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Concorsi pubblici "padani"


origami
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Concorsi pubblici "padani", favoriti i residenti al Nord

Bisogna svolgere le prove per un concorso di biologo in una amministrazione sanitaria pubblica di Torino. I candidati sono cinque: uno è nato proprio a fianco della Mole, il secondo è di Pavia, il terzo di Campobasso, il quarto di Palermo e il quinto di Vibo Valentia. Hanno la stessa età e presentano lo stesso titolo di studio: la laurea in biologia. Chi si sceglie? Il torinese, naturalmente. Nel solco dell'idea che la Padania sia dei padani, la Lega ha appena fatto in tempo a suggellare con un emendamento a una legge delega al governo in materia di lavoro il criterio della territorialità. Si preferisce - a parità di titoli - il torinese se il posto di lavoro è a Torino e il palermitano se il concorso è bandito a Palermo.

Bene. Forse male in verità, giacché l'offerta di lavoro, più consistente al nord, allarga invece di restringere il fossato che divide le due Italie. Un torinese o un milanese, un bolzanino o un triestino con una laurea e un centodieci e lode avranno molte più chance di un loro pari grado di Messina o di Napoli, di Bari o di Cagliari.

Ma è il federalismo, bellezza. E bisogna farci i conti.

I conti si potrebbero fare se i numeri fossero pari per tutti. Perché, e adesso lo vedremo, prendere un dieci in una scuola di Vibo Valentia equivale a uno striminzito sei in un'altra di Torino. Checché ne dica la Gelmini, i numeri sono una variabile dipendente dalla latitudine e - soprattutto - dalla lingua.

I deputati leghisti (onorevoli Caparini, Fedriga, Munerato, Bonino) hanno voluto rafforzare il criterio della territorialità e in una breve, forse annoiata seduta della commissione Lavoro, riunita il 1 ottobre scorso in sede referente, hanno chiesto e ottenuto l'approvazione di un sub-emendamento (il 37.2) che si aggiunge a quello nel quale si statuisce che "costituisce titolo preferenziale la residenza nelle regioni per i posti ivi banditi". E' infatti stata approvata la seguente norma: "I bandi stabiliscono che nella formazione delle graduatorie non si tenga conto del punteggio del titolo di studio". Proprio così: un asinello e un cervellone pari sono. Fa premio l'anagrafe, il certificato di residenza.

E dunque, ritorniamo al nostro ipotetico bando di concorso per biologo a Torino: sono in cinque a concorrere. Dei cinque, mettiamo, quattro hanno conseguito una laurea col massimo dei voti e anche la lode. Uno solo, purtroppo, ha arrancato negli studi e si è liberato male dell'università: minimo dei voti. I primi quattro però non sono piemontesi. Il quinto invece sì. A chi andrà il lavoro? Ma naturale! All'asinello piemontese: conosce il dialetto, è nato proprio sotto la Mole, ha diritto, per vicinanza con l'ufficio, a quel posto.

Questa modifica, che rivoluziona in due righe il concetto di meritocrazia e sbanca in dieci minuti tutto il lavoro (grembiule, sette in condotta, rigore) che il ministro Gelmini sta profondendo per riabilitare dalle fondamenta la flaccida e mediocre scuola italiana, è stata approvata sotto l'occhio vigile e partecipe del sottosegretario al Welfare Pasquale Viespoli, beneventano, dunque libero da ogni condizionamento geografico e soprattutto lontano da qualunque amicizia leghista.

Il merito conta ma non troppo. Sopravanzato, nella breve, distratta riformulazione dei valori su cui l'Italia è fondata, dalla carta d'identità. Vuoi lavorare? Dimmi dove sei nato.

A. Caporale
fonte: http://www.repubblica.it/
link: http://www.repubblica.it/2006/a/rubriche/piccolaitalia/asini-leghisti/asini-leghisti.html


Citazione
mendi
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 300
 

Demagogia pura!
Io ricordo ancora tanti miei compagni delle elementari che, con un maestro meridionale, continuavano a scrivere "deddado" (invece di "dettato") e si prendevano anche i rimbrotti del suddetto maestro.
Nelle provincie venete (che conosco) non c'è un prefetto, un questore, un giudice, un funzionario di provincia, un segretario comunale ecc. che sia veneto.
Meritocrazia? Ma andiamo! Si chiama colonizzazione.


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thomasmalory2008
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Registrato: 2 anni fa
Post: 77
 

Ah…. Repubblica …

1) Non è esatto che l’offerta di lavoro al nord è maggiore che al sud . O meglio è vero nel privato , ma non nella Pubblica Amministrazione dove invece , come è noto, le piante organiche piu’ corpose sono nel centro e sud Italia
2) Non tenere conto del voto a scuola e all’Università non significa che la valutazione viene fatta in base alla residenza. Significa che viene fatta per esami anziché per titoli . Non è affatto detto che la valutazione sui titoli sia piu’ meritocratica della valutazione sugli esami
3) Non è vero che nell’ipotetico concorso vincerebbe il torinese . Vincerebbe chi ha fatto meglio agli esami .

Del resto , come era anche prima , tutto dipende da quanto onesti e capaci sono i Commissari del concorso (Da questo punto di vista la norma non porta nè miglioramenti nè peggioramenti ).

Infine il fatto che le valutazioni a scuola siano diverse secondo la latitudine è reale e noto da anni e anni . Niente di male purchè questo fatto non vada a scapito della meritocrazia come avviene si fanno i concorsi per titoli che non sono soppesati adeguatamente .


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