ISIS: Che fare?
http://www.beppegrillo.it/2014/08/isis_che_fare.html
"Dagli anni '20 ai '60
A Sèvres, nel 1921, Francia e Gran Bretagna si spartirono i possedimenti mediorientali dell'ormai decaduto Impero Ottomano.
Alla Francia andarono Libano e Siria, alla GB la Palestina, la Transgiordania e l'odierno Iraq. I confini vennero segnati utilizzando matite, righelli e, probabilmente, sotto l'influsso di qualche coppa di champagne.
Altrimenti come ci si potrebbe spiegare l'invenzione folle del Regno dell'Iraq, uno stato abitato, oltre che da decine di minoranze, da tre popolazioni profondamente diverse tra loro: i curdi, gli sciiti e i sunniti?
La drammatica storia dell'Iraq nasce tutta da qui. Colpi di stato, spinte autonomiste curde, resistenze sunnite, attentati sciiti, difesa del controllo petrolifero da parte del Regno Unito, intervento della Germania nazista. Non si sono fatti mancare nulla fuorché la pace.
La CIA e i colpi di Stato che fanno meno scalpore del terrorismo
Durante la crisi di Suez Baghdad divenne la principale base inglese, nel 1958 venne abolita la monarchia e nel 1963, anche in chiave anti-sovietica, la CIA favorì un colpo di stato per deporre Abd al-Karim Qasim, l'allora premier iracheno, colpevole di aver approvato una norma che proibiva l'assegnazione di nuove concessioni petrolifere alle multinazionali straniere. In Iraq, tra deserto, cammelli e rovine babilonesi accadde quel che già si era visto all'ombra delle piramidi maya nel 1954 quando Allen Dulles*, direttore della CIA, armò truppe mercenarie honduregne per buttare giù Jacobo Arbenz, il Presidente del Guatemala regolarmente eletto, colpevole di voler espropriare le terre inutilizzate appartenenti alla statunitenseUnited Fruit Company e distribuirle ai contadini. Risultato? Presidenti fantoccio, guerra civile e povertà.
Mi domando per quale razza di motivo si provi orrore per il terrorismo islamico e non per i colpi di stato promossi dalla CIA. Destituire, solo per osceni interessi economici, un governo regolarmente eletto con la conseguenza di favorire una guerra civile è meno grave di far esplodere un aereo in volo?
L'Iraq, come il Guatemala o il Congo RCD hanno avuto il torto di possedere delle risorse. I poveri hanno il torto di avere ricchezza sotto ai piedi. Il petrolio iracheno è stato il peggior nemico del popolo iracheno. A Baghdad nel 1960, tre anni prima della deposizione di Qasim, Iraq, Iran, Venezuela e Arabia Saudita avevano fondato l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC), per contrastare lo strapotere delle “7 sorelle”, le principali compagnie petrolifere mondiali così chiamate da Enrico Mattei, il Presidente dell'ENI di quegli anni.
Mattei e la sovranità nazionale in Medio Oriente
Una digressione su Mattei è d'obbligo, se non altro per capire quanto, dall'invenzione del “profitto ad ogni costo”, ogni industriale, stato sovrano o partito politico si sia messo contro il capitalismo internazionale abbia fatto una brutta fine. E' successo a brave persone e a delinquenti, a politici democratici e a dittatori sanguinari difesi fino a che lo spargimento di sangue dei quali erano responsabili non avesse intaccato gli interessi del grande capitale. Mattei, dopo aver concluso importanti affari con l'Iran, si stata avvicinando a Qasim quest'ultimo alla ricerca di un nuovo partner commerciale che gli garantisse maggiori introiti di quelli concessi dagli inglesi.
La sacrosanta ricerca di sovranità economica, politica ed energetica da parte di alcuni paesi mediorientali era ben vista da Mattei il quale, mosso da una intraprendenza tipicamente italiana e dall'ambizione di fare gli interessi dello Stato, ne scorgeva un'opportunità imperdibile.
Quando nel 1961 il Regno Unito concesse l'indipendenza al Kuwait Mattei fiutò l'affare. Baghdad ha sempre ritenuto il Kuwait parte del suo territorio e quando la GB lo proclamò stato sovrano Qasim si indignò per lo smacco subito convincendosi della necessità di trovare nuovi paesi con cui concludere affari**. Mattei e Qasim, nonostante il primo ministro Fanfani e il ministro degli esteri Segni negarono qualsiasi coinvolgimento italiano, iniziarono una serie di trattative e, sembra, che dei tecnici ENI si recarono in Iraq.
Quel che è certo è che le 7 sorelle sono come i fili della luce: “se li tocchi muori”. Tre mesi e mezzo prima che Qasim, con il beneplacito della CIA, venisse trucidato a Baghdad, Mattei esplode in aria con il suo aereo privato. I mandanti e gli esecutori del suo assassinio sono ancora ignoti tuttavia è bene ricordare che Tommaso Buscetta, il pentito che descrisse per filo e per segno la struttura di “Cosa Nostra” a Giovanni Falcone, dichiarò che Mattei venne ucciso dalla mafia per fare “un favore agli stranieri” e che Mauro De Mauro, il giornalista che stava indagando sulla morte di Mattei, venne rapito e ucciso da Mimmo Teresi su ordine di Stefano Bontade***.
Il futuro è nero, come l'oro che fa scorrere il sangue
In “La verità nascosta sul petrolio” Eric Laurent scrive: “Il mondo del petrolio è dello stesso colore del liquido tanto ricercato: nero, come le tendenze più oscure della natura umana. Suscita bramosie, accende passioni, provoca tradimenti e conflitti omicidi, porta alle manipolazioni più scandalose”.
“Conflitti omicidi, manipolazioni scandalose, tradimenti”. Queste parole sembrano descrivere perfettamente la storia dell'Iraq moderno.
