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Perchè Cuba ha voltato pagina?


helios
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Perché Cuba ha voltato pagina?

A cura di Paolo Mastrolilli
new york

Il governo cubano ha annunciato una svolta nella sua politica sull’emigrazione: di che cosa si tratta?

Il giornale di stato «Granma» ha scritto che dal prossimo 14 gennaio i cittadini che vorranno andare all’estero non avranno più bisogno del visto di uscita, e potranno restare fuori dal Paese per 24 mesi.

Perché questa decisione è così importante?

Finora i cubani che volevano andare all’estero legalmente dovevano fare la richiesta per il permesso di uscire. Questa domanda richiedeva di mostrare la lettera dello straniero che invitava il cittadino a visitarlo, e il pagamento di varie tasse per un totale di circa 500 dollari. Se il permesso veniva accordato, aveva validità per 30 giorni, e poteva essere rinnovato dieci volte: al termine di questo periodo, cioè al massimo undici mesi, l’emigrato doveva rientrare in patria, se non voleva perdere la cittadinanza e il diritto alla residenza nell’isola. Queste misure burocratiche in sostanza rendevano quasi impossibile l’uscita dal Paese alla maggior parte dei cubani che, guadagnando in media 20 dollari al mese, non hanno i soldi per pagare il visto, o non hanno contatti all’estero che li invitino.

Perché c’erano queste limitazioni?

La ragione ufficiale stava nel fatto che L’Avana voleva evitare la fuga dei cervelli, frenando medici, ingegneri ed altro personale specializzato, che potevano essere attirati all’estero dalla promessa di stipendi molto più alti di quelli cubani. La ragione ufficiosa era evitare l’esodo in massa dall’isola, che avrebbe fatto crollare il regime.

Quali erano gli effetti di questa politica?

Circa trentamila cubani riuscivano ad emigrare legalmente ogni anno, ma migliaia di loro tentavano la fuga in maniera illegale, attraverso mezzi spesso molto pericolosi. Centinaia di persone hanno perso la vita attraversando il braccio di mare che separa Cuba dalla Florida, attirate dalle leggi americane che garantiscono la cittadinanza agli abitanti dell’isola che riescono a raggiungere il suolo degli Stati Uniti.

Le limitazioni sono state tolte davvero per tutti?

No. Secondo «Granma», il governo vieterà ancora alcuni viaggi «per difendersi dai piani interventisti e sovversivi degli Usa e dei loro alleati». In particolare, «resteranno in vigore le misure per preservare il capitale umano creato dalla rivoluzione». In altre parole il personale specializzato, e altri soggetti ritenuti pericolosi, si vedranno ancora negare il permesso di lasciare il Paese.

La dissidente Yoani Sanchez ha commentato che ha già pronto il passaporto: riuscirà a partire?

I casi come il suo sono il banco di prova della credibilità delle riforme. Se il governo le impedirà di andare all’estero, dimostrerà nei fatti che il cambiamento non è serio.

Perché il regime sta prendendo questo provvedimento proprio ora?

Da quando Raul Castro ha preso il potere dal fratello Fidel, nel 2006, ha avviato una serie di riforme molto prudenti per cambiare il Paese. La ragione sta principalmente nella crisi economica, che minaccia di travolgere il regime. Da quando sono finiti gli aiuti dell’Urss, Cuba in sostanza si regge soprattutto sul petrolio ricevuto dal Venezuela. Le piantagioni di zucchero non sono più così redditizie, il prezzo del nichel è sceso, e anche il turismo è diminuito a causa della crisi globale. Raul ha cercato in qualche modo di porre rimedio favorendo un’economia più legata al mercato, dove ora ad esempio è possibile creare piccole imprese o possedere piccole proprietà. La speranza del governo è che tutti questi passi consentano al regime di sopravvivere, abbassando il livello di conflittualità sociale e potenziando l’economia, senza però cedere alle pressioni internazionali per abbracciare in pieno il modello occidentale.

Le riforme di Raul stanno diminuendo davvero il risentimento dei cittadini?

Alcuni di loro si stanno giovando di questi cambiamenti, ma secondo i dissidenti il prezzo da pagare è un aumento della repressione. Da una parte, in sostanza, il governo fa concessioni sul piano economico, ma dall’altra restringe quelle sul piano politico. Un segnale di questa linea si è avuto nella serie di arresti seguiti al presunto incidente di auto in cui è morto il dissidente Oswaldo Payà.

Come si è chiusa questa vicenda?

Angel Carromero, lo spagnolo che guidava l’auto, è stato condannato a quattro anni di prigione per omicidio colposo. La famiglia di Payà però non ha accettato il verdetto, perché non crede alla versione ufficiale dell’incidente. Secondo la moglie del dissidente, Ofelia, il regime è responsabile della sua morte.

http://www.lastampa.it/2012/10/17/cultura/domande-e-risposte/perche-cuba-ha-voltato-pagina-rh9zxOOkkUvTZ4J92215NN/pagina.html


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