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Se colpisci una donna, colpisci una roccia


olix
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Famosa dj partecipa alla marcia per le donne senza avvisare i suoi capi e viene sospesa dal lavoro

Una delle dj più famose DeeJay del Sud Africa, Unathi Nkayi, è stata sospesa da Yfm, la stazione radio in cui conduce i suoi programmi, perchè il 9 agosto non si è presentata a lavoro. Nkayi, infatti, aveva deciso di partecipare alla marcia commemorativa prevista per il National Woman Day senza avvisare i suoi superiori.
Per Nkayi, in quanto donna, prendere parte alla marcia era un diritto e un dovere. In Sud Africa il 9 agosto è festa nazionale dal 1994, ma questa data si riferisce ad un'importante manifestazione avvenuta esattamente 50 anni fa.

C'era una volta. Tutto comincia all'inizio degli anni '50, quando le politiche dell'apartheid si fanno via via sempre più aspre: molti uomini devono portare con sé dei particolari "lasciapassare", una sorta di passaporto interno da usare per attraversare le zone del paese definite "whites only" dal governo. Si comincia a pensare di estendere la pratica anche alle donne e la decisione diventa operativa nel gennaio del 1956. Le proteste non mancano, ma sono sempre episodi isolati, che non smuovono di un millimetro le torbide acque della politica segregazionista. Si fa dunque avanti l'African National Congress (Anc), il movimento di liberazione di Nelson Mandela, e chiede di parlare con l'allora primo ministro JG Stijdom, ma questi si rifiuta. Il movimento manda allora tre suoi rappresentati, Helen Joseph, Bertha Mashaba, Robert Resha con Norman Levy, quest'ultimo del Congresso dei Democratici, a parlare con i leader locali del paese e mobilita anche delle attiviste, tra cui Rahima Moosa, Sophia Williams, Lillian Ngoyi. Saranno proprio loro a guidare la manifestazione, destinata a passare alla storia: il 9 agosto 1956 sono 20.000 le donne di ogni popolo nero che raggiungono Pretoria. Molte sono vestite di oro, nero e verde, i colori dell'Anc, molte hanno portato con sé i propri figli, mentre alcune di loro hanno al seguito dei bambini bianchi, figli delle famiglie per cui lavorano.
La marcia parte dal centro della città e si conclude davanti all'Union Buildings, il palazzo governativo. Qui, una delegazione delle manifestanti entra per presentare a Stjidom una petizione con Donne in marciamigliaia di firme in cui si chiede l'annullamento della legge sui lasciapassare, ma non trovano nessuno ad attenderle. Le donne se ne stanno mezz'ora in silenzio, in attesa, temendo l'arrivo della polizia, ma non si presenta alcun ufficiale: si sciolgono allora in un applauso e cominciano a cantare. La manifestazione si conclude con una canzone che dice "Se colpisci una donna, colpisci una roccia", che diventerà lo slogan delle donne sudafricane.
La marcia non raggiunge il suo obiettivo più pratico: la legge sui passaporti interni viene approvata due anni dopo, nel 1958, ma resta uno dei momenti più significativi della storia nella lotta all'apartheid, in cui le donne prendono coscienza della loro forza, del loro coraggio, del loro valore.

Qualcosa è cambiato. Quest'anno, il 9 agosto, la marcia ha seguito lo stesso percorso di 50 anni fa. E' partita da una piazza che si chiama Stijdom Square, come il premier che si rifiutò di incontrare le manifestanti nel 1956. Tra di loro c'era anche una delle attiviste della storica marcia: Sophia Williams oggi ha 68 anni, ma la voglia di lottare per ciò che le spetta di diritto è rimasta la stessa. La situazione delle donne, in questi anni, è cambiata: basti pensare che se nel 1953 in parlamento c'era solo Helen Suzman, oggi le donne in politica sono molte e occupano posizioni di rilievo. Il vice presidente, per esempio, è una donna: Nkosazana Dlamini Zuma. Il governo si è fatto più attento alle esigenze e ai diritti femminili ed è stata istituita una commissione per l'uguaglianza di genere. L'avanzata sociale di alcune donne, però, non rispecchia la situazione in cui vive la maggior parte di loro: le donne, per esempio, hanno molto spesso stipendi più bassi e condizioni di lavoro più svantaggiose. Sono ancora milioni le donne che lottano contro disoccupazione, povertà, discriminazione e abusi: non meno del 75 percento delle donne nere sotto i 30 anni sono senza lavoro. Il Sud Africa resta uno dei paesi con il più alto tasso di violenza sessuale del mondo, si registrano molti casi di violenza domestica, continua la discriminazione sessuale e l'Hiv/Aids colpisce soprattutto le donne.
La marcia di quest'anno è stata diversa da quella di 50 anni fa per molti aspetti: è stata finanziata dal dipartimento arti e cultura, vi hanno partecipato donne di rilievo come l'ex moglie di Nelson Mandela, Winnie Madikizela, e quella attuale, Graca Machel, e all'Union Bulidings, questa volta, sono state ricevute dalla vice presidente Nkosazana Dlamini Zuma. Ma la strada è ancora lunga, la marcia continua.

Angela Zanella
http://www.peacereporter.net/
16.08.2006


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