Saddam Hussein divenne Presidente della Repubblica irachena nel 1979 sostituendoAl-Bakr, l'ex-leader del partito Ba'th che qualche anno prima aveva nazionalizzato l'impresa britannica Iraq Petroleum Company. Saddam, con l'enorme denaro ricavato dalla vendita di petrolio, cambiò radicalmente il Paese. Sostituì la legge coranica con dei codici di stampo occidentale, portò la corrente fino ai villaggi più poveri, fece approvare leggi che garantivano maggiori diritti alle donne.
L'istruzione e la salute divennero gratuite per tutti. In quegli anni di profonda instabilità regionale il regime di Saddam divenne un esempio di ordine e sicurezza. Tuttavia tutto questo ebbe un prezzo. I cristiani non erano un pericolo per il regime e vennero lasciati in pace ma i curdi, vuoi per le loro spinte autonomiste che per la loro presenza potenzialmente pericolosa in zone ricche di petrolio, vennero colpiti, discriminati e spesso trucidati. Lo stesso avvenne agli sciiti che non abbassavano la testa. Quando Saddam gli riversò contro le armi chimiche fornitegli dagli USA in chiave anti-iraniana nessuna istituzione statunitense parlò di genocidio, di diritti umani violati, di terrorismo islamico.
Saddam era ancora un buon amico. L'amichevole stretta di mano tra il leader iracheno e Donald Rumsfeld, all'epoca inviato speciale di Reagan, dimostra quanto per gli USA la violenza è un problema a giorni alterni. Negli anni '80 Washington era preoccupata dall'intraprendenza economica di Teheran e Saddam era un possibile alleato per contrastare la linea anti-occidentale nata in Iran con la rivoluzione del '79.
Anni di guerre
Tuttavia, sebbene la Repubblica islamica iraniana fosse apertamente anti-americana gli USA fornirono armi a Teheran durante la guerra Iran-Iraq. Il denaro è sempre denaro! Con i proventi della vendita di armi all'Iran gli USA finanziarono tra l'altro i paramilitari delle Contras che avevano come obiettivo la destituzione in Nicaragua del governo sandinista regolarmente eletto.
Ovviamente gli USA (anche l'URSS - la guerra fredda diventava tiepida se si potevano fare affari assieme) finanziarono contemporaneamente Saddam. Il sogno dell'industria bellica, una guerra infinita combattuta da due forze equivalenti, era diventato realtà. Per diversi anni le potenze occidentali lasciarono Iraq e Iran a scannarsi tra loro. Un milione di morti dell'epoca non valevano, evident
emente, le migliaia di vittime provocate dall'avanzata dell'ISIS di questi giorni. Le multinazionali della morte appena finito di parlare con Saddam alzavano la cornetta e chiamavano Teheran. «Ho appena venduto all'Iraq 200 carri armati ma a te ti do a un prezzo stracciano questa batteria anticarro». Le cose cambiarono quando l'esercito iraniano prese il sopravvento.
Teheran stava per espugnare Bassora quando gli USA, sedicenti cacciatori di armi chimiche in tutto il mondo, inviarono una partita di gas cianuro a Saddam il quale non perse tempo e lo utilizzò per respingere le truppe iraniane. Ma si sa, gli USA sono generosi e di gas ne inviarono parecchio. Saddam pensò bene di utilizzarne la restante parte per gassare l'intera popolazione curda del villaggio di Halabja ma in occidente nessuno si strappò le vesti, il dittatore era ancora un buon amico. Saddam divenne un acerrimo nemico quando invase il Kuwait. Anche in quel caso non furono i morti o le centinaia di migliaia di profughi a preoccupare i funzionari di Washington sempre a stretto contatto con Wall Street. La conquista irachena del Kuwait metteva in pericolo gli interessi economici statunitensi. Una cosa inaccettabile per chi da anni lavora per il controllo mondiale del petrolio. L'operazione “Desert Storm” venne lanciata, il Kuwait “liberato” ma Saddam rimase al suo posto. Un'eccessivo indebolimento dell'Iraq avrebbe favorito Teheran e questo sarebbe stato intollerabile. I bombardamenti USA causarono oltre 30.000 bambini morti ma erano “bombe a fin di bene”.
L'11 settembre
L'attentato alle Torri Gemelle fu una panacea per il grande capitale nordamericano. Forse anche a New York qualcuno “alle 3 e mezza di mattina rideva dentro il letto” come capitò a quelle merde dopo il terremoto a L'Aquila. Quei 3.000 morti americani vennero utilizzati come pretesto per attaccare l'Afghanistan, un paese con delle leggi antitetiche rispetto al nostro diritto ma che con il terrorismo internazionale non ha mai avuto a che fare, e l'Iraq. Era ormai tempo di buttare giù Saddam e prendere il pieno controllo del petrolio iracheno. La vittoria della Nato fece piombare il Paese in una guerra civile senza precedenti e le fantomatiche armi di distruzione di massa non vennero mai trovate. Ripeto, Saddam le aveva, ahimè, già utilizzate e gli USA lo sapevano benissimo. A questo punto mi domando quanto un miliziano dell'ISIS capace di decapitare con una violenza inaudita un prigioniero sia così diverso dal Segretario di Stato Colin Powell colui che, mentendo e sapendo di mentire, mostrò una provetta di antrace fornitagli da chissà chi per giustificare l'imminente attacco all'Iraq. Una guerra che ha fatto un numero di morti tra i civili migliaia di volte superiore a quelli provocati dallo Stato Islamico in queste settimane.
La sconfitta del sunnita Saddam Hussein scatenò la popolazione sciita che covava da anni desideri di vendetta. Attentati alle reciproche moschee uccisero migliaia di persone. Da quel giorno in Iraq c'è l'inferno ma i responsabili fanno shopping sulla Fifth Avenue e vacanze alla Caiman. L'avanzata violenta, sanguinaria, feroce dell'ISIS è soltanto l'ultimo atto di una guerra innescata dai partiti occidentali costretti a restituire i favori ottenuti dalle multinazionali degli armamenti durante le campagne elettorali. Comprare F35 mentre l'Italia muore di fame o bombardare un villaggio iracheno mettendo in prevenivo i “danni collaterali” sono azioni criminali che hanno la stessa matrice: il primato del profitto sulla politica.
Cosa fare adesso?
L'ISIS avanza, conquista città importanti e minaccia migliaia di cristiani. In tutto ciò l'esercito iracheno, creato e addestrato anche con i soldi dei contribuenti italiani, si è liquefatto come neve al sole dimostrando, se ancora ve ne fosse bisogno, il totale fallimento del progetto made in USA che noi abbiamo sposato senza diritto di parola. E' evidente che la comunità internazionale e l'Italia debbano prendere una posizione. Se non è semplice scegliere cosa fare, anche se delle idee logiche già esistono, è elementare capire quel che non si debba più fare.
1) Innanzitutto occorre mettere in discussione, una volta per tutte, la leadership nordamericana. Gli USA non ne hanno azzeccata una in Medio Oriente. Hanno portato morte, instabilità e povertà. Hanno dichiarato guerra al terrorismo e il risultato che hanno ottenuto è stato il moltiplicarsi del fenomeno stesso. A Roma, nel 2003, manifestammo contro l'intervento militare italiano in Iraq. Uno degli slogan era “se uccidi un terrorista ne nascono altri 100”. Siamo stati profeti anche se non ci voleva un genio per capirlo. Pensare di fermare la guerra in atto in Iraq armando i curdi è una follia che non credo che una persona intelligente come il Ministro Mogherini possa davvero pensare. Evidentemente le pressioni che ha subito in queste settimane e il desiderio che ha di occupare la poltrona di Ministro degli esteri della Commissione europea, l'hanno spinta ad avallare le posizioni di Obama e degli USA ormai autoproclamatisi, in barba al diritto internazionale, poliziotti del mondo. Loro, proprio loro, che hanno sostenuto colpi di stato in tutto il pianeta, venduto armi a dozzine di dittatori, loro che hanno impoverito mezzo mondo, loro che, da soli, utilizzano oltre il 50% delle risorse mondiali. Loro che hanno invaso Iraq e Afghanistan con il pretesto di distruggere le “cellule del terrore” ma che hanno soltanto progettato oleodotti, costruito a Baghdad la più grande ambasciata USA del mondo ed esportato, oltre alla loro democrazia, 25.000 contractors in Iraq, uomini e donne armati di 24ore che lavorano in tutti i campi, dalle armi al petrolio passando per la vendita di ambulanze. La guerra è davvero una meraviglia per le tasche di qualcuno.
2) L'Italia, ora che ne ha le possibilità, dovrebbe spingere affinché la UE promuova una conferenza di pace mondiale sul Medio Oriente alla quale partecipino i paesi dell'ALBA, della Lega araba, l'Iran, inserito stupidamente da Bush nell'asse del male e soprattutto la Russia un attore fondamentale che l'UE intende delegittimare andando contro i propri interessi per obbedire a Washington e sottoscrivere il TTIP il prima possibile. Essere alleati degli USA non significa essere sudditi, prima di applicare sanzioni economiche a Mosca, sanzioni che colpiscono più le imprese italiane che quelle russe, si dovrebbero pretendere le prove del coinvolgimento di Putin nell'abbattimento dell'aereo malese. Non dovrebbe bastare la parola di Washington, soprattuto alla luce delle menzogne dette sull'Iraq.
3) L'Italia dovrebbe promuovere una moratoria internazionale sulla vendita delle armi. Se vuoi la pace la smetti di lucrare sugli armamenti. «L'economia ne risentirebbe» sostiene qualcuno. Balle! Criminalità, povertà e immigrazione sono il frutto della guerra e la guerra si alimenta di sangue e di armi. Nel 2012 la Lockheed Martin, quella degli F35, ha incassato 44,8 miliardi di dollari, più del PIL dell'Etiopia, del Libano, del Kenya, del Ghana o della Tunisia. Chi si scandalizza dei crimini dell'ISIS è lo stesso che lo arma o, quanto meno, che lo ha armato. «Armiamo i curdi» sostiene la Mogherini. Chi ci dice che una volta vinta la guerra i curdi non utilizzeranno quelle armi sui civili sunniti? In fondo non è già successo con Saddam, con i signori della guerra in Afghanistan o in Libia dove la geniale linea franco-americana che l'Italia ha colpevolmente assecondato, ha eliminato dalla scena Gheddafi facendo cadere il Paese in un caos totale?
4) L'Italia dovrebbe trattare il terrorismo come il cancro. Il cancro si combatte eliminandone le cause non occupandosi esclusivamente degli effetti. Altrimenti se da un lato riduci la mortalità relativa da un altro la crescita del numero di malati fa aumentare ogni anno i decessi. E' logico! Vanno affrontate le cause. Si condanna in Nigeria Boko Haram ma si tace di fronte ai fenomeni di corruzione promossi da ENI che impoveriscono i niger
iani dando benzina alle lotte violente dei fondamentalisti.
5) L'Italia dovrebbe porre all'attenzione della comunità internazionale un problema che va risolto una volta per tutte: i confini degli stati. Non sta scritto da nessuna parta che popolazioni diverse debbano vivere sotto la stessa bandiera. Occorre, finalmente, trovare il coraggio di riflettere su un nuovo principio organizzativo. Troppi confini sono stati tracciati a tavolino con il righello dalle potenze coloniali del '900. L'obiettivo politico (parlo dell'obiettivo politico non delle assurde violenze commesse) dell'ISIS, ovvero la messa in discussione di alcuni stati-nazione imposti dall'occidente dopo la I guerra mondiale ha una sua logica. Il processo di nascita di nuove realtà su base etnica è inarrestabile sia in Medio Oriente che in Europa. Bisogna prenderne atto e, assieme a tutti gli attori coinvolti, trovare nuove e coraggiose soluzioni.
