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Dal ponte di Messina ai rigassificatori quando lo Stato paga


Tao
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Una Società che è costata ai contribuenti 34 milioni di euro per un ponte che non c'è
L'ultimo caso tutto italiano dove si firmano contratti poco trasparenti e zeppi di penali

Dal ponte di Messina ai rigassificatori quando lo Stato paga in cambio di nulla

Gli accordi con cui è stato mandato in minoranza il governo sullo scioglimento della società Stretto di Messina, costata allo Stato già 34,6 milioni di euro, sono solo un caso particolare di quello strano amore, tutto italiano, per i contratti poco trasparenti e zeppi di penali. Non è un caso infatti che i nulla hosta per i rigassificatori che "s'hanno da fare" siano sempre accompagnati da alcune clausole - si chiamano "fattori di garanzia" - che impegnano il governo a garantire la copertura finanziaria anche in caso di mancato funzionamento a pieno regime dell'impianto. In sostanza, come per il ponte sullo Stretto, prima si avviano i progetti e poi ci si chiede se servano o meno. Per questo, prima di approvare la costruzione dei rigassificatori - o di qualunque grande opera - è assolutamente necessario riflettere «sulla sovranità energetica del nostro paese nell'ambito della configurazione degli interessi geopolitici globali. Serve insomma un piano energetico nazionale partecipato» e in linea con gli impegni di Kyoto.

A parlare è Gennaro Migliore, intervenuto alla conferenza stampa sull'emergenza gas che i deputati di Rifondazione hanno tenuto alla Camera in presenza di rappresentanze dei Comitati no gas di tutta Italia. La questione è presto detta: malgrado sia già iniziata la martellante campagna sull'inverno al freddo e al gelo, in Italia il gas è anche troppo. Lo sostiene, dati alla mano, Paolo Cacciari, firmatario (insieme a Zipponi, Perugia, Acerbo e Provera) di un'Interrogazione presentata ieri ai ministri dello Sviluppo Economico e dell'Ambiente. Oggetto del contendere - e di un'altra interrogazione presentata il giorno prima da Roberto Musacchio in Commissione europea su quello off shore tra Pisa e Livorno - sono i rigassificatori che secondo Bersani sono assolutamente necessari per scongiurare la crisi del gas. Peccato che di crisi non ci sia neanche l'ombra, anzi: «dai calcoli effettuati, basati sulle previsioni dell'Authority per l'Energia che giudichiamo comunque esagerate» spiega Cacciari «con i metanodotti esistenti il fabbisogno nazionale è ampiamente garantito». Oltretutto non si capisce come potremmo riuscire a rispettare il protocollo di Kyoto, e la Risoluzione con cui il Parlamento europeo si è impegnato a ridurre del 20 per cento i consumi, mentre si continuano a fornire statistiche basate su un aumento della domanda del 2 per cento come se non ci fosse alcun impegno programmatico.

Sabina Morandi
Fonte: www.liberazione.it
26.10.2007


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