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Siria, 250 mila bambini sotto assedio


Eshin
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Guerra in Siria, 250 mila bambini sotto assedio
Stremati dalla fame, senza medicine, a 8 anni vengono già arruolati. A sei mesi dalla morte del piccolo Aylan e a cinque anni dall'inizio del conflitto, si fa sempre più drammatica la situazione dei minori. Il rapporto di Save the Children

Malati, senza medicine, stravolti dalla fame e arruolati al fronte già a otto anni. A sei mesi dalla morte del piccolo Aylan, un rapporto di Save the children racconta dei 250mila bambini che vivono nelle aree assediate della Siria. Il report si intitola “Infanzia sotto assedio”. Dallo studio emerge che, il 46,6% delle vittime in queste zone sono bambini al di sotto dei 14 anni. I bambini vivono privi di tutto, sono gravemente malnutriti perché costretti a mangiare cibo per animali o foglie. Bambini che vagano in cerca di qualcosa da bruciare per scaldarsi e resistere al gelo dell’inverno, terrorizzati dai bombardamenti e dalle tremende violenze a cui assistono.

“Le immagini del bambino che muore di fame a Madaya nel gennaio scorso hanno scosso il mondo, ma lontano dalle macchine fotografiche ci sono molte comunità che stanno vivendo la stessa situazione e la stessa disperazione”, afferma Valerio Neri. “I bambini stanno morendo per mancanza di cibo, di medicine o per cause assurde come l’ingestione accidentale di veleni mentre scavano alla ricerca di qualcosa da mangiare. E a pochi chilometri da loro ci sono magazzini colmi di aiuti. I bambini vivono in vere e proprie prigioni a cielo aperto, dove i cecchini sparano a chiunque tenti di scappare. Sono tagliati fuori dal mondo, insieme alle loro famiglie e circondati da gruppi armati che utilizzano l’assedio ai civili come arma di guerra. Questi bambini stanno pagando il prezzo dell’immobilismo del mondo”. Questa la denuncia lanciata da Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e tutelarne i diritti.

A cinque anni dall’inizio del conflitto in Siria, sono 6,6 milioni le persone sfollate all’interno del Paese e 4,7 milioni quelle che sono fuggite nei Paesi confinanti e in Europa. Si stima che i morti siano tra i 250mila e i 400mila. L’assedio ai civili è diventata una tattica di guerra dall’inizio del 2011, quando a Darà il governo decise di privare la popolazione di elettricità, acqua e cibo per 11 giorni. Da allora il numero delle città e delle aree assediate continua ad aumentare.

Morire per la mancanza di dottori e medicine. Nella città assediata di Moadamiyeh, pochi chilometri a sud-ovest di Damasco, i medici non hanno più flebo per i neonati e sono costretti ad utilizzare le sacche per i cateteri. Molte vite sono state salvate, ma tre neonati sono morti a causa di un’infezione. Questo tipo di situazioni sono ormai all’ordine del giorno nelle città assediate, dove gli ospedali e le cliniche sono quotidianamente sotto bersaglio e le medicine salvavita non arrivano. I medici operano con i mezzi che hanno, alla luce delle candele e utilizzando vecchi tubi per l’acqua come tubi per la ventilazione.
Le famiglie vagano per le strade cercando scarti di lenzuola o vestiti abbandonati che fanno poi bollire, nel tentativo di sterilizzarli, per utilizzarli come bende. Anche i pochi medicinali che arrivano all’interno delle città sono stati per ore sotto il sole fermi ai checkpoint e non possono essere conservati al fresco per mancanza di energia elettrica, risultando spesso inutilizzabili: la principale conseguenza è che i bambini non possono essere vaccinati per le malattie prevenibili.
“Molti bambini sono morti a causa della rabbia; le malattie della pelle e dell’apparato digerente sono diffusissime perché è stata interrotta la fornitura dell’acqua e le persone utilizzano quella che trovano nei pozzi di superficie, spesso inquinata dai liquami. I bambini in particolare soffrono di infezioni e infiammazioni respiratorie causate dal fumo delle esplosioni”, racconta un medico che lavora nell’est di Ghouta.

La fame nelle aree assediate non ha altra causa che la volontà umana: gli alimenti di base sono spesso disponibili a pochi chilometri dai checkpoint, ma non possono essere portati all’interno. Gli abitanti di Yarmouk raccontano che le persone sopravvivono con una cucchiaiata di miele al giorno e qui, a metà del 2015, il 40% dei bambini soffriva di malnutrizione.

