’assoluzione piena per non aver commesso il fatto, sia pure davanti a una corte indiana, che in base al diritto internazionale non può essere il giudice naturale per un fatto avvenuto al di fuori delle acque territoriali indiane.

Lo diciamo in base a un paziente e caparbio lavoro di ricerca di documenti e di incrocio degli stessi, che ci consente di sostenere la piena innocenza dei nostri marò. Non è compito di chi ha a cuore la loro sorte, né compito di chi si occupa della difesa di un incriminato ricercare il vero colpevole, onere che spetta all’accusa. Basterebbe evidenziare i clamorosi e ripetuti errori dell’impianto accusatorio indiano, ma abbiamo voluto anche ipotizzare una plausibile dinamica dell’incidente del 15 febbraio 2012 che ha visto la morte di due innocenti pescatori indiani.

I fatti

Tra le 16 e le 16.30 – ora indiana – la Enrica Lexie è avvicinata da un’imbarcazione sospetta. Non ricevendo risposta a segnalazioni luminose e acustiche, il team dei fucilieri di marina a bordo spara dei colpi in acqua, mentre l’equipaggio viene fatto riparare nei locali blindati della cosiddetta “cittadella”. L’imbarcazione sospetta cambia rotta e si allontana. Nella circostanza il comandante Vitelli lancia l’allarme SSAS Alert, che avvisa in tempo reale, tra gli altri, anche la Guardia Costiera indiana.

Alle 19.16 il comandante Vitelli invia una mail riferendo l’accaduto allo MSCHOA del Corno d’Africa e all’UKMTO (UK Maritime Trade Operations). La Guardia Costiera indiana riceve copia della mail. Alle 23.20 il peschereccio St Anthony rientra nel porto di Neendankara. A bordo di sono due pescatori uccisi da colpi d’arma da fuoco. Il capitano e armatore Freddy Bosco dichiara alle televisioni che l’incidente di cui sono state vittime è avvenuto intorno alle 21.30. E conferma di aver allertato immediatamente, via radiotelefono la Guardia Costiera indiana.

Alle 21.36 la Guardia Costiera indiana si è messa per la prima volta in contatto con la Enrica Lexie, invitandola a rientrare a Kochi . Con tutta evidenza ha avuto notizia da pochi minuti dei due morti, e ha collegato il fatto con la notizia dell’incidente della Lexie.

Alle 22.20 la nave greca Olympic Flair comunica all’IMO (Organizzazione Marittima Internazionale) di aver subito un attacco da due imbarcazioni pirata, che desistono davanti all’allerta dell’equipaggio. Che non ha subito danni, specifica il messaggio. La Guardia Costiera indiana a questo punto ha sul tavolo tre fatti: un incidente avvenuto alle 16.30 – la Lexie – due pescatori uccisi alle 21.30, un altro incidente avvenuto prima delle 22.20. Ma ha anche a disposizione la Lexie che sta rientrando a Kochi, mentre la nave greca è ben lontana. E si getta sulla prima pista, nonostante una differenza di cinque ore tra i due primi incidenti, e la sovrapposizione degli ultimi due (Attacco alle 21.30 secondo Bosco, allarme Olympic Flair 50 minuti dopo).

Se si sia trattato di errore in buona fede, di accanimento su un teorema investigativo, di presunti colpevoli offerti sul piatto d’argento, di speculazione politica alla vigilia di una campagna elettorale, non sta a noi dirlo qui. Quello che è certo è che l’inchiesta indiana ha peccato da subito di un’omissione di indagini. Ed è altrettanto certo che poi gli orari sono stati piegati a confermare il teorema. Non conosciamo gli atti delle prime indagini, né l’andamento delle indagini in corso da parte della NIA. Ma è probabile che entrambe contengano una ricostruzione dei fatti simile a quella apparsa sulla rivista ufficiale della Guardia Costiera indiana. Che sposta nel tempo (alle 18.25) l’attenzione sulla Lexie (che in realtà come abbiamo visto comunica l’avvenuto alle 19.16). Che dichiara l’avvistamento della Lexie da parte di un aereo della Guardia Costiera alle 19.50, e l’intercettazione del mercantile italiano da parte di una motovedetta alle 20.45. In realtà – lo confermano i documenti in nostro possesso – tale mobilitazione avviene solo dopo le 21.36, dopo aver avuto notizia della morte dei due pescatori. Una tale manipolazione dei dati getta una luce obliqua su molti altri punti dell’inchiesta, dalla perizie balistiche all’analisi dei tracciati radar.

Un’ipotesi che possiamo avanzare è che intorno alle 21.30, in condizioni di oscurità, il mercantile greco venga attaccato da un’imbarcazione pirata. Nei pressi, sfortunatamente, c’è il St Anthony. I greci scambiano le due imbarcazione come parti di un unico attacco pirata. Il St Anthony viene preso nel mezzo (ciò che spiegherebbe la singolar inclinazione dei colpi finiti sul peschereccio, conficcatisi con traiettoria non inclinata, come i colpi che si sparano da una grande petroliera verso un barchino, ma quasi orizzontali). Chi potrebbe aver sparato dall’Olympic Flair ? A fatica i greci hanno ammesso che a bordo c’era un team di una security ellenica, la Diaplous. Secondo fonti greche, un team senza armi. Improbabile, e se fossero stati armati, avrebbero avuto armi con calibro Nato.

Ma è un’inchiesta che non tocca a noi. Quel che ci interessa è quel buco di cinque ore tra i due incidenti. La stessa distanza che passa tra la colpa e l’innocenza.
Toni Capuozzo
http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/1103373/i-maro-sono-innocenti-ecco-perche.shtml

Hai citato Staffan de Mistura? lui dice che ci sono incongruenze fra le pallottole sparate e quelle in dotazione de due fucilieri e parla di inconguenza.

