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Draghi si sfila,spunta l'idea Mattarella


helios
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Draghi si sfila, spunta l’idea Mattarella
La convinzione dei renziani: forte spessore politico e il suo nome evoca anche legalità. Dubbi dal Ncd
ANSA

Matteo Renzi mantiene il massimo riserbo sul suo candidato per il Quirinale

03/01/2015
carlo bertini
roma

«La verità è che Matteo non ne parla con nessuno e lascia che vengano lanciati ballon d’essai per capire i gruppi parlamentari cosa pensano», ragiona uno del cerchio magico del premier. Il tema come ovvio è la corsa al Quirinale, già partita anzitempo e da cui il premier si tiene alla larga nei suoi conversari. Impegnato piuttosto a dare il timing della sua azione di governo. Oggi tornerà da Courmayeur a Palazzo Chigi, dopo aver fissato ieri via twitter il cronoprogramma 2015 delle riforme: della costituzione, legge elettorale, fisco, giustizia, cultura rai, lavoro. Il 7 gennaio riunirà deputati e senatori Pd sulla legge elettorale calendarizzata in Senato che vuole veder votata per fine mese. Il 13 sarà a Strasburgo per il passaggio di mano del semestre UE con la Lettonia. Nei prossimi giorni farà un blitz negli Emirati, visto il rapporto personale con lo sceicco Mohammed, che ha portato al salvataggio Alitalia. Il 20 e 21 sarà a Davos al World Economic Forum, per sottolineare la qualità e l’intensità delle riforme in corso in Italia per dire alla business community internazionale che «l’Italia non si sente e non è più un sorvegliato speciale». E il 22 e 23 ci sarà il bilaterale Italia-Germania con il tete a tete con Merkel nella cornice di Firenze.

Insomma Renzi vuol far capire che non starà a baloccarsi con la tattica di Palazzo da qui alle prossime settimane che precedono la partita cruciale. Una partita che allo stato, tra le fila dei renziani, segna un posizionamento degno di nota. Nella rosa dei «papabili», tra i tre profili possibili di politico, tecnico e outsider (casella occupata dalla figura di Raffaele Cantone) salgono le quotazioni di un politico cattolico, «perché dopo due laici al Colle questo fattore ha un suo peso, specie se si vuole fare il pieno di consensi anche con l’opposizione», dicono i renziani doc di ogni ordine e grado. E il nome che più ricorre in queste ore è quello del giudice costituzionale Sergio Mattarella, più volte ministro, vicepremier nel primo governo D’Alema, padre del Mattarellum, fratello del Piersanti ucciso dalla mafia, che «oltre ad avere un suo forte spessore politico, è anche un nome che evoca legalità», ragiona chi di dovere. Sondaggi sul gradimento che potrebbe riscontrare sono in corso nel massimo riserbo, al Senato in particolare, e tra i renziani se ne parla come una delle figure di primo piano candidate ad entrare nella rosa, anche per il suo profilo di bipolarista convinto, padre della famosa legge elettorale cara anche ai grillini e agli ulivisti convinti.

Ricordando una circostanza nota a pochi: quando nel primo pomeriggio del 17 aprile del 2013 si sparse la voce che Bersani avrebbe sottoposto a Berlusconi una rosa di tre nomi, Amato, Mattarella e Marini, l’allora sindaco di Firenze disse ai suoi che sui primi due non c’erano problemi. Ma se nel Pd anche tra i bersaniani quello di Mattarella è un nome gradito, tra gli alleati dell’Ncd non si registrano grandi entusiasmi. I centristi di Area Popolare piuttosto opterebbero volentieri per Casini o per Amato. E nella giornata in cui il primo tra i nomi iscritti nella categoria dei tecnici, cioè Mario Draghi, si sfila dalla corsa con un secco «non voglio essere un politico, il mio mandato alla Bce scade nel 2019», i renziani osservano che in tale ambito «l’altro profilo in campo è di certo Padoan, in forza del suo prestigio europeo. Caratteristica che possono vantare in pochi, solo figure come Prodi, Bonino e Amato».

Sulla figura del professore, cioè di Prodi, i renziani hanno pareri discordi: c’è chi non lo sottovaluta e chi è convinto che sarebbe una candidatura divisiva dentro e fuori il Pd. «Prima il Quirinale, poi le riforme», intima Brunetta nel suo Mattinale, facendo capire che l’intesa con Forza Italia sarà tutta da costruire limando gli spigoli. E uno di quelli che riguardano Mattarella è la memoria ancora forte a destra delle sue dimissioni con i ministri della sinistra Dc per la legge Mammì sulle tv all’epoca di un governo Andreotti.

http://www.lastampa.it/2015/01/03/italia/politica/draghi-si-sfila-spunta-lidea-mattarella-We2RblOGmYqLOjJbkgWn2M/pagina.html

il padre del mattarellum presidente della repubblica?
un ringraziamento da parte di qualcuno


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