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16 ottobre.Pinotti alla Camera sull'Isis.Tornado non...


marcopa
Illustrious Member
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le dichiarazioni della Ministro Pinotti il 16 ottobre alla camera sulla lotta all' Isis. Ad una prima veloce lettura ha parlato di pianificazione di nuovi aiuti per la ricognizione, senza entrare nei dettagli dei bombardieri Tornado.
Comunque qui è riportato tutto quello che ha detto a proposito dell' Isis:

"
Vengo ora al tema principale dell'audizione odierna.
  Da circa due mesi l'avanzata in Iraq e in Siria delle forze militari del cosiddetto Stato islamico, accompagnata da indicibili violenze compiute indifferentemente contro civili inermi e contro militari fatti prigionieri, ha imposto a tutti noi di Pag. 10tornare a occuparci di questa regione del mondo, da moltissimi anni afflitta da guerre che paiono non avere fine.
  Ricordo, a beneficio di tutti, alcuni elementi che caratterizzano questo nuovo e violentissimo attore politico e militare. Il gruppo, che a partire dal 2013 ha assunto il nome di Stato islamico in Iraq e nel Levante, con ciò indicando anche il livello di ambizione territoriale che esso si prefigge, affonda le sue radici nell'estremismo sunnita che si era radicato in alcune regioni dell'Iraq fin dai tardi anni Novanta. Il disegno fondamentalista di questo gruppo consisteva, in sostanza, nell'innescare una sorta di guerra civile generalizzata in tutti i Paesi islamici, alimentando l'odio fra le componenti sunnite e sciite ed esercitando un'estrema violenza su tutte le altre confessioni religiose.

  Oggi questa organizzazione ha alcuni dei caratteri tipici di uno Stato, ma opera poi con le modalità che distinguono i grandi gruppi terroristici transnazionali. Da un lato, infatti, il cosiddetto Stato islamico controlla un territorio già molto vasto – delle dimensioni del Belgio, per avere un termine di paragone – che si estende in Iraq e in Siria e che include la quasi totalità dei centri urbani lungo il corso dell'Eufrate, da Raqqa in Siria fino a Falluja in Iraq, nonché lungo il Tigri, da Mosul fino alle porte di Baghdad.

  In questa regione raccoglie di fatto delle tasse, ma soprattutto estrae e commercializza il petrolio ed è giunto anche a generare energia elettrica nelle centrali conquistate militarmente. Si tratta, quindi, di un'entità capace di produrre autonomamente ingenti risorse, devolute in toto ai suoi obiettivi militari.

  Non meraviglia, pertanto, che le migliaia di combattenti che militano nelle sue file – le stime più pessimistiche parlano di 30.000 uomini – siano retribuite meglio delle forze regolari Pag. 11irachene e siriane. Sono confluiti sotto la bandiera dello Stato islamico, oltre agli originari estremisti sunniti, anche molti ex baatisti già sostenitori del regime di Saddam Hussein, nonché, fenomeno assolutamente preoccupante, un gran numero di stranieri, anche provenienti dai Paesi occidentali.
  Caratteristica peculiare dell'ISIS è, infatti, quella della sua notevole forza di attrazione ideologica, che rafforza la sua reale capacità militare. D'altra parte, come detto, lo Stato islamico impiega tecniche terroristiche, operando spietatamente sul terreno. Siamo tutti a conoscenza della violenza estrema operata contro i militari catturati e contro le minoranze religiose ed etniche nei territori occupati, violenza il cui effetto è ulteriormente amplificato dall'uso spregiudicato dei media internazionali e dei social network.
  La comunità internazionale sta reagendo a questi sviluppi con una molteplicità di iniziative, di carattere sia politico, sia militare. Le Nazioni Unite, sin dall'ottobre 2004, hanno inserito il gruppo nell'elenco delle organizzazioni terroristiche. Negli anni, oltre a molti Paesi occidentali, anche diversi Paesi musulmani hanno formalmente definito come terroristica tale realtà, fra cui la Turchia fino al 2013 e l'Arabia Saudita dallo scorso marzo.

  Numerosissimi Paesi hanno poi adottato misure concrete di contrasto. Sono almeno sessanta i Paesi e le organizzazioni internazionali che cooperano in una coalizione di fatto e fra questi sono almeno dieci quelli che stanno concretamente operando con azioni militari.
  Nelle scorse settimane anche il Belgio, l'Olanda e l'Australia hanno contribuito alle operazioni aeree, affiancandosi agli Stati Uniti, alla Francia, al Regno Unito e a diversi Stati del Pag. 12Golfo Persico che partecipano alla campagna aerea fin dalle prime fasi. Molti altri Paesi stanno fornendo aiuti umanitari e militari all'Iraq.
  Presidenti, onorevoli colleghi, senatori e deputati, come ho già avuto modo di comunicare nel corso dei precedenti incontri su questo tema nei mesi di agosto e di settembre, l'Italia sta contribuendo agli sforzi della comunità internazionale con una molteplicità di misure, incluse quelle di carattere militare.
  Il primo intervento di soccorso umanitario, portato a termine in agosto, ha visto la fornitura di aiuti umanitari e alimentari. Siamo successivamente passati al sostegno del processo di stabilizzazione mediante l'incremento delle capacità di autodifesa dei curdi e sono così iniziate le consegne dei materiali militari di cui avevo dato informazioni al Parlamento il 20 agosto e poi nuovamente il 3 settembre.

  Pertanto, nel mese di settembre sono state consegnate alle forze curde, ovviamente con il pieno appoggio del Governo iracheno, mitragliatrici in dotazione all'Esercito italiano giudicate cedibili in considerazione dei surplus esistenti nei nostri depositi.
  È poi iniziata la fase di confezionamento e trasporto di munizionamento di modello ex sovietico conservato nel deposito di Guardia del Moro, dopo che il materiale era stato confiscato dall'autorità giudiziaria nel 1994. Si tratta, in particolare, di munizionamento per mitragliatrice pesante, nonché di munizioni per sistemi controcarro dei tipi in uso da parte delle forze curde.

  Il trasporto verso la città di Erbil, nella regione del Kurdistan iracheno, è attualmente in corso utilizzando vettori aerei militari. In realtà si potrebbe dire che esso è continuamente Pag. 13in corso, nel senso che i viaggi aerei stanno susseguendosi continuamente, essendo la consistenza delle tonnellate importante.
  La cessione del materiale militare confiscato è resa possibile dalla deliberazione del Consiglio dei ministri del 29 agosto 2014 e dall'adozione del prescritto decreto interministeriale dei ministri della giustizia, della difesa e dell'economia adottato il 4 settembre scorso ai sensi dell'articolo 319 del Codice dell'ordinamento militare e pubblicato per stralcio sulla Gazzetta Ufficiale del 12 settembre, che ne ha determinato la destinazione a uso istituzionale della Difesa.
  Per opportuna chiarezza – visto che in passato ci sono state alcune confusioni su questo punto – ricordo che il decreto legge di proroga delle missioni internazionali per il secondo semestre 2014, già convertito in legge dal Parlamento, mentre appresta le risorse destinate a coprire le spese di trasporto del materiale citato, prevede anche la cessione di 24 veicoli da combattimento Centauro al Regno hashemita di Giordania, un Paese in prima linea nel contrasto allo Stato islamico e da questo direttamente minacciato.

  Il conflitto, però, è in pieno svolgimento e per questo anche il contributo nazionale inquadrato nell'ambito della coalizione internazionale di cui ho parlato deve proseguire. In tale contesto hanno preso avvio anche lo studio e la pianificazione di ulteriori contributi che il nostro Paese può mettere in campo per inibire le capacità offensive dello Stato islamico, nonché stabilizzare la regione.
  Il nostro orientamento è, in primo luogo, quello di fornire ulteriori stock di munizioni di modello ex sovietico provenienti dal materiale confiscato nel 1994. Queste sono, infatti, forniture militari e
spressamente richieste dai curdi in considerazione della loro familiarità con tali armi. Ovviamente, anche Pag. 14in tal caso si procederà con la preventiva adozione del prescritto decreto interministeriale analogo a quello del 4 settembre scorso. Dello stock potranno far parte anche armi, munizioni controcarro e blindati in uso all'Esercito italiano e giudicati cedibili.

