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Così Dell'Utri «riscrive» Pasolini


Tao
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«L'ho letto - ha dichiarato - ma non posso dire nulla. Credo sia stato rubato dallo studio di Pasolini. È inquietante per l'Eni, parla di Cefis, di Mattei e si lega alla storia del nostro Paese».

35 anni fa, il 2 novembre del 1975, Pier Paolo Pasolini veniva assassinato a Ostia. Prima della morte lavorava proprio a «Petrolio», un romanzo-inchiesta e insieme profezia concreta di nuove stragi. Di questo scartafaccio conosceva l'esistenza Paolo Volponi - ha scritto Massimo Raffaeli. Lì era raccontata la stagione primigenia dalla quale era nato in Italia quel misto di partecipazione al potere, trasformismo, cinismo e trame criminali di stato.

«È incredibile. Quel capitolo "Lampi sull'Eni" del romanzo 'Petrolio', ritenuto dal giudice Calia, un documento storico sulle stragi d'Italia è stato rubato da casa di Pasolini. In termini giuridici è un 'corpo di reato'. Pasolini potrebbe averci lasciato la vita per questo. Dell'Utri deve dire come lo ha avuto, chi glielo ha dato, per quali fini», accusa il poeta Gianni D'Elia, collaboratore del «manifesto» per molti anni, che per primo ha insistito sull'esistenza del capitolo scomparso nel saggio «Il Petrolio delle stragi» (Effigie 2006).

Appare chiaro che quel furto non è un fatto letterario ma riguarda le responsabilità del potere e che il capitolo diventa ora un'arma di ricatto. E Dell'Utri ci mette la firma. Ricordate quel che Pasolini scriveva solo un anno prima d'essere ucciso: «Io so, io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere)...».

Tommaso Di Francesco
Fonte: www.ilmanifesto.it
Link: http://www.ilmanifesto.it/archivi/commento/anno/2010/mese/03/articolo/2404/
3.03.2010


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Tao
 Tao
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Dopo la morte violenta di Pier Paolo Pasolini la notte tra il 1° e il 2 novembre 1975, si scopre che parte di un capitolo di Petrolio ( http://www.ibs.it/code/9788804548812/pasolini-p-paolo/petrolio.html ) (Lampi sull'Eni) è sparito. Il romanzo – preannunciato di 2000 pagine e destinato a rimanere incompiuto – parla dell'Eni (che Pasolini considera «un topos del potere») e della morte di Enrico Mattei. La profezia di Petrolio, l'inquietante intreccio tra politica criminalità e affari che lì si racconta, sarà chiaro solo molti anni dopo, così come la strategia delle stragi fasciste e di Stato che passa, anche terminologicamente, dagli articoli al romanzo: «Il romanzo delle stragi» (14 novembre 1974: «Io so...» ( http://www.corriere.it/speciali/pasolini/ioso.html ).

Indagando sulla morte del presidente dell'Eni, un coraggioso giudice pavese – Vincenzo Calia – ha constatato la lucidità dello scrittore "corsaro" nel ricostruire in quel libro il degrado e la mostruosità italiana  e ha identificato il burattinaio principale in Eugenio Cefis, affarista e "liberista" tanto quanto Enrico Mattei era utopista e "statalista". Pasolini non è stato ucciso da un ragazzo di vita, poiché omosessuale, bensì da sicari prezzolati dai poteri, occulti o meno, in quanto oppositore a conoscenza di verità scottanti.

Calia legge Petrolio, un titolo irresistibile per il magistrato, immerso nell'indagine sulla morte del presidente dell'Eni. Fatica però a reperire "Questo è Cefis. L'altra faccia dell'onorato presidente" di Giorgio Steimetz (pseudonimo di Corrado Ragozzino): un libro pubblicato nel 1972 e subito sparito. Sparito anche dalla Biblioteca nazionale di Firenze e di Roma. Il magistrato pavese non sa che una fotocopia di Questo è Cefis si può trovare al Gabinetto Viesseux di Firenze, tra le carte di Pasolini.
Ma la fortuna incontra Calia e così Calia incontra il libro, una domenica pomeriggio, su una bancarella in piazza della Vittoria a Pavia. Il magistrato può finalmente cogliere – ed è il primo a farlo – analogie e simmetrie tra il testo di Steimetz / Ragozzino e il romanzo incompiuto di Pasolini.

