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Benvenuti in Albania, al call center si lavora per 600euro


Tao
 Tao
Illustrious Member
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«Se il call center si sposta in Albania, portiamo l’Albania qui da noi. Cioè, riduciamo drasticamente i salari». Lo rivela l’ultimo contratto di settore siglato da Cgil, Cisl e Uil con le due strutture padronali, Assotelecomunicazioni e Assocontact, in cui si prevede una sorta di “salario di ingresso” al 60% della paga minima, riferisce il “Fatto Quotidiano”. Coi loro 100.000 occupati – senza contare quelli interni alle aziende – i call center «sono la vetrina per clienti in cerca di informazioni oppure da assoldare con proposte “allettanti”». Il contratto si riferisce a questi ultimi, i lavoratori a progetto (co.co.pro.) in “outbound”, cioè coloro che effettuano chiamate verso l’esterno (telemarketing, televendite, ricerche di mercato). Si tratta di 30.000 addetti, per i quali la riforma Fornero ha richiesto il ricorso alla contrattazione per determinarne la retribuzione. E così, aziende e sindacati di categoria hanno siglato un contratto che prevede il riconoscimento del minimo tabellare (circa 1.000 euro netti al mese) ma ridotto al 60% fino a gennaio 2015. Da quella data, poi, si risale di anno in anno fino a tornare al 100% (del minimo) nel 2018.

«Una forma originale di “salario di ingresso” prolungato nel tempo», la definisce Salvatore Cannavò sul “Fatto”. Inoltre, per le nuove assunzioni al termine del contratto, l’azienda utilizzerà lavoratori presenti in una speciale graduatoria: per potervi accedere, gli aspiranti dipendenti dovranno sottoscrivere “un atto di conciliazione individuale”, di valore giuridico, che li impegna in anticipo a rinunciare «a diritti pregressi, che non vengono nemmeno specificati». Anche da parte sindacale, l’accordo è stato difeso come «una importante novità nel panorama delle relazioni industriali». Le parti hanno addirittura siglato un comunicato congiunto. Cesare Avenia di AssTel sostiene che «non era mai avvenuto prima che si stipulasse un accordo avente come oggetto dei lavoratori non dipendenti». La retribuzione’ Ultra-minima, certo. Però «amplia le certezze per i lavoratori». Tra queste: la contrattazione separata, che secondo fonti sindacali «impedisce loro di accedere al contratto generale».

Nati impetuosamente agli inizi degli anni Duemila, ricorda Cannavò, i call center si sono evoluti confusamente con contratti “selvaggi”, messi in evidenza da film come “Parole sante” di Ascanio Celestini e “Tutta la vita davanti”, di Paolo Virzì, tratto dal libro di Michela Murgia “Il mondo deve sapere”. «Il call center sembra la catena di montaggio degli anni Duemila», sottolinea il “Fatto”. Nel 2006, l’allora ministro del lavoro Cesare Damiano, «uno dei pochi che si occupa ancora di lavoro», con una circolare riuscì a stabilizzare circa 24.000 lavoratori, ma il dispositivo fu poi “smontato” dal successivo governo Berlusconi. «Nel frattempo si è ampliato il fenomeno di delocalizzazione alla ricerca del costo del lavoro più basso», parzialmente mitigato da una misura introdotta nel 2012 dal governo Monti, che sospende gli incentivi per le aziende che delocalizzino fuori dai confini dell’Ue.
Per i call center, «settore simbolo del precariato», lo spettro della delocalizzazione incombe da sempre sui lavoratori di marchi come Sky, Fastweb, Vodafone. «Tra i paesi preferiti la vicina Albania, con circa 60 aziende tra Durazzo, Valona e Tirana. Ma anche la Romania o la Tunisia». Attenzione: se negli anni Duemila i lavoratori manifestavano soprattutto per regolarizzare il proprio lavoro, ora la protesta è contro le delocalizzazioni, come dimostrano le recenti agitazioni dei dipendenti Fastweb, Almaviva, E-Care. «In tempi di crisi ogni lavoro è essenziale, anche quello meno professionale dei call center, per quanto si tratti ormai di una occupazione rilevante», conclude Cannavò. «In Puglia, ad esempio, Teleperformance è la seconda azienda dopo l’Ilva con 3.000 dipendenti, mentre Almaviva (ex Atesia) ne occupa 24.000 in Italia». Per i nuovi addetti al telemarketing, la paga scende dunque a 600 euro, full time. I sindacati? Firmano, entusiasti: benvenuti in Albania. «Di questo passo», commenta Giuliana Cupi di “Alternativa”, «tra poco, per lavorare dovremo pagare: e scommetto che qualche sindacato riuscirà pure a vantarsi di aver salvaguardato i posti di lavoro».

