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Draghi: scordatevi la pace del welfare


dana74
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Siamo in recessione, Draghi: scordatevi la pace del welfare

Scritto il 24/2/12

L’Europa scivola verso la recessione, e Mario Draghi è contento: vede «buoni segnali», beato lui. E’ impazzito? Tutt’altro: si limita a constatare che l’inaudito piano di sequestro della sovranità nazionale dei paesi europei a beneficio delle potentissime lobby finanziarie di Bruxelles procede a tappe forzate. Prima mossa: dare ossigeno alle banche ma non alle aziende, per indebolire l’Europa del Sud. Seconda: impedire agli Stati, attraverso il “Fiscal Compact”, di spendere a deficit per i propri cittadini, rilanciando l’occupazione. Obiettivo finale, testualmente: «Riforme strutturali per liberalizzare il settore dei beni e dei servizi e rendere il mercato del lavoro più flessibile». L’unica soluzione parrebbe dunque la privatizzazione dei beni comuni: quelli che gli italiani hanno tentato di difendere coi referendum del giugno scorso.

Il declassamento dello Stato, secondo l’uomo che la Germania ha voluto alla guida della Bce, darebbe più «equità» al sistema, aprendo spazi meno Mario Draghiprecari ai giovani attualmente privi di garanzie: per Draghi, la causa della disoccupazione non è la crisi mondiale della crescita, ma l’eccesso di tranquillità di chi invece il posto fisso ce l’ha (e se lo tiene stretto). Tutto da rifare: «Il modello sociale europeo è oggi superato», dice il super-banchiere di Francoforte. In una intervista al “Wall Street Journal”, l’ex dirigente strategico della Goldman Sachs getta alle ortiche oltre mezzo secolo di pax europea, cresciuta al riparo del miglior sistema mondiale di welfare. La pace è finita, è come se annunciasse Draghi: d’ora in poi, ciascuno dovrà lottare duramente per sopravvivere, perché gli Stati – in via di smantellamento, neutralizzati con l’adozione della moneta unica da prendere in prestito a caro prezzo dalla Bce – non potranno più garantire protezioni sociali: attraverso il “Fiscal Compact”, i bilanci saranno prima validati a Bruxelles e, dal 2013 in poi, nessuno Stato potrà più investire un euro per i propri cittadini, al di là della copertura del gettito fiscale.

La super-banca privata che governa l’Europa a nome dei poteri forti planetari insieme alla Commissione Europea, altro organismo non affidato a dirigenti democraticamente eletti, vede insomma uno scenario quasi roseo – non per i popoli europei, naturalmente, ma per l’élite finanziaria mondiale. Se infatti il famoso 1% di privilegiati potrà ricavare ottimi affari dalla sostanziale spoliazione del patrimonio pubblico di Stati palesemente ricattati col debito e privati di moneta autonoma per risalire la china, il 99% crisidella popolazione vedrà drasticamente ridotto il proprio tenore di vita, come sembrano confermare gli stessi dati appena forniti da Bruxelles: nel corso del 2012, scrive Matteo Cavallito sul “Fatto Quotidiano”, il Pil italiano si contrarrà dell’1,3%, realizzando il terzo peggior risultato dell’Ue dopo gli inarrivabili -3,3 del Portogallo e -4,4 della Grecia.

La ricchezza prodotta nell’Eurozona si ridurrà dello 0,3% rispetto all’anno scorso, mentre l’Ue nel suo complesso andrà incontro alla piena stagnazione centrando un perfetto 0,0%. In sintesi, ben 9 paesi subiranno una crescita negativa, la Repubblica Ceca sarà in stagnazione e a crescere saranno 17 Stati membri, tra cui la Polonia e i piccoli paesi baltici come Lituania e Lettonia. Calerà l’inflazione, e in Grecia l’effetto recessivo sarà talmente forte da produrre un calo dei prezzi. Nonostante si siano osservati alcuni miglioramenti in fatto di “stabilizzazione” del settore finanziario, spiega la Commissione con un implicito riferimento alla maxi-iniezione di liquidità con cui la Bce ha sostenuto (e continuerà a sostenere) il settore bancario, gli spread si mantengono su livelli alti. Altra cattiva notizia, ancora peggiore: le condizioni di accesso al credito per il settore privato si sono ristrette.

