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PKK-PJAK-Mossad nella destabilizzazione dell'Iran?


AlbaKan
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2015
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Una lettura interessante, ma da prendere con le "pinze" per diversi motivi:
1- Claude Covassi è un ex spia (chi ci dice che sia ex?) che anni fa si era infiltrato nella moschea di Ginevra per scopi poco chiari e che ha comunque un passato pieno di ombre.
2- Ci sono cifre un pò strane ed esagerate tipo i 20 milioni di uomini e donne, tra i Guardiani della rivoluzione le forze dell'ordine in Iran contro soli 500 simpatizzanti del PJAK.
A parte questo la "prassi" descritta del trattamento che l'UE e gli Stati Uniti riservano ai "terroristi" è nota e molto plausibile, insomma non possiamo sapere se sia tutto vero, ma nemmeno avere la certezza che sia falso, e per questo credo valga la pena leggere... (Alba C.)

Intervista ad un ex membro del PJAK, realizzata in maggio-giugno 2011 da Claude Covassi, fondatore di Mecanopolis

Nessuno può mettere in dubbio le sofferenze dei curdi, in particolare durante il massacro del 1988 ad Halabja, in Iraq, dove migliaia di civili sono morte con armi chimiche. Questo popolo di origine indoeuropea, lotta da oltre un secolo per la sua autodeterminazione, che è perfettamente legittima.
Ciò che invece può sembrare discutibile è che questa volontà sia utilizzata, e forse anche deviata dai suoi obiettivi originari, da parte di gruppi armati che non esitano a ricorrere a metodi terroristici, e forse anche al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
E' ai margini delle manifestazioni delle organizzazioni curde e delle ONG in Place des Nations a Ginevra delle ultime settimane, che abbiamo potuto contattare Rizgar (1), un ex membro del PJAK (Partito per una Vita Libera in Kurdistan). Quest'organizzazione politica e militare vuole costruire uno Stato indipendente, apparentemente, concentrando le sue azioni militari contro l'Iran.
Il nostro obiettivo non è quello di parteggiare per una o per l'altra parte, ma secondo il motto di Simenon "Non giudicare, capire".
Per essere completamente obiettivi, daremo subito la parola ad un responsabile attivo del PJAK, in modo che possa rispondere alle affermazioni che il nostro interlocutore formula in quest'intervista.

Mecanopolis: Il PJAK ha riferito di voler intensificare le sue operazioni terroristiche sul suolo iraniano. Qual'è secondo lei la capacità di nuocere di questa organizzazione?

Rizgar: Le sue capacità non sono molto importanti. Il PJAK non è direttamente in conflitto con le forze dell'ordine iraniane. In generale, attaccano i civili curdi che collaborano con Teheran, oppure attaccano le posizioni di frontiera della polizia.

Ciò è contraddittorio per quest'organizzazione che sostiene di lottare per gli interessi del popolo curdo, il fatto è che questi accantonamenti di confine sono generalmente detenuti da due o tre giovani curdi che effettuano il loro servizio militare obbligatorio. Succede infatti che in Iran, i soldati fanno il loro servizio militare nella regione in cui sono nati. Dunque il PJAK assassino dei curdi, è l'opposto delle intenzioni che i suoi leader sostengono. Così, il 1° aprile, nove giovani soldati curdi sono stati uccisi dal PJAK a Mariwan (regione curda dell'Iran).
Per rispondere più pienamente alla vostra domanda posso affermare che il PJAK non possiede armi pesanti, e che il numero delle sue truppe armate non supera i 500 uomini.

Il PJAK rappresenta un reale pericolo per la sicurezza dell'Iran?

Francamente, no. 500 uomini armati non possono fare nulla contro l'esercito iraniano. Inoltre, il corpo dei Guardiani della rivoluzionarie, le forze di polizia e dei Basij supera i venti milioni di uomini e donne. La forza del PJAK risiede principalmente nella sua propaganda di vittimizzazione nei media occidentali.

L'Iran negozia direttamente o indirettamente, con il PJAK?

No, mai. Inoltre, Abdulrahman Haji Ahmadi, presidente del PJAK, ha dichiarato in una recente intervista che non ha mai partecipato ad alcuna trattativa diretta o indiretta con il governo iraniano. Ha anche affermato che ciò non accadrà mai.

Per il governo iraniano, il PJAK non può più essere un'interlocutore dal momento in cui ha commesso atti terroristici, e ancor più contro i civili curdi.

Il PJAK vorrebbe fare pressione con il terrore. Nei numeri 9 e 10 di Alternative, la rivista di propaganda dell'organizzazione, non hanno esitato a minacciare i giornalisti curdi che esprimono riserve sulla loro organizzazione. Hanno anche minacciato il portavoce dell'Organizzazione per i diritti umani in Kurdistan, quando neanche Teheran riconosce la legittimità delle ONG. Quello che il PJAK rimprovera ai giornalisti e alle ONG presenti, è che denunciano i loro attacchi terroristici contro i civili curdi.

Storicamente, il PJAK è uno dei "bracci armati" del PKK. Pensa che queste due organizzazioni siano ancora legate oggi?

E' ovvio. In una recente intervista di Osman Ocalan, fratello di Abdullah Ocalan, il fondatore del PKK, l'ha confermato più volte. Il PJAK e il PKK sono in costante contatto. Il PKK e il PJAK ricevono una formazione militare negli stessi campi di addestramento. L'unica differenza è che il PJAK è attivo solo sul suolo iraniano. Inoltre, il presidente ufficiale del PJAK, Haji Ahmadi, è in carica per creare l'illusione che siano i curdi iraniani che decidono le azioni dell'organizzazione. In realtà, gli ordini vengono da istanze del PKK al più alto livello decisionale.