Di questo e di molto altro ancora si parla ne Il Petrolio delle stragi di Gianni D'Elia, un saggio-inchiesta pubblicato nel 2006 dalle edizioni Effigie, ora ripreso da Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza in Profondo nero ( http://www.ibs.it/code/9788861900585/lo-bianco-giuseppe--rizz/profondo-nero-mattei.html ) (Chiarelettere, 2009), lo stesso titolo dato a uno dei capitoli dell'inchiesta di D'Elia, che i due autori correttamente indicano tra le principali fonti d'ispirazione del loro lavoro.
Il Petrolio delle stragi doveva uscire come postilla a L'eresia di Pasolini , dello stesso D'Elia, pubblicato con notevole successo nel 2005: un approfondimento monografico, dopo lo scalpore suscitato dalle poche righe sulla morte di Pasolini pubblicate nel primo libro; un modo per non disperdere le tante informazioni – anche informali – raccolte nel frattempo. Se ne ricava un ricco pamphlet, che ora – insieme a Profondo nero, al dossier di Carlo Lucarelli e Gianni Borgna su "Micromega" n. 6/2005  e alle firme per la riapertura del processo ( http://www.ilprimoamore.com/testo_519.html ) raccolte dalla rivista "Il primo amore" – forse porterà ad una nuova più approfondita indagine sulla morte del grande regista, poeta e polemista friulano.

Un ragazzo di 17 anni, Pino Pelosi, si è autoaccusato dell'omicidio. Recentemente Pelosi ha ammesso che quel giorno non era solo con Pasolini, che altri avevano partecipato al pestaggio: «Erano in tre, sbucarono dal buio. Mi dissero tu fatti i cazzi tuoi e iniziò il massacro. Io gridavo, lui gridava... Avranno avuto 45, 46 anni, gli gridavano "sporco comunista", "fetuso"». Insomma, fu un agguato e forse Pelosi era solo un'esca. Chi sono i veri assassini? Quali i mandanti? forse sono gli stessi che hanno armato la mano degli assassini di Mattei e Mauro De Mauro.

La "strategia della tensione" non vuole destabilizzare; al contrario vuole consolidare un sistema di potere stragista piduista e mafioso (lo stesso che nel 1962 ha eliminato Mattei, nel 1968 De Mauro e nel 1971 Pietro Scaglione) in movimento dalle bombe degli anni Settanta alla presa del potere con altri mezzi dei nostri giorni. La chiave di lettura di questo criminale asse politico-economico tentacolare sta tutta in Petrolio, il profetico romanzo-verità, incompiuto e mutilato, di Pier Paolo Pasolini che viene massacrato non dal reo sconfesso Pino Pelosi, ma da «tre siciliani»; nel frattempo altri provvedono a sottrarre da Petrolio il capitolo Lampi sull'Eni, «che dall'omicidio ipotizzato di Mattei guida al regime di Eugenio Cefis, ai "fondi neri", alle stragi dal 1969 al 1980, e ora sappiamo fino a Tangentopoli, all'Enimont, alla madre di tutte le tangenti. Troya è Cefis, nel romanzo, dal passato antifascista macchiato, e dunque ricattabile» (D'Elia, L'eresia di Pasolini, p. 98).
Lo «Stato nello Stato» e cioè l'antistato di Eugenio Cefis, Licio Gelli e Umberto Ortolani consegna infine il testimone alla monocrazia mediatica dell'affiliato Silvio Berlusconi (tessera P2 n. 1816), che il 18 gennaio 1994 insieme a Marcello Dell'Utri (membro dell'Opus Dei e amico di Gaetano Cinà, esponente della famiglia mafiosa dei Malaspina, vicina al boss Stefano Bontade) fonda Forza Italia.

A sinistra il Pci sa, ma sta a guardare: il «partito dalle mani pulite» rivendica la sua diversità antropologica mentre il suo "doppio" partecipa come tutti al banchetto Enimont, amministra le clientele, soffoca i movimenti e ogni altro embrione di nuove culture politiche libertarie. È la palestra alla quale si forma buona parte della classe dirigente immortale e spesso immorale che oggi guida il Partito democratico.