6) Dovremmo smetterla di considerare il terrorista un soggetto disumano con il quale nemmeno intavolare una discussione. Questo è un punto complesso ma decisivo. Nell'era dei droni e del totale squilibrio degli armamenti il terrorismo, purtroppo, è la sola arma violenta rimasta a chi si ribella. E' triste ma è una realtà. Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato a distanza io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana. Non sto ne giustificando né approvando, lungi da me. Sto provando a capire. Per la sua natura di soggetto che risponde ad un'azione violenta subita il terrorista non lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore. Compito difficile ma necessario, altrimenti non si farà altro che far crescere il fenomeno.
7) Occorre legare indissolubilmente il terrorismo all'ingiustizia sociale. Il fatto che in Africa nera la prima causa di morte per i bambini sotto i 5 anni sia la diarrea ha qualcosa a che fare con l'insicurezza mondiale o con il terrorismo di Boko Haram? Il fatto che Gaza sia un lager ha a che fare con la scelta della lotta armata da parte di Hamas?
8) L'Italia dovrebbe cominciare a pensare alla costruzione di una società post-petrolifera. Il petrolio è la causa della stragrande maggioranza delle morti del XX e XXI secolo. Costruire una società post-petrolifera richiederà 40 anni forse ma prima cominci prima finisci. Non devi aspettare che il petrolio finisca. Come disse Beppe Grillo in uno dei suoi spettacoli illuminanti: «L'energia è la civiltà. Lasciarla in mano ai piromani/petrolieri è criminale. Perché aspettare che finisca il petrolio? L’età della pietra non è mica finita per mancanza di pietre»."
Alessadro Di Battista
Note:
*Allen Dulle, famoso per aver preso parte alla “Commissione Warren”, la commissione presidenziale sull'assassinio di JFK, fu contemporaneamente direttore della CIA e avvocato delle United Fruit Company, l'attuale Chiquita. Qualche mese prima di aver sostenuto il colpo di stato ai danni di Arbenz si era macchiato della stessa vergogna in Iran. Sotto la sua direzione, infatti, venne lanciata l'Operazione Ajax per sovvertire il governo presieduto da Mohammad Mossadeq, anch'egli colpevole di aver nazionalizzato l'industria petrolifera il che avrebbe garantito introiti per il popolo iraniano e non più per le imprese anglo-americane.
**Anche in quest'ottica va letta l'invasione del Kuwait da parte di Saddam. Non si è trattato di un capriccio di un pazzo.
***Bontade e Teresi sono i due mafiosi che stipularono il “patto di non-aggressione” con Silvio Berlusconi grazie all'intermediazione criminale di Dell'Utri.
--
Ho letto solo ora l' intervento di Alessandro Di Battista.
Pone molte questioni importanti,
viene banalizzato dalla centrifuga mediatica, ma dobbiamo diffondere il suo intervento e che la gente legga e discuta.
Ma prima legga.
Alcune delle critiche a Di Battista, trattano solo del punto n. 6 su otto proposte delle cose da fare.
Mancano tre giorni al 20 agosto. Riusciranno a bloccare ogni attenzione al resto dell' articolo ?
Vista la nostra dabbenaggine abituale (mi riferisco a chi come me è contro le guerre) temo di si.
però ci sarebbe il tempo, anche se poco, per aprire un discorso
- sulle armi italiane ad Israele
- sulle petromonarchie
-sulle guerre libiche, afghane (la missione nato finisce il 31 dicembre 2014, cosa farà l' Italia dopo il parlamento ancora non lo sa).
-sull'Ucraina
Non ci sarà niente di tutto questo, però io mercoledì un presidio a Montecitorio lo farei.....
anche se l' ottimismo della volontà a Ferragosto è più sconsigliato del solito.......
Marcopa
M5S, Di Battista: "Terrorismo unica arma per chi si ribella". Sommerso dalle critiche
Iraq: il 20 agosto convocate commissioni Camera-Senato. Scoppia la bufera sul post di Di Battista pubblicato sul blog di Grillo
Roma, 16 agosto 2014 - "Abbiamo convocato per il 20 agosto alle 12,30 le commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato alla presenza dei ministri Pinotti e Mogherini per condividere le iniziative decise dai ministri degli esteri Ue nel vertice di ferragosto sull'Iraq". Così il presidente della commissione Difesa al Senato Nicola Latorre. Alla presenza del ministro degli Esteri Federica Mogherini e del ministro della Difesa Roberta Pinotti, su iniziativa dei presidenti delle commissioni Esteri e Difesa di Senato e Camera, Pier Ferdinando Casini, Nicola Latorre, Fabrizio Cicchitto ed Elio Vito, è stata convocata una riunione d'emergenza per far fronte all'emergenza umanitaria in Iraq e decidere le misure di sostegno alla resistenza curda. La seduta congiunta - spiega una nota - è prevista per mercoledì 20 agosto alle ore 12.30.
M5S: IL TERRORISMO E' L'UNICA ARMA PER CHI SI RIBELLA - Intanto scoppia la bufera intorno alle parole del deputato M5S Alessandro Di Battista, intervenuto sull'Isis e la situazione in Iraq con un post choc sul blog di Beppe Grillo. "Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato a distanza io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche non violente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana. Non sto ne giustificando né approvando, lungi da me. Sto provando a capire", scrive Di Battista.
