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«Il vero obiettivo è privatizzare tutto il welfare»


Tao
 Tao
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Meno 76% sul Fondo sociale nazionale, meno 50% di spesa per le politiche sociali a livello regionale. Detta in soldoni, il primo è passato da un miliardo e 472 milioni di euro del 2010 ai 349,4 milioni del 2011. La Campania, che ha la spesa media sociale pro capite più bassa d'Italia (con circa 33 euro a fronte dei 344 della Valle d'Aosta e una media di 65 euro del Mezzogiorno), in linea con la filosofia del ministro Tremonti, per il prossimo anno ha previsto un dimezzamento del capitolo di bilancio con solo cinque milioni di euro stanziati, che fa salire a quota 43 milioni il trasferimento dal Fondo sociale nazionale per le 5 province campane. Questo il budget per sostenere un settore che si occupa, ad esempio, di 630 mila anziani non autosufficienti, 25 mila tossicodipendenti, 156 mila disabili, 46 mila sofferenti psichici, un milione di bambini e il più elevato tasso di disoccupazione giovanile in Europa. In regione oltre il 28% delle famiglie è al di sotto della soglia di povertà e circa 1 su 4 non riesce a pagare le spese mediche. Solo a Napoli sono in condizioni di estrema povertà oltre 34mila famiglie, cioè 1 su 10, almeno 1.500 i senza dimora accertati.

Una situazione di crisi che ha subito un'accelerazione in questi mesi così il comitato 'Il welfare non è un lusso' annuncia oggi uno sciopero della fame collettivo. In questo panorama la giunta Caldoro ha cancellato il reddito di cittadinanza (350 euro al mese più un pacchetto di interventi per la scuola, la mobilità, la formazione) per 18mila famiglie senza annunciare nessuna azione positiva. A rischio è la popolazione e gli addetti del terzo settore. Spiega Andrea Morniroli, della cooperativa Dedalus: «Siamo tartassati dai cronici ritardi dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, 24/36 mesi, che ci costringono a indebitarci fino al collo con le banche. Ormai non è più questo a preoccuparci ma l'evidente disegno del governo di privatizzare davvero il settore: un piccolo spicchio da tenere ancora pubblico, per sostenere qualche clientela politica, e il resto da acquistare sul mercato per chi ha i soldi. Torneremo al passato, quando il disagio era nascosto nel privato delle case e recluso nelle istituzioni totali, come i manicomi».

La falce sulle politiche sociali sembra rispondere alla voce 'discontinuità' che continuamente Caldoro e il Pdl invocano, additando le clientele dell'epoca bassoliniana: «Nessuno si oppone alle verifiche - commenta Morniroli - ma se discontinuità si traduce nella cancellazione dei servizi allora è solo un alibi. La mia cooperativa, che si occupa di migranti, vittime di tratta, minori non accompagnati, raggiunge ogni anno circa tremila destinatari. Cancellarci dal panorama sociale e basta rende il territorio più sicuro?». Una domanda a cui è facile rispondere se si considera un dato: i costi di una retata notturna, con 2/300 unità delle forze dell'ordine contro una manciata di prostitute, costa quanto un terzo di un progetto annuale per togliere le donne dalla strada e dare loro un futuro, «in più noi mandiamo in galera gli sfruttatori» precisa ancora Morniroli.

Sicurezza e convivenza sono i due elementi su cui batte anche Palazzo San Giacomo: «Il dimezzamento dei Piani Sociali di Zona della Campania - sottolinea l'assessore comunale alle politiche sociali, Giulio Riccio - rischia di cancellare gran parte dei servizi a favore delle fasce più deboli della popolazione. Produrranno un fortissimo ridimensionamento dei servizi alla persona in fatto di assistenza, socializzazione e inclusione mettendo a serio rischio la stessa coesione sociale». A preoccupare, in tempo di crisi, qui più dura che altrove, anche le ricadute su un segmento fragile come quello migrante. A Napoli 13mila le domande arrivate con la regolarizzazione del 2009, 24.331 nella sua provincia, 374 i richiedenti asilo presso la Questura del capoluogo; mentre sono 47mila i regolari registrati tra il capoluogo e l'hinterland. Per loro, nonostante le scarse risorse, l'amministrazione cittadina ha cercato di sostenere le politiche di cittadinanza (alloggi, scuola, sanità...). Esperienze ed esistenze che rischiano di sparire mentre la destra ripete il ritornello della crisi.

Adriana Pollice
Fonte: www.ilmanifesto.it
10.12.2010


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Anonymous
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rendiamo grazie al governo del fare...( ...è cosa buona e giusta...??)


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Hassan
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Registrato: 2 anni fa
Post: 416
 

"mettendo a serio rischio la stessa coesione sociale"

Curioso che le ramanzine sulla "coesione sociale" vengano fatte proprio da quel fogliaccio del Manifesto, che non fa altro che fare propanganda anti-famiglia e pro-guerra-fra-i-sessi, andando a minare proprio la "coesione sociale". A sinistra ci stanno gli utili idioti femministi che preparano il terreno, poi da destra vengono a raccogliere i frutti con la privatizzazione...


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