Originale italiano con link: http://znetitaly.altervista.org/art/7522
di Mark Weisbrot – 8 settembre 2012
E’ stata una specie di scena di una pellicola di Hollywood, in cui il sequestratore arriva da dietro, con un’arma che sporge dalla tasca dell’impermeabile. “Continua a camminare e non dire nulla”, avverte.
Tale è stata la minaccia del governo inglese due settimane fa all’Ecuador: che la polizia inglese avrebbe potuto irrompere nell’ambasciata ecuadoriana, se necessario per arrestare il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange. Ma il ministro degli esteri ecuadoriano non ha continuato a camminare e ha detto qualcosa, con grande imbarazzo del Foreign Office britannico. Il Foreign Office ha cercato di dire che non si trattava di una minaccia – anche se era a quel punto disponibile, in forma scritta, a tutto il mondo – e poi ha fatto retromarcia.
Ma la minaccia senza precedenti di violare la Convenzione di Vienna che protegge le sedi diplomatiche ha provocato forti critiche dall’Unione delle Nazioni Sudamericane e poi – nonostante sia stata diluita da Washington – un’altra strigliata dall’Organizzazione degli Stati Americani.
La minaccia inglese aveva anche chiarito che questo caso non riguardava l’interrogatorio di Julian Assange a proposito di una possibile causa penale in Svezia. Pochi potevano credere che il governo inglese sarebbe ricorso a misure così estreme e illegali se si fosse trattato soltanto di estradare un cittadino in un paese straniero dove non è neppure accusato di un reato.
Il ruolo della Svezia nel caso Assange
Ma che dire del ruolo della Svezia in questo sordido affare? Più che evidentemente, la Svezia aveva avuto la possibilità di sentire Assange in Inghilterra, ma ha ripetutamente rifiutato di farlo. Il governo svedese ha anche rifiutato l’offerta dell’Ecuador di sentire Assange presso la propria ambasciata di Londra. Come in passato, non è stata offerta alcuna giustificazione.
Il governo svedese si è anche rifiutato di negoziare con l’Ecuador un’estradizione in base alla quale Assange si sarebbe recato in Svezia ma non sarebbe stato assoggettato all’estradizione negli Stati Uniti. Sarebbe stata una cosa molto facile da organizzare per la Svezia (o anche per l’Inghilterra, quanto a questo). Ancora una volta il governo svedese non ha offerto motivi per il suo rifiuto di prendere in considerazione questa ovvia soluzione dell’impasse diplomatico.
Contrariamente a molti commenti della stampa, non c’è bisogno di teorie cospirative qui per trarre la conclusione logica. Se il governo svedese voleva davvero condurre l’indagine sulle denunce contro Assange per violenze sessuali, avrebbe potuto farlo. Ma ha invece abbandonato deliberatamente l’indagine penale – che sta diventando sempre più vecchia e difficile da perseguire – per altri motivi.
Anche questo getta seri dubbi su tutti quelli che si sono opposti all’asilo di Assange in base al fatto che si preoccupavano delle due donne che hanno accusato Assange. (Val la pena di notare che nessuna delle due donne ha accusato Assange di stupro, anche se questa è una delle accuse che sono state diffuse su tutti i media e in tutto il mondo). Chiunque fosse davvero interessato a perseguire questo caso avrebbe concentrato l’attenzione sul procuratore svedese, almeno per chiederle perché aveva abbandonato l’indagine.
Vi è incluso il legale che rappresenta le querelanti, Claes Borgstrom, che è risultato aver avuto un ruolo decisivo nel far sì che il terzo procuratore (Marianne Ny) perseguisse Assange (Il precedente procuratore cui era stato assegnato il caso lo aveva archiviato perché le prove erano così deboli). Borgstrom è comparso sui media per difendere gli Stati Uniti e i loro alleati, piuttosto che le sue clienti, affermando che Assange “deve sapere” che il caso “non ha nulla a che fare con WikiLeaks.”
Attacco alla libertà di espressione
Ma Borgstrom deve sapere che c’è una quantità di prove che gli Stati Uniti sono interessatissimi a punire Assange e che tali prove continuano ad aumentare: il 18 agosto il Sidney Morning Herald ha riferito che il corpo diplomatico australiano era a conoscenza che le autorità statunitensi inseguivano Assange da almeno 18 mesi. E il 24 agosto Craig Murray, un ex ambasciatore inglese e un diplomatico con vent’anni di carriera il quel paese, ha riferito che i suoi colleghi del corpo diplomatico inglese sapevano far meglio che formulare una minaccia senza precedenti all’ambasciata dell’Ecuador, ma l’avevano formulata su pressioni di Washington.
Come quella di molti paesi europei, inclusa ovviamente quella del Regno Unito, la politica estera svedese è strettamente alleata di quella del governo statunitense. Questa non è la prima volta che la Svezia collabora con i suoi alleati di Washington per violare i diritti umani e la legge internazionale. Nel 2001 il governo svedese ha consegnato due egiziani alla CIA in modo che potessero essere trasferiti in Egitto, dove sono stati torturati.
L’azione della Svezia si è attirata la condanna dell’ONU e il governo è stato costretto a pagare i danni alle vittime; entrambi sono stati successivamente assolti da ogni imputazione. I sondaggi hanno dimostrato che gli svedesi hanno considerato questo crimine come lo scandalo politico peggiore in vent’anni nel loro paese.
La Svezia è una socialdemocrazia molto sviluppata che ha molte garanzie dei diritti civili e delle libertà dei propri cittadini. Il popolo svedese non dovrebbe consentire al proprio governo di continuare a screditarsi con un altro crimine governativo internazionale – questa volta un funesto attacco alla libertà di espressione – soltanto perché gli Stati Uniti vogliono così.
Mark Weisbrot è codirettore del Center for Economic and Policy Research, [Centro Ricerche Economiche e Politiche] di Washington, D.C. E’ anche presidente di Just Foreign Policy [Politica Estera Giusta].
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://www.zcommunications.org/assange-case-swedens-shame-in-violating-human-rights-by-mark-weisbrot
Originale: : Aljazeera
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2012 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0