Gli Stati Uniti e l'Unione europea hanno messo il PJAK sulla loro lista di organizzazioni terroristiche. Com'è possibile, secondo lei che il presidente del PJAK, Haji Ahmadi, potesse vivere liberamente in Germania?

Tutto ciò dimostra la politica ipocrita dei "due pesi e due misure" dei paesi occidentali. Inoltre, il Belgio ha recentemente dato il via libera al PJAK per aprire un ufficio a Bruxelles. Questo mentre, come fate notare, quest'organizzazione è considerata terroristica. Ma per capire bene la posta in gioco, bisogna considerare che, secondo l'Interpol, l'80% dell'eroina proveniente dal Medio Oriente passa attraverso il PKK e il PJAK. Questo rappresenta ingenti somme che permettono di negoziare notevoli vantaggi per il PJAK con i paesi europei e gli Stati Uniti.

Il PJAK non è attivo in Iraq. Pensa che questo sia il risultato di un accordo con gli Stati Uniti?

Certamente. Dopo gli eventi dell'11 settembre 2001, il PKK, sotto l'influenza americana, ha cambiato il nome delle sue organizzazioni militari. E' così che nuove organizzazioni sono state create: il PJAK per l'Iran, il PCDK per l'Iraq e il PYD per la Siria. Osman Jafari, che è uno dei leader del PJAK non nasconde di aver incontrato nel 2007 una delegazione statunitense a Kirkuk (nord Iraq).

Quali sono secondo lei i veri obiettivi del PJAK?

Il PJAK, con il pretesto di combattere per l'indipendenza del popolo curdo, ha in realtà una sola ambizione: destabilizzare l'Iran. La sua organizzazione militare gli permette di operare nel traffico di eroina, che è utile per finanziare le sue operazioni e anche per corrompere un certo numero d'interlocutori europei e americani influenti.
Ma questa organizzazione in realtà, non ha alcuna credibilità. In Iraq, le autorità politiche kurde non gli riconoscono alcuna legittimità. Così come per il Komala (Comitato Rivoluzionario del Kurdistan iraniano) e il Partito Democratico del Kurdistan iraniano.

Diverse fonti indicano che il PJAK sarebbe finanziato e addestrato dal MOSSAD (Israele) e dalla CIA (Stati Uniti). Cosa può dirci in proposito?

Come ho detto, il traffico di droga gestito dal PJAK rappresenta un sacco di soldi. Questo inevitabilmente attira interes
si incrociati. I rapporti tra il PJAK e gli interessi americano-sionisti sono evidenti. Inoltre, il giornalista americano Reese Erlich ha scritto numerosi articoli che dimostrano che i membri del PJAK sono addestrati da soldati israeliani nella recinzione dell'aereoporto Arabial, nel nord dell'Iraq.

La minoranza curda che vive in Iran afferma di essere maltrattata da parte del governo di Teheran. Che ne pensa?

Non nego affatto i problemi dei curdi e di altre minoranze in Iran. La situazione è difficile anche per gli stessi iraniani. Tuttavia, gli omicidi di massa del PJAK sono minimi problemi guardando alle negligenze di Teheran. Niente legittima le azioni terroristiche del PJAK.

Lei è un ex membro del PJAK. Per quale ragione ha lasciato quest'organizzazione?

Soprattutto a causa della totale contraddizione tra gli obiettivi dichiarati e le azioni realizzate sul terreno. Ho trovato anche insopportabile che la causa curda venisse sfruttata a vantaggio di attività mafiose. Con il tempo, mi sono reso conto che il PJAK si era smarrito in una deriva paranoica, rendendo ogni curdo che non appoggiava la strategia dell'organizzazione, un potenziale traditore. Non volevo vivere in una setta in cui tutti devono adorare Apo (Abdullah Ocalan), come se fosse un dio vivente, e dove il presidente dell'organizzazione, Haji Ahmadi, è praticamente inesistente.

Nel lasciare il PJAK, è stato minacciato? Si sente in pericolo?

Non ho ricevuto nessuna minaccia. Nessuno sa dove vivo. Ma invece, altri membri del PJAK sono stati uccisi dopo aver disertato. Heval Hogire è stato ucciso su un autobus in Germania, Kani Yilmaz Heval, che era l'ex rappresentante del PKK in Europa, è stato ucciso nella città di Sulaymaniya nel Kurdistan iracheno; anche Heval Sipan et Kemal Sur sono stati uccisi, nella città di Tchamtchamal nel Kurdistan iracheno. Questi ultimi due omicidi sono stati addirittura rivendicati da Osman Ocalan in un'intervista concessa agli organi di propaganda del PJAK.

Ha abbandonato la lotta per il popolo curdo?

Ho abbandonato alla lotta per la violenza, perché io ora sono convinto che le azioni terroristiche del PJAK non risolveranno niente. Sono sicuro che se si potesse indire un referendum, il popolo curdo, rifiuterebbe in massa la strategia della violenza del PKK e delle sue organizzazioni militari. Quello che voglio, è organizzare, dalla Svizzera, azioni pacifiche per essere utile al mio popolo.

(1)- Per evidenti motivi di sicurezza, il nostro intervistato ha voluto rimanere anonimo, cosa che noi rispettiamo - tanto più che nei nostri incontri, condotti con grande discrezione, abbiamo dimostrato che il soggetto non era senza rischi.

Fonte: http://www.mecanopolis.org/?p=23475


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