A Deir Ezzor, la maggior parte della popolazione sopravvive a pane e acqua e molti bambini si nutrono regolarmente di mangimi per animali e foglie. Alcuni insegnanti delle aree rurali di Damasco raccontano che i bambini svengono a scuola perché non mangiano da giorni. “Molti bambini non hanno mai visto una mela o una pera. Non hanno mai assaggiato un pollo e non mangiano verdura da un mese. Vagano stravolti dalla fame”, racconta un operatore.

I neonati corrono rischi fortissimi: nelle aree assediate, dove il cibo scarseggia, l’allattamento al seno (che già prima del conflitto era diffuso in via esclusiva per i primi 6 mesi solo nel 44% dei casi) potrebbe salvare la vita a molti bambini, consentendo anche di prevenire infezioni, ma le condizioni di salute delle madri sono molto precarie. “La situazione per le madri che allattano è terribile e spesso le donne non hanno latte a sufficienza per i bambini perché non mangiano abbastanza e così peggiora la salute sia delle madri che dei bambini”, testimonia una mamma nel nord di Homs.

A ottobre 2015, le Nazioni Unite hanno potuto distribuire cibo solo a 10.500 persone, meno del 2% di coloro che vivono sotto assedio, ma anche per i pochi che hanno accesso agli aiuti, le razioni non sono comunque sufficienti: secondo uno studio fatto da organizzazioni locali sulla base delle distribuzioni delle Nazioni Unite a Madaya, le quantità distribuite per ogni persona e che dovrebbero servire per un mese, equivalgono a 14.079 calorie, ovvero 470 calorie al giorno. Meno di un quarto di quanto sarebbero raccomandate dagli standard minimi di assistenza durante le crisi umanitarie.

L’accesso degli aiuti alle aree assediate. Nel 2015 meno del 10% delle richieste di accesso alle aree assediate da parte delle Nazioni Unite ha avuto esito positivo e alcune aree ricevono aiuti solo una volta l’anno, altre anche meno. La popolazione di Darayya, ad esempio, non riceve aiuti dall’ottobre del 2012. Nonostante il miglioramento a seguito delle disposizioni dell’International Syria Support Group, i convogli diretti a molte delle aree con più urgente necessità di aiuti non sono stati ancora autorizzati a entrare e non c’è alcuna garanzia che i piccoli passi in avanti nell’accesso siano mantenuti.

“L’accesso per le organizzazioni umanitarie a queste aree è di fatto inesistente e si è fortemente ridotto negli ultimi anni. Meno dell’1% della popolazione delle aree assediate riceve aiuti alimentari dalle Nazioni Unite e solo il 3% ha ricevuto assistenza sanitaria”, spiega Valerio Neri. “A dicembre dello scorso anno gli unici aiuti che le Nazioni Unite sono state in grado di consegnare sono stati libri di testo per 2.661 bambini. L’ingresso alle aree assediate dopo il via libera del febbraio 2016 ha consentito alle popolazioni di ricevere solo una piccola parte degli aiuti di cui avrebbero bisogno, poiché di fatto alcune medicine vitali, carburante e alimenti ad alto contenuto nutrizionale non possono ancora entrare con i convogli. Nonostante i rischi e le difficoltà, le organizzazioni siriane stanno lavorando con le comunità locali per portare aiuto laddove è possibile e anche Save the Children, attraverso i suoi partner, sta facendo di tutto per aiutare le popolazioni. Dobbiamo però dire che la maggior parte delle famiglie e dei bambini restano esclusi dagli aiuti”.

Educazione, la “generazione perduta”. Nel disperato tentativo di trovare cibo e medicine, l’esigenza dell’istruzione è spesso messa in secondo piano. La distruzione del sist
ema educativo rischia invece di creare una “generazione perduta” nelle aree assediate della Siria, in alcune delle quali più della metà dei bambini non frequenta la scuola per mancanza di strutture o problemi di sicurezza. Negli ultimi quattro anni, una scuola su quattro è stata attaccata (per un totale di 4.000 scuole attaccate) e un insegnante su cinque è stato ucciso. Sono 2,8 milioni i bambini che non vanno a scuola, eppure prima del conflitto la Siria aveva un tasso di iscrizione a scuola del 99%. Anche molti di coloro che invece vanno a scuola, fanno lunghe assenze di mesi o addirittura anni a causa degli spostamenti e dei bombardamenti delle scuole.