"Dovremmo smetterla di considerare il terrorista un soggetto disumano con il quale nemmeno intavolare una discussione - sostiene Di Battista - questo è un punto complesso ma decisivo. Nell'era dei droni e del totale squilibrio degli armamenti il terrorismo, purtroppo, è la sola arma violenta rimasta a chi si ribella. E' triste ma è una realtà".
Secondo il deputato 5 stelle, membro della commissione Esteri della Camera, "per la sua natura di soggetto che risponde ad un'azione violenta subita, il terrorista non lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore. Compito difficile ma necessario, altrimenti non si farà altro che far crescere il fenomeno".
POLEMICHE
PISTELLI - "Mentre atterra il secondo volo umanitario italiano a Erbil e il Governo è pronto a presentare al Parlamento le sue idee per la crisi irachena e l'autodifesa curda, sono impressionato dalla pochezza e dalla superficialità delle parole di Di Battista". Lo scrive su facebook il viceministro degli Esteri, Lapo Pistelli.
SERRACCHIANI (PD) - ''Le parole del senatore Di Battista non vanno sottovalutate perchè rappresentano un pericolo per la tenuta di principi sui quali non si può transigere, e anche perchè delineano un indirizzo preoccupante della politica estera del M5S. Non è la prima volta - osserva Debora Serracchiani, vicesegretario Pd - che da alcune voci del M5S vengono espressi atteggiamenti comprensivi se non positivi nei confronti di estremismi o intolleranze, a partire dai giudizi di Beppe Grillo sul regime di Ahmadinejad. Le dichiarazioni di oggi di Di Battista si inseriscono in questa linea, intesa a insinuare un sentimento favorevole alle fazioni o agli Stati meno in sintonia con il concetto occidentale di democrazia e tolleranza. Così si tende a mettere a discussione il quadro delle alleanze del nostro Paese, aprendo al contempo a visioni di stampo integralista o - conclude - banalmente autoritariò'.
CARBONE (PD): SUPERATO IL LIMITE, PAROLE PERICOLOSE - "Parole pericolose sul terrorismo, superati i limiti". Lo afferma il deputato del Pd Ernesto Carbone a proposito di quanto pubblicato sul blog di Grillo sull'Iraq da parte del deputato M5s Alessandro Di Battista. "Esiste un limite a ogni cosa e oggi Di Battista, al di la della lettura del tutto inadeguata e confusa su quanto sta avvenendo in Iraq, lo ha superato - osserva Carbone - arrivando a dare copertura morale ad atti di terrorismo. Dalle teorie semi serie sul mancato allunaggio, ai microchip sottopelle, il pantheon grillino era alimentato da uno stupidario quasi divertente. Ora si fa un salto inaccettabile, pericoloso e ambiguo". "Si tratta di parole inaudite che danno la dimensione della caratura politica del M5s - dice Carbone - E' una cosa vergognosa anche nei confronti delle tantissime vittime che il terrorismo ha mietuto nel nostro Paese. Parole indegne da parte chi rappresenta le istituzioni".
ASCANI (PD): RISPETTI I MORTI - "Chi giustifica il terrorismo ne è corresponsabile. Pare che al mio collega Alessandro Di Battista manchi persino il rispetto per i morti civili". Così su Twitter la deputata del Pd Anna Ascani commenta il post sull'Isis pubblicato sul blog di Beppe Grillo dal deputato M5s Alessandro Di Battista.
VERDI, BONELLI: SBAGLI DI BATTISTA -"Sbagli Di Battista il terrorista è disumano e mettere bombe nelle metropolitane uccidendo bambini, uomini e e donne è schifoso come lo sono le bombe, per nulla intelligenti, dei droni che uccidono bambini, uomini e donne nei villaggi che vanno del medio oriente e non solo." Lo dichiara il coportavoce nazionale dei verdi Angelo Bonelli. "Sostenere che il processo di realizzazione di stati etnici e inarrestabile è sbagliato e comunque questo processo va impedito attraverso i percorsi di politiche di pace di cooperazione, integrazione e anche attraverso la realizzazione di una forza internazionale di polizia per evitare quei genocidi che drammaticamente nel silenzio dell'Europa sono stati realizzati, come nel caso del Rwanda che portò in pochi mesi allo sterminio di 1 milione di persone nello scontro tra Hutu e Tutsi sterminando gli Hutsi. Passare dagli stati nazione agli stati etnici che si basano sulla pulizia etnica ? Una follia che va contrastata con gli strumenti della politica." continua Bonelli.
GLI EX ORELLANA E BATTISTA - "Siamo stufi di commentare le panzanate dei grillo-droni. Più che altro gli Usa ora sanno bene chi e il M5S, poi ognuno valuti di conseguenza. Comunque poche poche idee ma ben confuse e Di Battista è in crisi di astinenza mediatica e direbbe qualunque cosa pur di avere un titolo su un giornale o l'apertura di un TG". E' il commento dei due ex senatori M5S Lorenzo Battista e Luis Alberto Orellana ora nel gruppo misto alle dichiarazioni di Alessandro Di Battista sulla lotta terroristica e dei kamikaze. Per i due parlamentari il concetto di Di Battista "è del tutto confusionario mettendo insieme la tragedia di Gaza con il genocidio dell'ISIS contro i civili iracheni rei solo di non professare la loro religione". I senatori ricordano anche che "la decisione europea di aiutare anche militarmente il Kurdistan iracheno non ha nulla a che vedere con il terrorismo islamico jihadista pronto a fare attentati kamikaze nelle metropolitane in Occidente. Consiglieremmo a Di Battista una c
amomilla, qualche buona lettura di storia e di geopolitica ma soprattutto di tentare con l'Isola dei Famosi o col Grande Fratello quando gli vengono queste crisi di attenzione mediatica".
