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Caselli: Andreotti ebbe rapporti con la mafia


helios
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Parla Giancarlo Caselli: c'è una verità definitiva della Cassazione, Andreotti ebbe rapporti con la mafia

Giancarlo Caselli, procuratore della Repubblica di Torino, è stato il capo della Procura di Palermo dal 15 gennaio 1993 (giorno della cattura di Totò Riina) al 1999. Ed è il magistrato-simbolo del processo palermitano a Giulio Andreotti: è lui che nel 1993 lo ha iscritto nel registro degli indagati per associazione mafiosa.

Adesso che Andreotti è morto, Caselli dice: “Sul piano umano la morte di tutti, di qualsiasi persona, merita rispetto. E io non ho titolo né ruolo per parlare di Andreotti politico”. Ma subito il magistrato entra nel cuore di una stagione che ha segnato la vita non solo di uno dei politici più significativi, e potenti, dell’Italia repubblicana. Ma della intera politica italiana.
“Posso parlare del processo di Palermo- dice Caselli-. L’inchiesta durò un anno, fu brevissima e l’accusa per Andreotti era di associazione con Cosa Nostra. Il processo di primo grado, il 23 ottobre 1999, si concluse con l’assoluzione. Poi in Corte di appello, il 2 maggio 2003, ci fu una parziale riforma della sentenza: fino al 1980 fu provata la responsabilità di Andreotti per aver commesso il delitto, per gli anni successivi fu confermata la sentenza di primo grado. Il reato commesso fino al 1980 fu dichiarato prescritto, per cui la Corte d’appello non potè far seguire formale condanna".

"Ma è evidente che non si può parlare di assoluzione. In particolare, come scrivono i giudici, furono provati due incontri con mafiosi del calibro di Stefano Bontate per discutere di Piersanti Mattarella, il Presidente dc della regione siciliana ucciso (il giorno della Epifania del 1980, ndr.) dalla mafia mentre si recava a messa con la propria famiglia. Di questi incontri ha parlato, per avervi assistito, Francesco Marino Mannoia, uno dei principali collaboratori di giustizia che si pentì con Giovanni Falcone”.
“Inoltre dopo la sentenza d’appello- tiene a precisare Caselli- ci fu ricorso in Cassazione non solo del pubblico ministero perché fosse riconosciuta la responsabilità anche dopo il 1980. Ma anche di Andreotti per cancellare la sentenza fino al 1980. E io non ho mai visto in cinquanta anni di carriera che un imputato ricorre contro la propria assoluzione. Ad ogni modo la sentenza di corte d’Appello fu confermata dalla Cassazione il 15 ottobre”.

Chiuso. Con un cruccio. “ La sentenza della Cassazione vuol dire che abbiamo una verità definitiva. Eppure molte volte occultata e stravolta da politici e media”.

Però molti, e molto, hanno sottolineato il comportamento di Andreotti durante il processo: sempre presente alle udienze, ligio, attento, rispettoso. Cosa dice Caselli? “Fermo restando la responsabilità fino al 1980 per rapporti con la mafia, bisogna dire che va riconosciuta che è stata scelta la linea della difesa non “dal” processo ma “nel” processo”.

http://www.huffingtonpost.it/2013/05/06/parla-giancarlo-caselli-ce-una-verita-definitiva-della-cassazione-andreotti-ebbe-rapporti-con-la-mafia_n_3223317.html?utm_hp_ref=italy


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