Fonte: www.libreidee.org
12.12.2013


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Gekaldo
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Nulla di sorprendente, è solo globalizzazione.


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pasquale50
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IN MOLTA PARTE DELL'EUROPA ESISTE LA MERITOCRAZIA, MENTRE IN ITALIA SOLO LA MERDITOCRAZIA.

Da prima del 2007 il salario per molte persone in Italia è di 600 Euro, contratti full time (travestiti da part time), contratti a progetto, a chiamata , contratti d'apprendistato, accessori..tanti bei modi per sfruttare le persone e rimanere nella legalità.
Ad esempio un ingegenere neo laureato (in genere a 28 anni) è quasi obbligato a fare uno stage di 6 mesi pre (gratis) e post laurea all'incredibile prezzo di 600 euro..se è fortunato, viene poi passato all'apprendistato...sempre alla stessa cifra per 3 anni..sempre che sia fortunato, verrà poi confermato.
Per riprendersi i 110 mila (90.000 per mancato lavoro e 20.000 per costi universitari e accessori) persi per avere deciso di studiare dovrebbe percepire ogni mese per i prossimi 35 anni, ulteriori 265 euro rispetto a un operaio...ergo i giovani italiani non studiano più e le università soprattutto quelle tecniche e scientifiche sono piene di stranieri che approffittano dei "bassi" costi e delle agevolazioni offerte proprio dalle nostre università solo ai non autoctoni.
I giovani laureati e ora anche i meno giovani sanno che in Italia non esiste più la scala sociale, così in massa abbandonano il paese e il numero di laureati diminuirà ancora tra il 2015-2020.
In Italia i laureati sono circa il 20%, se si esclude la piccola fetta appartenenete all'elitè e coloro che per le loro capacità (o per altro) fanno ora parte di determinate categorie di dipendenti, in genere pubblici, i restanti costituiscono la grande fetta delle partite iva oppure sono semplici dipendenti presso realtà industriali quasi tutte ormai in declino..
E con tutto ciò?

RAGAZZI NON STUDIATE IN ITALIA!. ESISTONO IN EUROPA UNIVERSITA' BEN PIU' RINOMATE E A VOLTE ANCHE A MINORI COSTI!.
LE UNIVERSITA' EUROPEE SONO TUTTE PIU' SEMPLICI E PIU' PRATICHE (in genere, E' DIFFICILE INCONTRARE "BARONI" CHE POSSANO OSTACOLARE UN PERCORSO UNIVERSITARIO).
IL CONSEGUIMENTO DI UN TITOLO AVVIENE IN MEDIA TRA I 23 E I 24 ANNI ED I LAUREATI PERCEPISCONO ALL'INGRESSO IN UN'AZIENDA IN MEDIA UN 20% IN PIU' RISPETTO AI NON LAUREATI.


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dana74
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diamine, a Napoli lavorano per due euro l'ora i laureati ai call center, sono meno choosy degli albanesi

Con il minimo salariale per gli stage a 400 euro (decreto Fornero) è stato praticamente introdotto la paga minima


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Anonymous
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Se avessimo liberalizzato i salari in tutti i settori dell'economia avremmo mantenuto centinaia di migliaia di posti di lavoro. Ringraziate sindacati e comunisti per questa situazione!!!


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lynx
 lynx
Eminent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 33
 

In sicilia offrono ben 200€ al mese per turni di 6 ore al giorno,notti comprese,nelle case di riposo.
Un giorno alla settimana libero.
Un tabaccaio ne ha offerti 180 mensili a mia sorella x 8 ore al giorno.


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