Notifiche
Cancella tutti

Dai derivati di Milano all'oro blu. Il caso Depfa


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 33516
Topic starter  

Sul New York Times di ieri il rappresentante delle corporation private che si occupano d'acqua, la Association of Water Companies, Michael Deane, ha cercato di spiegare al pubblico statunitense perché i privati dovrebbero occuparsi delle risorse idriche. Un compito arduo, quello di mister Deane, visto che negli Usa l'acqua è per antonomasia pubblica. Si è sforzato di elencare i pregi che, a suo dire, avrebbe una gestione privata: «Ci sono miliardi di dollari dei privati pronti per essere investiti sull'infrastruttura idrica». In pochi, sembra, gli hanno creduto, anche perché non ha spiegato da dove arriverebbe questo tesoro e, soprattutto, a che prezzo.

Al di qua dell'oceano, in Italia, i privati già da almeno una decina d'anni hanno iniziato a mettere i loro soldi nel business idrico. E quasi sempre dove entrano le corporations diminuiscono gli investimenti e - paradossalmente - aumentano le tariffe. Il caso più conosciuto e, per molti versi, drammatico è quello di Acqualatina, la società per azioni che dal 2002 ha in mano gli acquedotti della provincia più a sud del Lazio. La parte privata - controllata dalla multinazionale francese Veolia - possiede il 49% delle azioni. Teoricamente la minoranza, ma in realtà la gestione e le scelte strategiche vengono decise a Parigi, nel quartier generale della società. È del management di Veolia, ad esempio, la scelta di contrarre un prestito con il sistema del project financing, uno degli strumenti finanziari più rischiosi. È un sistema che si basa sul cosiddetto hedging, letteralmente copertura del rischio derivante dalla fluttuazione dei mercati finanziari. Una copertura fatta ricorrendo all'acquisto di contratti derivati, come gli swap o i future. In altre parole il cuore di quella che è stata chiamata "finanza tossica".

Acqualatina nel 2006 si è accorta che con i soldi che aveva in tasca non poteva realizzare tutti gli investimenti previsti dal contratto. Opere importanti, spesso destinate a migliorare la qualità dell'acqua - la zona pontina ha acqua spesso con alti tassi d'arsenico - o per risanare depuratori che rischiano di rendere inaccessibili le coste, con un danno enorme. È per questo - spiegavano i funzionari della provincia e della Regione all'epoca prima di Badaloni e poi di Storace - che serve il privato: soldi freschi, pronti per essere spesi.

Quattro anni fa, dopo che la presidenza della società venne affidata al senatore Claudio Fazzone, il ras di Fondi, i manager di Veolia prestati ad Acqualatina andarono a Londra per firmare il contratto di project financing con la Depfa bank. È un istituto che in Italia si è specializzato nell'indebitare la pubblica amministrazione e che, nei giorni scorsi, insieme ad altri tre istituti di credito, è stata rinviata a giudizio per truffa ai danni del Comune di Milano. Anche in questo caso la banca irlandese aveva offerto un prodotto derivato, talmente tossico da mettere a rischio i conti della capitale economica d'Italia.

Da Acqualatina Depfa ha voluto garanzie inossidabili: in caso di "evento rilevante" - ovvero qualsiasi cosa non gradita dai banchieri e che possa minimamente pregiudicare il profitto di chi ha prestato i soldi - Depfa potrà esercitare il diritto di step in. Il che significa la sostituzione dei soci nell'assemblea.
I 114 milioni di euro entrati nelle casse di Acqualatina con la finanza di progetto erano destinati al vero core business della gestione privata dell'acqua, gli investimenti. Ma è evidente che qualcosa non ha funzionato. Dal 2007 ad oggi gli obiettivi minimi di spesa per migliorare l'infrastruttura idrica non sono mai stati raggiunti. La società, in sostanza, è riuscita ad investire meno di quanto è previsto dal piano economico, e non di poco. Nel 2007, primo anno del project financing, la differenza è stata di 3,3 milioni di euro in meno; nel 2008, secondo anno del finanziamento, Acqualatina ha speso in investimenti 4,7 milioni di euro in meno; e nel 2009, sono mancati altri 4,2 milioni. Di fronte all'esposizione ad un rischio finanziario non indifferente, il risultato ottenuto dal gestore privato è stato di una diminuzione - rispetto agli obiettivi - di 10,3 milioni di euro in investimenti. Soldi che in ogni caso sono stati riscossi attraverso le tariffe dell'acqua, sempre più care.
Il sistema per il calcolo della tariffa dell'acqua prevederebbe, almeno in teoria, una penalizzazione del gestore quando c'è un impoverimento del servizio. E' una situazione che si presenta dove gli investimenti non sono sufficienti, dove gli acquedotti sono malandati e le fognature traballanti. Negli anni '90 venne introdotto un parametro, chiamato Mall, che diminuisce la tariffa quando aumentano i reclami e le interruzioni della fornitura d'acqua. Per Acqualatina questo sistema è stato sospeso il 14 luglio del 2006, quando venne approvata una revisione straordinaria della tariffa e poco prima della firma del project financing con Depfa bank. Nessuna penale, quindi, ha potuto bloccare la diminuzione degli investimenti, vanificando di fatto la stessa legge sulla gestione dei sistema idrico integrato.

«Come non esiste un pranzo gratuito - continuava ieri sul New York Times Michael Deane - anche l'accesso all'acqua di qualità 24 ore su 24 ha un costo». Mister Deane non conosce Aprilia e la gestione di Acqualatina, ma spiega molto bene qual è lo spirito della gestione privata dell'acqua. Se gli investimenti e la qualità possono aspettare, a chi non paga vengono chiusi i rubinetti. Nessuna revisione straordinaria della tariffa in Italia, dove l'acqua è gestita dai privati, è mai avvenuta a favore degli utenti. E così la progressione degli aumenti dopo il contratto con Depfa non si è arrestata, nonostante la diminuzione degli investimenti: dal 4,95% del 2007 si è passati al 5,31% del 2008 e al 6,70% del 2009. Tutti valori che hanno superato abbondantemente l'inflazione. D'altra parte per i privati l'acqua scorre solo in un verso, sotto il loro mulino un po' traballante.

Andrea Palladino
Fonte: www.ilmanifesto.it
20-03.2010


Citazione
Condividi: