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Oxfam: Paradisi fiscali, Bermuda


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http://www.liberatv.ch/it/article/33962/paradisi-fiscali-secondo-l-oxfam-la-svizzera-rimane-al-quarto-posto-assoluto-la-classifica-guidata-dalle-bermuda-dove-vengono-generati-profitti-per-80-miliardi-di-dollari-zero-imposte-sugli-utili-e-nessuna-ritenuta-alla-fonte-intanto-i-62-pi-ricchi-del-mondo-detengono-un-patrimonio-pari-a-quello-dei-3-6-miliardi-di-pi-poveri

Paradisi fiscali, secondo l'Oxfam la Svizzera rimane al quarto posto assoluto. La classifica è guidata dalle Bermuda, dove vengono generati profitti per 80 miliardi di dollari: zero imposte sugli utili e nessuna ritenuta alla fonte. Intanto i 62 più ricchi del mondo detengono un patrimonio pari a quello dei 3,6 miliardi di più poveri
"Questi paradisi fiscali sono tra i principali responsabili a livello globale della dilagante corsa al ribasso sulla tassazione degli utili d’impresa che sottrae miliardi di euro alla lotta alla disuguaglianza e alla povertà", si legge nel rapporto dell’Oxfam

12 dicembre 2016

Imposizione sugli utili delle imprese pari a zero, nessuna ritenuta alla fonte, assenza dai tavoli internazionali, poca trasparenza e casi provati di elusione fiscale: le Bermuda restano al primo posto della classifica dei paradisi fiscali più aggressivi. Ma anche la Svizzera figura ai primi posti, al quarto per la precisione, nell’ultimo rapporto dell’Oxfam, l’organizzazione internazionale che si definisce “movimento globale di persone che vogliono porre fine all’ingiustizia della povertà”.

Alle Bermuda vengono generati profitti per 80 miliardi di dollari da parte delle grandi società statunitensi: più di quelli registrati in Cina, Giappone, Germania e Francia messi insieme. Secondo il nuovo rapporto Battaglia fiscale pubblicato oggi, dietro le Bermuda ci sono le Isole Cayman, dove i ricercatori di Oxfam hanno trovato traccia di sedici controllate dalle cinque principali banche francesi, senza nemmeno un dipendente. Al terzo posto figurano i Paesi Bassi e la Svizzera, seguiti da Singapore, Irlanda e Lussemburgo.

Un altro recente studio dell’organizzazione internazionale aveva spiegato che sono cresciuti sensibilmente, in Europa, gli accordi tra le grandi multinazionali e le autorità fiscali, che permettono alle corporation di spuntare condizioni favorevoli.

"Questi paradisi fiscali sono tra i principali responsabili a livello globale della dilagante corsa al ribasso sulla tassazione degli utili d’impresa che sottrae miliardi di euro alla lotta alla disuguaglianza e alla povertà", si legge nel rapporto dell’Oxfam. L’organizzazione denuncia una sempre minore redistribuzione della ricchezza, ricordando che quest'anno 62 persone hanno accumulato il patrimonio detenuto dai 3,6 miliardi di cittadini più poveri del mondo.

"i paradisi fiscali – spiegano i vertici dell’Oxfam - aiutano le multinazionali a sottrarre risorse alle casse degli Stati, contribuendo a generare e rafforzare sistemi economici fondati sulla disuguaglianza. In questa prospettiva si lasciano milioni di persone senza speranza per un futuro migliore”.

Negli ultimi tre decenni, mentre i profitti realizzati dalle maggiori compagnie locali sono esplosi in termini reali da 2 a 7,2 miliardi, non si è visto un corrispettivo aumento delle loro contribuzioni fiscali. E l'elusione fiscale delle multinazionali sottrae 100 miliardi di dollari all'anno ai bilanci dei Paesi più poveri. Tradotti in istruzione, servirebbero per far studiare 124 milioni di ragazzi o pagare le cure per salvare 6 milioni di bambini.


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vic
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La medaglia ha due facce, l'altra faccia e' quella degli inferni fiscali.

La Svizzera sta in mezzo, cioe' la fiscalita' non e' cosi' esagerata, ma c'e', eccome che c'e'. Anche sotto mentite spoglie (premi casse malati, canone radiotelevisivo obbligatorio per tutti). Dico fiscalita' moderata anche per il fatto che si vede dove lo stato investe (socialita', opere pubbliche, istruzione). Tipicamente sono gli inferni fiscali (e politici) che la mettono fra i paradisi fiscali. A lorsignori cosi' virtuosi da' molto fastidio anche il principio del federalismo fiscale, che ha pure i suoi contrappesi, come la perequazione intercantonale. Scommetto che a quelli dell'Oxam da' fastidio perfino la concorrenza fiscale intercomunale. Pure lei provvista di contrappesi. Mettere la Svizzera nel calderone delle Bahamas e' giocare in malafede.

Che dire poi dei paradisi fiscali che non si possono mai nominare, per esempio certi stati USA, o le isole del Canale britanniche? Sempre citus mutus, o quasi. Ma guarda te che caso!


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vic
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Facciamo pagare le tasse anche ai robot

Siccome il lavoro viene vieppiu' eseguito da macchine, non si capisce perche', tenendo valido il principio della tassazione del lavoro, i robot siano esentasse.
Aumentano la produttivita', affermano gli economisti.
Certamente, come no. Ma non aumentano la produttivita' dello stato, intesa come qualita' dei servizi erogati.

Questa faccenda dei paradisi fiscali ha molto a che fare con l'etica imprenditoriale. Che nella passata generazione di manager di piccole-medie imprese era piuttosto diffusa.
Con l'avvento delle multinazionali e dei manager studiati, la cosiddetta furbizia (dal naso corto) prende il sopravvento.

Una questione importante e' il sapere di quante multinazionali l'umanita' abbia veramente bisogno. Va bene investire in istruzione, ma poi se chi e' istruito va a finire col lavorare nelle multinazionali siamo di nuovo ai piedi della scala.

Altra questione poco discussa e' quella della velocita' di sostituzione dei prodotti.
Fa girare l'economia, dicono i soliti economisti. Fa girare i cosidddetti, dice l'uomo della strada.
Va da se' che nella sostituzione dei prodotti vanno contemplate anche le spese militari.

Eh si', e' lo sguardo d'assieme che scarseggia, e con esso pure il vecchio e sano buon senso.
Che a casa mia in campo fiscale si traduce nella domanda: dove finiscono le imposte?

E' gia' bello se finiscono in purgatorio. Solitamente all'inferno se ne vanno. O no?


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