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Piumini d'oca: la sofferenza nascosta dentro la coperta


Tao
 Tao
Illustrious Member
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La crudeltà non gira solo in pelliccia: per un piumino servono 75 oche

Si avvicina la stagione invernale e ricomincia intensa la campagna animalista (mai cessata) contro le pellicce: una realtà, quella degli allevamenti di animali destinati a questo mercato, fatta di sofferenza e di maltrattamenti e rivelata da immagini e filmati mostrati dagli attivisti. C'è però un'altra realtà che diventa protagonista dei primi freddi e che, a differenza della precedente, è ancora nascosta: quella che riguarda la fabbricazione di giacconi e di trapunte realizzati con piumini d'oca, ben più diffusi delle pellicce perchè meno costosi o d'élite. Eppure, nonostante la diffusione di giacconi, trapunte, cuscini ma perfino cappelli o altri accessori guarniti con i piumini d'oca, ben pochi sanno quanta sofferenza e quanta violenza siano racchiusi in quella imbottitura calda, morbida e pubblicizzata come estremamente naturale. Quando naturale, poi, anche in questo caso, così come per pelle e pellicce, significa sempre "animale". La maggior parte delle persone non si domandano come siano stati realizzati i giacconi che indossano o, al limite, li considerano un sottoprodotto dell'industria della macellazione: niente di più sbagliato. Per riempire un piumino servono ben 75 oche: prima di arrivare al macello, la vita (se così si può definire) della giovane oca è contrassegnata da dolore, sofferenza, traumi e torture. Questi animali (che vivono sempre in capannoni al chiuso in condizioni di sovraffollamento), infatti. vengono spennati quando sono ancora pulcini, ad appena 2 mesi di vita: questo perchè le piume sono più morbide e si riformano più in fretta. Lo spiumaggio avviene assolutamente senza anestesia e da vive. Le oche sono appese per il collo e tenute per le zampe senza alcune possibilità di difendersi: un'operazione definita estremamente crudele dai veterinari e perfino dagli stessi avicoltori. Le operaie spiumano fino a 100 oche al giorno: una ogni 3-4 minuti, senza attenzione o delicatezza e sorde al dolore e alle grida degli animali, al solo fine di guadagnare il più possibile.

Prive del loro piumaggio, in preda allo shock, alla paura e allo stress, le oche vengono ributtate nel recinto e in, malomodo, disinfettate: qui restano per diverse ore tremanti, soffrendo per il freddo e per le ferite aperte provocate dalla violenza dello spiumaggio. Molte oche muoiono anche per il dolore e il freddo: la piuma, infatti, è una produzione cornea dell'epidermide che ha finalità di termoregolazione. La tortura però non finisce qui: dopo due mesi l'operazione viene nuovamente ripetuta, e poi ancora per altre 2 volte. Quindi, quando le oche hanno circa otto mesi e le loro piume non sono più adatte al commercio ,si apre per loro un altro doloroso destino. Alcune vengono uccise nei macelli per decapitazione con una lama girevole. Altre subiscono una tortura ancora più feroce: quella dell'ingozzamento forzato per la produzione di fegato grasso d'oca (il tanto pregiato fois gras). Per settimane le oche vengono alimentate forzatamente e in maniera eccessiva (pari per esempio a 20kg al giorno per un uomo adulto) con un imbuto infilato nel becco fino nello stomaco. In questo modo il loro fegato, ammalato, si ingrossa e raggiunge fino a 10 volte la dimensione iniziale: quella ideale per la preparazione di un piatto definito esclusivo e che, invece, è solo il risultato di tanta sofferenza.

I principali Paesi produttori di piumini d'oca con metodi crudeli come quelli descritti sono la Polonia, l'Ungheria e la Romania, dove circa il 60% della piuma prodotta viene ottenuta con la spiumatura dell'oca viva, e poi tutto l'Est Asiatico, in particolare la Cina. Non è solo l'Est, però, a essere incriminato: anche Islanda, Francia, Irlanda, Gran Bretagna (il mercato frutta 2,6 milioni di sterline) e Canada sono tra i maggiori produttori. E - è bene saperlo - anche l'Italia. In Svizzera, invece, la spiumatura delle oche vive è vietata dalla legge, ma comunque è ammessa l'importazione delle piume ottenute anche in questo modo.
Le alternative cruelty-free però esistono:
il Fibrefil, ad esempio, sostituisce egregiamente le piume d'oca nei giacconi invernali mantendo comunque calore e morbidezza. Per le imbottiture, si possono anche acquistare prodotti realizzati con Hollifill o altre fibre sintetiche.
Con la consapevolezza di aver risparmiato dolore a tanti animali.

Roberta Marino
Fonte: www.liberazione.it
30.10.2009


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mikaela
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 379
 

il piu' grande allevatore di oche in Ungheria e' un italiano.


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arwen
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Post: 6

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duca
 duca
Active Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 19
 

Con tutto il rispetto per i poveri palmipedi, descriverne le indicibili sofferenze per poi sponsorizzare prodotti sintetici derivati dal petrolio trovo sia una contraddizione piuttosto pesante.
Si potrebbero invece far tornare in auge il feltro, la lana cardata ma non filata come riempitivo della trapuntature, le fibre di canapa, il lino, le foglie delle pannocchie... Invece no, se non è DuPont, non lo vogliamo... 🙄


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Galileo
Prominent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 874
 

…ma se siamo arrivati a “vendere” cani/gatti finti che dormono ricoperti da peli di coniglio…e che è diventato un boom di vendite…


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