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«Chiuso per indignazione, closed for indignation»


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Poche paillettes! A noi pezzenti con saldi principi al 40% possono anche non piacere, ma quei due hanno stile da vendere. «Comune, fate schifo», più che un cinguettio è un rutto sovversivo, ma intanto la capitale della moda non spettegola d’altro. Dolce & Gabbana sono indignati, mais oui! Ce l’hanno con la finanza? No. Con la giunta Pisapia, in particolare con l’assessore D’Alfonso che ne ha detta una giusta: «Non bisognerebbe concedere spazi simbolo della città a personaggi che hanno rimediato condanne per fatti odiosi come l’evasione fiscale». Però. Un’alfonsata ma sincera, che se diventasse delibera trasformerebbe Milano in una città fantasma. D&G, infatti, sono così arrabbiati che hanno deciso di sfregiarla privandola per tre giorni delle boutiques di via della Spiga e corso Venezia: «Chiuso per indignazione, closed for indignation».

Finalmente uno sciopero. I due sarti sono stati condannati a 1 anno e 8 mesi per frode fiscale, ma non è questo il punto, tant’è che il Comune ha già «aperto le porte» ai due permalosi, e il sindaco ha cerchiobottato: «Battuta improvvida, offese inaccettabili». Finirà con un cocktail e qualche pacca sulle spalline alla settimana della moda. Ma più che disquisire arzigogolando in punta di diritto (è solo il primo grado di giudizio…) o sbracando con argomentazioni irripetibili, noi con i problemi della fine del mese dovremmo ringraziare D&G per aver dimostrato che l’indignazione, ogni tanto, paga. Il tweet con la griffe è già stato lanciato: tarocchiamolo, rivendiamocelo per la stagione autunno/inverno, tornerà utile quando aumenteranno il biglietto dell’Atm, per esempio. Indigniamoci, sfiliamo sulle barricate armati di cocktail. Magari ci aprono le porte del tram, mica solo a Dolce & Gabbana.

Luca Fazio
Fonte: www.ilmanifesto.it
20.07.2013


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mincuo
Illustrious Member
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Condannati in primo grado.
Son tre i gradi del processo.
"Molto tempo fa" uno era colpevole quando condannato in via definitiva, prima era ancora innocente.
Ma forse Luca Fazio è più incline, culturalmente, come questo D'Alfonso, ai processi di piazza, o sui giornali e in TV. Che hanno sostituito da tempo gli altri, il cui esito poi non interessa nemmeno. E semmai si fa una rettifica in quarta pagina dopo 3 anni.
Interessa sputtanare intanto, a ragione ma anche a torto. Solo alcuni però, altri no.

Resta inoltre a mio avviso un mistero, "ma anche no", se pure risultassero in futuro fiscalmente responsabili, come titolari, cosa c'entri questo col Marchio e l'azienda, che dà lavoro a migliaia di persone.
Cioè vuoi punire anche i lavoratori?
Delle menti raffinatissime.......

E infine le aziende e/o i titolari che hanno avuto contenziosi fiscali?
Tutte si può dire, dato che è anche un metodo, e il segreto di Pulcinella, per raccattare soldi, considerata la farragine appositamente creata e l'impossibilità materiale per un gruppo di non avere almeno qualche rilievo interpretativo o formale nel corso di una verifica.
Sparano cifre, poi si fa opposizione, poi si concorda.
Una prassi. Non dico che sia questo il caso, dato che non lo conosco.

Ma come mai non dice anche di altri, per esempio MPS, una cosa un po' più grande, questo D'Alfonso e questo Luca Fazio?


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nigel
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Straquoto


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mincuo
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A proposito, perchè Luca Fazio non fa un bell'articolo sui conti vecchi del Manifesto, la voragine di debiti lasciati nonostante il contributo dello Stato, e la situazione della proprietà odierna.
Un giornale che riceveva quasi 4 milioni EUR di contributi, il sostegno di appassionati per altri 1,5 o 2 milioni, che faceva un giornale che ai tempi d'oro vendeva al massimo 35.000 copie e nel 2011 18.000 copie, quasi come un giornale di parrocchia. Ne tira 72.000 (per beccare i contributi che si beccano non su quanto si vende, ma su quanto si stampa) e ha resi per 54.000.
Per realizzare questo capolavoro impiegava un organico di 115 persone, 91 (NOVANTUNO) giornalisti e 24 poligrafici nel 2005, e questo dopo averli già ridotti. Dei lavoratori indefessi.

E' tanto puntuto Luca Fazio ma un po' reticente sui conti del Manifesto, coi suoi lettori. Come mai?
Eppure gli stessi del Circolo il Manifesto di Bologna chiedono e chiedono e chiedono.

"Vi scrivo in merito all’ultimo scambio di lettere tra il nuovo collettivo (15 giugno) e Valentino Parlato (14 giugno) come socio della manifesto Spa, società ancora in fase di liquidazione, e spero che queste righe trovino posto insieme alla risposta del 13 giugno a Norma Rangeri da parte di 18 membri della vecchia redazione si legge – purtroppo – solo sul blog de ilmanifestobologna.it).

Non entro in merito alla penosa scissione tra vecchio e nuovo collettivo del manifesto, le cui conseguenze sono molto più gravi di ogni dissidio o abbandono individuale precedente, a cui il nuovo collettivo l’accosta con inquietante superficialità. L’ennesima ripetizione di una verità “di parte” dell’attuale direzione non la rende più credibile, né spiega le cause profonde della divisione stessa.

