Notifiche
Cancella tutti

Crimini e affari


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 33516
Topic starter  

Sono ormai settimane che tutti i media si occupano della crisi economica che attanaglia Stati Uniti, Europa, persino Paesi emergenti come la Cina e l’India. È stato spiegato, anche ai non addetti ai lavori, che i problemi sono cominciati con le istituzioni finanziarie; le banche americane, esposte per molti miliardi di dollari per mutui troppo facilmente erogati, sono in sofferenza ed in alcuni casi sono fallite. Siccome poi i mutui americani, cartolarizzati in derivati, erano stati venduti - in un momento di orgia speculativa che aveva fatto intravedere grossi guadagni senza considerare i relativi rischi - alle istituzioni finanziarie di tutto il mondo, il crollo delle banche statunitensi, come in una sorta di domino che è tipico della globalizzazione economica, si sta riverberando dovunque.Gli analisti sono oggi concordi nel prevedere che la finanza malata contagierà l’economia reale, perché - banalizzando - essendoci in giro meno denaro ed avendo le banche necessità di recuperare liquidità, i finanziamenti alle imprese si ridurranno; non molti giorni fa un periodico, ad esempio, raccontava come anche clienti affidabili non sempre riescono a procurarsi denari dalle banche e, comunque, li ottengono con interessi più elevati. È affermazione generale che siamo alle soglie di una crisi che assomiglia sempre più a quella del 1929.

Così come dimostra l’esperienza, non tutti perdono durante queste tempeste finanziarie e gli speculatori approfitteranno, come al solito, per modificare le strutture di controllo e di comando di molte istituzioni imprenditoriali e finanziarie. Se queste sono le prospettive, è necessario paventare - per l’economia italiana, da sempre meno forte di quella di altri Paesi occidentali, pur con una rete protettiva che si è dimostrata più efficace che in altri Stati - il rischio che nelle manovre che si faranno possano ambire ad un ruolo, come una sorta di convitato di pietra, le varie forme di mafia di cui purtroppo la penisola non scarseggia. Esse, infatti, non hanno problemi di liquidità; i loro affari - soprattutto la droga e l’economia parassitaria ad essa collegata - non conoscono crisi e da tempo hanno dimostrato interesse per la diversificazione degli investimenti, anche grazie a consulenti di eccezionali capacità professionali. Non è una previsione catastrofistica collegata alla deformazione professionale di chi si è occupato di tali fenomeni; la dimensione finanziaria delle organizzazioni malavitose ha raggiunto, infatti, livelli di sofisticazione impensabili. Voglio raccontare un episodio solo apparentemente banale, emerso in un’indagine.

Un esponente di primo piano di un pericoloso clan, sottoposto anche a misure di prevenzione personali e patrimoniali, si scoprì che utilizzava una carta di credito per acquisti nel nord Italia e all’estero; costui, però, non aveva un conto corrente e quindi non avrebbe dovuto possederne. Le indagini del Ros spiegarono l’arcano: grazie alla consulenza di un abile promotore finanziario - evidentemente compiacente così come l’istituto bancario di riferimento, fra l’altro non certo una banca di paese - il boss era riuscito ad ottenere ciò che era precluso ad un privato cittadino o ad un imprenditore anche di successo; una carta di credito a suo nome «agganciata» ad un conto altrui, con domiciliazione in parte estera, che impediva ogni controllo sui suoi acquisti. I clan, quindi, sono ormai avvezzi a muoversi nel settore finanziario, trovando i più svariati modi per aggirare regole e controlli. Se a questo dato si aggiunge che i boss riciclano da sempre grosse risorse economiche in imprese colluse, ottenendo compartecipazioni ai guadagni, è un’ipotesi tutt’altro che peregrina che quei personaggi possano tentare di approfittare della crisi di liquidità per mettere a disposizione i propri mezzi a chi ne ha bisogno o, persino, per fare shopping di imprese, nascondendosi - perché no - dietro fondi di «private equity» con basi in paradisi fiscali. È un’occasione d’oro per la borghesia mafiosa per fare il salto di qualità e per sedersi - come ha già cercato più volte di fare - ai tavoli del potere economico che conta. Solo un attento e continuo monitoraggio delle istituzioni di controllo (Banca d’Italia, Consob, Ufficio italiano cambi) potrà impedire che al danno, per tutti i cittadini, della crisi si aggiunga un vero e proprio disastro per l’economia nazionale.

Raffaele Cantone
Fonte: www.nazioneindiana.com
Link: http://www.nazioneindiana.com/2008/10/21/crimini-e-affari/#more-9922
22.10.08

pubblicato su “il Mattino” del 21.10.2008.


Citazione
Condividi: