Cécile Kyenge, il ministro ha già fallito
Presuntuosa. Vittimista. Inadeguata. E priva di un ruolo ben definito all'interno dell'esecutivo delle larghe intese. La titolare dell'Integrazione vista da Giancarlo Perna.
di Giancarlo Perna
Con un nulla di fatto, e molte discutibili chiacchiere, si chiude l’anno di Kashetu Kyenge, detta Cécile, ministro dell’Integrazione.
L’inutilità del ministro è balzata all'occhio con la vicenda delle famiglie italiane bloccate in Congo e le immagini dei campi profughi che le tivù hanno rilanciato dopo la sgradevole disinfestazione corporale del centro di Lampedusa.
In entrambi i casi, Kyenge non era direttamente coinvolta. Le adozioni in Congo erano di competenza della Farnesina di Emma Bonino. I centri di raccolta emigranti sono affare di Angelino Alfano, ministro dell’Interno.
L'INCARNAZIONE DEL POLITICAMENTE CORRETTO. Kyenge è rimasta invischiata per la confusione dei ruoli dell’abborracciato governo in carica, per il suo personale e inguaribile presenzialismo, per l’imperizia di Alfano e Bonino.
Tutta conseguenza dell’idea di Enrico Letta di un ministero dell’Integrazione, mai esistito prima in Italia, sul modello di Paesi ex coloniali, tipo Francia.
Per dare un tocco modaiolo al mostriciattolo, il premier ha affidato la sua creatura all’incarnazione del politicamente corretto: una donna, una nera, un’italiana acquisita. Solo per questo Cécile, oculista e piccolo quadro del Pd emiliano, è diventata titolare di un ministero per il quale sarebbe stata necessaria una personalità di calibro, capace di dare una fisionomia e un ruolo a un’entità tutta da immaginare.
SPADOLINI E BIONDI ERANO UN'ALTRA COSA. In casi analoghi degli ultimi decenni, sostanzialmente quelli dei Beni Culturali e dell’Ambiente, ministri fondatori furono Giovanni Spadolini e Alfredo Biondi. Storico e giornalista, l'uno. Giurista e principe del foro, l'altro. Entrambi politici di esperienza, elaborarono strutture, statuti e organigramma dei dicasteri tacendo per mesi. Dubitiamo che Cécile abbia riflettuto altrettanto.
È certo invece che non ha taciuto. Anzi, è diventata popolarissima per le continue uscite verbali, spesso stridenti, e quelle fisiche con moltiplicati avvistamenti in convegni, manifestazioni, tavole rotonde con l’ubiquità di Padre Pio.
Il vittimismo di Cécile: «Congo? Vicenda amplificata per via delle mie origini»
Kyenge ha trovato anche modo di andare un giorno, il 4 novembre, in Congo, suo Paese nativo, per sbrogliare la faccenda delle adozioni che le autorità locali avevano bloccato.
Non ha cavato un ragno dal buco e ha rifilato la matassa al nostro ambasciatore, ingarbugliata come l‘aveva trovata.
Una volta in Italia, si è fatta intervistare, spiegando che i guai nascevano da lungaggini congolesi.
IL GIOCO DELLO SCARICABARILE. Quando però è stato osservato che coppie francesi, in circostanze analoghe, erano tornate in patria con i figli ha replicato piccata: «Non sono casi comparabili. Parigi ha procedure diverse».
Ma come? Se la colpa è dei congolesi che c’entrano le regole francesi? Se invece sono le regole italiane che non vanno perché non dirlo subito e precipitarsi a cambiarle? Per tutta risposta, Cécile ha fatto la vittima: «La vicenda è stata amplificata perché sono di origine congolese». Ossia, messa in croce dagli italiani xenofobi.
La campana dei genitori ha invece un altro suono e lo ha fatto capire una madre che aspirava ad adottare un bimbo congolese: «Abbiamo chiamato il ministero più volte. La Kyenge non ci ha mai risposto». Tant’è.
IL TONO APODITTICO DELLE SUE DICHIARAZIONI. A proposito di madri (e padri), ognuno ricorda la celebre uscita kyenghiana: «Genitore uno e due al posto di mamma e papà nei documenti? Sono d’accordo».
Di sue battute, ma tutte seriosissime, si può riempire un’antologia. Si va da «andrebbe abolito il reato di immigrazione clandestina» a «bisogna introdurre una norma che preveda quote bloccate e posti riservati per gli immigrati nelle aziende».
La dichiarazione più nota resta però quella sulla cittadinanza. «Sono per lo ius soli degli immigrati (nazionalità automatica con la nascita in Italia indipendentemente che ci si viva e integri, ndr). Lo faremo entro i primi giorni di gennaio 2014». Detto con il tono apodittico di tutte le sue affermazioni. Poiché a colpire non è tanto quel che dice, su cui si può ragionare, ma la pretesa che sia verità indiscutibile.
Il ministro trascura lo stato d'animo degli italiani
Il difetto di Cécile,imperdonabile in un ministro della Repubblica, è di mettersi solo nei panni degli stranieri trascurando lo stato d’animo degli italiani che, da zero, si sono trovati in breve con 6 milioni di immigrati accanto.
L’integrazione per lei è unicamente un diritto dei nuovi arrivati anziché un progetto di convivenza che deve prima di tutto piacere ai padroni di casa di un Paese millenario.
L’Italia ha una storia e un’identità e Kyenge, che ha più volte detto di non essere né del tutto congolese né del tutto italiana, sembra ignorarlo. Forse, perché lo ignora davvero.
UNA GIOVINEZZA DA ROMANZO. Nata 49 anni fa nell’ex Congo belga (Repubblica democratica del Congo), Kashetu ha avuto una giovinezza da romanzo. Il padre, capo villaggio, cattolico e poligamo ebbe quattro mogli e 39 figli (guarda le foto).
Tra questi, Kashetu, alla quale il vescovo promise una borsa di studio per Medicina al Gemelli di Roma. Quando giunse alla meta, la borsa si era volatilizzata. Nell’attesa di ottenerla, visse un anno da clandestina con l’aiuto di una rete di preti e laici. E qui mi fermo, perché siamo al dunque.
LO SPIRITO SBAGLIATO. Immaginate che idea abbia potuto farsi dei valori occidentali, la giovane Cécile: da un lato una Chiesa che, in nome del sincretismo, tollerava la poligamia del padre; dall’altro, lo Stato italiano che poneva regole all’immigrazione, mentre i suoi cittadini le violavano per aiutarla.
Il minimo che avrà pensato è che il suo nuovo mondo non ha punti fermi. Un colabrodo facile da rimodellare per chiunque voglia insediarsi. Ed è con questo spirito che oggi fa il ministro.
Martedì, 31 Dicembre 2013
http://www.lettera43.it/politica/cecile-kyenge-il-ministro-ha-gia-fallito_43675118882.htm