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CasoMoro:il disegno di Moretti che conferma la Digos(?!)


helios
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Lo schema del rapimento Moro disegnato da Mario Moretti

Lo schema del rapimento Moro disegnato da Mario Moretti. Un’immagine inedita che mercoledì è stata presentata in Commissione d’inchiesta Moro (e acquisita agli atti) dal ricercatore universitario Marco Clementi, autore di saggi sullo statista democristiano e sulle Brigate rosse. Lo schizzo risale al 2006 ed è stato disegnato da Mario Moretti proprio per spiegare come si erano posizionati i brigatisti quel tragico 16 marzo 1978. Descrizione che corrisponde alla ricostruzione formulata dalla Digos con i vari elementi d’indagine acquisiti negli anni.

La ricostruzione

Con il numero 1 è rappresentata Rita Algranati, l’ultima brigatista ad essere stata arrestata nel 2004, condannata all’ergastolo e oggi ancora in carcere. Lei attraversa la strada all’arrivo del convoglio di Moro in via Fani: segnala l’arrivo del convoglio del presidente della Democrazia cristiana. Con il numero 2 è raffigurata l’auto con a bordo Alessio Casimirri e Alvaro Lojacono che bloccano il traffico mettendosi di traverso con la loro auto, una 128 bianca, dietro le auto di Moro e della scorta appena passate. La numero 3 è l’auto guidata dallo stesso Moretti che rallenta, e di conseguenza rallenta il convoglio di Moro subito dietro. La numero 4 è l’auto su cui si trova Aldo Moro, la 5 è la scorta, su un’Alfetta. Al numero 6 corrispondono Valerio Morucci e Raffaele Fiore che aprirono il fuoco sulla Fiat 130 con Aldo Moro a bordo. Al numero 7 ci sono Prospero Gallinari e Franco Bonisoli, anche loro del nucleo armato. Al numero 8, all’angolo con via Stresa è posizionata Barbara Balzerani che a piedi, sola, controlla via Stresa e via Fanti. Il numero 9 corrisponde alla Fiat 132 che, guidata da Bruno Seghetti si portò in retromarcia da via Stresa a via Fani e sulla quale Mario Moretti e Raffaele Fiore caricarono Aldo Moro. Mario Moretti, condannato all’ergastolo, si trova ancora in regime di semilibertà al carcere di Opera.
17 giugno 2015 | 16:37

http://www.corriere.it/cronache/15_giugno_17/rapimento-aldo-moro-uno-schizzo-mario-moretti-c9935ed2-14df-11e5-9e87-27d8c82ea4f6.shtml [/img]

Uno schizzo del 2006 è fondamentale per sapere che cosa era successo il 16 marzo 1978. Quando si dice avere una memoria di ferro!
Meglio non credere alla ricostruzione dell'ing.Marini primo testimone di via Fani che rende testimonianza a poche ore dall'accaduto e lo firma.


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radisol
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Anche lo schizzo di Marini ... che peraltro ha largamente dimostrato di confondere i ricordi ed anche di essere affetto da personale mitomania .... ad esempio è assodato che nessuno ha mai sparato nè a lui nè al suo motorino il cui parabrezza era quella mattina già spezzato in due e tenuto insieme da nastro adesivo, come da un paio di foto fatte a caldo in Via Fani e come da sua stessa ammissione arrivata però solo negli anni novanta .... è comunque largamente successivo al 1978 ...

Il dato che sia redatto su carta intestata di Camera/Senato indica chiaramente che è stato fatto durante la prima Commissione Moro ..... che infatti l'ha poi archiviato nelle sue carte ....

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Testimonianza Marini 17 Maggio 1994:

«Riconosco nei due pezzi di parabrezza che mi vengono mostrati, di cui al reperto nr.95191, il parabrezza che era montato sul mio motorino il giorno 16 marzo 1978. Ricordo in modo particolare lo schoch che io stesso ho apposto al parabrezza che nei giorni precedenti era caduto dal cavalletto incrinandosi. Prima di sostituirlo ho messo momentaneamente questo schoch per tenerlo unito. Ricordo che quel giorno, in via Fani, il parabrezza si è infranto cadendo a terra proprio dividendosi in questi due pezzi che ho successivamente consegnato alla polizia».