DE POLI (Udc): GESTO DI IGNORANZA - ''Giustificare il terrorismo è un gesto di ignoranza che ferisce la comunità occidentale. Mi auguro che dai Cinque stelle arrivi presto una smentita netta. Contro il terrorismo non ha senso dividersi, così come è dannoso creare inutili strumentalizzazionì'. Lo afferma il vicesegretario vicario Udc Antonio De Poli. ''Sono parole vergognose. I peggiori complici dei terroristi sono chi pensano di giustificare l'orrore della violenza attribuendo ad essa una finalità storica positiva. È assurdo che lo stesso Di Battista faccia confusione tra la necessità del dialogo e il terrorismo che, non chiudendo alla violenza, di fatto si taglia fuori da ogni possibilità di confronto. I tuttologi Cinque stelle si fermino a riflettere, una volta tantò', conclude De Poli.
LIBRANDI (Scelta Civica): ANALISI BANALE OFFENDE VITTIME - "Alessandro Di Battista, nella sua analisi banale, scontata ed errata di quanto sta avvenendo in Iraq, offende la memoria di tutte le persone innocenti vittime del terrorismo islamico. E lascia perplessi il fatto che un partito che non tratta con il governo sulle riforme, sia invece disponibile a sedersi a un tavolo a parlare con chi perseguita i cristiani, appende teste mozzate sui cancelli, massacra, stupra e umilia le donne", dice il deputato di Scelta Civica, Gianfranco Librandi. "L'Isis e tutti quelli che si nascondono dietro la bandiera dell'Islam per commettere crimini, vanno combattuti e condannati, senza se e senza ma. Chi giustifica il terrorismo o lo legittima, come fa il Movimento 5 Stelle, si rende complice delle sue atrocità", aggiunge il deputato di Sc.
PRESTIGIACOMO (FI) - "Ci risiamo: l'ennesimo post sul blog di Beppe Grillo in cui si vaneggia e si propongono soluzioni ingiustificabili. Questa volta, però, è stato superato il limite: il terrorismo va contrastato senza se e senza ma, non ammette di certo interlocuzioni o forme di dialogo", afferma la deputata FI, Stefania Prestigiacomo. "Il deputato del M5S, Alessandro Di Battista, che già in passato si è fatto riconoscere per i suoi modi impetuosi - osserva - stavolta ha commesso un errore inqualificabile. Il Movimento 5 Stelle ci aveva già abituato a forme di espressione degne di un regime dittatoriale, ma inneggiare al terrorismo è un'azione assurda e fuori dal mondo. E' un'espressione che offende la memoria di migliaia di persone, che sono morte senza un motivo, vittime di azioni violente e sciagurate. Altro che senso di responsabilità e voglia di cambiamento: il Movimento 5 Stelle si conferma inaffidabile e soprattutto rappresenta un cattivo esempio nei confronti dei cittadini".
Mai sentito un politico che ha avuto il coraggio di dire queste coste cose.
Spero che questo articolo arrivi a molti, anche se non credo che molti avranno la briga di leggerselo.
Mai sentito un politico che ha avuto il coraggio di dire queste coste cose.
Spero che questo articolo arrivi a molti, anche se non credo che molti avranno la briga di leggerselo.
Ho sempre pensato che Alessandro Di Battista sia particolarmente bravo ...
E questo articolo ne è una illuminante conferma ...
Se fosse così "bravo" da tempo sarebbe uscito da quel letamaio che è il parlamento borghese, strumento della mediazione degli affari delle diverse borghesie nazionali.
La biblioteca del parlamento è ben fornita.
Le sue ricordanze di storia non sono ne originali ne nuove.
Però bisogna dargli atto che ha studiato.
Se fosse così "bravo" da tempo sarebbe uscito da quel letamaio che è il parlamento borghese, strumento della mediazione degli affari delle diverse borghesie nazionali.
La biblioteca del parlamento è ben fornita.
Le sue ricordanze di storia non sono ne originali ne nuove.
Però bisogna dargli atto che ha studiato.
E, se fosse così "bravo", avrebbe soprattutto denunciato tutti gli errori e limiti del movimento 5 stelle, a partire dall'epurazione della Salsi contro la quale Grillo & company hanno usato un linguaggio estremamente triviale e lesivo della dignità delle donne.
Sono anni che spiego alla gente come questa travagliata ItaGlia, la miGliore colonia AmeriKana al mondo sia sempre stata usa-ta fin dall'invasione mafia-usa della seconda guerra mondiale tutto ciò che abbiamo subito, compreso Moro, era per Usa-rci.
Con l'anglosassone non abbiamo nulla in comune ma ci hanno abituato al contrario, per loro siamo solo dei calzini. Europea da migliaia di anni è la Russia no gli anglosassoni, Churchill diceva alla fine della guerra L'Inghilterra non è dell'Europa è del mare.
Da un invasore all'altro, solo questo, la nostra sovranità sono 70 anni che non asiste, comando soft, ma comandati. Di Battista ha ragione ma se insiste rischia molto, siamo una colonia! E non siamo liberi, questa è la democrazia esportata e applicata usa, gli usa che non hanno nenche una loro lingua ma un slang, vogliono insegnare la civiltà e non sanno cosa sia, noi le guerre per procura le abbiamo imprate da loro, Siria,Libia, Iraq, Ucraina, ecc. Non è passato dall' americano di Roma. Ho spiegato e mi sentivo rispodere " ma alla televisione non lo dicono" . Ignoriamo molto o ci fa comodo e allora che cosa possiamo pretendere? Repubblica delle banane con il migliore dei venditori al governo!
L' Italia per essere sovrana dovrebbe essere economicamente e militarmente forte, lo è? NO! Stop.
Potrà avere una piccola voce nell' UE. ( Ma sempre a rimorchio dei più forti).
Questa è la storia.
Parole sacrosante che cadranno nel vuoto in un paese senza spina dorsale asservito a USAISRAEL e agli interessi dei signori della guerra e del petrolio.
Dire che rimango basito, nonostante sia personalmente ormai abituato a tutto, è dire poco ...
Di Battista, che oltretutto scrive, su riviste e media specializzati inequivocabilmente "de sinistra", cose simili ( anche se spesso incentrate in particolare sull'America Latina) da buoni 10 anni, cioè da molto prima di essere deputato e prima ancora anche che fosse fondato il M5S ( non ha quindi bisogno della biblioteca della Camera per "studiare"), dice, pur con qualche eccesso di didascalismo ed anche di oggettivo "banalismo" ... non dimentichiamo però che si rivolge principalmente ad un pubblico in gran parte di "neofiti" in materia, quale quello del blog di Grillo ... una serie di cose che, tra le forze parlamentari, non hanno mai detto nemmeno Rifondazione Comunista e affini ... Ferrando fu espulso per aver detto sul tema molto meno ... e Turigliatto e Rossi semplicemente per non aver votato i finanziamenti alle missioni militari ...
E, nonostante questo, da chi vengono qua sopra ed in altri luoghi le critiche peggiori a Di Battista ? Dai sedicenti marxisti !
Invece di essere "contenti" del fatto che ci sia finalmente qualcuno, nelle istituzioni, che ha il coraggio e la capacità di dire quello che per un eventuale marxista dovrebbe essere normale pane quotidiano, paradossalmente ma non troppo la reazione generale della "categoria", pur con qualche lodevole eccezione, sembra essere invece di tipo opposto ...
Lasciando perdere il Babuskin ... lui avrebbe criticato anche una ipotetica reincarnazione del Karletto con la barba se non aderente alla sua setta di riferimento ... non si è nemmeno accorto che Di Battista, nella sua analisi storica, ha toccato molto quel concetto di "imperialismo europeo" tanto caro alla setta di cui sopra ... tanto è vero che ho pensato che anche il buon Di Battista, come il sottoscritto, sia un attento lettore, sia pure sanamente "critico", del mensile Lotta Comunista ...
Ma mettendo appunto da parte quello che è un oggettivo caso clinico come tutti gli aderenti a qualsiasi setta totalizzante, anche altri "marxisti della domenica", non solo in questa discussione e non solo su questo sito, da due giorni non trovano di meglio che buttare merda su Di Battista piuttosto che sull'idiozia ipocrita dei tanti suoi fustigatori sui media mainstreem ...
C'è stato persino un sito sedicente "ipermaxista" che è riuscito a difendere alcuni contenuti dell'articolo senza però citarne l'autore ed il gruppo politico cui appartiene ... ma parlando genericamente di "un giovane parlamentare di opposizione" ...
Per non parlare poi di tutti quelli che, negli ultimi diciotto mesi, hanno aspramente criticato il M5S perchè si occupava solo della "casta" e comunque solo di questioni italiane ... e che ora, con la lodevolissima eccezione di marcopa, tacciono ipocritamente inebetiti ...
E di quell' immane furbacchione che è riuscito a mettere in parallelo argomenti da probabile "terza guerra mondiale" con la amena questioncella della pur discutibile espulsione della Salsi dal M5S ....
Ecco ... di fronte a certe cose .... che non sono certo una novità, le vedo ormai da un anno e mezzo abbondante ... mi viene da pensare proprio che Renzi, Napolitano, Draghi, la Troika e tutto il conseguente cuccuzzaro ce li meritiamo ampiamente ...
Bravo Di Battista e coraggioso. Anni luce di distanza dagli altri servi atlantisti. I miei più sentiti complimenti.
Il signor Di Battista con le sue critiche dimostra una posizione velleitaria e moralistica.
Noi marxisti non ci possiamo accontentare di vedere, descrivere e combattere le manifestazioni del capitalismo. Noi ricerchiamo tutte le radici sociali, tutti i meccanismi di sviluppo e tutti i fattori che concorrono all'esplosione delle crisi.
Senza questa analisi di fondo la critica e la lotta al capitalismo manca di basi scientifiche e si riduce ad una posizione velleitaria e moralistica, Inevitabilmente questo tipo di critica e di lotta finisce con il diventare, a sua volta, una forma di massimalismo.
Lotta comunista è dagli anni cinquanta che svela e denuncia il sistema capitalistico, mensilmente armiamo il movimento rivoluzionario con le armi scientifiche della critica marxista.
Basta acquistarlo e ne avete le prove.
E per i falliti i nostalgici gli opportunisti questo è il loro governo, ma non certo dei rivoluzionari.
L'anatema contro i 5Stelle. I lemmi più sfuggenti della scienza politica. Sansone, Beghin, i partigiani, tutti terroristi? Chi fa l’elenco?
Hans Magnus Enzensberger in un libretto (piuttosto insulso, a dire il vero) del 2006 tracciava un ritratto del “perdente radicale”; ossia il kamikaze, che egli inserisce tra gli “uomini terrorizzati”, destinati a seminare a loro volta terrore, ma soprattutto indirizzati a un inesorabile destino di sconfitta. Quanto più drammatiche ed efficaci le parole di Frantz Fanon, che spiegava, con l’avallo celebre di Jean Paul Sartre, come la violenza, la violenza estrema, fosse la sola risposta possibile da parte dei popoli colonizzati verso i colonizzatori.
Sollecitato dalla situazione mediorientale, il deputato Alessandro Di Battista, del M5S (del quale non sono simpatizzante, preciso subito), ha compiuto, in un articolo sul sito di Beppe Grillo, una sintetica ricostruzione storico-politica della vicenda mediorientale nel quadro internazionale, scrivendo parole sensate, e persino ovvie, quasi banali. Ma in questo Paese le verità suscitano sconcerto, o addirittura riprovazione, ed ecco che l’analisi della situazione in Iraq, e in generale del “terrorismo” in Medio Oriente, suscitano un “unanime coro di dissenso”, come ripetono pappagallescamente i media mainstream. Che cosa c’è di scandaloso a invitare a riflettere sul nesso tra ingiustizia sociale e terrorismo? O a riflettere sui confini tra Stati disegnati a tavolino dalle Grandi potenze dopo il 1945? O, infine, dire che si diventa terroristi quando non ci sono altre vie per difendersi, davanti a una mostruosa sproporzione di mezzi militari?