“Nelle zone assediate ci sono ospedali, cliniche ma anche fabbriche e scuole che operano come meglio possono in scantinati nella speranza di proteggersi dai bombardamenti”, spiega Valerio Neri. “C’è addirittura una scuola in cui gli insegnanti hanno cominciato a tenere lezioni sotto terra, dopo che era stata colpita per ben due volte dai missili, che oggi è frequentata da 1.300 bambini, la maggior parte dei quali orfani”. “Non ci sono più bambini, ma solo piccoli adulti”

Nel solo 2015, il 22% dei bombardamenti aerei è avvenuto su aree assediate, infestate da barili-bomba, mine e cecchini. I luoghi dove i bambini dovrebbero sentirsi al sicuro, come la scuola o i parchi giochi, si trasformano in luoghi di morte. Quasi tutti i genitori raccontano che i bambini hanno cominciato ad avere comportamenti aggressivi legati a sentimenti di rabbia e paura, molti si isolano e non vogliono uscire di casa per il terrore dei bombardamenti. Alcuni di questi comportamenti sono acuiti anche dalle conseguenze della malnutrizione. “Qui non ci sono più bambini, ma solo piccoli adulti”, dice una mamma nell’est di Ghouta.

http://iltirreno.gelocal.it/italia-mondo/2016/0

BAMBINO IN PALESTINO
https://www.facebook.com/431256660252368/videos/1096325480412146/


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makkia
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Bambini nelle zone assediate

Assediate da chi? Non importa. Lasciamolo in sospeso. Tanto è colpa di Assad

a sei mesi dalla morte del piccolo Aylan

Perché, era "un assediato"? Che cakkio c'entra Aylan?
Non solo era un rifugiato in Turchia da più di due anni, ma era usato dal padre scafista di profughi come "pubblicità vivente" dei propri trasbordi verso la Grecia a caro prezzo: "vedete? Sono tanto sicuro di arrivare sano e salvo dall'altra parte che mi porto dietro moglie e figlio!"

Le immagini del bambino che muore di fame a Madaya nel gennaio scorso

Era una bambina, con tanto di nome e cognome.
Era anche una bufala. Le foto recenti della bambina NON denutrita sono in rete, a disposizione.

circondati da gruppi armati

QUALI gruppi armati? Lasciamolo in sospeso (ma io e voi [occhiolino] sappiamo che è Assad)

L’assedio ai civili è diventata una tattica di guerra dall’inizio del 2011, quando a Darà il governo decise di privare la popolazione di elettricità, acqua e cibo per 11 giorni.

Ah, eccolo qui chi "assedia" e "affama i bambini": non ve l'avevo detto che è sempre Assad?
Non sarà forse che la sospensione delle forniture avviene comunque al culmine degli scontri nelle città?
Nella II Guerra Mondiale le città italiane erano spesso senz'acqua ed elettricità per mano dei bombardamenti alleati. "Affamavano i bambini" anche loro?

Da allora il numero delle città e delle aree assediate continua ad aumentare.

Ma questo non significa automaticamente che si affamano i bambini, ogni assedio è diverso (già... e perché solo i bambini, poi? Gli adulti invece mangiano e bevono a crepapelle?).
Significa che Daesh e i Cannibali Moderati le prendono di santa ragione e l'esercito regolare sta liberando le città occupate dai terroristi.

i bambini non possono essere vaccinati per le malattie prevenibili.
“Molti bambini sono morti a causa della rabbia

La rabbia non si vaccina!
Non esiste un "vaccino", ma un dolorosissimo siero anti-rabbia che si somministra solo in caso di recente morsicatura sospetta, altrimenti è inefficace.
E' come chiamare vaccino un antibiotico. Ma dire "non si vaccinano i bambini" fa molto più effetto.

La distruzione del sistema educativo rischia invece di creare una “generazione perduta” nelle aree assediate della Siria

E non c'entra niente il fatto che i "moderati" siano assolutamente contrari alle scuole? Prima di tutto per tutte le femmine, ma anche per i maschietti vogliono le Madrasse, non le scuole.

Oh... e DOVE è descritto come vengono arruolati a 8 anni?
Intendo, a parte nell'occhiello iniziale.
Non c'è. Lo buttano lì in testa alla notizia, per orrorificare (peggio di Hitler! Che almeno mandava al fronte i 13enni... ma a 8 anni!). E poi semplicemente non ne parlano.
Già... e la scelta delle parole: "reclutati" sarebbe più vago, ma "arruolati" sa di esercito regolare (quindi è sempre Assad).

