Notifiche
Cancella tutti

Stampare denaro? Buona idea! - Tageszeitung 18-11-2011


ComeDonkeyKong
Trusted Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 92
Topic starter  

Non sono un economista, quindi potrei aver fatto qualche errore, ma nel complesso questo articolo della Tageszeitung mi sembra comprensibile e chiaro.

Stampare denaro? Buona Idea!
La Banca d'Inghilterra dimostra come lo Stato può rientrare dei propri debiti
di Ulrike Herrmann

Malandato non equivale a malandato. Questa frase è formalmente insensata, ma riceve una nuova logica se si dà uno sguardo alla Gran Bretagna. La situazione lì appare davvero minacciosa: l'economia ristagna, il debito pubblico galoppa e l'inflazione è nel frattempo salita al 5,2 per cento.
Ci si aspetterebbe che la Gran Bretagna stia volgendo verso la bancarotta. Tuttavia non si scorge in alcun luogo uno speculatore che sia pronto a puntare sul fallimento dell'isola. Al contrario; per un titolo di stato a 10 anni il Regno Unito deve pagare soltanto il 2,15 per cento di interessi. È un tasso clamorosamente basso.
Ricordiamo: l'inflazione britannica è poco superiore al 5%. Ogni investitore consegue una dolorosa perdita quando compra buoni del tesoro britannici, e tuttavia le persone interessate sono numerose. I capitalisti distruggono volontariamente il proprio capitale: è strabiliante.
Questo comportamento masochistico pare pertanto già bizzarro, poiché perlomeno teoricamente si raccomanderebbero anche altri oggetti di investimento. La Spagna, per esempio. Chi investe lì in titoli di stato ottiene, al momento, una rendita del 7,1%. E poiché l'inflazione nell'area dell'Euro si attesta sul 3%, ne risulta un maggiore utile sugli interessi. Tuttavia nessuno mostra di interessarsi alla cosa. Invece, panico ("panisch") fa rima con spagnolo ("spanisch"), e gli investitori si sbarazzano freneticamente dei loro titoli di stato spagnoli, benché da simili operazioni si patiscano perdite sul cambio. Perché?

Malandato non equivale a malandato

Non può dipendere dalla Spagna stessa, poiché le somiglianze con la Gran Bretagna sono forti. È simile il debito pubblico, è simile il disavanzo, così come è simile la congiuntura. L'economia spagnola crescerà quest'anno all'incirca dello 0,8 per cento, quella britannica all'incirca dell'un per cento. Ma è evidente che uno che è malmesso non è per niente equivalente a un altro malmesso.
Infatti la Gran Bretagna possiede ciò che manca alla Spagna: una Banca Centrale autonoma. La Spagna deve adeguarsi alla politica monetaria della Banca Centrale Europea (BCE), mentre in Gran Bretagna è la Bank of England a prendere le decisioni relative. Il problema degli spagnoli non è quello di essere telecomandati da Francoforte, bensì il fatto che la BCE si rifiuti così ostinatamente di acquistare titoli di stato.
La Bank of England non si fa scrupoli al proposito. Soltanto ultimamente la direzione ha deciso di impiegare altri 75 miliardi di sterline per acquisire titoli di stato britannici. Questa è stata peraltro una decisione presa all'unanimità, e non è la prima volta che accade.
Già nel 2009-2010 la Bank of England aveva letteralmente fatto incetta di titoli di stato per un valore complessivo di quasi 200 miliardi di sterline. Gli specialisti esprimono il fenomeno in questi termini: il debito pubblico viene monetarizzato. I profani dicono piuttosto: si stampa moneta. Questa traduzione “in volgare” non è errata.

