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Censis:in Italia ceto medio corroso,rischio banlieu parigine


helios
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Rapporto Censis; Italia con ceto medio corroso, rischio banlieue parigine. Paese umilia giovani, politica gira a vuoto
Carlo Renda, L'Huffington Post
Pubblicato: 05/12/2014 10:37 CET Aggiornato: 3 minuti fa
CENSIS

Un’Italia che ha paura ed è sfiduciata, corrosa. Un paese vulnerabile, cinico, ripiegato, che umilia i suoi giovani. Una politica che “gira a vuoto”. È l’Italia che vede il Censis nel 48° Rapporto sulla situazione sociale del paese nel 2014. Il “Paese delle sette giare”, è la metafora usata dal Censis per definire la “profonda crisi della cultura sistemica”, in cui poteri sovranazionali, politica nazionale, istituzioni, minoranze vitali, gente del quotidiano, sommerso e comunicazione "sono sette mondi non comunicanti", che vivono "di se stessi e in se stessi".

Italiani vulnerabili. La crisi economica ha diffuso in Italia "una percezione di vulnerabilità" tale da far ritenere al 60% degli italiani che a chiunque possa capitare di finire in povertà, "come fosse un virus che può contagiare chiunque". La reazione a questa situazione è un "attendismo cinico", per cui non si investe e non si consuma, il contante è considerato una tutela necessaria e prevale la filosofia del "bado solo a me stesso". Si fa strada la convinzione che il picco negativo sia alle spalle – lo pensa il 47% della popolazione, il 12% in più rispetto all'anno scorso - ma a prevalere è l'incertezza. "Di conseguenza la gestione dei soldi da parte delle famiglie è fatta di breve e brevissimo periodo. Tra il 2007 e il 2013 tutte le voci delle attività finanziarie delle famiglie sono diminuite, tranne i contanti e i depositi bancari, aumentati in termini reali del 4,9%, arrivando a costituire il 30,9% del totale (erano il 27,3% nel 2007). A giugno 2014 questa massa finanziaria liquida - sottolinea il Censis - è cresciuta ancora, fino a 1.219 miliardi di euro. Prevale un cash di tutela, con il 45% delle famiglie che destina il proprio risparmio alla copertura da possibili imprevisti, come la perdita del lavoro o la malattia e il 36% che lo finalizza alla voglia di sentirsi con le spalle coperte". La parola d'ordine è: "tenere i soldi vicini per ogni evenienza, pronto cassa". Pensando al futuro il 29% degli italiani prova ansia perché non ha una rete di protezione, il 29% è inquieto perché ha un retroterra fragile, il 24% dice di non avere le idee chiare perché tutto è molto incerto, e solo poco più del 17% dichiara di sentirsi abbastanza sicuro e con le spalle coperte. C'è "il rischio di una "deflazione delle aspettative" e il timore di "convivere a lungo con essa, in una stabile mediocrità".

Capitale umano dissipato. L'Italia è un paese dal capitale umano "inagito" e "dissipato", secondo il Censis, che conta quasi 8 milioni di individui non utilizzati: 3 milioni di disoccupati, 1,8 mln di inattivi e 3 milioni di persone che, pur non cercando attivamente un impiego, sarebbero disponibili a lavorare. La situazione si aggrava per i giovani: dei circa 4,7 milioni di giovani che vivono per conto proprio, oltre un milione non riesce ad arrivare a fine mese. Sono 2,4 milioni quelli che ricevono "regolarmente o di tanto in tanto" un aiuto economico dei propri genitori.

Ceto medio corroso. Più diseguaglianze, meno integrazione. Sono gli effetti della crisi, secondo il Censis. L'Italia "ha fatto della coesione sociale un valore e si è spesso ritenuto indenne dai rischi delle banlieue parigine", ma le problematicità ormai incancrenite di alcune zone urbane "non possono essere ridotte ad una semplice eccezione".

Famiglie a consumo zero. Le famiglie italiane affrontano la crisi con una nuova vita "a consumo zero": riducono pranzi e cene fuori casa (62%), risparmiano su cinema e svago (58%), riducono gli spostamenti in auto e moto per non spendere troppo in benzina e modificano le abitudini alimentari (44%). Per il secondo anno consecutivo, le spese complessive degli italiani si sono attestate su livelli inferiori a quelli dei primi anni 2000.

Investimenti ai minimi. "Se si prende a riferimento il 2007 - sottolinea il Censis - si può dire che da allora fino al 2013 c'è stata una mancata spesa cumulata anno dopo anno per investimenti superiore a 333 miliardi di euro, più di quanto previsto dal piano Juncker. L'incidenza degli investimenti fissi lordi sul Pil si è ridotta al 17,8%: il minimo dal dopoguerra (16,4% nel 1947, 17,3% nel 1948, poi 19,1% nel 1949)”.

Riforme fallimentari. Il Censis sottolinea il "progressivo fallimento di molte riforme”, spesso “distaccate da un quadro coerente e inadatte a formare una visione unitaria di ciò che potrà o dovrà essere il Paese nei prossimi decenni”. Il Rapporto critica soprattutto l’utilizzo dei decreti legge approvati spesso con voto di fiducia. Dall’avvio della stagione di riforme nell’autunno del 2011 i governi Monti, Letta e Renzi hanno portato in Parlamento ben 86 decreti che, con le successive modifiche e conversioni in legge, raggiungono un totale di 1,2 milioni di parole: "l’equivalente di oltre 11 Divine Commedie" fatte di norme e codici, che non hanno portato ad alcun decollo dello sviluppo e dell’occupazione. Ma che secondo il Censis hanno avuto una conseguenza negativa certa: “L’aver perso per strada il principio costituzionale di straordinarietà dei provvedimenti introdotti con decreto legge ha esposto la società italiana a una sensazione di emergenza continuata".

http://www.huffingtonpost.it/2014/12/05/rapporto-censis-situazione-sociale-italia_n_6274148.html?utm_hp_ref=italy


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