Giovanni Giovannetti
Fonte: www.ilprimoamore.com
Link http://www.ilprimoamore.com/testo_1728.html
2.03.2010


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Faulken
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Pasolini lo hanno ammazzato, le sue verità non sono trucidabili.


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Sokratico
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come nota aggiuntiva, per chi non lo sapesse:

pasolini costruisce una trasparente metafora di Cefis e delle sue imprese meno note, anche economiche...nella realtà una sua finanziaria si chiamava "Cefinvest"...capitali che poi spariranno in svizzera!

chi ha orecchie per intendere...


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Tao
 Tao
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Non c'è pace per Pier Paolo Pasolini. Sono passati quasi 40 anni dal suo omicidio, ma il fantasma dello scrittore più intuitivo e medianico della seconda del Novecento rimane qualcosa con cui non si può non fare i conti. Ieri Marcello Dell'Utri, e già questa è una cosa bizzarra, ha annunciato che alla prossima fiera del libro antico sarà mostrato un dattiloscritto di Pasolini che nessuno conosceva, nessuno aveva mai letto, e nessuno sospettava neppure che esistesse. Dell'Utri lo ha letto. E dice che è inquietante. Ma come fa Dell'Utri a possedere un dattiloscritto di Pasolini? Non era suo amico, non lo conosceva, ed è culturalmente e polliticamente agli antipodi di Pasolini. Allora? Dell'Utri dice due cose, oltre al fatto che quel dattiloscritto sarebbe inquietante. La prima cosa è che con ogni probabilità sarebbe un capitolo tratto da "Petrolio", il romanzo postumo, il romanzo monstre di Pasolini, pubblicato solo molti anni dopo la morte dello scrittore, per Einaudi. "Petrolio" è un libro controverso, un romanzo testamento, ma anche un romanzo che può essere uno degli elementi che hanno portato al suo assassinio. Perché "Petrolio" è il marcio, l'oscurità di una parte di storia del nostro paese. Dunque è molto interessante che si tratti di un capitolo di quel romanzo. La cui uscita è stata curata personalmente dalla nipote dello scrittore: Graziella Chiarcossi. Ma Dell'Utri aggiunge un altro dettaglio: il dattiloscritto è stato probabilmente trafugato a Pasolini dopo la sua morte, nella sua casa. Ora, immaginiamo che questo possa essere vero. Come fa Dell'Utri a esserne certo? E inoltre: chi lo ha trafugato? E soprattutto: perché soltanto quel capitolo, e non tutto il dattiloscritto di "Petrolio", che, non dimentichiamolo, è di molte centinaia di pagine? Il ladro a casa di Pasolini avrebbe preso solo quello. Neppure Gianfranco Contini, neppure un filologo straordinario sarebbe stato capace di riconoscere il capitolo giusto di un romanzo disordinato, e complicato da rimettere assieme, e portarselo via. E allora, a questo punto bisognerebbe saperne di più. Molto di più. Riguardo al contenuto, Dell'Utri dice che si parla di Mattei. Enrico Mattei, l'uomo santificato nell'ultima fiction televisiva con Massimo Ghini. Un Mattei inquietante, un Pasolini che viene ucciso, un ladro geniale che si porta via poche pagine. L'uomo chiave del presidente del Consiglio, diciamo così, che lo mostra dopo quasi 40 anni. Se non è una fiction questa...

Roberto Cotroneo
Fonte: www.unita.it
3.03.2010


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Pellegrino
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"Saluto e augurio", tratto da La Nuova Gioventù,
ultima poesia di Pier Paolo Pasolini

Poesia scritta in friulano, con sotto la traduzione in italiano.

A è quasi sigùr che chista
a è la me ultima poesia par furlàn;
e i vuèj parlàighi a un fassista
prima di essi (o ch’al sedi) massa lontàn.

Al è un fassista zòvin,
al varà vincia un, vincia doi àins:
al è nassùt ta un paìs,
e al è zut a scuela in sitàt.