Cari Save the Children: fate schifo come le altre ONG.


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MarioG
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Complimenti a makkia che ha avuto la pazienza di commentare a dovere i punti salienti del "rapporto" di "Save the children". Io sarei passato all'ultima frase direttamente.

Ebbi la percezione dell'"impronta" di questa organizzazione svariati anni fa, in cui casualmente mi imbattei in un porta a porta, dove un rappresentante di siffatta benemerita proponeva di penalizzare il semplice schiaffo ai figli (di per se', indipendentemente dalle circostanze).
Non c'entra niente qui, ma e' la classica piccola cosa che dice molto.


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Hadrian
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[A cinque anni dall’inizio del conflitto in Siria...]

continuano allegramente a trombare e a far figli( 250.000 figli come minimo equivalenti ad oltre due milioni di trombate )


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annibale51
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A volte mi chiedo se ci fosse uno come Stalin?


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orckrist
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Tanto per far capire la completa malafede dell'articolo vi invito a leggere questo:

"250mila bambini soldato!"
È il numero dei minori coinvolti in conflitti armati nel mondo. Particolarmente grave la situazione in Siria, Sud Sudan e Repubblica Centrafricana. Lo denuncia la Coalizione italiana Stop all’uso dei bambini soldato, che chiede di mobilitarsi perché nessun minore di 18 anni possa essere reclutato.

http://www.nigrizia.it/notizia/250mila-bambini-soldato

E' un articolo pubblicato da "Nigrizia" nel 2014 e, a quanto pare, riciclato alla bisogna ora.
Almeno potevano cambiare il numero tanto per non fare la figura dei fessi. 🙄

.


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makkia
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Post: 755
 

Altro articolo fasullo, che mischia cose notissime (i bambini-soldato del Corno d'Africa e del Sudan) e poi "butta lì" la Siria, di cui semplicemente NON RISULTA l'uso dei bambini-soldato.

Tranne per un dettaglio: il Daesh usa bambini-carnefice in mimetica, per "giustiziare" prigionieri civili e militari (questi ultimi regolari siriani o curdi). Ci sono anche i video (io ne ho visto uno solo e mi sembravano adolescenti, però siccome non è facile insegnare a un ragazzino a sparare a freddo alla nuca, ne deduco che sia una pratica usata).
Comunque non li manda al fronte, a differenza degli sfortunati bambini africani.

En passant: Nigrizia = Comboniani.
Degnissime persone, ma NON operano in Siria (anche perché NON è una zona africana sottosviluppata, terreno d'elezione dei comboniani).
E infatti i Tag dell'articolo sono quelli delle tradizionali aree di interesse e intervento (ripeto, meritorio) dei comboniani sui bambini-soldato: Rep. Centrafricana e Sudan.

L'articolo è però un comunicato-stampa, "concordato" fra varie sigle:

La Coalizione italiana "Stop all’uso dei bambini soldato" – composta da Alisei, Cocis, Coopi, Intersos, Save The Children Italia, Telefono Azzurro, Terre des Hommes Italia e Unicef Italia

Chissà chi, fra queste sigle, avrà "puntato i piedi" per "aggiungere" la Siria alle due aree (Rep. Centrafricana e Sudan) cui senza dubbio era dedicato in origine? 🙄


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InvernoMuto
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Non solo l'ISIS usa bambini soldato in Siria: tutte le formazioni ribelli ne fanno uso. La cosa si è intensificata negli ultimi tempi...con i rovesci militari che hanno subito si devono essere presentati problemi di manodopera non indifferenti.
Per quanto non sia un fan di Assad devo riconoscere di non aver avuto notizie di bambini reclutati nell'esercito, anche se in zone particolarmente delicate come Deir-ez Zor anche adolescenti combattano per i governativi.
Ah i ribelli non sono affatto contrari alle scuole:mi ricordo di aver letto un articolo (abbiate pazienza, non ho voglia di cercarlo) che riferiva come in una zona controllata d Al-Nusra un professore abbia proposto ai suoi alunni un problema matematico in cui si doveva calcolare il numero di soldati vittima di un attacco dei ribelli! Ah, i nuovi portentosi metodi della pedagogia!


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