"Incongruenza". La parola è di Staffan De Mistura, l'inviato del governo per la vicenda dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati da un'improbabile inchiesta della polizia del Kerala di aver ucciso due pescatori al largo delle coste indiane il 15 febbraio 2012.

L'ha usata nell'audizione presso le commissioni esteri e difesa della Camera e del Senato, la sede parlamentare più prestigiosa alla quale abbia mai riferito finora. La "incongruenza" è fra le pallottole trovate nei corpi dei due deceduti, Valentine Jalastine e Ajish Binki, e quelle dei fucili d'assalto Beretta Ar 70/90 in dotazione a Latorre e Girone.

La differenza non è sfuggita ai detective della Nia, la polizia antiterrorismo di Nuova Delhi. Quelli estratti dalla testa di Jalastine e dal torace di Binki erano calibro 7 e 62, ossia molto più grandi dei proiettili calibro 5 e 56 in dotazione ai due fucilieri del Reggimento San Marco.

Le misure furono fatte il 16 f
ebbraio dal professor K. Sasikala di Trivandrum, l'anatomo patologo del Kerala che fu incaricato dell'autopsia sui cadaveri delle vittime. Latorre e Girone hanno sempre sostenuto che spararono, senza ferire nessuno, colpi di avvertimento in acqua in direzione di un'imbarcazione che si stava avvicinando pericolosamente alla petroliera Enrica Lexie sulla quale prestavano servizio.

Lo strumento usato per superare "l'incongruenza" dichiarata ora da De Mistura fu la perizia balistica. Con un fermo immagine ingrandito dei filmati trasmessi dal Tg 1 e dal Tg 2 si è visto che i due passaggi del documento che indicano il mese dell'accertamento e associano i proiettili repertati ai nomi delle due vittime, Ajish Pink, 25 anni, colpito al torace, e Valentine Jalastine, 45 anni, fulminato con un colpo alla testa, sono stati redatti con una seconda macchina per scrivere dopo aver cancellato il testo originale.

Nel passaggio che cita Pink si vedono addirittura due residui dello scritto precedente. L'indicazione del mese e il nome sono sulla destra, mentre il resto del documento è ordinatamente allineato a sinistra. La stessa anomalia si ripete quando viene citato il reperto estratto dal cervello di Jalastine. L'ingrandimento documenta le sbavature di una macchina da scrivere diversa e imprecisa. Perfino il modo di indicare il mese si trasforma. Nell'originale è Cr No.02/12 nella manipolazione è Cr. No: 02/12. Non solo. I due maggiori del Ris che hanno assistito allo sparo con i fucili dei marò non hanno potuto partecipare all'autopsia ed erano semplici "osservatori", non autorizzati quindi a fare richieste di alcun genere.

Infine, il proprietario e comandante del Saint Antony Freddy Bosco ha dichiarato un orario dell'incidente che non c'entra nulla con quello dell'abbordaggio fallito alla Enrica Lexie. La prova è un filmato di "Venad News", una tv del Kerala, un minuto e 31 secondi di dichiarazioni. Dice Freddy Bosco, datore di lavoro dei due pescatori uccisi: "Erano le 9 e 30 della sera. Ho sentito un grande rumore". Peccato che l'assalto abortito alla petroliera italiana sia avvenuto alle 16 e 30 indiane, come risulta da tutti i documenti, ossia 5 ore prima dell'orario rivelato a caldo da Bosco. La spiegazione possibile è solo una. L'armatore del Saint Antony si riferiva al giorno precedente e il peschereccio colpito veniva da lontano.

http://www.huffingtonpost.it/2013/11/13/maro-staffan-de-mistura-incongruenza-pallottole_n_4266732.html

Cazzate, si proprio le tue considerato che i risultati delle autopsie non sono stati resi noti dalle autorità indiane.
http://video.sky.it/news/mondo/india_pescatori_uccisi_autorita_non_consegnano_autopsia/v111103.vid

.....
Un rapporto indipendente ma che dimostra come «molti elementi non quadrino» dice Di Stefano al Sole 24Ore.com. «A cominciare dall'autopsia effettuata dall'anatomopatologo del Tribunale indiano, il professor Sisikala» che ha recuperato il proiettile dal corpo di uno dei due pescatori uccisi, definendolo calibro 0,54 pollici, pari a 13 millimetri cioè un calibro oggi inesistente».
......
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-03-25/lesperto-maro-india-hanno-143435.shtml?uuid=AbTHGvDF


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marcopa
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Due particolari della vicenda da mettere a fuoco

In un servizio televisivo di ieri hanno fatto vedere

la nave che i due marò insieme ad altri quattro colleghi (sei uomini sei in missione militare) proteggevano

e l' imbarcazione dei due pescatori uccisi

ad occhio la sproporzione tra le dimensioni dei due battelli era enorme,

ma come avrebbero fatto delle persone a salire su una nave del genere da una imbarcazione così piccola ?

le immagini sono passate veloci,

ma le dimensioni delle due imbarcazioni si possono ricercare.

Sarebbe molto istruttivo.

Il secondo particolare da mettere a fuoco:

ma i sei uomini imbarcati per la missione antipirateria erano tutti lì con le stesse responsabilità ?

Non c'era una persona con la responsabilità di comandare il gruppo ?

Dalla lettura del decreto (luglio 2011) - finanziamento missioni militari estero - mi sembrava che uno del nucleo avesse un ruolo di comando del grupo stesso.


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