Al è alt, cui ociàj, il vistìt
gris, i ciavièj curs:
quand ch’al scumìnsia a parlàmi
i crot ch’a no’l savedi nuja di politica
e ch’al serci doma di difindi il latìn
e il grec, cuntra di me; no savìnt
se ch’i ami il latin, il grec - e i ciavièj curs.
Lu vuardi, al è alt e gris coma un alpìn.
"Ven cà, ven cà, Fedro.
Scolta. I vuèj fati un discors
ch’al somèa un testamìnt.
Ma recuàrditi, i no mi fai ilusiòns

su di te: jo i sai ben, i lu sai,
ch’i no ti às, e no ti vòus vèilu,
un còur libar, e i no ti pos essi sinsèir:
ma encia si ti sos un muàrt, ti parlarài.

Difìnt i palès di moràr o aunàr,
in nomp dai Dius, grecs o sinèis.
Moùr di amòur par li vignis.
E i fics tai ors. I socs, i stecs.

Il ciaf dai to cunpàins, tosàt.
Difìnt i ciamps tra il paìs
e la campagna, cu li so panolis,
li vas’cis dal ledàn. Difìnt il prat

tra l’ultima ciasa dal paìs e la roja.
I ciasàj a somèjn a Glìsiis:
giolt di chista idea, tènla tal còur.
La confidensa cu’l soreli e cu’ la ploja,

ti lu sas, a è sapiensa santa.
Difìnt, conserva prea. La Repùblica
a è drenti, tal cuàrp da la mari.
I paris a àn serciàt, e tornàt a sercià

di cà e di là, nass’nt, murìnt,
cambiànt: ma son dutis robis dal passàt.
Vuei: difindi, conservà, preà. Tas:
la to ciamesa ch’a no sedi

nera, e nencia bruna. Tas! Ch’a sedi
’na ciamesa grisa. La ciamesa dal siun.
Odia chej ch’a volin dismòvisi
e dismintiàssi da li Paschis...

Duncia, fantàt dai cialsìns di muàrt,
i ti ài dita se ch’a volin i Dius
dai ciamps. Là ch’i ti sos nassùt.
Là che da frut i ti às imparàt

i so Comandamìns. Ma in Sitàt?
Scolta. Là Crist a no’l basta.
A coventa la Gl’sia: ma ch’a sedi
moderna. E a coventin i puòrs.

Tu difìnt, conserva, prea:
ma ama i puòrs: ama la so diversitàt.
Ama la so voja di vivi bessòj
tal so mond, tra pras e palàs

là ch’a no rivi la peràula
dal nustri mond; ama il cunfìn
ch’a àn segnàt tra nu e lòur;
ama il so dialèt inventàt ogni matina,

par no fassi capì; par no spartì
cun nissùn la so ligria.
Ama il sorel di sitàt e la miseria
dai laris; ama la ciar da la mama tal fì.

Drenti dal nustri mond, dis
di no essi borghèis, ma un sant
o un soldàt: un sant sensa ignoransa,
un soldàt sensa violensa.

Puarta cun mans di sant o soldàt
l’intimitàt cu’l Re, Destra divina
ch’a è drenti di nu, tal siùn.
Crot tal borghèis vuàrb di onestàt,

encia s’a è ’na ilusiòn: parsè
che encia i parons, a àn
i so paròns, a son fis di paris
ch’a stan da qualchi banda dal momd.

Basta che doma il sintimìnt
da la vita al sedi par diciu cunpàin:
il rest a no impuàrta, fantàt cun in man
il Libri sensa la Peràula.

Hic desinit cantus. Ciàpiti
tu, su li spalis, chistu zèit plen.
Jo i no pos, nissun no capirès
il scàndul. Un veciu al à rispièt
dal judissi dal mond; encia
s’a no ghi impuarta nuja. E al à rispièt
di se che lui al è tal mond. A ghi tocia
difindi i so sgnerfs indebulìs,

e stà al zoùc ch’a no’l à mai vulùt.
Ciàpiti su chistu pèis, fantàt ch’i ti mi odiis:
puàrtilu tu. Al lus tal còur. E jo ciaminarai
lizèir, zint avant, sielzìnt par sempri

la vita, la zoventùt.

*Traduzione:
È quasi sicuro che questa è la mia ultima poesia in friulano: e voglio parlare a un fascista, prima che io, o lui, siamo troppo lontani.
È un fascista giovane, avrà ventuno, ventidue anni: è nato in un paese ed è andato a scuola in città.
È alto, con gli occhiali, il vestito grigio, i capelli corti: quando comincia a parlarmi, penso che non sappia niente di politica

e che cerchi solo di difendere il latino e il greco contro di me; non sapendo quanto io ami il latino, il greco - e i capelli corti. Lo guardo, è alto e grigio come un alpino.

