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Elettroshock la scossa violenta che ancora resiste


Tao
 Tao
Illustrious Member
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La pratica usata in 90 strutture: è ora di abolirla
In Italia 90 strutture sanitarie lo praticano ancora: per alcuni è una brutalità ottocentesca per niente scientifica, per altri salva la vita

In quel manicomio esistevano gli orrori degli elettroshock. «Ogni tanto ci assiepavano dentro una stanza e ci facevano quelle orribili fatture. Io le chiamavo fatture perché non servivano che ad abbrutire il nostro spirito e le nostre menti». Non tutti sono in grado di raccontarlo come Alda Merini, ma sono centinaia le persone che vivono vite in lotta contro depressione, manie, schizofrenie. La malattia mentale riempie il tempo e lo spazio di case e anime, quelle dei malati, quelle dei loro congiunti. Per chi ne sta fuori spesso è ancora un male scandaloso, di quelli di cui è sconveniente parlare, quelli per cui è meglio non chiedere «come sta». Anche l’elettroshock è un argomento tabù e non tutti sanno che in decine di ospedali pubblici e privati del nostro Paese, viene praticata legalmente, ogni giorno, la T.e.c., la terapia elettroconvulsivante volgarmente detta elettroshock. Non sono solo spettri di poeti a poter raccontare quella scossa, ma anche la casalinga pescarese, il dirigente scolastico sardo, la ragazza triestina, il quarantacinquenne sudtirolese e il suo conterraneo che ora lavora in un’associazione per il sostegno ai malati di mente.

1.400 TRATTAMENTI NEGLI ULTIMI TRE ANNI

La T.e.c. non è una pratica scomparsa con la riforma Basaglia, con l’apertura delle porte dei reparti psichiatrici e con la chiusura dei manicomi. Tra il 2008 e il 2010 in Italia sono stati fatti 1400 elettroshock in novanta strutture sanitarie pubbliche e private tutte elencate in una tabella del ministero della salute. In genere i pazienti si sottopongono alla terapia per cicli, col ricovero e un’anestesia di cinque minuti che consente a una leggera scossa di due/otto secondi di attraversare il cervello. I picchi della pratica si rilevano nei reparti guidati da “elettroshockisti” convinti: medici che hanno anche una associazione, l’Aitec, e che hanno chiesto ufficialmente a ministri della sanità, in anni recenti, di incrementare i mezzi utili a diffondere la T.e.c. Una terapia «salvavita nei casi gravi di catatonia maligna e guaritrice nel 50 per cento dei casi di depressione maggiore», dice il primario del reparto psichiatrico dell’ospedale di Brunico, Roger Pycha. Una «terapia ascientifica, ottocentesca e abbrutente, che spegne le persone senza curarle», dice il segretario di Psichiatria democratica Emilio Lupo. Gli fa eco il collega basagliano Ernesto Venturini «Negli anni 50 e 60 praticai la T.e.c. con convinzione, da assistente universitario, poi vidi cosa accadeva ai malati che venivano curati con assistenza 24 ore su 24 a Gorizia da Basaglia e capì che l’elettroshock non solo è un trattamento umiliante ma che i miglioramenti sono solo legati alla perdita temporanea della memoria: ci si dimentica dell’elemento ossessivo salvo poi avere peggiori ricadute legate anche alla distruzione dell’autostima».

Ma la vexata questio è la scientificità della terapia elettroconvulsionante. L’elettroshock è una pratica empirica non scientificamente provata, dicono i detrattori, tesi che i fautori negano dicendo che all’estero c’è fior di letteratura sulla T.e.c.. L’argomento infervora: Psichiatria democratica ha pronta una campagna contro: «No elettroshock» è lo slogan, con la vignetta di Staino, il sostegno di altre cinque associazioni tra cui Libera e Cittadinanzattiva e di alcuni parlamentari. Obiettivo? Arrivare al divieto di elettroshock in Italia, uno dei paesi d’occidente dove, comunque, è meno diffuso: la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, la Danimarca hanno numeri superiori.

A maggio anche la commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema sanitario nazionale presieduta dal senatore Ignazio Marino si è occupata di T.e.c., tra l’altro con una ispezione all’ospedale di Brunico e una audizione del ministro della salute Balduzzi. Nei verbali dell’ispezione a Brunico si legge di un reparto psichiatrico con le porte chiuse a chiave in buone condizioni ma con dentro un paziente che chiedeva l’elettroshock perché gli dava ‘gioia’, come egli stesso ha riferito ai parlamentari, aggiungendo che non gli era stata proposta terapia farmacologica prima del trattamento elettrico (fattibile, ex lege, solo se cicli di farmaci sono stati inefficaci). Non si deve immaginare l’elettroshock come un trattamento disumano, una tortura per poveri pazzi, fa capire il senatore Marino, ma, considerando la delicatezza della materia «bisogna vigilare affinché i protocolli vengano rispettati». Non solo: i parlamentari a lavoro sul tema hanno anche incontrato un uomo che, pur avendo problemi psichici gravi tanto da aver subito T.e.c., aveva un fucile e con esso cacciava. Un caso che ha colpito tutti e che è finito nei verbali di una delle sedute della commissione d’inchiesta sul sistema sanitario dedicate all’elettroshock. Lo stesso mese è stato audito il ministro della salute Balduzzi che ha fornito i dati sulla terapia elettroconvulsionante in Italia e ricordato quali sono i confini entro i quali può essere praticata.

IL PARADOSSO TOSCANO

Ma quali sono le regole? Le linee guida sono state dettate dal ministero della sanità ai tempi di Rosy Bindi e dicono che l’elettroshock può essere somministrato solo dopo che per più volte sia stata tentata la via farmacologica e previo esame del soggetto da curare da parte di un terzetto di esperti esterni alla struttura psichiatrica in cui si affaccia il paziente per la T.e.c. Le stesse linee guida del 1999 rilevano che è tutta da dimostrare la superiorità della T.e.c. rispetto ad alcune cure farmacologiche e che frequenti sono i rischi di ricadute. Proprio per questo si incrementano i controlli e si richiedono consensi informati, affinché la T.e.c. sia l’ultima spiaggia dopo i farmaci e solo in casi di gravi pazienti (depressione maggiore, ipertermia maligna, sindrome maligna da neurolettici).Alcune regioni (Toscana, Piemonte, Marche) hanno provato a vietare l’elettroshock ma hanno incontrato la bocciatura della Corte Costituzionale poiché il divieto di una terapia medica non rientra nei poteri di un ente locale, nonostante la riforma del 2001. Capita così che la Toscana, il cui consiglio regionale si era schierato con una legge all’unanimità contro la T. e.c., sia oggi una delle regioni in cui è praticata con numeri record all’ospedale di Pisa che, insieme a Brunico e Oristano, e uno dei poli pubblici di questa terapia.

Gioia Salvatori
Fonte: www.unita.it
7.11.2012


Citazione
Gattonerosso
Honorable Member Redazione
Registrato: 2 anni fa
Post: 718
 

Capita così che la Toscana, il cui consiglio regionale si era schierato con una legge all’unanimità contro la T. e.c., sia oggi una delle regioni in cui è praticata con numeri record all’ospedale di Pisa che, insieme a Brunico e Oristano, e uno dei poli pubblici di questa terapia.

A Pisa c'è il recordman italiano degli elettroshock, un medico che ne effettua più lui da solo in un anno che tutti gli altri medici d'Italia messi assieme.

Lo sanno tutti, ma siccome si tratta di un MASSONE 33 officiante riti nessuno riesce a fermarlo e i suoi atti criminosi sono coperti ai massimi livelli sia in ambito regionale sia sul piano nazionale.


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