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Campanello d'allarme per Pd (e Letta). Dimissioni alla base.


marcopa
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Questo articolo racconta delle dimissioni di un segretario di sezione a Bologna, in una conosciuta sezione, la Bolognina. Niente di importante se non ci fossero molti altri segni di malessere nel partito, molte difficoltà oggettive e se, per dirla come Lucia Annunziata, il suo principale alleato, il Pdl, non fosse davvero impresentabile (sicuramente lo è per gli elettori del Pd).

Vedremo le prossime settimane, io credo che il governo Letta rischi veramente di non arrivare all' autunno.

Marcopa

A VIGILIA DELL'ASSEMBLEA NAZIONALE DEI DEMOCRATICI

«Pd con il Pdl, non posso restare»
Se ne va il segretario della Bolognina

Le dimissioni incassano il sostegno del comitato direttivo del circolo: «Vogliamo un reale rinnovamento del gruppo dirigente e della politica del partito»

BOLOGNA - Un grossissimo guaio per il Pd alla vigilia dell'assemblea che dovrà scegliere il reggente del partito. Al circolo della Bolognina, luogo simbolo della sinistra italiana dove Achille Occhetto decise di decretare la fine dell'esperienza del Pci dopo la caduta del Muro di Berlino, si è dimesso il segretario in aperta polemica e contrasto con la linea del partito a Roma. Il segretario del circolo ha incassato il sostegno pieno di tutto il comitato direttivo. Per parafrasare una celebre espressione di Enrico Cucci, così come le azioni anche i circoli si pesano e non si contano ed è chiaro che a Roma non farà piacere sapere che nel luogo della svolta della Bolognina cominci qualcosa che assomiglia molto ad una diaspora.

IL CIRCOLO - Appreso delle dimissioni del segretario, Raffaele Badursi, il comitato direttivo ha approvato un documento nel quale si manifesta «la propria disapprovazione alla strategia che ha guidato il Pd nella scelta del presidente della Repubblica» e si chiede che «venga al più presto avviata la fase congressuale del Pd al fine di costruire un partito capace di adottare medesime regole, modalità organizzative e stili di condotta in tutto il Paese». E ancora il direttivo invoca «un reale rinnovamento del gruppo dirigente e della politica del Pd, attuando metodi di consultazione costanti dei propri iscritti» e approva «all’unanimità la nascita di un comitato per il congresso che con pieno mandato politico guidi il circolo fino alla prossima scadenza congressuale».

IL SEGRETARIO - «Abbiamo detto alla nostra gente che volevamo un governo del cambiamento - spiega Badursi al Corriere di Bologna - e abbiamo fatto un governo con il centrodestra. Non posso restare qui un minuto di più, ma non restituisco la tessera, resto un semplice militante».

Olivio Romanini
10 maggio 2013

www.corriere.it


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marcopa
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10/05/2013
Il Pd alla ricerca di un segretario
Speranza si sfila, ipotesi Fassino
La Stampa

Domani c’è l’Assemblea nazionale.
Trattative a oltranza tra le correnti

ROMA
Rimangono poche ore a disposizione per cercare di trovare l’intesa tra le varie correnti del Pd in vista dell’Assemblea nazionale che si apre domani alle 10 alla Fiera di Roma. Indisponibile il segretario dimissionario Pier Luigi Bersani a una prorogatio, è in corso un pressing su Roberto Speranza, trentaquattrenne capogruppo alla Camera, affinché accetti l’incarico di segretario reggente.

Il diretto interessato cerca di schermirsi e di rifiutare l’ipotesi di un incarico così gravoso: «Preferisco fare il capogruppo», dichiara oggi in una intervista a “Repubblica”. Ma nel Transatlantico di Montecitorio molti esponenti del Pd si dicono convinti che di fronte a una esplicita pressione della maggioranza delle correnti, a iniziare da quella bersaniana, Speranza finirebbe per accettare.