Dunque non sono più i colpi di pistola ad aver distrutto il parabrezza ....


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helios
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Anche lo schizzo di Marini ... che peraltro ha largamente dimostrato di confondere i ricordi ed anche di essere affetto da personale mitomania ..

bene. Marini il primo testimone di via Fani non ricorda il giorno stesso dell'eccidio di via Fani ma Moretti nel 2006 ricorda benissimo quanto successo nel 1978.

A parte il fatto che Marini non è stato condannato a nessun ergastolo mentre Moretti si, sarebbe il caso di cominciare a capire che le ideologie hanno le gambe corte come si vede.

E Marini rimane sempre il testimone di via Fani, Moretti invece un condannato all'ergastolo.

ad esempio è assodato che nessuno ha mai sparato nè a lui nè al suo motorino

e questo che cosa ha a che fare con la sua testimonianza?
La testimonianza e lo schizzo da lui fatto dicono qualcosa altro che col suo motorino non hanno nulla a che fare.

Di Moretti è assodato che sia stato in via Fani? e da chi?

Interessante che l'assassino sia anche quello che viene creduto.

Non ci si potrebbe credere se non fosse vero.


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radisol
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Se l'assassino è confesso ... è abbastanza normale che venga creduto ... lo dice anche il codice fascista del 1942 ancora in vigore ....

Quante tragiche vicende, dove non c'era una prova che era una, si sono risolte con condanne solo perchè l'assassino ha confessato ? e magari non sempre era nemmeno vero che fosse colpevole, vedi caso Scarantino per l'uccisione di Borsellino ? Ma i codici in vigore questo dicono ...

Ovvio che questo di cui parliamo è un caso diverso ... ed in discussione non c'è la colpevolezza del singolo, assodata e del tutto fuori discussione ... bensì la dinamica dei fatti ... si da il caso però che quanto dichiarò Moretti nel 2006 ed il suo schizzo corrispondano perfettamente alle perizie balistiche di inquirenti e Digos ... ed anche ai rilievi della Scientifica di qualche mese fa nei quali, non saprei proprio perchè, proprio tu speravi che avrebbero rivoltato la frittata 38 anni dopo ...

Quanto a Marini, uno che si sogna che gli hanno sparato .... e che dimentica per 16 anni che il suo parabrezza quella mattina era già rotto ed incollato col nastro da pacchi ... e che se ne ricorda 16 anni dopo, solo quando gli fanno vedere una fotografia scattata pochi minuti dopo i fatti e non può più negare ... può benissimo essersi confuso anche nella ricostruzione dei fatti e nello schizzo ... comunque anche questo disegnato molti anni dopo ...


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Stopgun
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L'uomo che avrebbe pianificato, diretto e partecipato in prima persona alla più efficace azione di guerriglia urbana del terrorismo in Italia, ne ricostruisce un disegnino che non supererebbe l'esame di disegno di terza elementare.

Questo fatto mi fa pensare male.

Oltre ad essere in teoria scarsi in gestione delle armi erano scarsi pure nel disegno di schemi.

L'audace colpo dei soliti ignoti sembrava disegnato meglio.

Per pianificare un'azione di tipo militare ci vuole un disegno condiviso da tutti con ruoli e tempi....e deve essere fatto bene e deve essere imparato a memoria come la sceneggiatura di un pezzo teatrale.

Altrimenti si va alla ventura.


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helios
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L'uomo che avrebbe pianificato, diretto e partecipato in prima persona alla più efficace azione di guerriglia urbana del terrorismo in Italia, ne ricostruisce un disegnino che non supererebbe l'esame di disegno di terza elementare.

il disegnino non si sa nemmeno perchè è uscito in questo momento, non si sa nemmeno in quale occasione Moretti lo ha fatto e perchè mai poi è stato accuratamente conservato.
Più che altro quel disegnino bisogna interpretarlo considerato che non ci sono spiegazioni dello stesso autore ed è assai difficile capire che cosa interendesse dire con quei tratti di biro. L'interpretazione chi l'ha fatta?
E chi può comprovare che quella ricostruzione è esatta?

Per pianificare un'azione di tipo militare ci vuole un disegno condiviso da tutti con ruoli e tempi....e deve essere fatto bene e deve essere imparato a memoria come la sceneggiatura di un pezzo teatrale.

Altrimenti si va alla ventura.

il disegnino lo ha fatto solo Moretti o anche altri br quelli che dicono si trovassero in via Fani? per sapere se l'azione era programmata tutti dovevano sapere a memoria lo schema.
Era semplice fare questa prova interrogando i br.Cosa che ovviamente non è mai stata fatta.
Altrimenti Pecorelli aveva ragione nel dire che in via Fani c'era manovalanza raffazzonata all'ultimo momento ..... mandata all'assalto dell'auto del presidente.

Quindi la tanto decantata azione militare potrebbe non esserlo proprio
e l'impasse nel disegno si vede tutta tanto che pare un disegno scenografico più che un piano militare.E la donna che segnala l'arrivo della scorta di Moro e l'altra che sta a guardia delle vie non hanno molti di militare ma sanno tanto da film americano.
E guardando il disegno dell'ing.Marini e la sua testimonianza non si scorgono nemmeno divise da aviatori ma piuttosto divise militari con giacca blu pantaloni grigii e berretto.

In effetti l’aspetto più paradossale di tutta la storia è proprio questo: tutti, nessuno escluso, hanno raccontato che i loro mitra si incepparono nel corso dell’azione. Gallinari e Bonisoli riuscirono a utilizzare le pistole di scorta; Morucci sostituì il caricatore del mitra e, avendo «impiegato del tempo per disinceppare l’arma», esplose una seconda raffica quando la macchina «era già ferma»; Fiore, pur avendo cambiato il caricatore, non sparò un solo colpo perché l’arma si bloccò di nuovo. Non a caso Moretti ha parlato di «capacità e precisione militare approssimativa» del commando, con una preparazione che «avrebbe fatto ridere un caporale di qualsiasi esercito» e di essere convinto che neppure Bonisoli sappia «come ha fatto a sparare con tanta precisione» verso Iozzino. Una visione confermata già nel 1982 dal brigatista Alfredo Buonavita per il quale a Via Fani «in soldoni avevamo quattro armi scassate, e quattro persone di cui qualcuno se la faceva pure sotto».

La verosimiglianza della versione ufficiale è inficiata dal fatto che pure la seconda perizia balistica ha stabilito come l’armamento utilizzato dai brigatisti fosse per oltre un terzo composto da veri e propri «residuati bellici». Una notizia confermata da Moretti, il quale ha parlato di un mitra «Zerbino, un residuato della Repubblica di Salò, ereditato da qualche partigiano» e ha dichiarato che l’unica arma moderna ed efficiente in mano agli assalitori era il mitra M12 in dotazione a Fiore, che abbiamo però visto essere rimasto inattivo come riconosciuto dal suo stesso utilizzatore. Insomma, i brigatisti avrebbero preventivato di utilizzare solo quattro uomini, per loro stessa ammissione non particolarmente addestrati e male armati, per bloccare e uccidere cinque agenti delle forze dell’ordine in movimento, dotati di pistole e di mitra di ordinanza e di cui non conoscevano il grado di preparazione e di allerta. Il tutto, potendo contare solo sull’effetto sorpresa, di per sé un fattore imponderabile, e con la necessità di raggiungere un obiettivo militare selettivo, ossia quello di sopprimere cinque uomini, garantendo però l’incolumità del sesto che stava loro accanto.

http://www.doppiozero.com/materiali/parallelo/la-motocicletta-di-moro

Quindi i br erano armati male, non sapevano sparare e nemmeno sapevano pianificare l'azione di guerriglia successa in via Fani, visto i disegnini del loro capo che ora sono usciti non si sa da quale armadio.


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