I capitalisti vogliono l'inflazione

Gli investitori sono tenaci. Affluiscono in Gran Bretagna, benché lì siano attesi soltanto da interessi negativi. Evidentemente a tenere buoni gli investitori è il fatto che i loro capitali si svalutino. Accettano una inflazione moderata, dell'ordine del 5%.
Questo comportamento è del tutto inconcepibile per molti tedeschi. Qui in Germania l'inflazione è il grande “orrore” da evitare totalmente. Questa paura è psicologicamente comprensibile, dal momento che le due mega-inflazioni del 1923 e del 1948 hanno lasciato strascichi traumatici fino alla terza generazione.
Altri popoli sono meno suscettibili. Molto semplicemente, gli investitori che si trovano in giro per la Gran Bretagna considerano una moderata perdita di capitali come la migliore tra tutte le cattive possibilità. Del resto l'alternativa sarebbe un crack patrimoniale disordinato.
Infatti la crisi finanziaria non è affatto terminata. È stata solo spostata: dalle banche agli stati, i quali salvano gli istituti insolventi e hanno dovuto preservare la situazione economica dal disastro completo. Questo immenso fardello ha condotto tutti gli stati europei sull'orlo della bancarotta. Anche la Germania si trova notoriamente in condizioni non particolarmente buone, ed ha perfino più debiti della Gran Bretagna e della Spagna
Ci si chiede anche: come rientra lo Stato dei suoi debiti? Le risposte possibili sono evidenti. Sono pensabili soltanto tre modelli di comportamento per evitare il fallimento. Lo Stato può risparmiare, può alzare le tasse, oppure può ridurre gli interessi al di sotto del tasso di inflazione.
La Spagna persegue le prime due strategie, risparmiando massicciamente e incrementando le tasse. Tuttavia gli investitori fuggono nel panico, e ciò è meno folle di quel che sembri. Gli investitori sanno per esperienza che c'è minaccia di recessione ogni volta che lo Stato taglia le spese. Con la recessione il disavanzo aumenta, per cui il fallimento dello stato si approssima, non si allontana.

I capitalisti sono come i cani-bassotto

La Bank of England sceglie la terza strategia: stampa denaro con cui comperare grosse quantità di titoli di stato britannici. Il segnale che arriva agli investitori è inequivocabile: “sarete esautorati, nel senso che se non prendete titoli di stato britannici, essi finiscono subito nella Banca Centrale”. Ed è così che gli investitori, come cani-bassotto riconoscenti, prontamente scodinzolano e si avviano baldanzosi alla greppia.
Con zelo acquistano i titoli di stato che vengono loro gettati. Gli investitori accettano senza abbaiare il fatto che in Gran Bretagna non esiste più un mercato finanziario tanto libero, e che sia la Bank of England a dettare tassi di interesse assai bassi per i titoli di stato, dal momento che è sempre pronta ad esserne potenziale acquirente.
La Bank of England diventa quindi concorrente degli investitori privati, e ciò non terrorizza affatto gli investitori stessi, anzi, li tranquillizza profondamente. Essi possono essere sicuri di potersi disfare dei propri titoli di stato britannici in qualsiasi momento, anche in mancanza di compratori privati. La Bank of England garantisce il fatto che il mercato finanziario non si possa prosciugare, poiché è essa stessa il mercato. In cambio di tale garanzia gli investitori accettano che il loro capitale si riduca, visto che i tassi di interesse ancora non raggiungono neanche quelli di inflazione.
Ciò che gli invesitori perdono è un guadagno per lo stato britannico. I suoi debiti si finanziano quasi da sé. Del resto, la Banca Centrale degli Stati Uniti, la Fed, procede nello stesso modo. Il trucco è così semplice che ci si deve meravigliare del fatto che l'Eurozona vi rinunci. Ma di nuovo i tedeschi si bloccano. Non vogliono proprio credere che stampare denaro sia una buona idea.

ULRIKE HERRMANN è la corrispondente di economia politica della TAZ (Tageszeitung). Nel 2010 fu pubblicato il suo libro “Hurra, wir dürfen zahlen” (“Evviva, possiamo pagare”) per Westend. Tratta della “frode che il ceto medio pratica ai propri danni”, allorquando erroneamente si considera parte dell'élite.

http://www.taz.de/Debatte-Kapitalismus/!82147/


Citazione
Condividi: