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A proposito dell'illusorio BENE del PAESE


Anticapitalista
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ed anche del governo "tecnico" Monti.

“Tecnica” o “politica” è dittatura borghese contro la classe lavoratrice

Il bene del paese, inteso come bene dei cittadini, al di sopra delle classi, è una mistificazione: esso è sempre e solo il bene dei profitti di industrie e banche, è il bene del Capitale e della classe che ne ha il possesso, la borghesia.

La propaganda del regime martella ogni giorno che dal buon andamento dell’economia nazionale dipenderebbe la vita dei lavoratori perché altra società non può esistere se non questa, fondata sul Capitale; i lavoratori non avrebbero alternativa e devono essere disposti ad ogni sacrificio. “O capitalismo o morte” è il dogma della borghesia. Lavoratori e borghesi sono sulla stessa barca, ripetono tutti i megafoni.

A tenere incatenata la classe lavoratrice con questa ideologia reazionaria sono, più che i partiti apertamente padronali, quelli della cosiddetta “sinistra”, sia “moderata” sia “radicale”.

Questi partiti illudono i lavoratori che nel capitalismo sia possibile raggiungere benessere ed equità sociale, conciliando gli interessi delle opposte classi: basterebbe applicare un diverso modello di sviluppo. Affermano che il nemico da combattere non è il capitalismo ma un suo particolare modello: il liberismo. Sostengono che la causa della crisi è la disuguaglianza sociale, e che dunque riducendola il capitalismo ne uscirebbe equo, nonché sano e salvo.

Questo è falso. Il capitalismo è fondato sulla disuguaglianza fra chi possiede solo la propria forza lavoro, e la deve vendere in cambio di un salario per vivere, e chi possiede il Capitale, e compra questa forza lavoro al fine di accrescerlo: è una società divisa in classi.

Il divario fra le condizioni dei lavoratori e quelle della borghesia non è eliminabile. La miseria del proletariato cresce quanto più il capitale si ammoderna e si perfeziona. Ma questa miseria non è dovuta ad un nuovo tipo di capitalismo, è conseguenza del suo corso naturale, non modificabile e di sempre.

Quando l’economia cresce, come nel secondo dopoguerra, e i profitti sono enormi, la borghesia è disposta a concederne alcune briciole ai lavoratori, pagate con super-sfruttamento, perché questo è utile a realizzare profitti ancor maggiori. Si tratta di una necessità economica, non di un diverso modello di capitalismo, alternativo al liberismo. Ma nel capitalismo la crisi è inevitabile! Le sue cause sono la sovrapproduzione e il calo del saggio del profitto, malattia incurabile e degenerativa del Capitale.

Nella crisi diviene evidente che gli interessi dei lavoratori sono inconciliabili con quelli del Capitale, della borghesia, del cosiddetto “bene del paese”. Ciò che è un bene per il Capitale è irrimediabilmente dannoso per i lavoratori, e viceversa.

La borghesia, per cercare di tener in piedi la sua economia e rimandare il crollo, ha una sola strada: aumentare lo sfruttamento della classe lavoratrice.

Questo è quanto stanno facendo i governi di tutti i paesi, tutti nella medesima crisi. Dall’Inghilterra alla Grecia, dalla Germania alla Francia, all’Italia, al Nord e Sudamerica, alla Cina si adottano provvedimenti riducibili ad un’unica misura, la riduzione del salario complessivo della classe lavoratrice: si taglia il salario diretto (quello in busta paga), indiretto (i servizi sociali), differito (la pensione). Anche l’aumento della disoccupazione riduce il salario complessivo percepito dalla classe lavoratrice: con un salario sono di più le bocche da sfamare.

Questo attacco è condotto in tutti i paesi a prescindere dal colore del governo: è la dimostrazione di come la contrapposizione fra “destra” e “sinistra” sia fasulla. Chi accetta il Capitale deve obbedire alle sue leggi e rinnegare ogni bel discorso sui “modelli di sviluppo”.

* * *

Quello di Monti è un nuovo governo del Capitale. I suoi obiettivi sono, in perfetta continuità con quelli del governo precedente: piena libertà di licenziamento per le imprese (tutti gli impieghi saranno precari), appoggio al padronato per eliminare il contratto nazionale di lavoro, innalzamento dell’età pensionabile, taglio delle pensioni col blocco della rivalutazione e col passaggio al metodo contributivo, proseguimento delle missioni militari all’estero, aumento delle tasse sui salariati.

Questo governo può attaccare i lavoratori anche più del precedente perché ha di fronte una classe operaia disarmata dalla “sinistra”, moderata e radicale, che per 17 anni ha indicato quale suo nemico solo il Berlusconi, la cui colpa sarebbe stata quella di badare ai propri interessi invece che a quelli “del paese”. Questo, vero o meno, non era certo un problema dei lavoratori, ma della borghesia!

Banchieri e industriali, invece, si sono ben volentieri serviti per 15 anni della maschera del “pagliaccio” affinché la rabbia dei lavoratori fosse deviata solo contro di lui e non contro il loro intero regime di classe.

La borghesia italiana è tanto vile e corrotta quanto maestra nel cambiare tutto affinché nulla cambi: dopo anni di onorato servizio, il burattino Berlusconi è stato licenziato dal vero padrone, il grande Capitale, industriale e finanziario, nazionale e internazionale, perché adesso serve la faccia seria di un Monti per far ingoiare sacrifici ancora più duri alla classe lavoratrice.

La macchina di potere del grande Capitale è il suo Stato, che sopravvive immutato ad ogni governo. Il teatrino parlamentare è tenuto in vita solo perché utile per nascondere ai lavoratori la vera natura dittatoriale e di classe del regime borghese.

Sia che i lavoratori si illudano che per difendere i propri interessi serva un cambio di maggioranza parlamentare, votando a destra o a sinistra, sia che diano la colpa delle loro condizioni all’intera “casta” dei politicanti, in ogni caso è il dominio di classe del grande Capitale a uscirne rafforzato, perché può presentare ai lavoratori le false alternative: governo “tecnico”, di una maggioranza “diversa”, o, domani, un’aperta dittatura a parlamento chiuso e “casta” licenziata.

Il fatto che il governo Monti sia sostenuto da tutto l’arco parlamentare, da chi attende di rientrarvi alla prossima riapertura del baraccone elettorale (Vendola), nonché dai sindacati tricolore (Cgil, Cisl, Uil), è l’ulteriore dimostrazione che le differenze tra i partiti borghesi sono solo apparenza perché le varie bande di politicanti, in competizione per i loro affari di bottega, sono tutte al servizio del Capitale. Anche la fasulla opposizione al governo Monti della Lega Nord e della “sinistra” costretta all’extraparlamentarismo (Rifondazione, PdCI), sono utili alla borghesia per confondere la classe operaia.

La vera contrapposizione può essere solo fra chi difende il capitalismo e chi lotta per il suo abbattimento: il comunismo rivoluzionario.

Il marxismo spiega, su basi scientifiche, che il capitalismo stesso da oltre un secolo ha creato le condizioni materiali per il suo superamento. Il Capitale, nella ricerca affannosa del profitto, ha condotto a uno sviluppo tale delle forze produttive che permetterebbe di soddisfare tutti i bisogni dell’umanità con poche ore di lavoro medio giornaliero per individuo. Ma questa forza è allo stesso tempo il suo limite e la sua condanna. Organizzare la produzione secondo un piano razionale, finalizzato solo a soddisfare i bisogni dell’uomo, è impossibile finché è subordinata al mercato e al profitto.

Emancipare il lavoro dal Capitale, abolire il lavoro salariato, è il fulcro del programma rivoluzionario comunista ed è la sola alternativa alla miseria del capitalismo.

Come con la formula propagandistica del bene del paese si camuffa il profitto del Capitale, cos
ì dietro al mito della democrazia si nasconde la dittatura della borghesia. Sovrano nel capitalismo non è il popolo, tutti i cittadini al di sopra delle le classi, come recita l’ideologia democratica, ma il Capitale, nazionale e internazionale. Lottare per una vera democrazia è un controsenso quanto lottare per un capitalismo più equo.

La sola politica della classe lavoratrice, fintantoché il potere è in mano alla borghesia, è la rivoluzione, per conquistare il potere e imporre la sua dittatura sulla borghesia, unico mezzo per liberare la società dal Capitale e far uscire l’umanità dalla preistoria delle società divise in classi.

La prospettiva del superamento del capitalismo, per quanto possa apparire ancora lontana, è necessaria anche per poter condurre, in particolare nella presente situazione di crisi economica, lotte efficaci per la difesa immediata dei lavoratori. Oggi, infatti, la difesa della classe lavoratrice non può avvenire che contro l’interesse nazionale, cioè del capitale.

La classe operaia ha una sola possibilità per difendersi: rispondere all’offensiva borghese attaccando, senza remore, il capitalismo, organizzando veri e potenti scioperi che mettano in ginocchio “il paese”, ossia le industrie, i traffici e la finanza.

Su questa strada i lavoratori devono dotarsi dei loro organi di combattimento ricostruendo un vero sindacato di classe, fuori e contro i sindacati dei regime (Cgil, Cisl, Uil, Ugl), e militando le loro avanguardie nel Partito Comunista Internazionale.

http://www.international-communist-party.org/ItalianPublications.htm


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Mondart
Eminent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 39
 

Buona la parte teorica, meno buona la soluzione pratica proposta.

La cosiddetta "rivoluzione proletaria" è illusoria, perchè dovrebbe servirsi per concretizzarsi della stessa borghesia e capitali che intende abbattere. E poi che farebbe tale nuova classe, una volta conquistato il potere ?? ... Non ripeterebbe forse la solita trafila, come storicamente dimostrato dai paesi "comunisti" ?? ... Ben che vada, al capitalismo di privati non finirebbe per sostituirsi l' ancor più camiffato capitalismo di stato ?? ... Una soluzione "argentina" o Sudamericana ha abolito le classi ?? Par minga ...

Il fatto è che nemmeno la borghesia è padrona di un bel nulla, e questo stato di cose finisce per danneggiare anche lei ... tira concettualmente allo spasimo la situazione attuale e ne hai la prova provata. Anch' essa è rotella dell' ingranaggio, non certo motore immobile.

Ergo si tratta di trovare un diverso schema sociale, un diverso modo di associarsi, magari senza rivoluzioni che fanno più danno che bene. E anche travalicando, per cortesia, gli schemi ad alveare, gli orti coi pomodori, i misticismi tanto cari proprio ad una "riforma borghese" ... stavolta verdognola, invece che rosa fuxia.


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oriundo2006
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
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Qui si vede come il marxismo ( 'vulgata' o meno ) sia velleitario, regressivo e fuorviante circa il nuovo: OGGI stiamo appunto evidenziando e volendo un Bene Comune' che NON sia di parte ( alias di 'classe' ): basta vedere ad esempio i referendum recenti sull'acqua, sul nucleare ecc. Che significato puo' avere il discorso che 'sempre' il 'bene' è stato di parte quando appunto OGGI cosi' noi, milioni di uomini e di donne, non vogliamo PIU' ? Perchè LIMITARE e LIMITARSI ad una 'dotta' analisi storica quando invece DOBBIAMO USCIRNE ? Estendendo il ragionamento, perchè rimandare sempre al DOMANI ( 'rivoluzionario' e mistificante PROPRIO percio' ) la possibilità che si evidenzi un 'Bene Comune' POSSIBILE anche per oggi, di grazia ? Tutti i giorni è all'opera questo 'bene comune' negli atti e nei fatti di chi condivide con gli altri, quali che siano, le risorse che ha a disposizione...Non capisce l'estensore dell'articolo che questo paralogismo 'come nel passato cosi' nel futuro' è assolutamente paralizzante e falso, rimandando ad un evento da accertarsi ( da chi poi ? ) lo sviluppo di potenzialità già presenti ed in atto ? ( è inutile poi fare un elenco di quello che è 'bene comune' perchè tutti noi lo sappiamo perfettamente: no alla cucina dell'avvenire a partire dal menu'...per poi restare li, come tanti altri hanno fatto proprio a partire da fondamenti teorici che non fondano niente...).


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Anonymous
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Registrato: 2 anni fa
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volendo un Bene Comune che NON sia di parte ( alias di 'classe' )

Fammi capire: le classi sociali sono un prodotto della classe dominante, non della classe lavoratrice. La prima possiede già i mezzi di produzione e si è lanciata alla conquista dei beni e servizi essenziali (sanità, risorse naturali, educazione..). Potrò lottare per riconquistarli e renderli disponibili a tutti, o devo sentirmi in colpa perchè è una lotta che nasconde interessi "di parte"?
Mi sembra di sognare con questa mistificazione del concetto di classi sociali e questo nascondersi dietro al paravento del "nuovismo" a tutti i costi... tipico del grillismo se mi permetti, e lo dico a ragion veduta avendo frequentato per due anni i meetup di Grillo, che infatti hanno prodotto personaggi come Crimi e Lombardi..


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