Il kamikaze trasforma il suo corpo in un’arma. È la verità, della quale non possiamo che prendere atto. Questo significa invitare a diventare tutti kamikaze? No. Anzi Di Battista, esprime una posizione antimilitarista e pacifista, come ha notato con ragione Marco Pannella su Radio Radicale. E opportunamente condanna il mercato delle armi, e mette in rilievo l’appiattimento della politica estera agli Usa. Egli invita a sforzarsi di capire, e proporre mosse politiche conseguenti, invece di sputare sentenze stereotipate.
Se fossimo oppressi, nella nostra terra, da un nemico infinitamente più potente, se questo nemico ci umiliasse quotidianamente, se ci fosse preclusa ogni speranza di riscatto e di liberazione, se non avessimo appunto altro mezzo offensivo che il nostro corpo, quando ogni altra via ci fosse preclusa, come ci comporteremmo? Insomma, perché non sforzarsi (almeno) di capire chi sceglie come gesto estremo di immolarsi? Ecco: il “perdente radicale”, non è che la riproposizione della figura di Sansone che fa crollare le colonne del tempio, proferendo le celebri parole: «Muoia Sansone con tutti i filistei!». C’è una nobiltà in quel gesto, tramandatoci dalle Scritture; mentre non ce n’è affatto, naturalmente, nell’altra forma di terrorista, quello stragista: il terrorismo che colpisce alla cieca, vilmente. Noi non simpatizziamo, né condividiamo, ma perché non tentare di comprendere e spiegare, invece di limitarsi a condannare, e dare il via libera a un’altra forma di terrorismo, quello del carpet bombing, il bombardamento che riduce in cenere intere città, e manda tutti, a cominciare dagli inermi, a morte?
In realtà, i lemmi “terrorista” e “terrorismo”, sono tra i più sfuggenti della scienza politica. Fra le tante definizioni nessuna ha ottenuto un consenso generale, e tra le più convincenti, anche se fra le meno scientifiche, è che il terrorista è il rivoluzionario che non ha vinto, o finché non vincerà la sua battaglia, a prescindere dagli obiettivi che perseguiva seminando terrore. Menahem Beghin fu un terrorista, che divenne capo del governo israeliano, per fare un solo esempio; ma nessuno oggi lo definirebbe tale. E i nostri partigiani non erano terroristi e banditi per i nazisti e i repubblichini? Oggi non solo in storiografia, ma nel discorso pubblico i terroristi sono loro – giustamente –, i nazifascisti. Detto altrimenti, il terrorista è soltanto il combattente armato visto dall’altra parte, il combattente sconfitto.
Del resto la Cia nei suoi elenchi cambia periodicamente le organizzazioni “terroriste”: l’Uck era inserita nell’elenco, poi è stata inviata al governo di uno Stato fantoccio come il Kosovo, anche in questo caso per fare un unico esempio. Mentre Hamas da quell’elenco non è mai uscita. Ma il mutevole giudizio dei servizi di Washington può essere pietra di misura attendibile? A giudicare dai risultati si direbbe proprio di no. Eppure nessuno si prende la briga di verificare, di andare a studiare la storia e i documenti di Hamas, per esempio. E cosa sappiamo dell’Isis o dell’Isil, i movimenti che stanno lottando, in modo ferocissimo, spesso per quel che ne sappiamo per noi inaccettabile, in Siria e in Iraq? Certo, è più semplice etichettarli con termini quali “tagliagole”, “barbari” e così via: il ben noto processo di disumanizzazione, che consente a coloro che si proclamano “civili”, di fare qualsiasi cosa. Ridurre in macerie Gaza, per esempio. O istituire strutture dove tutti i diritti sono “sospesi”, come Guantanamo… .
E ora andiamo tranquillamente a bombardare i sunniti, e armiamo i curdi che in passato i turchi e i sunniti di Saddam (quando era un uomo degli Usa) avevano bombardato e gasato. Nel consenso generale, tranne che poche frange etichettate come simpatizzanti filoislamisti: e il buon Di Battista qui ha, appunto, commesso l’altro “errore”. Invece di bombardare questi e quelli, non si potrebbe trattare? Apriti cielo. Trattare coi “terroristi”? Non stupisce che Angelo Panebianco sentenzi sul Corriere, mettendo tutto nello stesso sacco, sotto la categoria di filo-islamismo radicale, e quindi, antisemitismo; “analisi” in cui si trova in buona compagnia di Magdi Allam, sul Giornale. Anche il più ragionevole Gad Lerner sul suo blog lancia l’anatema, seguendo la corrente, e dicendo parole che non appaiono distanti da quelle dei leader del Pd e del Pdl scesi in campo contro lo sventatello Di Battista. Ma differenziandosi, tira in ballo la posizione di Grillo sui migranti, facendo un parallelo a mio avviso insensato. Tant’è. La sostanza è che quando non ti possono dare del terrorista, ti becchi del simpatizzante. E allora non ci rimarrà che replicare: «Terrorista sarà lei!».
Angelo D'Orsi
* da Il manifesto del 20 agosto
Di Battista ha scritto parole sensate, ne convengo, anche se in alcuni tratti un po' superficiali e con un paio di scivoloni evitabili.
Ma personalmente sto con babuskin nel credere che le sue esternazioni hanno un secondo (se non un terzo) fine: alla questione della divulgazione non ci credo.