  Passando ora alla fase di supporto operativo, è all'esame il concorso all'operazione in Iraq, a partire dai prossimi giorni, con assetti e capacità che, in considerazione dell'andamento delle operazioni e dei contributi già resi disponibili dagli altri membri della coalizione, possono risultare più urgenti in questa fase.
  È stato, pertanto, già pianificato e si concretizzerà nei prossimi giorni l'invio di un velivolo KC-767 per il rifornimento in volo degli assetti aerei della coalizione, di due velivoli a pilotaggio remoto tipo Predator per la sorveglianza della regione e di una cellula di ufficiali per le attività di pianificazione.

  Nelle prossime settimane potrà poi essere inviato personale per l'addestramento e la formazione delle forze che contrastano l'ISIS. Circa quest'ultimo possibile contributo, richiesto espressamente dalle autorità curde, si tratta di un totale di circa duecento militari, inclusi gli elementi di supporto, i quali andrebbero a operare nei luoghi concordati con le autorità irachene e i Paesi della coalizione, presumibilmente a Erbil. Sono destituite di fondamento, quindi, alcune anticipazioni che parlavano di un nostro impegno a Nassiriya.

  Peraltro, sono in arrivo in Italia alcuni militari curdi che verranno addestrati all'uso dei sistemi d'arma che abbiamo già ceduto loro.Pag. 15
  Successivamente potremo inserire nel teatro del personale con funzione di consigliere per gli alti comandi delle forze irachene, previsto in circa ottanta unità. In totale si sta pensando, quindi, a 280 persone.
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  Infine, è in fase di pianificazione l'invio di altri assetti pilotati per la ricognizione aerea.
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  Signori presidenti, onorevoli senatori, onorevoli deputati, ho ritenuto necessario fornire in apertura di questo mio intervento alcuni elementi relativi a quello che oggi si è autoproclamato Stato islamico per sottolineare la peculiarità di questo gruppo estremista, elementi che troveranno maggiore approfondimento da parte del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  Come detto, questa entità nasce, si sviluppa e conduce la sua feroce guerra senza regole soprattutto contro le altre componenti di fede islamica presenti in Iraq e in Siria, oltre che contro le minoranze non musulmane. Per questo motivo ritengo di straordinaria importanza la decisa presa di posizione di centinaia di ecclesiastici sunniti in tutto il mondo – non so se si parli di ecclesiastici nel caso dei sunniti, ma va bene così; diciamo di religiosi sunniti – i quali hanno pubblicamente e apertamente sconfessato la natura religiosa di tale movimento, rivolgendogli per contro l'accusa di essere un gruppo esclusivamente terroristico.
  È questa l'unica via per sconfiggere nel tempo questo genere di estremismi, che utilizzano strumentalmente il precetto religioso contro le sue stesse regole. È fondamentale, quindi, che la coalizione internazionale che opera contro lo Stato islamico veda attivamente coinvolti tanti Paesi islamici, anche con nette maggioranze sunnite.

  D'altra parte, la violenza militare con cui i terroristi stanno procedendo impone anche una risposta di questa natura, Pag. 16perché essi ben difficilmente si lasceranno intimidire dal pronunciamento dei leader religiosi o dalle pubbliche opinioni. Di fronte ai massacri di gente inerme non abbiamo la possibilità di voltarci dall'altra parte. Abbiamo un dovere morale di reagire e una necessità razionale per farlo, perché lo Stato islamico non può progredire oltre nella sua espansione territoriale.
  Per questo il Governo considera necessario continuare a contribuire alla vasta coalizione internazionale con le ulteriori misure di cui ho parlato oggi. Tali misure dovranno essere necessariamente aggiornate in funzione dell'effettiva evoluzione della crisi e dei suoi riflessi su altri Paesi dell'area mediorientale e di quelle contermini...."


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