Alla vigilia dell’Assemblea, il criterio di scelta del segretario reggente sembra restringersi a un «giovane» o un «vecchio» che possa traghettare il partito verso il congresso che probabilmente si terrà a ottobre e non a luglio (la data verrà scelta domani). Nel primo caso, la candidatura di Speranza non avrebbe alternative. Nel secondo caso, accanto a quella di Anna Finocchiaro, ex capogruppo al Senato, neo presidente della commissione Affari costituzionali, e’ spuntata quella di Piero Fassino, sindaco di Torino, colui che da segretario dei Ds traghettò quel partito all’unificazione con la Margherita che poi diede vita al Pd.

Malgrado l’impegno di primo cittadino, Fassino viene ritenuto in grado di assolvere il doppio impegno: sono note le sue capacita’ di lavoro, ai tempi della segreteria dei Ds erano famosi i suoi sfoghi con i collaboratori che non riuscivano a tenere il passo dell’agenda giornaliera. A parlare esplicitamente della candidatura di Fassino - il diretto interessato, lusingato, non declinerebbe l’incarico - è stato finora solo Goffredo Bettini, in una intervista a “La Stampa”: «Ci vuole un dirigente autorevole in gradi tenere unito il partito e che sia riconosciuto anche all’estero. La persona giusta per me è Fassino». Bettini, ex braccio destro della segreteria di Walter Veltroni, inventore dell’Ulivo in versione romana ai tempi della candidatura di Francesco Rutelli a sindaco della Capitale, un passato nel Pci, non esclude di candidarsi alla guida del partito.

Chi si è già candidato per il congresso è Gianni Pittella, eurodeputato del Pd, vicepresidnte del Parlamento europeo. Se non ci sarà nelle prossime ore la riproposizione della candidatura del dalemiano Gianni Cuperlo, sul quale pesa il veto incrociato di bersaniani e franceschiniani, la candidatura di Fassino potrebbe lievitare potendo contare sul sostegno degli ex Margherita e dei veltroniani e di quanti gli sono riconoscenti per come seppe guidare i Ds e i primi mesi del Pd. Ma ci sono variabili imprevedibili per lo svolgimento dell’Assemblea di domani. Dichiara Rosy Bindi, presidente dimissionaria del Pd: «Pur avendo sostenuto il governo e aver votato la fiducia io non condivido questa linea politica. Tutti noi vogliamo un segretario, che con pieni poteri, accompagni il partito al congresso».

La senatrice Laura Puppato, ex candidata alle primarie, annuncia che insieme ad altri parlamentari presenterà domani un documento politico contro il governo delle larghe intese. A questa iniziativa dovrebbe aderire Pippo Civati, tra i più attivi oppositori interni del governissimo. Ultima ma non secondaria variabile e’ quella rappresentata da ciò che faranno Matteo Renzi e i renziani. Il sindaco di Firenze ha annunciato che sara’ presente all’assemblea. Non si sa ancora se prenderà la parola, stessa indecisione per l’ex segretario Bersani. Se ci saranno più candidati da votare, non sarà indifferente dove andranno i voti dei renziani. La candidatura di Fassino potrebbe andare bene perché Renzi continua a dichiarare di non voler dirigere il partito ma di voler concorrere alle primarie quando bisognerà decidere chi sarà il candidato premier del centrosinistra.

Fonte www.lastampa.it


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Arazzi
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Sti fessi si indignano per l'ultimo inciucio con silvietto belzebù e non per le porcate che ha fatto il centro sinistra negli ultimi 20 anni: euro, privatizzazioni, etc.

Povera italia.


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marcopa
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Nel centro sinistra, non solo nel Pd (anche nel "rivoluzionario" PRC o PdCI), tutto è stato accettato perchè comunque meglio di Berlusconi.

Ora si è al governo con Berlusconi, nel momento in cui questo è condannato all' interdizione dai pubblici uffici.....

C'e' confusione nella politica italiana, ci sarà necessariamente un cambiamento forte, Letta non dura.....

Marcopa


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nuvolenelcielo
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il PD continua a ruotare intorno al suo unico Sole, Berlusconi.
è un partito parassita di Berlusconi.


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