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Cardini - Travaglio e Gaza: ma sarà vero ?


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Si è creata in molti una legittima perplessità a proposito di una dichiarazione che sta circolando in internet che viene attribuita a Marco Travaglio. In questi casi il problema dell’autenticità è sempre difficile da risolvere. Le nostre note non sono quindi una replica al noto pubblicista, ma solo al contenuto della dichiarazione in questione, chiunque ne sia l’autore. Il quale non sembra ben informato sulle cose vicino-orientali.

Egli afferma difatti che Gaza non è più un territorio di occupazione dal momento che non ci sono più truppe israeliane. A parte il fatto che la presenza militare israeliana, in queste ore, non è affatto scomparsa da Gaza ed a parte il fatto che tuttora sussiste la questione degli insediamenti dei coloni ebrei – si tratta di insediamenti su aree contese – è da considerare che ormai da molti mesi le autorità israeliane hanno imposto alla striscia di Gaza un regime che di fatto è un embargo unilaterale, in quanto messo in atto senza alcun esplicito mandato o consenso delle Nazioni Unite, come sarebbe stato invece necessario se le cose stessero come l’autore della dichiarazione ritiene, se cioè l’occupazione fosse cessata.
Ma se l’occupazione è cessata, allora per Israele che cos’è istituzionalmente parlando la striscia di Gaza? Un altro Stato? Evidentemente no: tutti sanno che non esiste ancora uno Stato palestinese. Un territorio appartenente alla compagine territoriale israeliana? Evidentemente no, altrimenti i suoi abitanti dovrebbero essere cittadini israeliani.
Se ne deduce che l’occupazione non può essere cessata per il semplice fatto che l’esercito israeliano si è ritirato dal perimetro della striscia per alcuni mesi, dal momento che la pressione militare è rimasta, a sostegno e tutela della pressione economica, sociale e morale costituita dall’embargo. Il fatto che ora le autorità israeliane dichiarino di non riconoscere l’autorità di Hamas sulla striscia (dopo averla per molto tempo riconosciuta, tanto che hanno negoziato con essa una tregua, che almeno nelle intenzioni sarebbe servita a risolvere intanto anche i problemi relativi all’embargo, cosa non avvenuta e che ha determinato la ripresa dei combattimenti da parte di Hamas) conferma che non siamo di fronte a una guerra (il diritto internazione non contempla che si possa far guerra a un’Autorità che non si riconosce come tale), bensì di fronte a quella che il governo israeliano concepisce come un’operazione di polizia in un territorio occupato.

In questo specifico caso Israele è responsabile di fronte alla comunità internazionale, in quanto i territori occupati avrebbero dovuto essere restituiti alla loro libertà da 42 anni, cioè dal 1967, ai sensi della risoluzione ONU 242, che come sappiamo non è divenuta operativa in seguito al veto opposto dagli USA. Ora, è auspicabile dovere di Israele ottemperare a tale risoluzione e lasciare il suo posto alle forze delle Nazioni Unite, dal momento che quando una potenza occupa un territorio la responsabilità di quanto avviene è sua. L’osservazione dell’autore della dichiarazione attribuita a Travaglio, secondo la quale Israele non combatte contro i palestinesi bensì contro Hamas è tragica e grottesca: solo in una guerra formalmente dichiarata come tale, tra Stati sovrani, è legittimo colpire la popolazione civile. Se invece si sta conducendo un’operazione di polizia contro forze terroristiche su un territorio occupato, si è responsabili di tutte le vittime civili prodotte nel corso di essa.

Se si conduce una rappresaglia, si è tenuti a conformarsi alle norme di diritto che la regolano in quanto azione di guerra, ma allora la contraddizione dinanzi a una guerra che tale non è risulta patente. In sintesi: un embargo come quello in questione sarebbe del tutto contrario al diritto internazionale se Gaza avesse lo statuto di entità giuridicamente indipendente. Diventa invece legittimo, sotto il profilo giuridico, nei casi in cui si tratti di territorio occupato. Dunque l’unica legittimazione giuridica valida del comportamento di Israele verso Gaza è che tale territorio sia da considerare territorio di occupazione. In tal caso, però, Israele è giuridicamente tenuto a rispettare i diritti dei cittadini del territorio occupato. Questo, appunto, ai sensi del vigente diritto internazionale.

Ora, dal momento che esito della sua operazione di polizia è il gran numero di morti civili del tutto estranei ad Hamas, tra i quali a tutt’oggi circa trecento minorenni dati al 10/01/2009, cifra purtroppo da aggiornare, è del tutto evidente che l’affermazione secondo la quale Israele non sta combattendo contro i palestinesi ma contro Hamas è del tutto senza fondamento fattuale e giuridico e che si tratta di un’affermazione che si destituisce da sola di ogni ragionevolezza e di ogni legittimità. Senza poi contare che la tregua è stata rotta in novembre proprio da Israele con una incursione nel territorio di Gaza alla ricerca di presunti terroristi. Israele, in realtà, non ha mai davvero rispettato la tregua stipulata con Hamas ed ha, essa vigente, continuato a compiere incursioni nel territorio di Gaza, arrestando e uccidendo arbitrariamente ed ignorando tutti gli appelli internazionali in favore del rispetto rigoroso della tregua.

Una cosa è la propaganda a giustificazione della guerra preparata ed attuata dal governo israeliano, altra cosa è la realtà dei fatti. Se si è davvero amici d’Israele, a questo punto l’unica cosa da fare è assicurarlo che la sua sopravvivenza e la sua sicurezza sono preoccupazione primaria della Comunità Internazionale, ricordargli che esso è responsabile della condizioni di vita dei palestinesi sui territori occupati finché essi restano tali e invitarlo con fermezza a rientrare nella legalità internazionale in modo da poter proseguire tutti insieme la lotta contro il terrorismo internazionale e assicurare al tempo stesso la vita, la libertà e l’autodeterminazione di tutti i popoli.

Franco Cardini
Fonte: www.ariannaeditirce.it
16.01.2009


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