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Bolkestein, il fantasma agita il consiglio dei ministri


Tao
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Ieri il "recepimento", ma si poteva aspettare fino alla fine dell'anno

Il Consiglio dei ministri ritira fuori con largo anticipo il "fantasma" della Bolkestein. Su proposta del ministro competente per le Politiche Europee Ronchi, ha approvato il decreto che recepisce la famigerata direttiva del Parlamento Europeo. Un "atto dovuto" che, almeno per il momento, mette in allarme chi ha a che vedere con il mercato dei servizi. Il recepimento poteva essere tranquillamente protratto fino alla fine dell'anno. E invece il governo ha voluto lanciare un segnale in questa direzione.

Come spiega la presidenza del Consiglio, il recepimento della 123/2006 riguarda «le attività economiche, imprenditoriali o professionali, dirette a scambio di beni o a prestazioni intellettuali». A questo punto si apre un processo, piuttosto spinoso e frastagliato, che vedrà il governo all'opera nel tentativo di eliminare tutti quegli ostacoli che attualmente garantiscono piccole e grandi professioni, e imprenditorialità. E' ovvio che di riflesso questo filone potrebbe ricadere sulle tutele che riguardano il lavoro. Insomma, il recepimento della Bolkestein rappresenterà un'altra pezza d'appoggio al già annunciato attacco allo Statuto dei lavoratori. «L'obiettivo prioritario da raggiungere - si legge nel comunicato di palazzo Chigi - è l'armonizzazione dei regimi normativi di accesso e di esercizio delle attività e l'eliminazione degli ostacoli alla prestazione nel mercato interno, che impedisce ai prestatori di espandersi oltre i confini nazionali e di sfruttare appieno il mercato unico».

Tra i primi a lanciare l'allarme, la Federazione della sinistra che, riferendosi alla Bolkestein ricorda come «questa direttiva dà corso alla liberalizzazione dei servizi all'interno della Ue, enfatizzando i rischi di dumping sociale, cioè la possibilità che la bassa tutela del lavoro presente in alcuni Stati dell'unione eroda e svuoti gli equilibri socialmente più avanzati nel mercato del lavoro presenti in altri Stati Ue come l'Italia». La Federazione della sinistra, «coerentemente con la battaglia sostenuta sin qui nelle piazze e nelle istituzioni europee, continuerà a condurre una ferma opposizione a tale strumento di deregulation neoliberista».
Nei giorni scorsi c'era stata la protesta dei piccoli commercianti, che avevano già fiutato il pericolo di una eccessiva apertura del provvedimento del governo. «Consentire l'ingresso delle società di capitale nel commercio ambulante e su aree pubbliche - si legge in un comunicato - equivale a mettere di fronte un piccolo David e un immenso Golia : troppa la sperequazione in merito alla disponibilità di risorse finanziarie, di accesso al credito, di organizzazione aziendale, di carattere fiscale e cioè di tutte quelle circostanze che impedirebbero una effettiva libertà di concorrenza.

Il testo della Bolkestein definitivamente approvato nel 2006 dopo un lungo e travagliato percorso e una parziale vittoria del sindacato europeo che si mobilitò in modo straordinario distingue l'accesso ai mercati europei, che deve essere il più possibile libero e de-regolamentato, dall'esercizio delle attività di servizi, che devono essere quelle del paese di destinazione per non interferire con gli equilibri dei mercati locali. Vengono esplicitate numerose eccezion,i prima ambigue, come l'esclusione dei servizi di interesse generale forniti dallo Stato, o il fatto che la direttiva si riferisce ai settori già privatizzati, e non riguarda la privatizzazione o l'abolizione dei monopoli. Oltre all'esclusione dei servizi di interesse generale, ovvero i servizi gestiti dallo Stato nell'ambito della sua politica sociale, già esclusi nella prima versione della direttiva, viene aggiunta la possibilità di escludere alcuni servizi di interesse economico generale. Tuttavia non viene contemplata una categorizzazione puntuale. Infine, viene ribaltato l'obbligo di controllo sulle attività di prestazione temporanea di servizi, che nella versione originale era riservata allo stato di origine; è ora lo stato di destinazione a garantire il rispetto del proprio diritto nazionale.

Fabrizio Salvatori
Fonte: www.liberazione.it
20/03/2010


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