Anche se la Commissione non lo dice, spiega Cavallito, per ridurre la tensione sui mercati – ben rappresentata dall’esplosione dei differenziali di rendimento tra i titoli sovrani dei Paesi più solidi (la Germania) e di quelli più a rischio (tra cui Italia e Spagna) – la Bce ha sbloccato la sua liquidità offrendo agli istituti di credito circa mezzo trilione di euro di prestiti all’1%. «L’obiettivo, ovviamente, era di indurre le banche a investire nei titoli di Stato delle grandi economie in crisi, sfruttandone rendimenti medi attorno al 5-6%. Un affare molto conveniente, che infatti si è materializzato». Solo che, di fronte a questa opportunità, «l’erogazione di prestiti ai privati e Mario Montiquindi all’economia reale si è ridotta ulteriormente, perché giudicata meno conveniente e in definitiva decisamente più rischiosa». Ecco dunque l’effetto collaterale: «Si riduce la tensione sulla finanza pubblica, si favorisce la recessione».

Lo schema, aggiunge Cavallito, non funziona solo sul fronte dei prestiti: «Per contenere il proprio debito, infatti, i Paesi della periferia hanno dovuto aumentare la pressione fiscale, ma così facendo hanno ridotto il reddito disponibile dei cittadini e con esso la loro capacità di consumo». Fenomeno evidente dall’Italia in giù: in Grecia, il Pil 2011 si è contratto del 6,8% contro il -1,5% del Portogallo. E’ la spirale del rigore, predicata da Mario Monti e denunciata da un premio Nobel come Paul Krugman: sarà un suicidio garantito, una “cura” che avrà l’unico effetto di stroncare il malato. L’intervista di Mario Draghi non lascia nessuna speranza: per il presidente della Bce, gli Stati dovranno consolidare le proprie finanze «puntando sulla riduzione della spesa pubblica», come se le amministrazioni pubbliche fossero aziende private, giustamente La rivolta popolare ad Atenepreoccupate dai passivi di bilancio, e non erogatori insostituibili di servizi essenziali, orientati da una “ragione sociale” che non è il profitto ma il benessere.

Un’epoca è finita per sempre, sembra dire Draghi: tanto vale prepararsi al peggio, come dimostra il dramma di Atene, che rende addirittura surreali i toni dell’intervista al “Wall Street Journal”: «Sono rimasto sorpreso dal fatto che non ci sia stata euforia dopo l’approvazione del piano di salvataggio per la Grecia», dichiara l’ex governatore di Bankitalia: «Ciò significa probabilmente che i mercati vogliono vedere le misure applicate». A proposito di euforia: quella del popolo greco l’ha misurata direttamente la polizia antisommossa di Atene. I greci sono inferociti, e Draghi si preoccupa, naturalmente a modo suo: «Il rischio è la mancata attuazione degli impegni assunti dal governo di Atene», anche se resta la “fiducia” nel fatto che «i programmi saranno adottati sia dalla Grecia che dagli altri paesi rischio», come il Portogallo e l’Irlanda. Poi – sottinteso – potrebbe toccare a noi.

http://www.libreidee.org/2012/02/siamo-in-recessione-draghi-scordatevi-la-pace-del-welfare/


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dana74
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Europei, sveglia: referendum, per fermare il massacro

