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Obama pretende che l’Europa salvi Atene per evitare Putin


dana74
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nnooooo gli Usa lo fanno solo perché amano il popolo greco e vogliono salvarlo dalla cattiva Germania

luglio 09 2015

Nella vicenda greca scende in campo Obama che, con la benedizione di RaiNews, si indigna per l’incapacità europea di risolvere i problemi di Atene. RaiNews e Obama ordinano di salvare la Grecia, di offrirle altri prestiti, di ignorare i problemi strutturali del Paese. Naturalmente tutti possono esprimere il loro pensiero, mica siamo la signora Boldrine che vuol censurare chi non la apprezza. Ma se Obama fa logicamente i propri interessi, e’ vergognoso l’appiattimento RaiNews. Perché, se si vuol fare informazione e non propaganda, sarebbe il caso di ricordare al presidente Usa che la crisi europea generale nasce grazie agli USA. Possibile che, a RaiNews, nessuno ricordi Lehman Brothers? I mutui subprime che hanno innescato la crisi mondiale? Macché, tutto dimenticato. La crisi europea e’ nata per caso e gli americani non hanno responsabilità. Neppure per le agenzie di rating che hanno approvato i bilanci falsi di Atene. D’altronde non ci si può aspettare correttezza di informazione da chi plaudiva al Grigiocrate Monti ed alla Fornero. E sfugge, ai grandi pensatori della dis informazione italiana, che l’intervento di Obama non sia stato dettato dallo spirito caritatevole ed umanitario del premio Nobel per la Pace e per i Droni. Ad Obama ed agli americani non frega assolutamente nulla dei greci, della loro povertà. Obama vuole che l’Europa salvi, a spese proprie ovviamente, una Grecia fallita solo per evitare che Atene cada tra le braccia dei russi. La Grecia e’ un Paese della NATO e non può amoreggiare con Mosca. Ma se le ragioni sono queste, se gli Stati Uniti hanno bisogno di un alleato nel Mediterraneo (più che un alleato, vogliono un Paese di servi), provvedano loro a pagare i debiti ed anche a fornire nuovi prestiti. Che, ovviamente, non potranno mai essere ripagati. Troppo comodo indignarsi per scaricare gli oneri sull’Europa. Certo, farebbe comodo agli USA un’Europa più povera, obbligata ad accettare i vergognosi trattati commerciali che distruggerebbero (e distruggeranno) le economie dell’Europa del Sud. Perché, a quel punto e con quei trattati, tutta l’Europa meridionale finirebbe nell’orbita di Washington, senza alcuna possibilità di liberarsi dal giogo americano. Ma il bugiardissimo e la sua corte sono pronti a firmare qualunque cosa. Quando gli altri, quelli che contano e che portano avanti le trattative, sottoporrano all’Italia il testo da firmare senza commenti. Come se si fosse alla direzione del Pd.

Fonte: Girano
http://www.informarexresistere.fr/2015/07/09/obama-pretende-che-leuropa-salvi-atene-per-evitare-putin/

COME PRODI CHE CONFIDA NEL POTERE DI WASHINGTON E CINA PER SALVARE L'EURO

ammazza come sta ridotta sta sinistra eurista


Citazione
dana74
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giusto giusto una dichiarazione di Obama di qualche tempo fa

E' chiaro che l'austerità Obama non la vuole non per la gente MA PERCHE' FRENA GLI INVESTIMENTI USA, è CHIARO O SI FA FINTA DI NULLA??

Mario Del Pero

Obama e l’Europa
Posted on 19 maggio 2012

Al G8 di Camp David, Barack Obama sottolineerà con forza la preoccupazione con cui gli Stati Uniti stanno seguendo l’attuale situazione europea. E cercherà di costruire un’asse con quei governi europei, a partire dal nostro, che cercano di modificare la linea dell’austerity imposta dalla Germania. Con buona pace di chi vede, e talora auspica, apocalittiche competizioni globali tra la valuta europea e il dollaro, una crisi dell’euro rischia infatti di avere ripercussioni assai pesanti per l’economia statunitense. Nel caso di Obama, poi, non vi è solo l’interesse di stato: l’apprensione per l’Europa, e la conseguente pressione politica che si cerca di esercitare soprattutto sulla Germania, consegue anche a tangibili e immediate considerazioni di carattere elettorale. Perché un’Europa travolta dalla crisi del debito e un euro pesantemente indebolito mettono ancor più a repentaglio la rielezione di Obama in novembre.

Questa interdipendenza – economica, politica e, potenzialmente, elettorale – tra le difficoltà europee e i problemi di Obama e degli Usa si manifesta in tre ambiti diversi.

Il primo è ovviamente quello commerciale e finanziario. Come molti altri paesi, anche gli Stati Uniti hanno progressivamente disinvestito dalla Grecia e l’esposizione delle banche statunitensi nel paese si è ridotta di quasi il 65%, attestandosi attorno ai 6 miliardi di dollari. Permane però il rischio di un contagio greco verso altre economie deboli dell’area euro, a partire da Spagna e Italia, dove molto maggiore è la presenza di capitali americani. Una simile eventualità, i cui potenziali riverberi pandemici sono difficili da prevedere e quantificare, finirebbe per colpire duramente molti investitori statunitensi. In Europa le banche degli Stati Uniti hanno investimenti in obbligazioni pubbliche e private che, per quanto ridotti negli ultimi anni, sono nell’ordine dei mille e cinquecento miliardi di dollari; l’Europa rimane la principale destinazione degli investimenti statunitensi ed è già accaduto che importanti istituzioni finanziarie degli Usa, come la MF Global nell’autunno scorso, siano crollate per eccesso di esposizione sui titoli europei. L’inevitabile contrazione economica europea provocata dal “contagio greco” danneggerebbe a sua volta l’economia statunitense, alla cui ripresa dell’ultimo anno ha contribuito in modo non secondario anche l’aumento delle esportazioni, un quinto delle quali destinate al mercato dell’area euro, più capace oggi di assorbirle, in conseguenza del dollaro debole e di una maggiore competitività americana.

Questa stretta interdipendenza economica ci porta al secondo ambito: quello politico ed elettorale. Il legame tra tenuta dell’euro e dell’economia europea da un lato e ripresa statunitense dall’altro ci mostra nitidamente quale interesse elettorale Obama abbia nel convincere gl’interlocutori europei ad abbandonare la linea dell’austerità per concentrarsi, quanto meno sul breve periodo, ad un’azione concertata di sostegno della crescita, a prescindere dai suoi effetti inflattivi e, in parte, di bilancio. La crescita europea non basta di per sé a far vincere le elezioni ad Obama, ma offre di certo un aiuto non secondario. Anche perché nella retorica elettorale dei suoi avversari politici è proprio l’equazione tra Obama e l’Europa, la presunta “europeità” di Obama, a essere sottolineata e denunciata. L’Europa in crisi viene quindi presentata da Romney come un modello negativo, che Obama ambirebbe ad emulare e dalla quale gli Stati Uniti debbono invece prendere le distanze: “la Casa Bianca” – ha affermato il candidato repubblicano Romney alcuni mesi fa – deve esprimere “il meglio di ciò che noi siamo, non il peggio di ciò che l’Europa è diventata”.

Questa Europa è però anche quella a cui gli Stati Uniti vorrebbero affidarsi per condurre una politica estera meno onerosa e controversa, senza tuttavia abbandonare impegni già assunti e procedere a disimpegni accelerati e pericolosi. È questo il terzo e ultimo ambito ove si manifesta l’ineludibile dipendenza tra Europa e Stati Uniti oggi. Dalla Libia all’Afghanistan, gli Usa chiedono ai paesi europei di alzare la soglia del loro impegno e della loro collaborazione. Si prevede che il solo finanziamento delle forze di sicurezza afgane da qui al 2014 costerà 4 miliardi di dollari; una spesa alla quale Obama vorrebbe che gli alleati europei contribuissero, laddove la crisi attuale giustifica invece tagli ulteriori alle spese per la sicurezza e la difesa.

Come tante altre volte nella storia recente, le sorti delle due parti dell’Atlantico appaiono inestricabilmente legate. Più deboli paiono però i collanti, ideologici e politici, che lubrificavano in passato le relazioni euro-statunitensi, così come più debole è la consapevolezza di un’interdipendenza tanto profonda, quanto complessa e contraddittoria.

Il Mattino/Il Messaggero
OBAMA, PATRIMONIALE E NO ALL'AUSTERITY: "BASTA SPREMERE I PAESI DEBOLI E IN RECESSIONE"

di Valeria Arnaldi
ROMA - «Rimpiazzare un’irragionevole austerity con investimenti intelligenti che rafforzino il nostro Paese». È una manovra da 4mila miliardi di dollari quella presentata al Congresso per il 2016, ieri, dal presidente Usa Barack Obama. Obiettivo, restituire fiducia e forze all’economia americana.
«Dobbiamo tornare a investire - ha detto Obama - ce lo possiamo permettere». Basta tagli dunque, stop all’austerity, la politica punta a spendere di nuovo per favorire la crescita e, solo, a risultato ottenuto, tornare a occuparsi del debito. Il riferimento alla Grecia, in particolare, e all’Europa, in generale, è chiaro: «Non puoi continuare a spremere i Paesi che sono nel mezzo della depressione. A un certo punto ci deve essere una strategia per la crescita, affinché possano pagare i loro debiti ed eliminare una parte dei loro deficit». E la strategia interna Obama l’ha già delineata: 428 miliardi di investimenti nelle infrastrutture, che mettono in moto anche il mercato del lavoro, e agevolazioni fiscali per 277 miliardi alla classe media.
Le “nuove” spese saranno pagate con un aumento della tassazione per le grandi multinazionali e i cittadini più ricchi. Tra le proposte, l’aumento delle royalty pagate dalle aziende energetiche per ottenere le concessioni per trivellazioni di gas e petrolio. «Non si può giocare con la sicurezza economica delle famiglie americane e con la sicurezza nazionale», ha detto e per ribadire l’intenzione concreta al cambiamento, il presidente Usa ha ricordato quanto già fatto: «Il deficit è stato tagliato di circa due terzi». Al piano di Obama contribuirà anche la riforma della normativa sull’immigrazione, che porterà nel Paese più lavoratori regolarizzati. Non mancano finanziamenti al dipartimento per la Sicurezza Interna, per «combattere la minaccia terroristica». Per un’America più ricca e sicura.

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http://www.leggo.it/NEWS/ESTERI/obama_patrimoniale_ricchi_tasse_multinazionali/notizie/1157751.shtml


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Noble Member
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il diversamente colorato tuona per un altro motivo, se buttano fuori la Grecia, c'è il rischio concreto che vada nelle braccia della Russia e se va in quelle braccia...tanti saluti alla Nato!! (per fortuna dei greci)


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