"Vieni qua, vieni qua, Fedro. Ascolta. Voglio farti un discorso che sembra un testamento. Ma ricordati, io non mi faccio illusioni
su di te: io so, io so bene, che tu non hai, e non vuoi averlo, un cuore libero, e non puoi essere sincero: ma anche se sei un morto, io ti parlerò.
Difendi i paletti di gelso, di ontano, in nome degli Dei, greci o cinesi. Muori d’amore per le vigne. Per i fichi negli orti. I ceppi, gli stecchi.
Per il capo tosato dei tuoi compagni. Difendi i campi tra il paese e la campagna, con le loro pannocchie abbandonate. Difendi il prato

tra l’ultima casa del paese e la roggia. I casali assomigliano a Chiese: godi di questa idea, tienla nel cuore. La confidenza col sole e con la pioggia,

lo sai, è sapienza sacra. Difendi, conserva, prega! La Repubblica è dentro, nel corpo della madre. I padri hanno cercato e tornato a cercar
di qua e di là, nascendo, morendo, cambiando: ma son tutte cose del passato. Oggi: difendere, conservare, pregare. Taci! Che la tua camicia non sia
nera, e neanche bruna. Taci! che sia una camicia grigia. La camicia del sonno. Odia quelli che vogliono svegliarsi, e dimenticarsi delle Pasque...
Dunque, ragazzo dai calzetti di morto, ti ho detto ciò che vogliono gli Dei dei campi. Là dove sei nato. Là dove da bambino hai imparato

i loro Comandamenti. Ma in Città? Là Cristo non basta. Occorre la Chiesa: ma che sia moderna. E occorrono i poveri
Tu difendi, conserva, prega: ma ama i poveri: ama la loro diversità. Ama la loro voglia di vivere soli nel loro mondo, tra prati e palazzi
dove non arrivi la parola del nostro mondo; ama il confine che hanno segnato tra noi e loro; ama il loro dialetto inventato ogni mattina,
per non farsi capire; per non condividere con nessuno la loro allegria. Ama il sole di città e la miseria dei ladri; ama la carne della mamma nel figlio
Dentro il nostro mondo, dì di non essere borghese, ma un santo o un soldato: un santo senza ignoranza, o un soldato senza violenza.
Porta con mani di santo o soldato l’intimità col Re, Destra divina che è dentro di noi, nel sonno. Credi nel borghese cieco di onestà,
anche se è un’illusione: perché anche i padroni hanno i loro padroni, e sono figli di padri che stanno da qualche parte nel mondo.

È sufficiente che solo il sentimento della vita sia per tutti uguale: il resto non importa, giovane con in mano il Libro senza la Parola.
Hic desinit cantus. Prenditi tu, sulle spalle, questo fardello. Io non posso: nessuno ne capirebbe lo scandalo. Un vecchio ha rispetto

del giudizio del mondo: anche se non gliene importa niente. E ha rispetto di ciò che egli è nel mondo. Deve difendere i suoi nervi, indeboliti,

e stare al gioco a cui non è mai stato. Prenditi tu questo peso, ragazzo che mi odii: portalo tu. Risplende nel cuore. E io camminerò leggero, andando avanti, scegliendo per sempre
la vita, la gioventù".


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Anonymous
Illustrious Member
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pasolini aveva capito che l'economia italiana era infiltrata dagli USA e dalla CIA
che avevano fatto fuori Mattei..
ecco perchè mori'!

ciao


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Eli
 Eli
Active Member
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Post: 17
 

Se Pasolini fu ucciso da sicari mafiosi, come ha affermato Pino Pelosi dopo la sua scarcerazione, si comprende perché il documento sia nelle mani di Dell'Utri. Ed il fatto che costui tiri fuori questo scritto scottante proprio ora, dopo gli attacchi a Papy, sembra un messaggio criptico inviato a "chi deve intendere". Sotto i nostri occhi sta avvenendo uno scontro epocale fra poteri
occulti.


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dino23
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Post: 56
 

quando sul piatto c'è qualcosa che odora di occidental-giudaismo, la congrega Manifesto/progressisti vari - immancabilmente - si agita.
Strano !?


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