Scritto il 20/2/12 • nella Categoria: idee Condividi158

La Grecia brucia, ma è solo il primo incendio: quello che sta accadendo in Grecia è soltanto il prologo di quello che sta per avvenire nel resto d’Europa. Anzi, mi auguro che avvenga nel resto d’Europa, perché stanno direttamente attaccando il patto sociale su cui 400 milioni di persone hanno vissuto negli ultimi 70 anni. Stanno letteralmente demolendo l’intera struttura economico-sociale alla quale tutti noi siamo non solo abituati, ma a cui abbiamo anche diritto perché le nostre Costituzioni ce lo garantiscono. Quindi, alla Grecia è toccato per prima, ma credo che la Grecia stia dando un segnale di grande resistenza: il popolo greco non accetta le decisioni dei propri rappresentanti. Situazione molto simile a quella italiana, dove i rappresentanti del popolo non rappresentano più il popolo.

Quindi penso che la fotografia attuale della Grecia sia la fotografia nostra di qualche mese più avanti. E quindi credo che dobbiamo dare innanzitutto la Giulietto Chiesanostra più larga solidarietà ai lavoratori greci e cominciare a stabilire dei rapporti. Il nostro governo, se fosse un governo che ci rappresenta, dovrebbe fare una cosa di questo tipo: dovrebbe mandare una delegazione ad Atene, una a Madrid, una a Lisbona, e insomma riunire tutti i paesi che sono minacciati da questa crisi, e dire esplicitamente che dobbiamo rinegoziare interamente la questione del debito, e dobbiamo denunciare questo debito. Dobbiamo trovare uno schieramento: perché noi siamo Europa, senza di noi l’Europa non c’è, e tutti insieme – non solo i greci ma anche italiani, spagnoli, portoghesi, e a questo punto anche francesi, belgi, olandesi – abbiamo diritto di dire che questa situazione è insostenibile. Un’Europa che mette una larga parte della popolazione europea in condizioni insostenibili non può essere accettabile.

Pareggio di bilancio da inserire obbligatoriamente in Costituzione? Su questo, il comitato No-Debito chiede un referendum: strada difficile, ma anche la più limpida. Tutto ciò che abbiamo delegato all’Europa in tutti questi decenni è stato fatto dal Parlamento italiano, non dal popolo: un Parlamento che non rappresenta non può delegare la nostra sovranità. E quindi questo referendum è un’inversione di tendenza: dobbiamo chiedere che tutto il processo costituente europeo debba essere interamente rifatto, attraverso la sistematica esecuzione di referendum popolari in tutti i paesi europei. Invertendo la tendenza che finora ha caratterizzato tutte le leggi europee, il comitato No-Debito chiede che si consulti la gente su questo Draghi e Montipunto specifico. E’ di fatto una nuova delega di sovranità: se rinunciamo a un pezzo della nostra Costituzione, introduciamo una norma che viola la Costituzione attuale senza consultare il paese.

Noi chiediamo un referendum. Ma io inquadro questa richiesta in una richiesta più generale. Fino ad ora, tutte le deleghe di sovranità che abbiamo, come dire, “lasciato passare”, sono state assunte dal Parlamento, non dal popolo italiano. E se questo Parlamento non rappresenta più il popolo italiano, allora non può delegare funzioni senza consultare il popolo. Questa norma colpisce tutti i diritti fondamentali e tutti i principi della nostra Costituzione: com’è possibile che il Parlamento decida una cosa del genere senza consultare il popolo? E’ quello il luogo della sovranità. Quindi, questa è una importante richiesta strategica del comitato No-Debito: è un modo di affrontare la crisi. Senza questo modo, noi siamo nelle mani di un gruppo di persone che, come perfino Tremonti ormai dice, sono un gruppo di “illuminati pericolosi”. Non vorrei affidare le sorti del popolo italiano, né di quello greco, a degli “illuminati pericolosi”.

(Giulietto Chiesa, dichiarazioni rilasciate a “Libera.Tv” per la video-intervista editata il 14 febbraio 2012).

http://www.libreidee.org/2012/02/europei-sveglia-referendum-per-fermare-il-massacro/


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