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Allo sportello in Italia con le regole del Corano


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Rischi di conflitto con la nostra normativa anche su un semplice mutuo

Un´opportunità per gli immigrati nel nostro paese, ma anche e soprattutto per le aziende italiane. È la cosiddetta finanza islamica, un insieme di strumenti basati più sull´etica del Corano che sulla religione islamica, e che potrebbe garantire ai mussulmani in Italia un sistema bancario adatto alle loro esigenze, oltre ad avere tutte le potenzialità per diventare un canale preferenziale per gli investimenti arabi nel nostro Paese.
Sono quattro i princìpi cardine del sistema finanziario islamico: il divieto del pagamento di interessi (riba), quello di investire in attività che comportino irragionevole incertezza ed ambiguità (gharar), il divieto di speculazione (maisir) e quello di investire in attività economiche proibite dal Corano, quali armi, pornografia o gioco d´azzardo (haram). Princìpi, questi, che hanno permesso alle banche islamiche di navigare in acque relativamente tranquille durante la crisi dei subprime, proprio per il divieto di commercializzare prodotti particolarmente complessi come i derivati.

Queste stesse norme possono, però, entrare in conflitto con la normativa vigente in Italia. Il rischio non riguarda tanto il caso in cui prodotti di finanza islamica venissero venduti da banche del nostro Paese. «Il problema - spiega Ermanno Mantova, presidente dell´Istituto di Studi Economici e Finanziari per lo Sviluppo del Mediterraneo - riguarderebbe soprattutto la creazione di un vero e proprio "istituto di banca islamica"». Un istituto che, conferma l´ex-direttore generale della banca italo-libica Ubae, Matragna, «potrebbe presentare problemi di tipo normativo e fiscale».
Questo perché, per esempio, la finanza islamica non permette di accendere un mutuo con interesse, ma fa comprare la casa alla banca per poi farla affittare al cliente ad un prezzo che comprende il costo del denaro, fino a quando, corrisposto il pagamento, la casa viene "regalata" al cliente. Così facendo, il problema normativo sorge perché le banche sono di fatto possessori della casa e perciò meno attente alla solvibilità del cliente, andando ad minare uno dei pilastri del sistema creditizio italiano. Quello fiscale, invece, nasce perché il doppio passaggio di proprietà porta le parti a pagare due volte l´imposta di registro, la prima quando la banca compra la casa e la seconda quando la dà al cliente.

Problemi di questo tipo richiedono un intervento da parte del legislatore e delle autorità di vigilanza. «Abbiamo avviato contatti informali con il governo e con la Banca d´Italia, e queste istituzioni - dichiara Hatem Abou Said, incaricato per conto della Islamic International Bank di Londra di costituire una banca islamica in Italia - e credo che non sarà impossibile avere le autorizzazioni necessarie entro il 2008». Non ci sono risposte ufficiali, ma è noto che la Banca d´Italia ha cominciato a studiare l´argomento. L´opportunità è grande, e non solo per gli stranieri in Italia. «Con le banche islamiche - aggiunge Mantova - potrebbero arrivare i petroldollari del Golfo». E, di questi tempi, chi è che direbbe loro di no?

Fonte: www.repubblica.it
10.09.08


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Grossi
Eminent Member
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Sapere queste cose non fa altro che rendermi la finanza islamica attraente, i nostri banchieri se potessero investirebbero sul sapone fatto con i cadaveri.

Davvero incoraggiante sapere che poggiano la loro attività su questi principi.

Gli americani sono il maggiore esportatore mondiale di armi, oltre che i maggiori utilizzatori, hanno bisogno di guerre, mischiare i miei soldi con i loro mi fa semplicemente schifo !


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Lif-EuroHolocaust
Eminent Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 42
 

Troppa esaltazione.

Il 1 ottobre 2007, Federico Rampini, su Repubblica, scriveva:

La scarsa conoscenza delle regole della finanza islamica ci espone a rischi. I depositi d' investimento usati dalle banche islamiche, per esempio, tendono a scaricare sui clienti le perdite delle banche stesse, questo crea un moral hazard e il grado di rischio speculativo è molto elevato. Più in generale, avverte il working paper del Fmi, è pericoloso il fatto che in seno ai mercati finanziari sta crescendo un protagonista di cui ignoriamo le regole e i comportamenti. "Le banche islamiche sono penetrate in profondità in molti paesi occidentali - conclude Solé - e questa tendenza è destinata a crescere poiché i paesi petroliferi accumulano ricchezze, così come i paesi islamici del sudest asiatico. Ma le nostre autorità di vigilanza e i nostri operatori non hanno alcuna familiarità con le banche islamiche, e ignorano i modi con cui esse si introducono nei sistemi bancari convenzionali".

Appunto, accumulazione di ricchezze, di cui non si vede un ritorno significativo per le classi meno abbienti nelle nazioni arabe e nel sud-est asiatico. Noi qui a vantare la finanza maomettana e quella che effetti concreti ha nelle sue zone originarie?

Altra cosa, quell'appunto sullo "scaricare sui clienti le perdite delle banche stesse". L'articolo proposto da Tao dice:

la finanza islamica non permette di accendere un mutuo con interesse, ma fa comprare la casa alla banca per poi farla affittare al cliente ad un prezzo che comprende il costo del denaro, fino a quando, corrisposto il pagamento, la casa viene "regalata" al cliente. Così facendo, il problema normativo sorge perché le banche sono di fatto possessori della casa e perciò meno attente alla solvibilità del cliente...

Ecco, forse, oltre che la solvibilità del cliente, c'è anche un problema nei confronti dello stesso da parte della banca. In pratica, se una qualche crisi imprevista dovesse colpire il sistema bancario maomettano, al cliente cosa rimarrebbe in mano? L'impressione è che cambino i modi, ma alcuni rischi vanno comunque a colpire la clientela.


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