Intervengo invece sulla fondamentale questione della proprietà del giornale, riportata all’ordine del giorno nella lettera del 15 giugno, per la quale il collettivo ora rilancia: bisogna ancora “riacquistare la testata”. Afferma di non aver mai voluto escludere i “circoli del manifesto” , ma solo impedire che “un’associazione privata di lettori” (?) diventasse proprietario del giornale. Un’ipotesi mai esistita.

Chi era presente all’ultimo partecipato incontro sul tema, convocato – dopo altri incontri in merito – proprio dai “circoli del manifesto” (Roma, 4 novembre 2012), ricorda che essi spiegarono in largo e lungo un modello di “cooperativa del manifesto” sull’esempio della Tageszeitung berlinese, che prese l’avvio 40 anni fa proprio dal “manifesto” e oggi conta circa 18 mila soci-lettori che sostengono con le loro quote il quotidiano, proposta a cui direttrice e redazione reagirono con reticenza, avevano altri prospettive, ma ora “l’editore privato temporaneo… non c’è” .

L’informazione dei lettori e soci circa le vicende interne non è mai stato il forte del manifesto, ma a questo punto chiedo alla redazione attuale – in nome di una trasparenza derivata dalla dichiarata “democrazia interna integrale e l’ugualianza di tutti i soci della cooperativa” di informarci su come essa intende riacquistare la testata. Penso che sarà un’informazione utile anche a eventuali nuovi soci e lettori ai quali si chiederà nuovo sostegno – o no? Che questo possa essere non solo finanziario, ma anche politico richiederebbe però un superamento dell’attuale versione light del quotidiano attraverso maggiore chiarezza su dove vuole andare il manifesto nel futuro prossimo."
http://www.ilmanifestobologna.it/wp/2013/06/il-manifesto-e-adesso-spiegateci-come-riacquistare-la-testata/


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massi
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Sono d'accordo sul fatto che bisognerebbe sempre aspettare la condanna definitiva, e sul fatto che i processi sui giornali e in tv hanno sostituito gli altri il cui esito non interessa nemmeno. Comunque l'articolo riporta che "è solo il primo grado di giudizio".

Per il resto non sono per niente d'accordo.

se pure risultassero in futuro fiscalmente responsabili, come titolari, cosa c'entri questo col Marchio e l'azienda, che dà lavoro a migliaia di persone.
Cioè vuoi punire anche i lavoratori?

L'articolo mi pare si rivolga ai due stilisti, non ai lavoratori. Poi 'sta cosa "che danno lavoro a migliaia di persone" a me ha un po' stancato.

Questo caso non mi pare appartenga alla prassi di cui parli mincuo, o forse si... comunque non cambia molto. Non vedo perché loro o Valentino Rossi possano "sparare cifre" al fisco poi mettersi d'accordo quando un povero cristo deve pagare fino all'ultimo centesimo. Qual è il messaggio che arriva alla gente? ...sempre il solito, che il ricco e potente fa ciò che vuole.

Viene contestata una presunta evasione di circa 1 miliardo di euro (420 milioni a testa per i due stilisti e altri 200 milioni riferibili alla societa').
L'ipotesi del pm e' che sia stata creata una societa' lussemburghese, la 'Gado', di fatto gestita dall'Italia ma proprietaria dei marchi del gruppo, in modo che i proventi derivanti dallo sfruttamento del brand venissero tassati all'estero e non in Italia. - 19 novembre 2010: il pm di Milano, Laura Pedio, chiede il rinvio a giudizio per Dolce e Gabbana. - 1 aprile 2011: il gup di Milano, Simone Luerti, assolve i sette imputati "perche' il fatto non sussiste".
Secondo il gup, tutti i passaggi che portarono alla creazione della 'Gado' furono compiuti "alla luce del sole". La sentenza sara' impugnata a meta' maggio in Cassazione dal pm. - 23 novembre 2011: la Cassazione annulla il proscioglimento dei due stilisti e degli altri imputati, rinviando gli atti al gup per una nuova decisione. L'elusione fiscale, secondo la suprema corte, puo' assumere in determinati casi rilevanza penale. - 21 gennaio 2012: gli stilisti vengono condannati a pagare 343 milioni di euro di multa al fisco. La condanna sara' confermata anche in appello, un anno dopo, dalla commissione tributaria di Milano. - 8 giugno 2012: il nuovo gup di Milano, Giuseppe Gennari, restituisce gli atti alla procura, che chiamera' i due stilisti a processo con citazione diretta senza passare attraverso l'udienza preliminare. L'inizio del processo viene fissato per il 3 dicembre; la Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi degli imputati. - 29 maggio 2013: condannare Domenico Dolce e Stefano Gabbana a due anni e sei mesi di reclusione in quanto "soggetti che hanno maggiormente beneficiato" dell'operazione che ha portato alla maxi-evasione fiscale. E' la richiesta del pm di Milano, Gaetano Ruta, che riguarda il solo reato di omessa dichiarazione dei redditi perche' per la dichiarazione infedele e' intervenuta la prescrizione. Per gli altri cinque imputati, tra cui Alfonso Dolce, sono chieste quattro condanne e un'assoluzione. L'agenzia delle entrate, parte civile nel processo, chiede 10 milioni di euro per danno all'immagine. - 12 giugno 2013: gli stilisti "hanno pagato fino all'ultimo centesimo tutte le tasse dovute" e quindi i legali ne invocano l'assoluzione. Una settimana dopo, la sentenza.
(AGI) .

Sul silenzio riguardo MPS e il Manifesto sono d'accordissimo.


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tersite
Estimable Member
Registrato: 2 anni fa
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eee allora le foibe??...e le toghe rosse??? 😀 😀
e poi questa nuova.....moda.....di rifuggiarsi dietro i propri dipendenti. Bovghesi patetici....


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