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Spagna: gli “indignati” sfidano le autorità


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Gli “indignati” della capitale spagnola e di altre città iberiche sfidano le autorità.

La Commissione elettorale ha infatti proibito manifestazioni pubbliche in tutta la giornata di sabato, in vista delle elezioni del 22 maggio. La Giunta lo ha deciso con cinque voti a favore, quattro contrari e un astenuto, una decisione sofferta, visto che solitamente la Giunta prende decisioni all’unanimità. Un bando che i giovani hanno già preannunciato di non voler rispettare. Anzi, nell’imminenza della mezzanotte, nelle piazze del Paese in cui sono in corso le proteste sono giunte altre persone in prossimità della Puerta del Sol di Madrid. La notizia è stata immediatamente accolta dai partecipati alla manifestazione di piazza con fischi e da tre striscioni srotolati dall’edificio più alto che recavano i seguenti slogan: “Democrazia”, “La lotta nelle strade, non alle urne”, “Europei, alzatevi!”. Ancora più esplicito un portavoce della protesta che ha senza mezzi termini dichiarato: “Non partecipiamo alla campagna elettorale, e neanche chiediamo di essere votati. Se gli agenti di polizia arrivano a manganellarci, peggio per loro”. Gli organizzatori hanno comunque annunciato, allo scattare del divieto, un urlo silenzioso in cui tutti si chiuderanno la bocca con dello nastro isolante.
Immediato l’intervento del premier spagnolo, José Luis Zapatero, che ha assicurato il sostegno alla polizia sottolineando che le forze dell’ordine affronteranno i giovani del movimento M-15, dal giorno in cui sono iniziate le proteste ovvero il 15 maggio, “in modo corretto”. Il ministero degli Interni, ha precisato Zapatero, darà disposizioni per attuare il decreto “in modo intelligente e corretto”. È molto difficile capire come potranno affrontare in modo intelligente e corretto quando gli verrà ordinato di sgomberare o di limitare le attività dei giovani dimostranti. Ma i politicanti di destra e di sinistra non temono le brutte figure e sono sempre pronti a mentire.

Intanto le proteste si diffondono a macchia d’olio in tutto il Paese, coinvolgendo i giovani e i meno giovani di Barcellona, di Saragoza e di altre città del Paese.

A Barcellona, nella centralissima plaza de Catalunya, si sono radunati un migliaio di dimostranti scesi in strada per protestare contro la risoluzione della Giunta elettorale. Subito dopo Zapatero è intervenuto anche il ministro degli Interni spagnolo, Alfredo Perez Rubalcaba, che non ha voluto confermare se la madrilena Puerta del Sol verrà sgomberata o meno, limitandosi a dichiarare che la polizia “interverrà nel rispetto della legge e non per creare nuovi problemi” nel Paese.

In base alla legge spagnola chi non rispetta il divieto rischia una sanzione amministrativa da 100 a 1.000 euro.
A sostenere il diritto degli indignati è sceso in campo anche il quotidiano El Pais sostenendo l’illegalità di vietare manifestazioni a ridosso di eventuali tornate elettorali e ricordando una sentenza della Corte costituzionale nel 2010, che garantì la celebrazione di raduni durante la giornata di riflessione a ridosso delle consultazioni “sempre e quando le capacità di influire sull’elettorato sono remote”.
Ma i dimostranti comunque vada hanno deciso di non mollare. La necessità di un futuro migliore li spinge a protestare contro il sistema politico spagnolo, corrotto e al servizio delle banche e del capitale, chiedendone una riforma radicale. Il movimento si è consolidato su Internet nei mesi scorsi, in risposta alla grave recessione che ha colpito il Paese, portando il tasso di disoccupazione sino al 21,3 per cento (4,9 milioni), una cifra particolarmente alta fra il giovani, che risultano essere i più colpiti dal dramma della crisi occupazionale.

Andrea Perrone
Fonte: www.rinascita.eu/
Link: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=8402
20.05.2011


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